20 Settembre 2010 Napoli. Assassinata Teresa Buonocore, aveva fatto arrestare l’uomo che aveva abusato di sua figlia.

Foto da Il Mattino.it

La mattina del 20 settembre 2010, in via Ponte dei Francesi, è assassinata con quattro colpi di pistola Teresa Buonocore.
La donna aveva testimoniato nel processo contro Enrico Perillo, geometra 53enne di Portici ed ex amico di famiglia, condannato a 15 anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di due ragazze minorenni. Una delle vittime era la figlia di Teresa.
Ad armare la mano dei sicari è stata proprio la sete di vendetta del geometra, l’odio contro quella donna che aveva scelto di chiedere giustizia.
Le indagini degli inquirenti, dirette dal primo dirigente Pietro Morelli e coordinate dal pm Simona Di Monte, arrivano presto ad una svolta. Vengono fermati un tatuatore di 26 anni, Alberto Amendola, e Giuseppe Avolio, pescivendolo 21enne. I due sono accusati di omicidio, porto illegale di armi e spari in luogo pubblico. Presto verrà chiarito che Avolio e Amendola hanno agito in accordo con lo stesso Perillo, mandante dal carcere del delitto.
La terribile vendetta si compie poco dopo le 9 del mattino: a lungo gli assassini avevano studiato le abitudini di Teresa e conoscevano bene il tragitto che quotidianamente la donna percorreva recandosi in ufficio. A bordo di uno scooter, Amendola e Avolio raggiungono l’auto di Teresa ed esplodono quattro colpi.
Nel dicembre 2012 Avolio e Amendola vengono condannati rispettivamente a 18 e 21 anni; pene confermate anche in appello nel 2013. Esemplare la pena inferta a Perrillo, condannato all’ergastolo. Intanto, già nel luglio 2012, Perillo aveva visto la sua condanna per i reati sessuali commessi confermata in appello.
Nel febbraio 2014 la corte di Assise d’Appello di Napoli ha confermato la condanna all’ergastolo ai danni di Perillo come mandante dell’omicidio di Teresa Buonocore.
Al processo per l’omicidio della donna sono state ammesse come parti civili il Comune di Portici (dove la donna risiedeva), il Comune di Napoli (dove si è verificata la tragedia), il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli.
Il 12 gennaio 2015 la Corte di Cassazione condanna definitivamente i due killer di Teresa Buonocore. Amendola, uno dei condannati, dovrà anche risarcire l’ordine degli avvocati di Napoli per l’incendio causato allo studio dell’avvocato Maurizio Capozzo.
Nel mese di giugno 2015 arriva altresì sentenza di condanna definitiva per il mandante dell’omicidio: confermata la condanna all’ergastolo.
Emerge dalla cronaca che Perillo ha proceduto alla vendita di ogni proprietà in suo possesso ed il denaro ricavato con assegni circolari non può essere posto a sequestro. Già precedentemente aveva nominato suo fratello Lorenzo procuratore della sua quota sui beni immobili. Il rischio che si prospetta per i familiari di Teresa è di non essere risarciti.
(Fonte: Fondazione Pol.i.s.)

 

 

Articolo del 20 Settembre 2010 da Il Mattino.it
Napoli, donna assassinata nel porto incastrò lo stupratore della figlia

Teresa Buonocore, 51enne di Portici, è stata crivellata da quattro proiettili: gli inquirenti seguono la pista della vendetta
di Maurizio Cerino

NAPOLI (20 settembre) – Uccisa alla maniera dei boss di mafia, al volante della sua auto. Vittima Teresa Buonocore, 51 anni incensurata. E c’è già una pista, solida, sulla quale gli inquirenti hanno concentrato le loro attenzioni: Teresa Buonocore denunciò e fu testimone decisiva nel procedimento contro un uomo che aveva abusato di sua figlia. La vicenda risale al 2008: la bambina della Buonocore subì violenze da un vicino di casa della donna. La dinamica del delitto è ancora in fase di ricostruzione, sulla scorta degli elementi raccolti dagli esperti di ricerca tracce della polizia scientifica. Teresa Buonocore sarebbe stata avvicinata dal suo assassino mentre era al volante della sua auto, una Athos Hyundai.

