19 giugno 2018 Nicotera (VV). Ucciso Stefano Piperno, insegnante di 34 anni, il suo corpo dato alle fiamme, per un presunto debito di droga.

Foto da: ilvibonese.it

Stefano Piperno scompare da Nicotera (VV) il 19 giugno del 2018, il suo corpo, carbonizzato, sarà ritrovato il giorno dopo nella sua auto distrutta dal fuoco.
“L’attività investigativa, che scaturiva dal ritrovamento, avvenuto il 20 giugno 2018 in Nicotera, di un’autovettura completamente distrutta dalle fiamme con all’interno i resti di un cadavere carbonizzato, identificato poi in Piperno Stefano cl. 84, tossicodipendente, scomparso dal giorno precedente, ha consentito di risalire compiutamente all’identità degli assassini e al movente dell’atto omicidiario, causato dalle pressanti richieste della vittima, finalizzate ad ottenere dello stupefacente del tipo cocaina, pur avendo maturato debiti pregressi con gli aggressori. Per quanto concerne, invece, alla dinamica del delitto, gli investigatori riuscivano ad appurare che alla base vi è stata una lite culminata con l’assassinio del Piperno con un colpo d’arma da fuoco giorno 19 giugno e che ad esplodere i colpi materialmente fu il figlio Perfidio Ezio, il tutto alla presenza del padre Perfidio Francesco che aiutava poi il figlio a caricare il Piperno in auto e trasportarlo nel luogo, distante circa 2 km circa dalla loro casa, dove poi fu rinvenuta l’autovettura bruciata il successivo giorno 20 giugno.” (Fonte: scirocconews.com)

 

 

 

Fonte: ilvibonese.it
Articolo del 21 giugno 2018
Cadavere carbonizzato in auto, a Nicotera è ancora giallo
di Stefano Mandarano
Si attende l’esito dei rilievi e dell’esame autoptico per fare piena luce sulla morte del 34enne Stefano Piperno, ritrovato nella sua Fiat Punto completamente distrutta dalle fiamme.

Avvolta dal mistero la tragica morte di Stefano Piperno, il 34enne di Nicotera il cui cadavere è stato ritrovato nella sua auto completamente distrutta dalle fiamme, in località “Britto” nei pressi del campo sportivo della frazione Preitoni. Molti gli interrogativi cui gli inquirenti cercano in queste ore di dare una risposta. La scomparsa del giovane era stata denunciata ieri mattina ai carabinieri della locale Stazione dai genitori, una coppia di insegnati del luogo, che ne avevano perso le tracce fin dalle 15.30 di martedì, quando il 34enne aveva lasciato la sua abitazione per recarsi a lavoro, in un centro di accoglienza per stranieri dove si occupava di alfabetizzazione dei migranti. In quel centro Stefano non è mai arrivato. Il giorno dopo, intorno alle 14.40 la segnalazione del ritrovamento di un’auto bruciata alla centrale operativa dei Vigili del fuoco di Vibo Valentia. Quindi la macabra scoperta. Il corpo del giovane insegnante, devastato dalle fiamme, trovato sul sedile inclinato del lato passeggero della sua Fiat Punto grigia.

Nel tentativo di ricostruire l’accaduto i carabinieri della Compagnia di Tropea hanno già ascoltato i familiari ed una donna di nazionalità rumena con la quale Piperno avrebbe avuto un appuntamento il giorno della scomparsa è stata ascoltata più volte ieri e anche nella mattinata di oggi. Dunque cosa è avvenuto in località Britto? Piperno vi è arrivato da solo a bordo della sua auto o era in compagnia di qualcuno? Ha deciso di compiere un gesto estremo o è stato ucciso? Quanto tempo è passato dal rogo che ha avvolto l’auto fino al suo ritrovamento? E, soprattutto, chi è stato ad appiccarlo? Domande alle quali tenteranno di dare una risposta i rilievi effettuati nel luogo della tragedia e l’autopsia affidata al medico legale Katiuscia Bisogni nell’ambito delle indagini coordinate dal pm Filomena Aliberti. Nella biografia della vittima nessun elemento utile a spiegare l’accaduto, e anche quello stato depressivo che in passato lo aveva pervaso viene ora descritto come completamente superato da chi conosceva bene quel ragazzo che, dopo qualche anno di precariato, sembrava aver trovato nell’insegnamento agli stranieri serenità e appagamento.

