24 dicembre 1976 Bagheria (PA). Assassinato Agostino Aiello, Segretario della Camera del lavoro.

Agostino Aiello, 24/12/1976. Segretario negli anni cinquanta della Camera del lavoro di Bagheria (Pa).
Fonte:  rassegna.it

La sera del 24 dicembre 1976 – racconta un comunicato della CGIL – Agostino Aiello, segretario della Camera del Lavoro di Bagheria negli anni ’50, venne barbaramente assassinato. Fu ucciso mentre, intorno alle 21,00 stava rientrando nella propria casa in via Amerigo Vespucci alle spalle della scuola ‘G.Cirincione’. Aveva in mano una semplice busta di plastica con l’occorrente per la barba, lamette e crema: probabilmente gli assassini pensavano che portasse in quel sacchetto l’incasso della giornata.
Fonte:  timesicilia.it

 

 

 

 

Nella foto: In piedi Giuseppe Saitta, il primo seduto da sinistra è Agostino Aiello. Foto da bagherianews.com

Fonte: bagherianews.com
Articolo del 8 gennaio 2016
Agostino Aiello, nel 95° anniversario della nascita, nel ricordo di Giuseppe Saitta
di Giuseppe Saitta

Oggi ricorre il 95° anniversario della nascita di Agostino Aiello, sindacalista bagherese che negli anni ’50 si è distinto nel Sindacato CGIL per il suo impegno nella lotta dei braccianti per il lavoro, la giustizia sociale, i diritti previdenziali ed assistenziali.

Agostino Aiello per circa 18 anni è stato segretario della Camera del Lavoro di Bagheria, cosa eccezionale a quell’epoca che un dirigente sindacale restasse per un periodo così lungo nello stesso posto, ma questo fu possibile perché Aiello era amato e stimato dai lavoratori, che con le lotte da Lui guidate, hanno visto migliorare il loro tenore di vita e di lavoro.

Tra i risultati importanti, che furono frutto dell’impegno sindacale di Agostino Aiello, ricordo:
– La costruzione delle case popolari per i braccianti agricoli nel “ Rione Coglitore” (attuale Via Nino Bixio, a pochi metri da Via Mattarella);
Non è stato facile ottenere quelle aree che erano molto pregiate, alcuni consiglieri democristiani infatti, facevano ostruzionismo e dicevano “proprio là volete fare le case per i braccianti?”

– La costruzione della nuova sede della Camera del Lavoro di via Lo Re (quella attuale), realizzata con una sottoscrizione popolare iniziata nel 1958 con grande impegno e contributo dei braccianti agricoli e costruita nel 1964, con manodopera di volontariato cui parteciparono operai edili (carpentieri, ferraioli, muratori ecc.) e molti braccianti.

– La costituzione della Cooperativa Edile La Sicilia nel 1960, per dare un futuro migliore ai lavoratori edili.

Per mancanza di lavoro la Cooperativa purtroppo rimase inattiva per circa 5 anni, ma a chi proponeva di chiuderla perché non si vedevano prospettive future, Agostino rispondeva che bisognava soltanto avere pazienza e fiducia, che “il momento di attivare la nostra cooperativa sarebbe arrivato!”.

La svolta si è concretizzata quando nel 1965 un gruppo di lavoratori bagheresi che lavoravano nel Consorzio Ravennate, si associarono nella Cooperativa Edile La Sicilia, assumendone la direzione.

Nel 1966, quando dopo il primo anno di attività è stato approvato il primo bilancio nella nuova sede della Camera del Lavoro (nella foto scattata in quella occasione, si vede Agostino Aiello seduto al tavolo mentre legge i dati di bilancio), nel suo intervento disse: “Sono molto contento che la cooperativa si è messa in movimento e che finalmente vedo lavoratori edili che hanno i propri diritti”.

Questo era l’obiettivo di Agostino, e lo aveva realizzato, in un periodo in cui la quasi totalità dei lavoratori edili lavoravano in ‘nero’, la Cooperativa edile ‘La Sicilia’, fu tra le pochissime aziende a Bagheria e nel territorio che rispettavano i contratti collettivi di lavoro, le norme di sicurezza nei cantieri e la dignità dei lavoratori.

Dopo l’esperienza del sindacato passò a dirigere la Cooperativa di consumo ‘La Popolare’ che al tempo in via Di Pasquale fu uno dei primi supermercatia Bagheria ed anche in quel ruolo si distinse per spirito di iniziativa, per le sue doti di leaderi innovatore e di amministratore corretto.