La donna abitava a Portici, in via san Cristoforo, con il secondo marito e le figlie. Contrariamente a quanto appreso in un primo momento Teresa Buonocore non è sorella di alcun collaboratore di giustizia. Prima di fare la guida turistica, la donna aveva lavorato per lungo periodo nello studio di un penalista napoletano.

L’agguato, che nelle modalità richiama quelli di pretto stampo camorristico, è stato eseguito in via Ponte dei Francesi, sotto il ponte delle arterie di accesso alle autostrade e sulla rampa e alla zona portuale, motivo per il quale i sopralluoghi sono condotti dalla polizia di frontiera, competente per area interessata, coordinata dal primo dirigente Silvestro Cambria.

Secondo quanto è stato possibile apprendere Teresa Buonocore è stata raggiunta da numerosi colpi di pistola esplosi da un killer mentre era in movimento: l’auto infatti, ha proseguito la sua corsa in maniera incontrollata, per fermasi contro un muretto di delimitazione della strada.

I primi a raggiungere la scena del delitto sono stati gli operatori del 118. La conferma della morte e l’orario approssimativo sono stati stabiliti dal medico dell’ambulanza: al centralino del pronto intervento sanitario sono giunte alcune telefonate, forse di probabili testimoni dell’accaduto. Ovviamente gli interlocutori hanno mantenuto l’anonimato.

Con ogni probabilità i killer, almeno in due e di sicuro a bordo di una moto, hanno affiancato la Hyundai Athos grigia, intestata a una donna di 72 anni, prima che la Buonocore raggiungesse il traffico cittadino dove la fuga per il commando sarebbe stata certamente più difficoltosa. Non è escluso che i killer stessero seguendo la donna da diverso tempo: la scelta del posto non sembrerebbe casuale. Sul posto gli esperti in ricerca tracce della polizia scientifica hanno rilevato bossoli e segni di pneumatici di motocicletta.

Gli inquirenti ora stanno battendo la pista della vendetta contro la donna e stanno quindi valutando eventuali collegamenti fra questa vicenda e l’omicidio, anche se resta valida anche l’ipotesi del delitto di camorra, tanto è vero che l’inchiesta, per la quale sono stati delegati gli agenti della squadra mobile con il dirigente Vittorio Pisani e la collaborazione dei colleghi del commissariato di Portici, guidati dal dirigente Michele Spina, è coordinata dal pm antimafia Simona Di Monte. L’uomo che abusò della bambina si chiama Enrico Perillo, ed è un geometra. Per lui fu relativamente semplice “adescare” non solo la figlia di Teresa, ma anche un’altra coetanea: entrambe, all’epoca, erano infatti le amichette del cuore di sua figlia. Perillo, in primavera, è stato condannato in primo grado a oltre quindici anni di reclusione, pena che sta scontando nel carcere di Modena: per giungere alla condanna fondamentali furono la denuncia e la testimonianza di Teresa Buonocore, che non si lasciò per nulla intimidire, nonostante la vicinanza abitativa con l’aggressore della figlia.

A Perillo In un primo momento, furono concessi gli arresti domiciliari, ma l’uomo evase e quindi la misura fu inasprita col carcere. A suo carico c’è anche una condanna per omicidio, che risale a molti anni fa: quando uccise un uomo per gelosia. Fra i precedenti, anche un arresto compiuto per detenzione di un’arma da fuoco: gli agenti del commissariato di Portici gli trovarono in casa un arsenale. Per quest’ultimo reato l’uomo patteggiò una condanna a tre anni di carcere.

 

Articolo del 5 Luglio 2011 da Il Mattino.it 
Omicidio Buonocore, indagini chiuse
richiesta di processo per killer e mandante

di Maurizio Cerino

NAPOLI – L’accusa è quella di aver ammazzato, il 20 settembre 2010, Teresa Buonocore, “rea” di aver fatto incastrare l’uomo che aveva abusato sessualmente della figlia, un geometra, suo vicino di casa.
Il 21 luglio il gip Lucarelli dovrà stabilire se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura della Repubblica e firmata dall’aggiunto Giovanni Melillo e dal sostituto Danilo De Simone, nei confronti di Alberto Amendola e Giuseppe Avolio. I due sono accusati dell’omicidio della donna: avrebbero agito, secondo il teorema accusatorio su mandato del geometra Enrico Perillo, a sua volta condannato per le molestie subite dalla figlia della vittima.