 

 

 

 

Nicotera, i dubbi sulla scomparsa e la morte di Stefano
LaC TV – Pubblicato il 21 giu 2018

 

 

 

 

Fonte: ilvibonese.it
Articolo del 6 luglio 2018
Scomparsa di Stefano Piperno da Nicotera, si attendono gli esami del Ris   Eseguito l’esame autoptico sul cadavere carbonizzato trovato in auto nelle campagne di Preitoni, gli inquirenti aspettano solo l’ultimo tassello per l’identificazione del corpo

Si attende solo il completamento ed il deposito degli esami tecnico-scientifici affidati ai carabinieri del Ris – Reparto investigazioni scientifiche – di Messina per dare anche formalmente un nome ed un volto al cadavere ritrovato in un’auto completamente distrutta dalle fiamme, in località “Britto” nei pressi del campo sportivo della frazione Preitoni, il 19 giugno scorso. Per gli inquirenti – il pm della Procura di Vibo Filomena Aliberti – ed i carabinieri della Stazione di Nicotera e della Compagnia di Tropea, diretti dal maggiore Dario Solito, tutti gli elementi sinora raccolti portano a ritenere che il cadavere ritrovato sia quello di Stefano Piperno, il 34enne che aveva lasciato la sua abitazione martedì 19 giugno alle 15.30 per recarsi a lavoro in un centro di accoglienza per stranieri dove si occupava di alfabetizzazione dei migranti. Un luogo dove Stefano, però, non è mai arrivato. Di certo l’auto – una Fiat Punto di colore grigio – ritrovata bruciata in località Britto di Preitoni apparteneva al padre di Stefano Piperno ed era in uso al giovane. Il cadavere all’interno dell’automobile è stato ritrovato sul sedile anteriore, lato passeggero, che agli occhi dei vigili del fuoco e dei carabinieri giunti sul posto è apparso reclinato. Gli inquirenti hanno già ascoltato i genitori di Stefano Piperno – stimati insegnanti in pensione – ed una donna di nazionalità romena con la quale Piperno avrebbe avuto un appuntamento il giorno della scomparsa. Gli esami dei carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche – che dovrebbero essere completati a breve – si stanno concentrando sui reperti biologici e le tracce organiche rinvenute sulla scena del crimine. Sono esami fondamentali per stabilire con precisione la data del decesso o se il cadavere sia stato spostato dal luogo del rinvenimento. Altri esami riguardano la parte chimica, con gli specialisti alle prese con tutte le tracce non biologiche come fibre, frammenti di vernice, liquidi infiammabili e di natura sconosciuta e sostanze chimiche non identificate. Servono ad avere un quadro il più possibile completo e preciso, specie laddove ci si trova dinanzi ad un’auto bruciata e ad un cadavere carbonizzato. Nulla viene lasciato al caso, dunque, e le indagini coordinate dal pm Filomena Aliberti (in foto) proseguono speditamente. Gli inquirenti hanno già in mano diverse certezze, ma solo l’esito finale degli esami affidati al Ris potrà completare il quadro e offrire quelle risposte decisive per la svolta nelle indagini.

 

 

 

 

Foto da: scirocconews.com

Fonte:  scirocconews.com
Articolo del 4 settembre 2018
Ucciso e bruciato in auto: arrestati padre e figlio

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Stefano Piperno di Nicotera, il 34enne la cui auto ed il cadavere sono stati trovati carbonizzati nel giugno scorso in località “Britto” nei pressi del campo sportivo della frazione Preitoni. I carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Tropea e del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia stanno infatti dando esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di padre e figlio, emesse dal gip del Tribunale di Vibo. Omicidio, occultamento e soppressione di cadavere mediante incendio le accuse contestate.
L’attività investigativa, denominata “Operazione Metide”, è stata avviata subito dopo il ritrovamento dell’auto e del corpo carbonizzati del giovane impiegato al Centro di accoglienza straordinaria di Nicotera in attività di formazione per extracomunitari. Sono Francesco ed Ezio Perfidio, di 58 e 34 anni, padre e figlio, entrambi di Nicotera, i due arrestati all’alba dai carabinieri. Padre e figlio sono stati portati in carcere su ordinanza del gip del Tribunale di Vibo Valentia che ha accolto la richiesta del pm Filomena Aliberti.

