25 luglio 1980 Villa Literno (CE). Muore in ospedale Tammaro Cirillo, delegato CGIL, ferito gravemente presso il cantiere in cui lavorava, dopo 21 giorni di agonia.

Tammaro Cirillo, sindacalista della Fillea CGIL, operaio edile che si batteva sui cantieri in costruzione per i diritti dei lavoratori. Voleva che gli operai potessero lavorare in condizioni di sicurezza, che avessero diritto a mangiare in un luogo adeguato e non in mezzo alla polvere delle costruzioni, che potessero ricevere il pagamento delle ore di straordinario e che fossero “regolarizzati”. Chiedeva, insomma, che ci fossero delle regole in una realtà, quella campana del 1980, in cui la camorra gestiva la maggior parte degli appalti pubblici e dirigeva i più grandi cantieri della regione. Aveva un potere enorme la camorra, perché era “proprietaria del lavoro”.
“Da oggi niente più cottimismo”, gridò Tammaro nell’assemblea sindacale del 3 luglio 1980. Il giorno dopo fu brutalmente gambizzato e morì il 25 luglio, dopo 21 giorni di agonia.

(Fonte: anteprima24.it )

 

 

 

Articolo da L’Unità del 4 Luglio 1980
Delegato sindacale appena eletto ferito in un agguato: è la camorra?
di Antonio Polito
È gravissimo – Lo hanno seguito fin dentro casa – L’operaio edile tornava dall’aver festeggiato la sua nomina – Il cantiere era già stato attaccato con la dinamite dalla mafia – Una zona difficile

NAPOLI – Una rosa di pallettoni nella coscia sinistra, un agguato crudele e spietato; TammaroCirillo, eletto poche ore prima delegato sindacale di un cantiere edile di Villa Literno, è nel reparto rianimazione del Cardarelli di Napoli. Il piombo, sparato quasi a bruciapelo con un fucile da caccia, gli ha strappato l’arteria femorale. L’operaio, iscritto aila CGIL, perderà quasi certamente la gamba; fino a tarda ora, ieri sera i sanitari temevano per la sua stessa vita. molto dipenderà da come il suo fisico saprà reagire alle due operazioni che ha già subito.
Chi gli ha sparato ha atteso che rientrasse a casa, che uscissero la moglie e gli altri famigliari; poi è entrato nella cucina dell’abitazione, una casa colonica composta di un solo piano, ed ha sparato. Con Tammaro Cirillo c’era, in quel momento solo la figlia quindicenne: era girata verso il televisore  — ha raccontato agli  inquirentii — e si è accorta di quanto accadeva solo quando ha udito l’esplosione. Ha visto con la coda degli occhi un uomo, che fuggiva.
Villa Literno ha risposto subito con lo sciopero ed una  manifestazione, di massa.
L’ipotesi di una intimidazione mafiosa è la più probabile (anche se non si abbandonano ancora altre piste) ed il sindacato ha deciso di reagire subito in modo chiaro e fermo.
Poche oreprima dell’agguato, Tammaro Cirillo, era infatti stato eletto delegato sindacale nel cantiere «Sled» di Villa Literno, un centro a poca distanza da Aversa; Un cantiere difficile in una zona ancora più difficile, l’unica a nord della Calabria dove vengono applicate le norme della legge anti-mafia.
In questo stesso cantiere la camorra aveva già fatto sentire la propria voce a colpi di dinamite. Quattro esplosioni, in pochi mesi, due anni fa: danni per centinaia di milioni.
La ditta che occupa circa quattrocento operai, gestisce una fetta oltremodo appetitosa dei finanziamenti delle opere per il disinquinamento del golfo di Napoli. La mafia,più che alla solita tangente del racket, puntava più in alto: mirava a intervenire direttamente su quei miliardi.
Si chiedeva. insomma, che fossero subappaltati a ditte «amiche» lavori per migliaia di milioni.
I lavoratori reagirono duramente: il rischio di finire sotto il gioco dei mafiosi, in condizioni di lavoro nero e supersfruttato, fece scattare una reazione  popolare che bloccò il disegno.  Poi due anni di stasi. C’è chi dice che in qualche modo i camorristi fossero riusciti ad avere comunque un controllo sul cantiere che per questo le acuq si fossero chetate. Fatto sta che l’elezione dei delegati sindacali dell’altro ieri ha cambiato i rapporti di forza. E’ stata eletta gente nuova, stimata; è rimasto fuori qualche   «delegato di rispetto». Tammaro Cirillo, iscritto alla CGIL, comunista con la tessera fino ad un paio di anni fa, simpatizzante attivo e impegnato, era stato festeggiato per la sua elezione.
Per questo era rientrato a casa tardi. Con un gruppo di amici e di compagni di lavoro si era trattenuto a commentare l’elezione ed a discutere delle cose che nel cantiere dovevano cambiare. Pochi minuti dopo, il sanguinoso agguato.
Se a sparare è stata la mafia, lo scontro politico in atto in quella zona farebbe un salto dì qualità evidente ed estremamente pericoloso .
Da sempre la delinquenza ha un posto molto rilevante nella gerarchia sociale dei «mazzoni», la zona di Villa Literno, ma finora non aveva mai affrontato così a viso aperto il movimento operaio.
Le connivenze con il potere politico sono forti e diffuse, ma mai l’ambizione dei gruppi mafiosi era arrivata così in alto.
[…]