E non solo.
Nel corso dell’indagine per il delitto a carico di uno dei presunti killer e del mandante, sono emerse responsabilità relative a una serie di incendi dolosi. Fiamme che sarebbero state appiccate da Amendola, su commissione di Perillo, allo studio dell’avvocato Maurizio Capozzo, il 17 marzo 2007, perché difensore di un’altra vittima di Perillo; alla casa di Fabio Parisi e, il 25 novembre 2007, all’abitazione della povera Teresa Buonocore, in via san Cristoforo a Portici, con il chiaro intento di intimidirla per farle ritirare le accuse formulate contro Perillo in merito alla violenza sessuale.

Amendola e Avolio, che furono arrestati dalla polizia il 22 settembre, a due giorni del delitto, rispondono di omicidio premeditato in concorso con la moglie e la mamma di Perillo, nei cui confronti si procede separatamente. Avolio, reo confesso, disse che la morte di Teresa Buonocore valeva 15 mila euro.
Hanno già preannunciato la costituzione di parte civile il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e il comune di Portici.

Come detto Teresa Buonocore fu uccisa a settembre del 2010. La donna era in auto, nella zona portuale quando fu avvicinata da una moto con a bordo i killer. Le indagini della quadra mobile di Napoli si orientarono immediatamente nell’ambito privato della donna e non ci volle molto agli inquirenti per capire che l’unica matrice dell’omicidio era da ricercarsi nella vendetta dell’uomo che Teresa buonocore fece condannare per la violenza sessuale sulla figlia, amichetta, peraltro, della figlia dell’orco. Reato per il quale Perillo sta scontando la condanna.

 

 

Articolo del 21 Luglio 2011 da Il Mattino.it
Uccisero Teresa mamma-coraggio
a giudizio il mandante, killer all’abbreviato

NAPOLI – Si è svolta questa mattina l’udienza preliminare relativa all’omicidio di Teresa Buonocore, la madre coraggio uccisa per le sue denunce contro un pedofilo che aveva violentato la figlia.
Il mandante Enrico Perillo è stato rinviato a giudizio dal gup Lucarelli, su richiesta della pm Graziella Arlomede. Il processo inizierà il 26 ottobre presso la terza sezione di Corte d’Assise. I due killer, Alberto Amendola e Giovanni Avolio, hanno invece chiesto il rito abbreviato. Per loro la sentenza sarà emessa il 14 ottobre. Sono state ammesse come parti civili il Comune di Portici (il sindaco Cuomo era in aula), il Comune di Napoli, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati (presenta il presidente Francesco Caia) e il Coordinamento vittime innocenti della criminalità.

 

 

 

In ricordo di Teresa Buonocore…

 

 

Articolo del 20 Settembre 2011 da raffaelesardo.blogspot.com  
RICORDATA A NAPOLI TERESA BUONOCORE UCCISA UN ANNO FA
di Raffaele Sardo

La Fondazione Polis della Regione Campania, in collaborazione con l’associazione Libera e il coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità, ha ricordato oggi Teresa Buonocore, uccisa la mattina del 20 settembre 2010. La donna, 51 anni di Portici, si era costituita parte civile nel processo a carico di Enrico Perillo, un geometra di 53 anni di Portici, condannato in primo grado a 15 anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di tre minorenni, tra cui anche una delle due figlie di Teresa. Dalle indagini degli inquirenti sembra che ad armare la mano dei sicari sia stata proprio la sete di vendetta contro la donna. Gli esecutori materiali dell’omicidio delitto furono, secondo i PM, Alberto Amendola e Giovanni Avolio, che avrebbero agito su mandato di Perillo con la promessa di un compenso di 15mila euro. La sentenza contro i due processati tramite rito abbreviato, dovrebbe arrivare il prossimo 14 ottobre. Presso il Ponte dei Francesi a Napoli, teatro dell’omicidio, è stata posta una corona di fiori. Dopo la preghiera si è svolto un incontro di riflessione presso la sede della Fondazione Polis, con l’intervento dell’assessore per i rapporti con le autonomie locali della Regione Campania, Pasquale Sommese, il sindaco di Portici e presidente dell’Anci Campania, Vincenzo Cuomo, il vicepresidente del Consiglio comunale di Napoli, Elena Coccia, già legale di Teresa Buonocore nel processo che ha registrato la condanna di Perillo in primo grado a 15 anni di reclusione, e il presidente nazionale di Libera, don Luigi Ciotti. Presenti anche i familiari di Teresa Buonocore e una delegazione dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.
«Nell’anniversario del barbaro omicidio di Teresa Buonocore ha inizio anche il processo d’appello per pedofilia nei confronti del mandante del delitto di questa donna coraggiosa. La Buonocore aveva denunciato l’uomo accusato di aver abusato di una delle sue figlie ed è stata uccisa proprio per questo motivo». Così il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro. «Mi aspetto oggi – aggiunge Cesaro – che la giustizia faccia il suo corso con celerità ed estremo rigore e che presto si arrivi alle condanne nei confronti del mandante così come degli esecutori materiali. Nella nostra Città c’è bisogno di segnali chiari e inoppugnabili: certi crimini non meritano pietà».