Nell’inchiesta è indagata in stato di libertà anche la figlia e sorella degli arrestati, accusata di concorso in distruzione e soppressione di cadavere. Secondo gli investigatori dei carabinieri sarebbe stato Ezio Perfidio a sparare contro Piperno alcuni colpi di fucile. Il padre Francesco, 58 anni, sarebbe stato invece presente al momento dell’omicidio ed avrebbe sostenuto il figlio nelle sue azioni. I due uomini, poi, insieme alla donna, avrebbero sistemato il cadavere della vittima dentro l’auto alla quale avrebbero poi dato fuoco. A Francesco Perfidio viene infine contestato anche di aver spacciato 50 grammi di marijuana avvalendosi di un nipote minorenne. Nei confronti di Sonia Perfidio, invece, la Procura aveva chiesto l’arresto ma il gip l’ha rigettato.

LA NOTA

Nella nottata odierna, in Nicotera, i militari del Comando Provinciale di Vibo Valentia e del R.O.S., con la collaborazione dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, eseguivano ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della locale Procura della Repubblica, che concordava con le risultanze investigative dell’Arma, nei riguardi di 2 pregiudicati di Nicotera, Perfidio Francesco cl. 60 e Perfidio Ezio cl. 84, rispettivamente padre e figlio, ritenuti responsabili in concorso fra loro di omicidio nonché di occultamento e soppressione di cadavere.
L’attività investigativa, che scaturiva dal ritrovamento, avvenuto il 20 giugno 2018 in Nicotera, di un’autovettura completamente distrutta dalle fiamme con all’interno i resti di un cadavere carbonizzato, identificato poi in Piperno Stefano cl. 84, tossicodipendente, scomparso dal giorno precedente, ha consentito di risalire compiutamente all’identità degli assassini e al movente dell’atto omicidiario, causato dalle pressanti richieste della vittima, finalizzate ad ottenere dello stupefacente del tipo cocaina, pur avendo maturato debiti pregressi con gli aggressori. Per quanto concerne, invece, alla dinamica del delitto, gli investigatori riuscivano ad appurare che alla base vi è stata una lite culminata con l’assassinio del Piperno con un colpo d’arma da fuoco giorno 19 giugno e che ad esplodere i colpi materialmente fu il figlio Perfidio Ezio, il tutto alla presenza del padre Perfidio Francesco che aiutava poi il figlio a caricare il Piperno in auto e trasportarlo nel luogo, distante circa 2 km circa dalla loro casa, dove poi fu rinvenuta l’autovettura bruciata il successivo giorno 20 giugno.

A corollario di ciò, inoltre, i militari operanti ricostruivano quelli che sono gli interessi nella vendita di stupefacenti che gli arrestati hanno nel territorio di Nicotera, in special modo Perfidio Francesco che ha numerosi precedenti specifici in materia. Ad aggravare il quadro complessivo vi è da un lato il fatto che il gesto gravissimo e letale sia stato compiuto di base per una somma irrisoria di denaro di debito, dall’altro che entrambi i soggetti abbiano da subito cercato di occultare il cadavere e qualsiasi collegamento, anche relazionale, nei confronti della vittima.

 

 

 

OMICIDIO DI NICOTERA, SVOLTA NELLE INDAGINI
LaC TV Pubblicato il 4 set 2018

 

 

 

Fonte:  corrieredellacalabria.it 
Articolo del 11 novembre 2018
Ucciso e bruciato nella sua auto, celebrati i funerali
Il corpo di Stefano Piperno venne trovato lo scorso giugno a Nicotera. A settembre furono arrestati Francesco ed Ezio Perfidio, padre e figlio, ritenuti responsabili dell’omicidio e della distruzione del cadavere.

Nicotera. Sono stati celebrati nel Duomo di Nicotera i funerali di Stefano Piperno, l’insegnante 34enne trovato carbonizzato all’interno della sua auto, nel giugno scorso, in una zona di campagna.

In tanti hanno perso parte, nella chiesa di San Francesco di Paola, alle esequie celebrate alla presenza anche di alcuni migranti ospiti del Cas cittadino dove il giovane si occupava di alfabetizzazione.

Piperno scomparve il 10 giugno scorso dopo essere uscito da casa per recarsi al lavoro senza mai arrivarci.
Il cadavere dell’uomo venne trovato il giorno dopo all’interno dell’auto data alle fiamme.

Il 4 settembre le indagini dei carabinieri hanno portato all’arresto di Francesco ed Ezio Perfidio, padre e figlio, ritenuti responsabili dell’omicidio e della distruzione del cadavere. I motivi, secondo l’ipotesi investigativa più accreditata, sarebbero riconducibili ad un debito di droga maturato dalla vittima.