 

 

Articolo da L’Unità del 5 Luglio 1980
Un agguato sotto il segno della mafia
di Antonio Polito
Nel cantiere dì Villa Literno dove lavorava il delegato ferito
I compagni di lavoro non hanno il coraggio di denunciare – Una zona che è terreno di caccia della camorra – Dal Villaggio Coppola-Mare ai miliardi della Cassa per il Mezzogiorno.

Sulla porta del capannone adibito a mensa, c’è un cartello, scritto a mano: «I vecchi delegati salutano i nuovi ed augurano loro buon lavoro». Di seguito, i quattro nomi dei neo-eletti, tutti della CGIL, con il numero dei voti vicino. Il terzo, in ordine di preferenza, è Tammaro Cirillo.
I suoi tre compagni sono nel capannone; lui, invece, è in una camera operatoria dell’ospedale Cardarelli di Napoli, dove gli è stata amputata una gamba, dilaniata dai pallettoni di un fucile da caccia.
Per capire chi gli ha sparato, e perché, non si può che partire di qui, da questo gigantesco cantiere edile collocato a due chilometri dal litorale Domiziano, a Villa Literno. Il nome dell’assassino non c’è ancora. Né il movente. Ma c’è, scritta nelle cose, la dura vicenda di una zona del Mezzogiorno, fatta di reddito e di povertà, di delinquenza e di paura, di sviluppo e di arretratezza. In pochi ettari, qui, è concentrata una grande ricchezza.
Lungo la costa, proprio di fronte al cantiere, c’è «rapina-mare». Così è stato ribattezzato il villaggio edificato dai Coppola, in gran parte irregolarmente. Vincenzo Coppola è l’uomo che è stato fermato mentre si recava con quattro miliardi in contanti all’appuntamento con i rapitori del figlio. La cifra, così facilmente racimolata, dà un’idea di quale giro d’affari ci sia intorno al villaggio, che ospita oltre cinquantamila persone.
Tutt’intorno c’è una campagna spezzettata in mille poderi ma ricca, dove il contadino, tra pomidoro e frutta, riesce a produrre abbastanza per sé e per chi gli impone la «mazzetta», la «tangente» sui prodotti agricoli.
E poi c’è il cantiere Sled. In pochi ettari, centinaia di operai dovrebbero costruire una cinguantina di vasche di depurazione alte venti-trenta metri e scavare una teoria di canali larghi, profondi e lunghissimi. Un enorme cartello ricorda  che i lavori sono della Cassa per il Mezzogiorno; l’unica vasca innalzata finora, invece, ricorda che in tre anni ben poco si è fatto e che se andrà avanti cosi ci vorranno decenni.
In questo mare di  denaro, pubblico e privato, si è impiantata la camorra? I compagni di Tammaro Cirillo non parlano. A questa domanda non rispondono. Dimostrano però con la loro stessa paura, evidente, fortissima, che la camorra c’è, eccome. Di sicuro fa pagare la tangente alla direzione del cantiere. Certamente controlla le assunzioni.
Probabilmente sta riprovando a mettere le mani direttamente sull’intera torta, ottenendo subappalti per ditte «amiche». Tammaro Cirillo di certo si sarebbe opposto a questo proqetto. In una assemblea, poco prima delle elezioni sindacali, aveva anche redarguito un delegato che gli sembrava reticente. «Devi parlare — gli disse — queste cose si devono dire ». Ha pagato per quello? «Non dico di no; ma non ho detto di sì», rispondono i colleghi. Ed è vero che avete tutti ricevuto minacce, voi sindacalisti? Che a quello gli hanno incendiato la porta di casa? Che contro l’abitazione di quell’altro fecero esplodere una bomba? «Sì e no comunque domandatelo agli interessati».
Chi ha sparato contro Tammaro Cirillo, dunque, per ora non si sa. Anche i carabinieri invitano ad andarci cauti, con l’ipotesi mafiosa. Ma una cosa è certa: in questa zona la camorra c’è, prospera, si industrializza, diventa sempre più. potente.
