16 marzo 2018 Napoli (Quartiere Piscinola). Muore Francesco Della Corte, 51 anni, guardia giurata, in seguito alle ferite procurategli in una aggressione per rubargli l’arma in dotazione.

Foto da: fondazionepolis.regione.campania.it

Francesco Della Corte stava lavorando la sera del 3 marzo del 2018. Lavorava come vigilante all’interno delle stazioni della metropolitana. Fu aggredito e ucciso a bastonate da tre ragazzi minorenni mentre era in servizio notturno presso la stazione della Metropolitana di Piscinola. L’aggressione avvenuta per rubare la pistola del vigilante e rivenderla, invece ora resta il macigno di un omicidio.
Fonte:   vivi.libera.it

 

 

Fonte:  fondazionepolis.regione.campania.it

Francesco Della Corte, metronotte di 51 anni, viene aggredito da tre ragazzi il giorno 3 marzo 2018.
Il vigilante rimane trenta minuti da solo in un lago di sangue quella notte, prima di essere trasportato al Cardarelli. Le ferite che questi minori gli procurano sono devastanti. Una volta in ospedale, Francesco viene ricoverato e rimane in coma farmacologico fino al giorno in cui esala l’ultimo respiro, alle 3:30 del 16 marzo 2018.

Francesco della Corte lavora per la Security Service e quella notte del tre marzo si trova alla metro di Piscinola per un ultimo controllo e per chiudere un cancello della metropolitana. Francesco è solo a svolgere il suo turno di notte; un lavoro pericoloso soprattutto quando è svolto di notte e nelle c.d. zone “calde”.
Nonostante la pericolosità della zona non sono però previsti turni in doppia, secondo quanto disposto dal D.M. 269/10 del Ministero dell’Interno, circostanza che sottolinea lo stesso Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale del SAVIP (sindacato autonomo vigilanza privata).

Tre sono i minori responsabili dell’omicidio:
L.C., 15enne, presunto capo del gruppo, già con con precedenti (a 12 anni viene segnalato per un episodio di bullismo), è il minore che durante l’interrogatorio parla dell’ultimo spinello fumato e della decisione di aggredire il metronotte. L.C. è quello che parla della noia sopraggiunta nel momento in cui non hanno potuto prendere un ultimo cornetto al bar e l’euforia del gioco molesto che erano soliti fare – colpire bersagli mobili con mazze di fortuna, recuperate per strada – era ormai terminata;
K.A., 16 anni compiuti il giorno prima di finire in manette, figlio di un parcheggiatore abusivo e di una domestica;
C.U., 17 enne promessa della squadra di calcio Chiaiano Brothers, figlio di un operaio edile, che nella dinamica confessata da tutti e tre è quello che è rimasto indietro di alcuni metri ad osservare i compagni che compivano il massacro. I primi due sono nel Penitenziario di Nisida, il terzo è stato trasferito nell’Istituto di Airola.

L’accusa è di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà e della premeditazione. L’obiettivo dell’aggressione era di recuperare l’arma di ordinanza, la qual cosa avrebbe significato, con la rivendita, un bottino di 600 euro.

A coordinare gli interrogatori il P.M. Ettore La Ragione e a svolgere le indagini i poliziotti del commissariato di Scampia guidati dal Dirigente Bruno Mandato.

Il Questore di Napoli De Jesu, nel corso della conferenza stampa dove ha fornito dettagli sui tre adolescenti fermati, ha parlato di un progetto, “Mille occhi sulla città”, per dotare i vari quartieri di Napoli di un sistema di sorveglianza fitto e capillare, al fine di contrastare i fenomeni di violenza. Il consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli e il rappresentante delle guardie giurate di Napoli Enrico Alfieri hanno lanciato l’idea di intitolare la stazione di Piscinola a Francesco.

Umberto de Gregorio, presidente dell’EAV, ha inviato una missiva al Prefetto di Napoli, Carmela Pagano, per richiedere un incontro urgente sulla sicurezza delle aziende di trasporto e dare un segnale forte di presenza a tutti i lavoratori impiegati nel trasporto.

Un comunicato di vicinanza arriva anche dal sindacato OR.SA.

Un messaggio di rabbia e al tempo stesso una richiesta di giustizia arriva dalla moglie di Francesco, Annamaria, e dai figli Giuseppe, 25 anni, e Marta, 21 anni. L’avvocato della famiglia Della Corte è Gennaro Galantuomo, fratello di Annamaria, moglie di Franco.