 

 

Articolo del 4 Ottobre 2011 dal Blog Dalla parte delle vittime 
CHIESTO ERGASTOLO PER L’OMICIDIO DI TERESA BUONOCORE
di Raffaele Sardo

Ergastolo. Questa è la richiesta di pena fatta nei confronti di Alberto Amendola e Giuseppe Avolio, i due presunti assassini di Teresa Buonocore,  uccisa nel settembre dello scorso anno dopo avere testimoniato in aula contro lo stupratore di una delle sue figlie. La richiesta è stata fatta al gup Umberto Lucarelli, nel corso del processo che si svolge con rito abbreviato, dai pm Danilo De Simone e Graziella Arlomede. La prossima udienza è stata fissata per il 14 ottobre, quando discuteranno gli avvocati della difesa. Il presunto mandante, Enrico Perillo, condannato per gli abusi sulla ragazzina, ha invece scelto il giudizio ordinario, che comincerà il 26 ottobre davanti alla III corte d’assise. Teresa Buonocore, agente di viaggi, venne assassinata il 20 settembre 2010 all’interno del porto di Napoli, mentre era alla guida della sua auto. Si accingeva, è emerso dalle indagini, a chiedere a Perillo, suo amico d’infanzia, la provvisionale di 25mila euro decisa dai giudici al termine del processo per la violenza sulla figlia.

 

 

Articolo del 27 Giugno 2012 da corrieredelmezzogiorno.corriere.it
La figlia della mamma-coraggio di Portici racconta gli abusi subiti dall’«orco»

La donna uccisa dopo aver denunciato l’uomo che aveva abusato della ragazzina. Spunta una lettera con cui Perillo ordinò a un killer di uccidere Teresa Buonocore

NAPOLI – Una delle due figlie di Teresa Buonocore, la donna uccisa nel settembre del 2010 per avere denunciato l’uomo che aveva abusato della ragazzina, ha deposto al processo per l’omicidio che si sta svolgendo davanti ai giudici della III corte d’assise. La giovane teste ha parlato dei rapporti con Enrico Perillo, imputato come mandante, il geometra amico di famiglia già condannato in primo grado per quegli abusi: «Mi diceva di non dire niente. Mi mostrava la pistola e mi diceva che se avessi raccontato qualcosa a mia madre l’avrebbe uccisa con quell’arma. Le violenze – ha spiegato la ragazza rispondendo alle domande del pm Graziella Arlomede – avvenivano quando le figlie di Perillo, mie amiche, stavano nella loro camera a giocare a computer». Fu un vicino a segnalare alla polizia quello che avveniva in casa di Perillo. Quando Teresa Buonocore decise che sua figlia non dovesse più frequentare la famiglia del geometra, le venne bruciata la porta di casa. Nel corso dell’udienza ha deposto anche la madre di Alberto Amendola, condannato a 21 anni e quattro mesi come esecutore materiale dell’omicidio al termine del processo con rito abbreviato. La donna ha confermato di aver trovato in un armadio la lettera con la quale Perillo ordinò al figlio di uccidere Teresa e ha rivolto al geometra pesanti accuse, ritenendolo responsabile di avere circuito il figlio offrendogli del denaro. Oltre ad Amendola, è stato condannato come esecutore materiale dell’omicidio anche Giuseppe Avolio: per lui 18 anni di carcere.

