2 Settembre 2001 Casoria (NA) Ucciso Stefano Ciaramella, 16 anni, per aver cercato di difendere la sua ragazza e il suo vecchio motorino.
Stefano Ciaramella viene ucciso per aver reagito all’aggressione di quattro criminali.
Una domenica sera, il 2 settembre 2001, è accanto al suo scooter con la fidanzatina, di appena 14 anni, in una stradina laterale del centro di Casoria. Stanno parlando di loro, di come organizzare la serata in quell’ultimo scorcio di week end con i soliti amici. Non sanno che poche ore prima le bande criminali che assediano Casoria hanno già portato a termine quattro rapine. Obiettivo: i motorini.
Sono in quattro a bordo di due scooter, giovanissimi anche loro. Sono tutti a viso scoperto e non impugnano armi e minacciano: “dacci il motorino, dateci i soldi”. Stefano Ciaramella e la fidanzatina cedono tutto, motorino, cellulare e la banda sembra allontanarsi, ma uno dei quattro rapinatori punta sulla ragazza strattonandola e provocando lo strappo della camicia. A questo punto Stefano d’impeto reagisce e blocca l’aggressore della sua fidanzatina. C’è una breve colluttazione e uno dei rapinatori già in fuga se ne accorge e torna indietro, tira fuori un coltello e lo colpisce al cuore. Stefano cade a terra, morendo tra le braccia della ragazzina.
Presto i carabinieri individuano il gruppo criminale, soltanto due degli arrestati sono maggiorenni all’epoca dei fatti: Pietro Amadori, militare di leva, e Giuseppe D’Ascillo.
D’Ascillo viene condannato a 30 anni in primo grado, pena ridotta poi a 15 in secondo grado.
Stefano aveva tanta voglia di vivere, di amare e di crescere. Resta solo un pensiero alla sua famiglia e a coloro che lo hanno amato: “chi ha ucciso ha meno vita dentro di quanto ne abbia tolta a Stefano. Il ricordo, il sorriso, la bontà di questo ragazzo, che di lì a qualche mese avrebbe compiuto 17 anni, ancora riempie la vita d’amore. In questo Stefano vive, l’amore. In questo forse i suoi carnefici hanno perso la loro vita fin dalla nascita, la mancanza d’amore per sé e per gli altri”. Queste le dichiarazioni della sorella di Stefano, Antonella Ciaramella.
Nel mese di settembre 2016, in occasione del 15esimo anniversario della sua barbara uccisione, viene celebrata una messa in sua memoria presso la Parrocchia di San Mauro a Casoria, organizzata dalla parrocchia stessa e dall’associazione Libera.
La storia di Stefano Ciaramella è raccontata nel libro di Antonella Mascali “Lotta civile”, edito da Chiarelettere nel 2009.. (Fondazione Pol.i.s.)
Articolo di La Repubblica del 4 Settembre 2001
Difende la fidanzatina, ucciso
di Ginatomaso De Matteis
CASORIA – Ha difeso la sua ragazza, e il suo vecchio Piaggio Hexagon. Lo hanno ucciso senza pietà, per la sua faccia pulita e perché aveva alzato la testa. Perché li ha inseguiti quando ha visto la sua fidanzatina con la camicia strappata, strattonata violentemente per una borsetta con poche lire. Così è morto Stefano Ciaramella, studente di ragioneria, 17 anni a dicembre. E’ caduto in un vicolo di Casoria, un budello isolato, senza uscita e senza luci, nella notte di domenica, a un centinaio di metri dalla compagnia dei carabinieri e a 500 dalla sua villetta, nel corso principale, via Principe di Piemonte. Una reazione concitata, un gesto di ribellione che gli è costato la vita. Perché i balordi che assediano la cittadina a Nord di Napoli non perdonano. E uccidono: cani sciolti, predoni, balordi che ti «puniscono» anche quando pretendono un paio di scarpe «Nike». Ora gli investigatori li stanno cercando. Posti di blocco, perquisizioni: una caccia senza sosta. I carabinieri della compagnia di Casoria sono partiti dal racconto di D., 14 anni, la sua fidanzatina, per ricostruire la dinamica di un altro tentativo di rapina finito nel sangue: il quinto dall’ inizio dell’ anno a Napoli e provincia. Sono le 23 e 20 di domenica. I due ragazzi si appartano in un luogo buio, cercano intimità. Sono a bordo del vecchio ciclomotore di Stefano. Forse non sanno neppure che, poche ore prima, le bande che assediano Casoria hanno portato a termine già quattro rapine. Obiettivo: i motorini.