Anche le istituzioni si sono strette intorno ai familiari della guardia giurata. Il sindaco Luigi de Magistris, il vicesindaco Raffaele Del Giudice, rilasciano le seguenti dichiarazioni: “Noi siamo disponibili ad intervenire, ma deve aiutarci il governo. Abbiamo pochi vigili urbani, pochissime forze dell’ordine. La sicurezza va affrontata con i controlli, non solo con la prevenzione”.

Un comunicato arriva anche dal Governatore Vincenzo De Luca:
“Ferma condanna – dichiara il Presidente De Luca – di tutti gli atti di violenza. Esprimiamo di nuovo la nostra vicinanza alla famiglia di Francesco Della Corte, alla moglie Annamaria, ai figli Giuseppe e Marta. Per loro, l’Eav farà partire una raccolta fondi per dare un segno concreto di solidarietà, e la Regione sarà prima nel dare un contributo”.
I funerali si sono svolti a Marano il 20 marzo 2018, presso la chiesa del Santo Spirito Nuovo di Via Piave.

Tutti i lavoratori dei trasporti di Napoli, oltre a portare la morte nel cuore, hanno portato in segno di lutto un nastro nero sui bus, sui treni, sulle divise, nei luoghi di lavoro. E, nel giorno e nell’ora dei funerali, i treni e i bus si sono fermati per ricordare “Ciccio” con uno squillo di tromba, un gesto simbolico che è stato allo stesso tempo un grido di aiuto dei lavoratori alle istituzioni affinché non accadano mai più tragedie simili.

“Chiediamo alla Prefettura di Napoli di istituire un “tavolo permanente” sul Trasporto Pubblico Locale, con incontri periodici in cui aziende, forze di polizia, associazioni di pendolari e lavoratori si confrontino illustrando i problemi e cercando soluzioni condivise. Vogliamo più controlli sui mezzi di trasporto e nelle stazioni. Vogliamo più tutela e più protezione per i viaggiatori e per i lavoratori. Oggi manifesteremo il nostro dolore per Francesco Della Corte e la sua famiglia, da domani penseremo alle iniziative da mettere in campo e fare “la nostra parte” per rendere più sicuri bus, treni e stazioni, ci aspettiamo lo stesso impegno anche da Prefettura, Questura, Comando dei Carabinieri e dai Sindaci di tutti i comuni della provincia”, sottolineano dal sindacato OR.S.A. Trasporti.

Il 31 marzo 2018 una marcia in ricordo di Francesco Della Corte. Il corteo, partito da Piazza Tafuri, ha percorso buona parte del quartiere Piscinola, dove risiedevano i tre minorenni, e si è concluso alla stazione della metropolitana. Ad aprire il corteo uno striscione con la scritta: “Siamo tutti Franco”. Più di cento persone al corteo ad accompagnare i familiari di Della Corte, Annamaria Galantuomo e i figli Marta e Giuseppe e Anna, la sorella di Francesco. Presenti anche rappresentanti istituzionali: il vicesindaco del Comune di Napoli, Raffaele Del Giudice, il consigliere regionale Francesco Borrelli e il primo dirigente del commissariato di Scampia Bruno Mandato.

Il 7 aprile del 2018, il presidente dell’Eav ha annunciato che sarà consegnato un primo assegno alla famiglia di Della Corte, ma la raccolta di fondi non si ferma ancora.

Intervista RAI ai figli: rainews.it

video dell’aggressione: huffingtonpost.it

 

 

 

Fonte:leggo.it
Articolo del 17 marzo 2018
Vigilante ucciso, tre minori arrestati: «Ma in carcere potrò fare doccia?»

Non sono apparsi particolarmente angosciati, non si sono pentiti per l’accaduto. È vero, uno di loro era preoccupato davvero. Ma solo perché non sapeva se nel carcere minorile gli avessero consentito di fare la doccia. Non sono figli di camorristi i tre minorenni che lo scorso 3 marzo hanno brutalmente aggredito e ridotto in fin di vita, davanti alla stazione Piscinola della metropolitana, la guardia giurata Francesco Della Corte. Ma i tratti distintivi di chi appartiene a un clan ci sono tutti. Della Corte è morto qualche giorno fa in ospedale, all’età di 51 anni, a causa dei pesanti colpi ricevuti al capo da quel branco, composto da due 16enni e un 17enne, che davanti agli inquirenti non si sono neppure mostrati rammaricati.