 

 

Articolo del 24 Febbraio 2014 da  napoli.repubblica.it
Omicidio Teresa Buonocore
Ergastolo confermato per il mandante  

di Cristina Zagaria

La corte d’assise d’appello di Napoli conferma la condanna all’ergastolo nei confronti di Enrico Perillo, ritenuto il mandante dell’omicidio di Teresa Buonocore, assassinata nel settembre del 2010 all’interno dell’area aeroportuale di Napoli

Carcere a vita. E’ stata confermata dalla Corte d’assise d’appello di Napoli la condanna all’ergastolo nei confronti di Enrico Perillo, ritenuto il mandante dell’omicidio di Teresa Buonocore, assassinata nel settembre del 2010 all’interno dell’area aeroportuale di Napoli. La giustizia non perde tempo, non esita, non indietreggia per la mamma di Portici.

Enrico Perillo ordinò di uccidere Teresa Buonocore perchè la donna si era costituita parte civile al processo per abusi sessuali nei confronti di una delle due figlie nel quale lui era imputato e per cui è anche stato successivamente condannato.

I giudici di secondo grado hanno accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Antonio Iervolino, cui si erano associati i difensori di parte civile: Elena Coccia per il Comune di Portici, Francesco Cristiani per la sorella, le figlie e la madre della vittima, Mario Ruberto per l’Ordine degli avvocati (Perillo infatti è stato condannato anche per l’attentato incendiario allo studio dell’avvocato Maurizio Capozzo, ex difensore della Buonocore) e Giuseppe Dardo per il Comune di Napoli.

I difensori di Perillo, Nicolas Balzano e Lucio Caccavale, hanno annunciato che ricorreranno per Cassazione.

Per l’accusa quello di Teresa Buonocore non è mai stato un omicidio “improvvisato “, ma è giunto al culmine di una “escalation di violenza”, che non merita il riconoscimento di alcuna attenuante: “L’imputato non ha mostrato di aver preso coscienza dell’accaduto”, affermava nel novembre del 2012  il pm Graziella Arlomede prima di chiedere insieme al pm Danilo De Simone la prima condanna all’ergastolo di Enrico Perillo.

La condanna in primo grado per Perillo risale al 6 dicembre 2012: la corte d’Assise di Napoli aveva deciso anche per un risarcimento di 20mila euro in favore dell’Ordine degli avvocati e delle altre parti civili e una provvisionale di 100mila euro ad ognuna delle due figlie della donna.

Gli esecutori materiali dell’omicidio, Alberto Amendola all’epoca 26enne e Giuseppe Avolio, all’epoca  21enne, furono arrestati in meno di 24 ore e condannati al termine di un veloce processo con rito abbreviato (21 anni e quattro mesi il primo e 18 anni il secondo). Condanne confermate in appello nel maggio 2013.

Anche il processo per il mandante dell’omicidio, Enrico Perillo, è andato avanti in questi tre anni e mezzo a ritmi decisi.

Il coraggio della mamma di Portici ha scosso tutta l’Italia. E il suo processo è uno di quei pochi in cui la giustizia non ha conosciuto pause né esitazioni.

 

 

Fonte: ilmattino.it
Portici, villa confiscata ai clan intitolata a Buonocore e Taglialatela

PORTICI – È intitolata a Claudio Taglialatela e Teresa Buonocore, vittime innocenti di criminalità, la dependance di Villa Fernandes a Portici, confiscata alla camorra e affidata al Collegamento Campano contro le camorre. L’inaugurazione, questa mattina, con i familiari delle vittime innocenti di criminalità, i rappresentanti delle istituzioni, del volontariato e forze dell’ordine. La struttura in via Diaz, oltre a essere la sede territoriale e regionale del Collegamento Campano contro le camorre, è anche la sede del presidio di Libera di Portici.

In sala anche la figlia del docente Franciosi e i genitori di Claudio Taglialatela ucciso nel 2003 a 22 anni in una rapina e Alessandra, una delle due figlie di Teresa Buonocore.

 

 

Articolo del 12 Gennaio 2015 da  ilmattino.it
Teresa Buonocore, confermate le condanne per l’omicidio della «mamma coraggio»

È stata confermata dalla Cassazione la condanna per i due assassini di Teresa Buonocore, la ‘mamma coraggio’ di Napoli che nel 2008 testimoniò contro Enrico Perillo, l’uomo che aveva abusato di alcune minorenni tra le quali una figlia della donna, e che per rappresaglia venne uccisa il 20 settembre del 2010 su mandato dello stesso Perillo.

