14 settembre 1995 Comiso (RG). Giuseppe Cilia, 26 anni, operaio in un mobilificio, restò ucciso in un agguato verso il suo datore di lavoro.

Giuseppe Cilia,26 anni, operaio in un mobilificio, venne ferito a morte il 14 settembre del 1995 a Comiso (Ragusa). Il commando aveva come obiettivo il proprietario del mobilificio, Giulio Ricca, con alcuni precedenti penali, che rimase ferito assieme a sua figlia Rita e al rivenditore Raffaele Tonchino.

Fonte:  vivi.libera.it

 

 

Fonte: siciliaantiusura.it 
Articolo della Gazzetta del Sud del 19 marzo 2002
Altra spallata ai clan di Vittoria: 43 arresti
di Antonio Ingallina

RAGUSA – Un’altra spallata ai clan. L’hanno data Carabinieri e Polizia che, a conclusione dell’operazione “Sipario”, hanno notificato 43 ordini di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga, due omicidi, quattro tentati omicidi ed una lunghissima serie di estorsioni e tentativi di estorsione.

Dietro il blitz, scattato la notte scorsa alle 4,30 del mattino, ci sono indagini protrattesi per un anno con intercettazioni ambientali e telefoniche e il supporto delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. I rapporti investigativi hanno cosentino alla Dda di Catania, che ha coordinato tutta l’inchiesta, di chiedere al gip Antonino Ferrara l’emissione dei provvedimenti restrittivi. Diciassette sono stati notificati in carcere: le altre sono state eseguite la scorsa notte.

L’operazione “Sipario” ha colpito lo storico clan Dominante e il gruppo Piscopo, quello che, dopo la strage del bar Esso del 2 gennaio 1999, aveva assunto il controllo delle estorsioni e dello spaccio della droga. «Si tratta – ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda Vincenzo D’Agata – del momento conclusivo. Questa operazione chiarisce a definire il profilo di quelle precedenti. Per realizzarla sono stati utilizzati vecchi rapporti, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e nuove intercettazioni».

A dimostrazione dell’attualità dell’azione, nonostante i fatti più gravi contestati con l’ordinanza risalgono al 1995, c’è l’arresto di volti nuovi come Diego Amadio, 28 anni, scampato non più tardi di venti giorni fa, ad un agguato stile western in pieno centro a Vittoria. Era il segnale che la guerra stava per riprendere. Polizia e Carabinieri con quest’operazione hanno fatto “calare il sipario”.

Con gli arresti della scorsa notte è stata fatta piena luce su due omicidi: quello di Salvatore Sciortino, avvenuto il 9 febbraio del 1995, e quello di Giuseppe Cilia, verificatori nel mobilificio Ricca di Comiso il 14 settembre successivo. proprio a quest’ultimo fatto di sangue sono collegati i quattro tentati omicidi. Salvatore Sciortino scompare il 9 febbraio ’95, ma venne ritrovato tempo dopo all’interno di un pozzo nel quale i killer avevano occultato il cadavere. L’omicidio venne compiuto, secondo l’accusa, da Giuseppe Inghilterra, all’epoca al vertice del clan Dominante, e Biagio Campanella. Sciortino, che, per conto del clan, controllava le bische clandestine di Ragusa, è stato eliminato perché i vertici dell’organizzazione avevano il sospetto che facesse la cresta agli incassi. È stato strangolato e gettato nel pozzo. Fu Claudio Stracquadaini, oggi collaboratore di giustizia, a condurre gli investigatori nel pozzo in cui era stato occultato il cadavere.

L’omicidio Cilia, invece, secondo i nuovi elementi investigativi, sarebbe stato compiuto da Giuseppe Inghilterra e Sebastiano Amodei, con Maurizio Companotta mandante e Gianfranco Stracquadaini autista dei due killer. Giuseppe Cilia è stato uno dei tanti innocenti immolati nella guerra tra clan. Era un operaio del mobilificio Ricca. È stata la prima persona che i killer si sono trovati davanti al momento dell’irruzione. È stato il primo a cadere. Gli altri quattro, Giulio Ricca (il vero destinatario dell’agguato), la figlia Rita, Raffaele Tonchino e Giuseppa Randazzo vennero feriti dai due killer.

Se questa è la parte “storica” delle azioni criminose del clan, l’attualità parla di estorsioni e spaccio di droga. Nelle ordinanze vengono contestate estorsioni, danneggiamenti e tentativi di estorsione verificatisi fino al momento del blitz. Dei reati collegati alla droga sono accusati Franco Di Stefano, Sandro Modica, Vincenzo Campailla, Giovanni Bucchieri, Giovanni Amodei, Sebastiano Claudio Cavallo, Francesco D’Agati, Giorgio Incardona, Giuseppe Occhipinti, David Pepi, Giuseppe Rovetto e Massimiliano Avola.

Si tratta, secondo l’accusa, dei componenti del gruppo Piscopo, che, dopo la strage del bar Esso, aveva preso in mano il controllo degli stupefacenti, scalzando il clan Dominante che ne era stato assoluto monopolista e che aveva represso nel sangue qualunque tentativo di intromissione.