Secondo i sociologi, in certi quartieri di Napoli i ragazzi crescono in un vuoto morale che le famiglie povere non possono colmare. Si diventa insensibili, «ignoranti affettivi» – dicono gli studiosi – fino ad allettare i ruvidi palati della camorra sempre più interessata a reclutare soggetti giovani e feroci. Lo scopo della brutale aggressione era ricavare 5-600 euro dalla pistola del vigilante che, però, non sono riusciti a trovare. Solo questo. Nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei dove sono stati portati dalla Polizia, in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura dei Minorenni, pur avendo confessato, non si sono mostrati preoccupati di avere spezzato una vita.

«Non si sono strappati i capelli per l’accaduto – fa sapere Bruno Mandato, dirigente del commissariato di Scampia – di avere provocato la morte di un bravo padre di famiglia. Uno dei tre, quando ha capito che l’avrebbero rinchiuso, ha abbracciato il padre, a cui è particolarmente legato, preoccupato del fatto che non lo avrebbe rivisto per lungo tempo. Un altro – ha continuato l’investigatore – era angosciato, ma solo perché non sapeva se gli avessero consentito di fare la doccia».

L’attività investigativa ha appurato che i tre giovani non hanno contatti con i clan della zona ma la ferocia mostrata sicuramente avrebbe potuto catalizzare l’attenzione della camorra, oggi più che mai interessata a rimpinguare le proprie fila con elementi incapaci di provare rimorsi e quindi adatti a ricoprire certi ruoli. I tempi dello spaccio della droga sono lontani e ora i clan non hanno più bisogno di pusher ma di elementi spietati per ricostruire quello che forze dell’ordine e magistratura hanno distrutto. I tre ragazzi – tutti incensurati – appartengono a famiglie modeste, che vivono sbarcando il lunario: c’è chi fa il parcheggiatore abusivo e chi raccoglie e rivende rifiuti di metallo. Genitori, in qualche caso anche separati, che non hanno tempo e voglia di dedicare attenzione a quello che fa la loro prole. E i ragazzi, senza alcun controllo, disertano la scuola e passano tutto il giorno a scorrazzare per il quartiere, uno dei più degradati della città, fino a notte fonda.

 

 

Fonte:  napolitoday.it
Articolo del 19 settembre 2019
Vigilante ucciso: confermate le condanne per la baby gang
Conferma della pena di 16 anni e sei mesi per i tre giovani accusati dell’omicidio a Piscinola

La Corte d’Appello di Napoli ha confermato la condanna a 16 anni e sei mesi di reclusione per i tre giovani accusati dell’omicidio di Francesco Della Corte, vigilantes aggredito a colpi di spranga il 3 marzo 2018 davanti alla stazione della metropolitana di Piscinola, a Napoli, e deceduto dopo dieci giorni di agonia. I giudici hanno accolto la richiesta del pg Anna Grillo che ha chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado lo scorso 23 gennaio.

 

 

Fonte: fanpage.it
Articolo del 14 luglio 2020
Omicidio Della Corte, la Cassazione annulla condanna per gli assassini, processo da rifare
di Nico Falco
La Cassazione ha annullato le sentenze di condanna per i tre ragazzi, all’epoca dei fatti minorenni, responsabili dell’aggressione e della successiva morte di Francesco Della Corte, il vigilante di 51 anni aggredito all’esterno della metropolitana di Piscinola. I tre erano stati condannati in primo e in secondo grado a 16 anni e 6 mesi per omicidio volontario e tentata rapina.

La Corte di Cassazione ha annullato le sentenze già emesse e ha disposto un nuovo processo per i tre giovanissimi responsabili della morte di Francesco Della Corte, il vigilante aggredito brutalmente a Napoli il 3 marzo 2018 a colpi di spranga e deceduto il 16 marzo successivo, dopo due settimane di ricovero in ospedale in gravissime condizioni. I tre ragazzi, all’epoca minorenni, erano stati condannati in primo e in secondo grado a 16 anni e 6 mesi di reclusione, ma ora la Cassazione ha deciso che il processo è da rifare.

Luigi Carrozza, Kevin Ardis e Ciro Urgillo (difesi rispettivamente dagli avvocati Covelli, Musella e dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Nicola Pomponio) aggredirono il 51enne all’uscita della metropolitana di Piscinola, nella periferia nord di Napoli. Lo picchiarono in gruppo e lo colpirono alla testa usando anche una spranga e un bastone, per rubargli la pistola. Franco Della Corte morì dopo due settimane in agonia in ospedale, il 16 marzo, nello stesso giorno in cui le forze dell’ordine arrestarono i tre responsabili.