A sparare i colpi mortali furono Alberto Amendola e Giuseppe Avolio: per loro la Suprema Corte ha reso definitiva la pena a 22 anni e 18 anni di reclusione decisa dalla Corte di Assise di Appello di Napoli il 22 maggio 2013.

Amendola dovrà anche risarcire l’Ordine degli avvocati di Napoli perchè la Cassazione ha riconosciuto il diritto dell’ordine a costituirsi parte lesa nel processo per l’intimidazione subita dall’avvocato napoletano Maurizio Capozzo al quale l’imputato aveva incendiato lo studio, sempre per compiacere il Perillo.

«La libertà dei singoli avvocati – ha stabilito la Cassazione per la prima volta – è assicurata dagli Ordini di appartenenza e la lesione al diritto del singolo lede anche quello dell’organismo associativo».

La Suprema Corte, con la sentenza 846 della Prima sezione penale – depositata oggi, udienza del 22 ottobre – ha inoltre respinto la richiesta di Avolio che voleva uno sconto di pena. Dichiarandola inammissibile, la Cassazione ha sottolineato «l’efferatezza del gesto omicidiario e la scientificità e minuziosità della sua preparazione, la straordinaria intensità del dolo, la eccezionale insensibilità umana e morale manifestata».

L’omicidio della ‘mamma coraggio’ di Portici – scrive la Cassazione – «era stato programmato ed eseguito come ritorsione verso la donna che con le sue dichiarazioni aveva determinato la condanna di Perillo a 15 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale continuata e aggravata in danno di minori». «Amendola, amico di lunga data della famiglia Perillo, aveva accettato l’incarico di punire la vittima e aveva coinvolto Avolio, a cui sarebbe andato un compenso di 10mila euro», ha proseguito la Cassazione. Lo stesso giorno del delitto, il corpo di Teresa Buonocore venne trovato su una rampa di accesso al porto di Napoli, dentro una macchina. Per l’omicidio, Perillo sta scontando l’ergastolo.

Per quanto riguarda l’incendio dello studio, l’avvocato Capozzo aveva subito la pesante intimidazione perchè Amendola – scrive la Cassazione nella sentenza – lo riteneva «responsabile di aver creato problemi a Perillo per alcuni abusi edilizi da questi realizzati sul terrazzo della sua abitazione: il legale in un procedimento penale aveva difeso il tenente D.G., denunciato da Perillo per violenza privata commessa nel contesto dell’accertamento dei reati edilizi». Ad avviso della Cassazione, «il comportamento illecito realizzato dall’imputato era stato diretto a limitare il diritto di difesa costituzionalmente riconosciuto ed aveva pertanto leso anche l’Ordine di appartenenza del soggetto passivo del reato».

Questa presa di posizione dell’alta corte non era scontata: in primo grado la costituzione di parte civile dell’ordine era stata rigettata dal gup. Affermata poi in appello ma con l’opposizione della Procura generale di Napoli che ha fatto ricorso in Cassazione, perdendo.

 

 

 

Dal libro: Dead Silent  Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 di Robin Pickering Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, rpi2@uwm.edu

 

 

 

Un giorno in pretura Il coraggio di una madre, Processo Perillo (I)
20 settembre 2010: è un lunedì come tutti gli altri e Teresa Buonocore percorre la strada verso il porto di Napoli per andare a lavorare. Ma sono solo le 9 del mattino quando alcuni passanti notano la sua auto ferma in strada e trovano il corpo senza vita della donna, freddata da 4 colpi di pistola. Sembra un delitto di camorra, ben presto però dal passato di Teresa emerge una terribile storia, che la donna teneva gelosamente custodita.

 

 

 

Leggere anche:

 

 

napoli.repubblica.it
Articolo del 10 gennaio 2020
Napoli, il giudice Spagna “Racconto il coraggio di Teresa Buonocore e sua figlia”
di Dario Del Porto
La donna fu uccisa il 20 settembre 2010 per aver denunciato l’uomo che aveva abusato di una delle figlie

 

 

 

 

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