Dopo quasi 5 mesi, la Procura ha disposto la restituzione della salma per le esequie.

 

 

 

Fonte: ilvibonese.it
Articolo del 21 novemvre 2019
Omicidio Piperno a Nicotera, due condanne
di Giuseppe Baglivo
Il pm aveva invocato il carcere a vita per Ezio Perfidio ed una pena minore per il figlio. I commenti del padre della vittima e del legale di parte civile

Ezio Perfidio condannato a 30 anni di reclusione, 6 anni a Francesco Perfidio, entrambi di Nicotera. Queste le pene decise dal gup del Tribunale di Vibo Valentia, Tiziana Macrì, nel nel processo in abbreviato per l’omicidio di Stefano Piperno, il giovane educatore di Nicotera ucciso il 19 giugno 2018. Il pm Filomena Aliberti aveva chiesto l’ergastolo per Ezio Perfidio e 8 anni per Francesco Perfidio. Alla richiesta si erano associati i difensori di parte civile, gli avvocati Nicodemo Gentile ed Antonio Cozza. Il rito abbreviato ha permesso agli imputati di godere di uno sconto di pena pari ad un terzo.

Secondo l’accusa, sarebbe stato Ezio Perfidio a sparare al coetaneo Stefano Piperno alcuni colpi di fucile. Il padre Francesco sarebbe stato invece presente al momento dell’omicidio. A queste conclusioni è giunta la Procura di Vibo Valentia sulla scorta di un’indagine dei carabinieri del Nucleo operativo di Tropea (guidati dal maggiore Dario Solito), del Nucleo investigativo di Vibo Valentia (guidati dal maggiore Valerio Palmieri), del Ris di Messina e della sezione “Crimini violenti” del Ros (diretti dal colonnello Paolo Vincenzone), che ritengono l’omicidio aggravato dai futili motivi. Il movente del delitto sarebbe invece da ricercare nelle pressanti richieste della vittima finalizzate ad ottenere dello stupefacente del tipo cocaina, pur avendo maturato debiti pregressi con gli aggressori. Francesco Perfidio era accusato dei reati di distruzione di cadavere, detenzione di armi oltre ad un’ipotesi aggravata di spaccio di sostanza stupefacente. A difendere gli imputati, l’avvocato Francesco Sabatino.

 

 

 

Fonte:  ilvibonese.it
Articolo del 23 novembre 2019
Condanne per l’omicidio Piperno, la sentenza non lenisce il dolore
di Agostino Pantano
Il padre del giovane mediatore culturale ucciso e dato alle fiamme a Nicotera: «Pena non adeguata. Confidiamo nella giustizia divina»

«Una sentenza che per senso comune disapproviamo», così Gregorio Piperno commenta la pena inflitta per l’omicidio del figlio Stefano. Ha avuto 30 anni Ezio Perfidio, ma la pena per suo padre Francesco – che non rispondeva per l’assassinio ma solo per il reato di distruzione del cadavere – si è fermata a 6 anni. Siamo entrati per la prima volta nella casa che fu del docente ucciso 17 mesi fa a Nicotera, cogliendo il senso di un dolore incolmabile, che oggi si aggiunge alla delusione per un responso giudiziario di primo grado «che – spiega ancora Piperno – non ci restituisce il movente di un omicidio efferato e per futili motivi». I genitori di Stefano volevano l’ergastolo, ma la scelta del rito abbreviato ha reso tecnicamente impossibile “il fine pena mai” che hanno invocato. C’è poi, a rendere ancora più pesante la condizione, la preoccupazione «perché – afferma Gregorio Piperno – il padre dell’omicida gira libero per le strade del paese».

Mesi a studiare le carte del processo, in quella che era la cameretta del figlio che lavorava in un centro per migranti dove faceva il mediatore culturale, facendosi un’idea dolorosa del contrasto tra il tecnicismo di un rito abbreviato che non prevede la condanna all’ergastolo, il sentimento di genitore e la strategia difensiva. Si attendono le motivazioni della sentenza, e l’avvocato Nicodemo Gentile che patrocina la parte civile aggiungerà le ragioni del cuore a quelle del diritto, per una famiglia che ha perso un figlio per un debito di 140 euro che – secondo i genitori – nel processo non è stato collegato a nessuna compravendita di spinelli così come ipotizzato. «L’unico conforto che in questi mesi abbiamo trovato – conclude tra le lacrime il padre di Stefano – è stato nella fede per la giustizia divina».