Si sa per certo, tanto per fare un esempio, che sono oltre quattrocento, tra siciliani e calabresi, i forestieri che hanno preso alloggio dal primo gennaio di quest’anno in alberghi del Casertano. Si sa di sicuro, ancora, che robuste organizzazioni delinquenziali hanno trovato allennze e manovalanza  nella malavita locale. Cosicché non si può neanche più usare la distinzióne scolastica tra «camorra» napoletana, mafia  siciliana, «’ndrangheta» calabrese. Da queste parti si è nascosto a lungo Luciano Liggio; da queste parti, per una stranezza della legge, vengono inviati in soggiorno obbligato mafiosi siciliani e calabresi. Qui è stato confinato nientemeno che il boss Trìpodi, poi ucciso in carcere a Poggioreale. La delinquenza organizzata è ormai una griglia sociale decisiva, e, naturalmente, un potente canale di consenso politico. Da queste parti la DC supera il sessanta per cento.
Vincenzo Coppola è forse stato il precursore di questa spregiudicata operazione a cavallo tra potere politico e gruppi di «rispetto». Ed i Bosco, padre e figlio, avevano bisogno dei suoi voti per essere eletti. Ora che gli hanno rapito il figlio al potente Coppola, vuol dire che qualcosa è saltato, che molto sta cambiando. E, come sempre accade, qualche frangia del sistema pare «impazzita». In questo gioco pericoloso c’è anche l’azzoppamento di Tammaro Cirillo, operaio edile iscritto alla CGIL? Finché la Gente risponderà «non dico né sì , né no», sarà molto difficile rompere questa cappa di piombo.

 

 

 

Articolo da L’Unità del 29 Luglio 1980
Villa Literno: preoccupante l’escalation camorristica

Un altro sindacalista vittima di un attentato camorristico
Un «filo rosso » sembra collegare quest’episodio con il ferimento di Tammaro Cirillo morto dopo 10 giorni di agonia – Le prese di posizione al sindacato e Partito comunista.

«E’ più che presumibile che ci sia un filo rosso – ci ha detto il compagno Pastore della CGIL di Caserta — fra l’attentato di cui è rimasto vittima il sindacalista della UIL Vincenzo Fabozzi (come scriviamo anche in altra parte del giornale) e quello, avvenuto all’inizio del mese di luglio, che ha portato alla morte il delegato sindacale Tammaro Cirillo. L’attacco della camorra, proprio dopo l’attentato a Tammaro Cirillo, si è intensificato. E Vincenzo Fabozzi, proprio a questa «escalation» si era opposto…».
Un commento questo che lascia capire quale sia il Clima nella zona del «Mazzoni». Il cantiere della Sled, è stato vittima, più volte di attentati estorsilvi. Uno, nel 1978 provocò danni per centinaia di milioni. Ma la camorra non vuole imporre solo tangenti, vuole che i suoi «protetti» siano assunti con determinati privilegi, pretende di effettuare lavori a cottimo, insomma si vuole sostituire ed incamerare i massimi proventi.
Una evoluzione quella della malavita dell’aversano che ricorda molto quella della mafia in Sicilia ed in Calabria. Da organizzazione «criminale» invischiata in decine di loschi traffici, si è trasformata in una impresa «commerciale» che lancia i suoi addentellati in tutte le branche economiche.
Non è solo quindi questione di dimensioni: a Palermo sono state costruite migliaia di case; nell’Agro Aversano la speculazione ha colpito in maniera strisciante, basti guardare la fascia costiera del litorale Domiziano, i grossi centri dell’entroterra.
Piano piano colate di cemento si sono abbattute sulle cittadine della provincia di Caserta. Ed il PCI — come ha dichiarato il compagno Venditto, segretario della federazione — è rimasto solo a combattere la malavita che colpisce non solo le attività commerciali grosse ma isterilisce anche il piccolo e piccolissimo commercio.
La violenza poi di questa camorra è stupefacente. In sette anni circa centosessanta omicidi sono stati compiuti in questa zona, l’unica ad avere applicata; al nord della Calabria, la legge antimafia. Una guerra, che ha fatto anche vittime innocenti. Come il ragazzo di 11 anni ucciso per vendetta due anni fa a Lusciano, come il sindacalista Tammaro Cirillo.