Fu ucciso il 24 icembre del 1976, proprio la vigilia di Natale, mentre intorno alle 21 stava rientrando nella propria casa in via Amerigo Vespucci alle spalle della scuola ‘G.Cirincione’; aveva in mano una semplice busta di plastica con l’occorrente per la barba, lamette e crema, probabilmente gli assassini pensavano che portasse in quel sacchetto l’incasso della giornata.

Due giovanissimi, si disse dopo, lo affrontarono con una pistola a pochi metri da casa sua cercando di strappargli il sacchetto, ma Agostino Aiello, quasi certamente li riconobbe e come era nel suo carattere schietto e senza peli sulla lingua li avrà anche redarguiti aspramente, ed i due vistisi riconosciuti spararono.

I colpi li udì la compagna che lo aspettava per la cena di Natale, si affacciò immediatamente e dichiarò poi di aver creduto di vedere due giovanissimi che a bordo di un motorino si allontanavano rapidamente. Gli assassini non furono mai identificati. Il funerale che si svolse due giorni dopo fu la più grande cerimonia funebre che si sia mai vista a Bagheria. Oltre diecimila persone venute anche da Palermo e dall’intera provincia vennero a rendere omaggio ad un uomo che alla causa degli oppressi aveva dedicato un’intera vita.

Per questo è giusto ricordarlo.

 

 

Foto da: bagherianews.com  –  La foto del funerale è dell’archivio di Pietro Pagano.

 

 

 

Fonte:  timesicilia.it
Articolo del 27 dicembre 2016
L’importanza della memoria: la CGIL ricorda Agostino Aiello e Nicolò Azoti

Sono due sindacalisti uccisi dalla mafia e dimenticati. Due storie che la CGIL di Palermo ha voluto ricordare. Per non dimenticare chi ha lottato, spesso in solitudine, contro la prepotenza mafiosa. Due storie che ci riportano agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, quando la mafia uccise decine di sindacalisti. Agostino Aiello ci riporta a Bagheria. Nicolò Azoti a Baucina

Sono due sindacalisti uccisi dalla mafia e dimenticati. Due storie che la CGIL di Palermo ha voluto ricordare. Per non dimenticare chi ha lottato, spesso in solitudine, contro la prepotenza mafiosa. Due storie che ci riportano agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, quando la mafia uccise decine di sindacalisti. Agostino Aiello ci riporta a Bagheria. Nicolò Azoti a Baucina

Dice José Saramago:

Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere.

All’insegna della memoria la CGIL di Palermo, in questi giorni, ha ricordato due figure importanti del sindacalismo italiano: Agostino Aiello e Nicolò Azoti. Due siciliani che si sono battuti contro la violenza e la prepotenza mafiosa.

Quarant’anni fa ammazzavano Agostino Aiello, che è stato ricordato con una manifestazione tenuta presso la Camera del Lavoro di Bagheria.

“La sera del 24 dicembre 1976 – racconta un comunicato della CGIL – Agostino Aiello, segretario della Camera del Lavoro di Bagheria negli anni ’50, venne barbaramente assassinato. Fu ucciso mentre, intorno alle 21,00 stava rientrando nella propria casa in via Amerigo Vespucci alle spalle della scuola ‘G.Cirincione’. Aveva in mano una semplice busta di plastica con l’occorrente per la barba, lamette e crema: probabilmente gli assassini pensavano che portasse in quel sacchetto l’incasso della giornata”.

Alla cerimonia in ricordo di Agostino Aiello sono intervenuti il segretario generale CGIL Palermo, Enzo Campo, il segretario della CGIL di Bagheria, Adele Cinà, Dino Paternostro, responsabile legalità della CGIL, Maria Concetta Balistreri, ex responsabile della Camera del Lavoro di Bagheria e segretario Spi CGIL Palermo e e Peppino Saitta, ex dirigente del Pci e fondatore della cooperativa degli edili La Sicilia”.

“Per la prima volta nel giorno del suo assassinio, alla vigilia di Natale, la CGIL ricorda Agostino Aiello, per circa 18 anni segretario della Camera del Lavoro di Bagheria e dirigente di grande prestigio – ha ricordato il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo -. Aiello riuscì a costruire un movimento sindacale democratico forte ed era molto amato e stimato dalla gente: le lotte da lui guidate riuscirono a far migliorare il tenore di vita dei lavoratori. Nei prossimi mesi, tra gennaio e febbraio, organizzeremo un’iniziativa pubblica per ricordare la figura di Aiello, che fu anche dirigente della Lega delle cooperative e consigliere comunale del Pci”.