Si fermano lì, in via Padova: una stradina a rischio, certo. Ma in genere ci sono tante coppiette. Giovanissime. Si avvicinano i rapinatori. Sono in quattro, a bordo di due scooter. Giovanissimi anche loro, secondo le prime testimonianze. Sono tutti a viso scoperto e non impugnano armi. Minacciano: «Dacci il motorino, dateci i soldi». All’ inizio è proprio il Piaggio Hexegon nel loro mirino, ma Stefano li fa desistere. E allora puntano su D.: le fanno delle advances pesanti, allungano perfino le mani. Le strappano la camicia color cachi e le portano via la borsetta. Fuggono. Stefano non ci vede più, scatta la sua reazione, d’ impeto. Li insegue per pochi metri e si aggrappa a uno di loro. C’ è una breve colluttazione: uno dei rapinatori tira fuori un coltello e vibra un solo colpo, al cuore. Stefano cade a terra, tra le mani della ragazza che urla disperata: «L’ hanno ucciso, l’ hanno ucciso». Arrivano dei passanti, è una coppia a soccorrere il diciassettenne. Ma la corsa in ospedale è inutile. Stefano ha perso molto sangue, per lui la coltellata sferrata all’ aorta è fatale. Lì, in via Padova, si svolge il pellegrinaggio di amici e parenti. Un anonimo cittadino ha lasciato accanto al luogo dell’ omicidio delle orchidee e un biglietto vergato a mano: un amaro ricordo per chi «aveva tanta voglia di vivere, di amare e di crescere». E un monito per chi ha ucciso: «Per loro nessuna pietà, nessun perdono. Solo indifferenza per chi ha nell’ anima disprezzo per il prossimo e semina morte». Casoria, 110 mila abitanti, è sotto choc. E sotto assedio. Per chi ogni giorno è nel mirino di balordi e sbandati, la morte di un innocente fa urlare di rabbia. Gli amici in coro ricordano Stefano, la sua generosità: «Non avrebbe fatto male a nessuno, nemmeno a loro, i malviventi. Non ha difeso certo il suo motorino. La sua ragazza, piuttosto». Perchè di ciclomotori al fratello Salvatore ne hanno portato via quattro, nel giro di poco tempo. E proprio per Salvatore, uno dei cinque fratelli Ciaramella, Stefano era tornato dalle vacanze: si era sposato sabato. Domenica sera tutta la famiglia festeggiava nella tenuta di Rialto. Una famiglia perbene, i Ciaramella, imprenditori, concessionari dell’ Alfa Romeo e proprietari di un distributore di benzina. «Non andar via ti prego», gli aveva detto il padre Mauro. «Resta con noi». Ora, straziato, non chiede altro che di avere «presto il corpo di Stefano. Niente di più, lasciateci nel nostro dolore». Lo chiede pure lo zio, Pasquale, titolare fino a poco tempo di un albergo a Casavatore. Chiuso, perché assediato dalla delinquenza: «I piccoli balordi, quelli sì che fanno paura con le loro facce spaventate e le mani che tremano».
Articolo del 6 Settembre 2001 di rainews24.rai.it
Quattro arresti per omicidio del 17enne Stefano Ciaramella
Quattro giovani, accusati di aver ucciso domenica notte con una coltellata Stefano Ciaramella, il ragazzo di 17 anni di Casoria, sono stati arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Napoli.
Verso mezzanotte, mentre era con la ragazza, il giovane era stato avvicinato da alcuni balordi a bordo di due scooter, che gli avevano intimato di consegnare soldi e motorino. Alla reazione di Stefano, uno dei rapinatori lo aveva colpito con una coltellata al cuore.
Un episodio di cronaca che ha suscitato un’ondata di solidarietà con la famiglia della vittima e con quella della ragazza che ha assistito all’omicidio, che – sotto choc per l’accaduto – è stata subito trasportata dai genitori in un luogo sicuro. È lei che può identificare gli assassini di Stefano.
Fondazione Polis
Pubblicato il 24 apr 2018
NONINVANO – STEFANO CIARAMELLA
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Articolo del 3 settembre 2019
di Francesco Gemito
Stefano Ciaramella, 16 anni
Il 2 settembre 2001 era una domenica sera come le altre. Stefano Ciaramella s’intratteneva con la fidanzatina accanto allo scooter del fratello, un Piaggio “Hexagon”, in una stradina laterale del centro di Casoria (NA) a 500 m da casa sua. I due parlavano tra loro nell’intimità adolescenziale. Pressapoco le 23:20 giunsero quattro ragazzi a bordo di due scooter, giovanissimi anche loro. A viso scoperto e senza armi intimarono la giovane coppia con l’intento di rapinarli di tutto ciò che avesse valore. Stefano e la fidanzatina cedettero alle minacce consegnando: motorino, cellulari e soldi. La banda fece per allontanarsi ma uno dei quattro rapinatori puntò alla ragazza. Le fece delle avance anche allungando le mani fino a strattonarla strappandole la camicia. A quel gesto Stefano reagì per bloccare l’aggressore. Ci fu una breve colluttazione finché un secondo rapinatore s’intromise per spalleggiare il collega. Quest’ultimo colpì Stefano con una coltellata dritta al cuore. Il giovane cadde a terra tra le braccia della ragazza che chiese aiuto a gran voce. Li soccorsero una coppia di passanti ma Stefano perse troppo sangue vanificando la corsa in ospedale.
Ironia della sorte, Stefano non ha mai avuto un motorino. Lo scooter rubato era del fratello appena sposato che, dovendo partire per il viaggio di nozze, concesse al fratellino il permesso di poterlo usare per quella sera. Stefano era un ragazzo presente, allegro e sempre attento alle persone della sua vita. Con ironia e un sorriso aiutava il prossimo anche nel piccolo. Dimostrava il suo essere responsabile facendo lavoretti stagionali tra cui il meccanico. Con la prima paga si comprò una bicicletta per andare a lavorare, la stessa che, per una sera, fece a cambio con il motorino per uscire con gli amici. […]