Per i ragazzi il pm aveva chiesto 18 anni di reclusione, ma il Tribunale dei Minori li aveva condannati a 16 anni e 6 mesi, con sentenza emessa nel gennaio 2019, per omicidio volontario e tentata rapina; nel settembre successivo l’Appello aveva confermato la pena. Ora la Corte di Cassazione ha annullato i due gradi del processo, decretando che il giudizio è da rifare. I giudici potrebbero avere indicato una rivalutazione sulla pena non trovando esaurienti le motivazioni per cui sono state escluse le attenuanti generiche o relativamente all’aggravante della crudeltà.

La vicenda, oltre a suscitare un forte sdegno non solo a Napoli, portò a polemiche quando venne fuori che a uno dei ragazzi arrestati, nell’ambito del programma di recupero, erano stati concessi dei permessi per festeggiare i 18 anni e per partecipare a un provino con una squadra di calcio. Ieri, poche ore prima della decisione della Cassazione, la figlia Marta ha ricordato il padre con un post su Facebook, parlando anche dei momenti subito successivi alla tragica notizia dell’omicidio.

“Erano passati pochi giorni quando incontrammo coloro che hanno poi messo in moto la macchina della giustizia, la polizia – scrive Marta sul suo profilo social – ricordo che ci raccontarono come furono difficili per loro le indagini, come si sforzarono per ricostruire i tuoi passi quella sera per cercare qualcosa che potesse spiegare un’azione tanto vile e crudele, ma niente… se non la crudeltà e la stupidità umana, anzi mi ricordo ci dissero che eri tranquillo che qualche ora prima ti eri fermato in un bar per comprare delle patatine. Un gesto insignificante per molti, non per me. Il giorno prima batibeccammo perché tu volevi mangiarle a casa ed io volevo che seguissi la dieta, ‘seriamente questa volta’ ci dicemmo. Per me fu come se una lama mi stesse trafiggendo il cuore, mi chiesi chissà se me l’avrebbe detto tornato a casa che alla fine ha ceduto. Ti hanno portato via da noi senza motivo e continuerò a parlare di te finché avrò voce perché tutti possano conoscere la bella persona che eri. Non mi resta che questo mezzo per far sentire la mia e la nostra voce … #giustiziaperfranco !”.
 

 

Fonte: napoli.repubblica.it
Articolo del 15 ottobre 2020
Omicidio guardia giurata a Piscinola, pena ridotta per i tre minori che uccisero Della Corte
di Dario Del Porto
Esclusione dell’aggravante della crudeltà per i tre giovanissimi: la Corte d’Appello ha inflitto la condanna a 14 anni e mezzo, due anni in meno di quanto deciso nei precedenti processi.

Pena ridotta con esclusione dell’aggravante della crudeltà per i tre giovanissimi che uccisero a sprangate la guardia giurata Francesco Della Corte. La Corte d’appello, chiamata a giudicare dopo la sentenza di rinvio della Cassazione emessa il luglio scorso, ha inflitto ai tre imputati, tutti minorenni all’epoca dei fatti, la condanna a 14 anni e mezzo di reclusione, due anni in meno di quanto era stato deciso nei primi due processi di merito.

L’uomo fu aggredito il 3 marzo 2018 mentre era al lavoro alla stazione della metropolitana di Piscinola. I banditi volevano rapinargli la pistola d’ordinanza.

«Una sentenza che accogliamo con tristezza, rabbia e amarezza – Vivere la nostra vita, dopo quello che è accaduto è difficilissimo, conviviamo con la consapevolezza che ci è stato tolto un pezzo di cuore. Ogni evento felice non sarà mai davvero felice. Veniamo al Palazzo di Giustizia nella speranza, almeno, di portare via qualcosa in più per gli assassini, e invece ce ne andiamo con due anni in meno», è il commento di Marta e Peppe, figli di Francesco Della Corte, raccolto dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che ha atteso insieme ai familiari il verdetto della Corte di Appello. «È caduta l’aggravante della crudeltà – hanno aggiunto affranti i figli di Della Corte – quindi tre ragazzi che si procurano un piede di un tavolo, si sono appostati dietro ad un muretto, hanno aggredito alle spalle un uomo che stava facendo il proprio lavoro e gli hanno spaccato il cranio non sono crudeli. Chiedevamo solo la conferma dei 16 anni e mezzo oggi, purtroppo per noi la sentenza di oggi è una sconfitta». «C’è grande delusione,» ha detto Borrelli, consigliere regionale di Europa verde, «oggi le vittime piangevano e gli assassini gioivano, una scena che non auguro a nessuno di vedere. Grande vicinanza a Marta, Peppe e alla loro mamma. Speriamo che la Cassazione ora faccia giustizia in modo più duro».