“Nel ’43 – si legge sempre nel comunicato – Agostino Aiello fu tra i fondatori della sezione del Partito comunista di Bagheria, una delle prime nate in Sicilia dopo la guerra. Trasferì poi il suo impegno nell’organizzazione sindacale. Per oltre vent’anni è stato alla testa dei braccianti e dei lavoratori di Bagheria. Per le sue qualità fu chiamato a dirigere, dopo l’assassinio di Rizzotto, la Camera del Lavoro di Corleone. Si deve a lui la costruzione della sede della Camera del Lavoro di Bagheria, la seconda nella nostra provincia dopo quella costruita da Bernardino Verro a Corleone. Fu realizzata con una sottoscrizione popolare iniziata nel 1958 e costruita nel 1964, con manodopera di volontariato cui parteciparono operai edili (carpentieri, ferraioli, muratori ecc.) e molti braccianti. Per due volte fu eletto in consiglio comunale nel Partito comunista italiano. Rinunciò alla carica quando la Cgil deliberò l’incompatibilità delle cariche sindacali con quelle elettive. Continuò il suo grande impegno nel rafforzamento dell’organizzazione sindacale. Dopo l’esperienza sindacale, lui che era già amministratore della cooperativa di operai edili La Sicilia, tra le pochissime aziende della zona che rispettava i contratti di lavoro, nel 1974 fu eletto presidente della cooperativa di consumo “La Popolare”. Tra i risultati importanti, che furono frutto dell’impegno sindacale di Agostino Aiello: La costruzione delle case popolari per i braccianti agricoli nel “ Rione Coglitore” e la costituzione della Cooperativa Edile La Sicilia nel 1960, per dare un futuro migliore ai lavoratori edili”.

La CGIL, come già accennato, ha ricordato anche Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro di Baucina ucciso 70 anni fa. La commemorazione, con la deposizione di una corona d’alloro nella villetta col cippo e la targa a lui intestata, è avvenuta alla presenza della figlia Antonella Azoti, dell’assessore del Comune di Palermo, Giusto Catania, del mondo dell’associazionismo, Anpi, Libera, Arci e di tutta la CGIL.

“Azoti è stato un punto di riferimento per la storia del movimento sindacale siciliano e nazionale – ha ricordato Enzo Campo -. Era un lavoratore, un bracciante, che lottava assieme ai contadini del suo paese per la giusta divisione del prodotto agricolo. Era un dirigente che aggregava intorno a sé decine, centinaia di lavoratori che lottavano per una paga giusta, e contro il latifondo assai diffuso in quelle zone. Una persona che, alla testa di un movimento, cercava di restituire a tutti la dignità del lavoro. La mafia riconobbe in lui un rivale, che poteva mettere in discussione il nuovo blocco sociale che si andava formando con la Dc e il Partito liberale. Azoti con le sue iniziative diventò il pericolo numero uno. Fu ucciso con 5 colpi di pistola alle spalle e morì due giorni dopo, a 47 anni, lasciando due figli piccoli”.

Per la Cgil è importante ricordare i suoi martiri. “Non erano solo i dirigenti sindacali che lottavano per la dignità delle persone, per il lavoro, la giustizia, la libertà – ha aggiunto Enzo Campo -. Sono stati i partigiani che hanno costruito la democrazia in Italia. Oggi stiamo cercando di ridare onore ai nostri dirigenti uccisi, perché allora venivano denigrati e le famiglie lasciate sole a subire la vergogna. Omicidi derubricati come delitti fisiologici, scaturiti da interessi personali o liti, se non ritenuti delitti passionali. I nostri dirigenti venivano così uccisi due volte. Oggi stiamo togliendo il manto dell’oblio che ha coperto tanti nostri sindacalisti uccisi. Stiamo riscoprendo figure che sono state dimenticate anche dalla famiglia della CGIL, facendo autocritica. Stiamo togliendo il velo a quella che è stata la migliore memoria d’Italia”.