È il fenomeno delle estorsioni, però, a preoccupare maggiormente gli investigatori e magistrati. Tanto che il sostituto procuratore Carlo Caponcello ha parlato di «fenomeno che riprende in maniera inquietante». Ha, quindi, lanciato un nuovo appello a commercianti e imprenditori: «Se hanno voglia di fermare la loro attenzione su quanto fatto finora dalle forze di Polizia, si renderanno conto che la risposta dello Stato c’è sempre stata. Chi sceglie di pagare, invece, mette un freno alla propria attività, ai propri guadagni, alla propria coscienza».

L’affondo viene utilizzato per lanciare un nuovo invito alla collaborazione, a dire no agli esattori del pizzo. «Chi ha avuto coraggio di farlo – ha ricordato Caponcello – ha ricevuto la giusta protezione, aiutandoci ad assicurare alla giustizia gli autori. È questa la strada che bisognerebbe continuare a seguire».

Gli interrogatori dei 43 arrestati sono cominciati subito, nella tarda mattinata di ieri: il gip Antonio Ferrara ha subito raggiunto le carceri di Ragusa, dove sono stati ristretti i 26 che sono stati prelevati nella notte, avviando gli interrogatori. Fino alla tarda serata di ieri, i confronti erano ancora in corso. E proseguiranno anche nella giornata di oggi e, probabilmente, di domani. Gli ultimi ad essere sentiti saranno i 17 che si trovano già in stato di detenzione.

Le forze dell’ordine da parte loro, invece, cominceranno a controllare tutto il materiale cartaceo che è stato sequestrato nelle abitazioni di molti degli arrestati.  «A prima vista – ha spiegato il dirigente della Squadra mobile Giuseppe Bellassai – si tratta di materiale estremamente interessante. Verificheremo nelle prossime ore ogni atto ed ogni foglio di carta che è stato posto sotto sequestro».

 

 

 

Fonte: Siciliaantiusura.it
Articolo della Gazzetta del sud del 25 gennaio 2004
Ergastolo a tre esponenti del clan Dominante
di Santino Calisti

Siracusa – Il pubblico ministero Fabio Scavone ha chiesto la condanna all’ergastolo di tre presunti esponenti del clan Dominante di Vittoria, accusati degli omicidi di Giuseppe Cilia e Salvatore Sciortino. Si tratta di Sebastiano Giancarlo Amodei, 37 anni, Biagio Campanella, 47 anni, e Giuseppe Inghilterra, 38 anni.

Il processo vede alla sbarra anche altri sei imputati, tra cui due collaboratori di giustizia: Emanuele Battaglia e Carlo Alberto Stracquadaini, pure loro accusati dei due delitti, ma per i quali, tenuto conto delle agevolazioni previste dalla legge per chi collabora con la giustizia, il pm ha chiesto la condanna a dodici e otto anni. Ovviamente, i due pentiti hanno avuto un ruolo decisivo nella ricostruzione degli omicidi e nell’individuazione degli altri responsabili. Adesso si vedrà se la loro confessione sarà determinante anche ai fini della decisione della Corte d’Assise.

Dell’omicidio di Giuseppe Cilia, rispondono anche altri due imputati: Gianfranco Stracquadaini e Maurizio Campanotta. Per il primo il pubblico ministero ha chiesto la condanna a trent’anni, per il secondo, invece, l’assoluzione.

L’omicidio di Giuseppe Cilia, dipendente di un mobilificio, fu compiuto a Comiso il 14 settembre del ’95. Nell’agguato rimasero coinvolte altre quattro persone: Giulio Ricca, Raffaele Tonchino e Rita Ricca; un’altra donna, Giuseppina Randazzo, rimase illesa.

Salvatore Sciortino fu invece vittima della “lupara bianca”. Scomparve nel ?95 e a distanza di anni il suo cadavere fu trovato in fondo a una cisterna nelle campagne di Comiso.

Le estorsioni di cui rispondono Cascino e Licata risalgono al ’97. Di un episodio, quello che ha avuto come vittima il responsabile della società Siet: i due imputati ne rispondono insieme. Cascino è accusato anche di avere taglieggiato il proprietario di un box al mercato ortofrutticolo di Vittoria, mentre Licata di avere incendiato due automezzi dell’impresa edile Cesea srl. Ma si tratta di accuse che non avrebbero trovato i necessari riscontri nel corso del dibattimento. Il pubblico ministero è il primo ad averne preso atto chiedendone l’assoluzione.

Il processo proseguirà il 3 febbraio con le arringhe degli avvocati di parte civile Modica, Melfi, Stamilia e Nicosia in rappresentanza dei familiari di Giuseppe Cilia. Dovrebbero parlare anche i difensori dei due pentiti. nelle successive udienze ci saranno le arringhe degli avvocati Garufi, Catalano, Sbezzi, Di Stefano e Bradaforte, difensori degli altri sette imputati.