 

 

 

Fonte: nteprima24.it
Articolo del 11 ottobre 2018
Istituito Premio Tammaro Cirillo, in ricordo del sindacalista vittima della camorra
di Anna Rita Santabarbara

Caserta – Tra il 1980 e il 1999 in quella che una volta era conosciuta come Campania felix sono morte 700 persone. Non le ha uccise un’epidemia, ma una delle piaghe sociali che ha trasformato questa terra fertile e produttiva nella crudele terra dei fuochi: la camorra.

Tra questi, ci fu Tammaro Cirillo, un sindacalista della Fillea CGIL, operaio edile che si batteva sui cantieri in costruzione per i diritti dei lavoratori. Voleva che gli operai potessero lavorare in condizioni di sicurezza, che avessero diritto a mangiare in un luogo adeguato e non in mezzo alla polvere delle costruzioni, che potessero ricevere il pagamento delle ore di straordinario e che fossero “regolarizzati”. Chiedeva, insomma, che ci fossero delle regole in una realtà, quella campana del 1980, in cui la camorra gestiva la maggior parte degli appalti pubblici e dirigeva i più grandi cantieri della regione. Aveva un potere enorme la camorra, perché era “proprietaria del lavoro”.

“Da oggi niente più cottimismo”, gridò Tammaro nell’assemblea sindacale del 3 luglio 1980. Il giorno dopo fu brutalmente gambizzato e morì il 25 luglio, dopo 21 giorni di agonia.

Un nome poco conosciuto a livello nazionale, quello di Tammaro, al quale ieri la Fillea CGIL Caserta, sindacato dei lavoratori delle costruzioni, riunita al Teatro della Legalità di Casal di Principe in occasione del VII congresso provinciale, ha deciso di dedicare un premio annuale: una borsa di studio per i figli dei sindacalisti che si sono distinti in azioni concrete di legalità.

“Tammaro Cirillo ha lottato per la giustizia e la libertà”, ha ricordato il segretario provinciale della Fillea CGIL Caserta, Vincenzo Maio, “si è battuto contro chi vuole chiudere la vita in uno steccato di paura e di violenza”.

“Bisogna andare oltre il ricordo”, ha ribadito Camilla Bernabei, segretario CGIL Caserta. “Non possiamo far morire Tammaro per la seconda volta. La legalità deve diventare più forte della malavita. La lotta contro la camorra non è finita perché tutti sappiamo che sui cantieri il problema c’è ancora. Dobbiamo fare in modo che ci sia legalità in tutti i cantieri della provincia”.

La lotta di Tammaro e i suoi ideali sono stati ricostruiti dall’attore Francesco Rivieccio, che ha intrattenuto la platea, in apertura ai lavori del congresso, con uno straordinario monologo in cui ha raccontato con un umorismo amaro la diatriba che da sempre esiste sui cantieri tra gli operai che chiedono di “essere messi a posto” e di “ricevere il pagamento dello straordinario”, e gli imprenditori che rispondono che “straordinario è il progetto che hai sposato, per cui non hai fatto niente di più che il tuo dovere”.