Azoti lottava per il lavoro, tema centrale in provincia di Palermo, da qui l’attualità del ricordo. “Il lavoro da noi mancava 70 anni fa e manca ancora oggi. Da queste lotte del dopoguerra prendiamo lo spunto per la nostra battaglia sui diritti universali dei lavoratori – ha concluso Campo -. La mafia non può uccidere la memoria. Noi siamo più forti. Se non ci fossero stati questi contadini che a mani nude affrontavano i mafiosi, se non ci fosse stato un uomo come Pio La Torre, che ha teorizzato e dimostrato che la mafia si può sconfiggere, non ci sarebbe stato il movimento antimafia degli anni 80 e 90, che viene da molto lontano, dai nostri dirigenti sindacali uccisi”.

“La figura di mio padre – ha detto la figlia Antonella Azoti, che ha presentato la nuova edizione del suo libro A testa alta alla Bottega della Legalità di piazza Castelnuovo – è rimasta nel buio per 46 anni in cui io e la mia famiglia siamo rimasti soli a scalare le montagne alla ricerca di una normalità mai raggiungibile. Ho avuto la forza di rivendicare la sua morte solo a un mese dalla strage Falcone, nel corso di una commemorazione davanti all’albero di via Notarbartolo in cui presi il microfono e gridai: la mafia non uccide solo adesso, ha ucciso anche mio padre, Nicolò Azoti, il 21 dicembre 1946, e prima e dopo di lui ha assassinato tanti altri sindacalisti, che lottavano insieme ai contadini per la libertà e la democrazia in Sicilia”.

“La memoria condivisa – ha aggiunto Dino Paternostro, Responsabile legalità per la CGIL Palermo – è da stimolo per l’azione sindacale. Nel nostro calendario della memoria dei sindacalisti uccisi stiamo riportando alla luce anche le storie di tanti personaggi sconosciuti, per dare un volto a ognuno dei nomi di tutti quei sindacalisti che fanno parte dell’elenco delle vittime della mafia approvato dall’Ars nel 1991. Abbiamo riscoperto da poco la storia di Giuseppe Puntarello e siamo riusciti a metterci in contatto con la figlia che ha 90 anni”.

Ha concluso l’iniziativa il segretario della Funzione Pubblica Filippo Romeo, con un’articolata ricostruzione del periodo storico.

“Oggi – ha detto Romeo – ci sono molte similitudini con quelle lotte. C’è un valore a noi rimasto caro, che è quello del lavoro. Valore fondante di quella Costituzione che noi difendiamo e che Azoti non poté conoscere”.

 

 

 

Fonte: rassegna.it
Articolo del 27 dicembre 2016
Palermo ricorda Agostino Aiello, sindacalista assassinato nel ’76
La confessione della figlia, la sindacalista Concetta Balistreri: “Era mio padre”. La Cgil chiede di riaprire le indagini sull’omicidio

“Agostino era mio padre ma la sua eredità l’ha lasciata non solo a me ma al mondo intero. Non so se sono degna del suo ricordo. So che non disobbedirò mai ai suoi ideali”. È con queste parole che Maria Concetta Balistreri, dirigente sindacale della Cgil, ex vice sindaco di Bagheria, ex consigliere provinciale, già segretario della Camera del Lavoro di Bagheria, oggi segretaria dello Spi Cgil Palermo, ha comunicato per la prima volta, svelando il segreto in pubblico, in modo sofferto, di essere figlia di Agostino Aiello, segretario della Camera del Lavoro di Bagheria per 18 anni, ucciso il 24 dicembre di 40 anni fa.

Una confessione che è avvenuta durante la prima commemorazione di Agostino Aiello mai fatta dalla Cgil, alla vigilia di Natale, davanti alla sede della Camera del Lavoro in via Lo Re, dove c’è una lapide che ricorda Agostino Aiello, “vittima di quella violenza barbara che per tutta una vita combatté”. “Agostino Aiello – sta scritto sulla lapide – vive nel ricordo perenne dei braccianti, dei lavoratori, dei compagni tutti per il cui riscatto dedicò la vita”.

Aiello, che era stato segretario della Camera del Lavoro di Corleone dopo la morte di Placido Rizzotto, e per tre volte consigliere comunale del Pci, fu ucciso la sera della vigilia di Natale di 40 anni fa mentre tornava a casa. Due colpi di pistola, sparati da due “balordi”: uno, quello mortale, lo colpì in pieno alla testa. Un omicidio, come scrissero i media e sostennero le forze dell’ordine dell’epoca, avvenuto “forse” per un tentativo di rapina: Aiello aveva in mano un sacchetto, forse i killer pensavano contenesse soldi appena incassati.

Al suo funerale parteciparono 10 mila persone, una folla commossa, con centinaia di corone di fiori innalzate dalla folla che invase le strade durante il corteo funebre. La figlia, che ai tempi aveva 16 anni, con accanto la sorella Assunta, ha ricordato quei momenti: “Le migliaia di persone che si sono avvicinate al funerale testimoniano da sole la grandezza della persona. Quello che io chiedo é di rendere giustizia a mio padre per fare emergere le responsabilità dell’omicidio, che é stato derubricato a semplice omicidio di cronaca ordinaria, in un contesto in cui la mafia a Bagheria c’era ed era molto pericolosa. Per la sua storia, non se la meritava: per quell’epoca, e per quello che era a successo, per le persone che scesero in piazza per il funerale fu un grande atto di coraggio. A dimostrazione della non condivisione delle ipotesi che circolavano sull’omicidio”. Tantissime le attestazioni di stima che giunsero da tutta Italia, dall’Ars, dalle amministrazioni locali.

Un omicidio rimasto senza colpevoli, ritenuto “ingiustamente” un delitto da dimenticare. Ma oggi la Cgil chiede che sia fatta luce sulla fine del dirigente sindacale che dedicò la sua vita per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori. Fondatore della cooperativa di operai edili “La Sicilia” di Bagheria, tra le pochissime aziende che rispettava i contratti di lavoro, Aiello riuscì a costruire un movimento sindacale forte e democratico ed era molto amato dalle persone. A lui si deve la costruzione degli alloggi popolari per i braccianti agricoli nel rione Coglitore a Bagheria e la costruzione della sede della Cgil in via Lo Re, attraverso una sottoscrizione: la precedente sede era un magazzino buio e inospitale. Lui volle che la nuova palazzina, con ampie vetrate e un salone, diventasse luogo di ritrovo e di incontro, con le sedie per tutti durante le riunioni e con la possibilità di fumare le sigarette Alfa dell’epoca.

La Cgil Palermo, per bocca del segretario generale Enzo Campo, ha detto che, se ci saranno le condizioni, il sindacato chiederà di riaprire le indagini sulla morte per far sì che Agostino Aiello ritrovi la giusta collocazione nella storia del sindacalismo italiano e siciliano, nel nome delle lotte sostenute per i diritti dei lavoratori. “Chiediamo scusa alla famiglia per non avere per 40 anni mai ricordato la figura di Agostino Aiello, segretario della Camera del Lavoro di Bagheria – ha detto il segretario Cgil Palermo Enzo Campo – Noi dobbiamo recuperare un ritardo. A volte sembra che il passato, non debba appartenerci più. Ricordare oggi Agostino Aiello getta una nuova luce sulla storia del movimento operaio italiano. Aiello fa parte della storia migliore del nostro Paese e appartiene di diritto al nostro calendario della memoria: ha lottato contro la sopraffazione e per la giustizia sociale, per l’emancipazione e la libertà delle persone. La storia dei nostri uomini migliori non è solo patrimonio della Cgil ma di tutti: in mezzo c’è la vita quotidiana di centinaia di persone, che lui è riuscito a rendere migliore”.

Alla cerimonia sono intervenuti il segretario della Cgil di Bagheria Adele Cinà, il responsabile legalità della Cgil Dino Paternostro, Peppino Saitta, ex militante del Pci e fondatore della cooperativa “La Sicilia”, Ciccio Gambino, ex bracciante agricolo e il capogruppo del Pd Orazio Amenta. Tra i presenti il segretario della Cisl di Bagheria, Michele Bartolone, che ha detto: “Aiello è patrimonio di tutti anche del nostro movimento sindacale”. Ha puntualizzato Saitta: “La scena del delitto non era tale da far pensare a una rapina. Ma non avendo mai trovato i due balordi che lo uccisero, non si è mai saputa la verità su questo omicidio. In quegli anni, successivi al periodo dei sindacalisti uccisi dalla mafia, tante storie sono state poi ribaltate: come accadde a Peppino Impastato, sul cui assassinio per mano mafiosa solo dopo anni è stata scritta la verità. Sta di fatto che ci hanno privati di un sindacalista di razza, come lo definì Pio La Torre in piazza per i funerali”. E oltre a La Torre, a chiedere di fare piena luce sull’omicidio fu anche, in un telegramma inviato alla famiglia, il segretario del Pci Enrico Berlinguer.

Tra gennaio e febbraio la Cgil organizzerà una manifestazione per ricordare la figura di Agostino Aiello anche con l’amministrazione comunale, che sabato era però assente all’iniziativa.