“I morti di camorra sono una responsabilità per chi viene dopo”, ha detto il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale. “Non si tratta soltanto di conservarne la memoria. La cosa difficile è essere alla loro altezza continuando a fare quello per cui loro hanno dato la vita”.

All’incontro era presente anche la figlia di Tammaro, Laura Cirillo, che, tra l’emozione e l’orgoglio, ha ammesso: “Mio padre era una persona perbene e di animo nobile. Mi sento onorata di esser sua figlia”.

 

 

 

 

Tammaro Cirillo – La Fillea dedica una sale della sede nazionale a Tammaro Cirillo, operaio edile ammazzato dalla camorra

FilleaCgil – 10 giugno 2019

 

 

 

Fonte: ireporters.it
Articolo del 4 luglio 2019
Tammaro Cirillo della Fillea Cgil non è vittima innocente, il Ministero rigetta la richiesta delle figlie
di Veronica Vicario
Il Ministero dell’Interno ha rigettato la richiesta di riconoscimento come vittima innocente della camorra di Tammaro Cirillo, sindacalista di Villa Literno.

Tammaro Cirillo non può essere riconosciuto vittima innocente della camorra perché secondo il Ministero dell’Interno il diritto delle figlie a richiederlo, è prescritto. Per quell’omicidio non c’è però mai stato processo né mai sono stati scoperti i mandanti né gli esecutori.

L’omicidio
Cirillo fu colpito a Villa Literno il 2 luglio del 1980. Era un operaio nel cantiere Sled di Villa Literno. La ditta che si occupava del disinquinamento del Golfo di Napoli e che la camorra avrebbe voluto controllare attraverso il sistema di subappalti che sarebbero stati dati a ditte ‘amiche’. Un metodo che poteva passare inosservato ma che Tammaro Cirillo aveva capito e denunciato. In quello stesso cantiere la camorra aveva già fatto sentire la propria presenza con quattro esplosioni, in pochi mesi. Cirillo, teneva a cuore il destino della propria terra e per questo aveva deciso anche di impegnarsi nel sindacato della Cgil, tanto che era stato eletto quale delegato sindacale pronto a dar battaglia a chiunque avesse voluto rubare il lavoro ai lavoratori onesti. I camorristi non avevano però intenzione di rinunciare a quella grossa fetta di soldi facili e lo uccisero di sera a casa, colpendolo alle gambe. Tammaro Cirillo, morì in ospedale dopo dieci giorni di agonia. Al momento dell’agguato con lui c’era la figlia Laura, allora 15enne.

La richiesta
Le figlie a novembre del 2018 hanno chiesto di riaprire le indagini domandando ai magistrati di interrogare i collaboratori di giustizia presenti a Villa Literno e fornendo indicazioni riguardo alle possibili respirabilità. Eppure per gli uffici del Viminale, sotto la competenza del prefetto Rossana Rabuano Direttore Centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, (mentre dirigente d’area è il vice prefetto Antonella Buono) la famiglia del sindacalista merita di essere respinta. Il sottosegretario competente è Nicola Molteni, deputato della Lega di Matteo Salvini. Tardività, è per i funzionari ministeriali la giusta motivazione per bollare il fascicolo e rigettarlo. La Fillea-Cgil, sindacato dei lavoratori edili ha deciso di istituire un premio in sua memoria ed un mese fa a Tammaro Cirillo è stata intitolata una sala della sede nazionale di Via Morgagni della Fille Cgil.

Il giudice dà torto al Ministero
In una recente Ordinanza, del Tribunale di Roma il giudice ha però chiarito, in riferimento ad un’altra vittima innocente, la cui istanza è stata ritenuta non meritevole per lo stesso motivo, che: “sostenere che le ricorrenti siano decadute dall’esercizio del diritto prima che fosse emersa la prova dell’esistenza del presupposto di insorgenza del diritto e dunque prima che lo stesso potesse essere non solo esercitato ma anche conosciuto dal titolare, è un nonsenso giuridico, e comunque non può attribuirsi all’inazione delle ricorrenti alcun significato di abbandono o negligenza”. Per Cirillo il motivo della prescrizione sarebbe dunque nullo. E allora perché gli uffici della Rabuano la sollevano?

 

 

 

 

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