28 Luglio 2000 Torre del Greco (NA). Ucciso Giuseppe Falanga, 47 anni, imprenditore edile. Vittima del racket.

Foto da fondazionepolis.regione.campania.it

C’è il racket dietro l’omicidio di Giuseppe Falanga, un imprenditore edile di 47 anni ammazzato a Torre del Greco, in provincia di Napoli.
Falanga stava dirigendo i lavori di ristrutturazione di una palazzina all’interno di un parco nei pressi della litoranea, quando due killer gli hanno sparato.
C’erano gli altri operai presenti al momento della sparatoria, c’erano quelli che abitano lì, ma i criminali hanno agito ugualmente.
A bordo di un ciclomotore e con i caschi in testa, hanno varcato il cancello del parco “Merola” e percorso una breve discesa fino a un muretto dal quale si vede il mare. Lì c’era una palazzina circondata dalle impalcature di ferro, che gli operai avevano fissato per lavorare sulla parete esterna. Giuseppe ha scorto i due sicari quando ormai era troppo tardi per scappare.
L’ imprenditore ucciso abitava in una zona isolata, un posto dove nessuno avrebbe visto niente se gli avessero teso un agguato. Invece, hanno voluto ammazzarlo davanti a più gente possibile. Un chiaro segnale da parte della camorra: una punizione esemplare ha più effetto se vi assistono in tanti, se la voce corre in paese, se diventa il fatto del giorno.
L’impresa di Falanga non era grande. Aveva vinto qualche gara bandita dal Comune, ma l’attività era piuttosto limitata. Lui stesso dirigeva i lavori e vi partecipava in prima persona. Insomma, non era un imprenditore da appalti miliardari e ciononostante la camorra ha voluto dare un segnale preciso.
Alcuni giorni dopo, le indagini portano al fermo di due uomini: si tratta di Giovanni Falanga e Giovanni Pugliese, affiliati ad un clan camorristico di Torre del Greco e sui quali gravano indizi di colpevolezza per tentativo di estorsione.
Falanga e Pugliese vengono condannati dal tribunale di primo grado all’ergastolo. Il 7 marzo 2007 la Corte di Assise d’Appello ha confermato la sentenza di carcere a vita per i due e per un terzo complice, Mario Capuano, ritenuto esecutore materiale del raid.
Giuseppe Falanga è riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata con decreto del Ministero dell’Interno. Falanga ha lasciato la moglie e quattro figli.
nota da  fondazionepolis.regione.campania.it

 

 

 

 

Articolo del Corriere della Sera del 29 Luglio 2000
Ucciso imprenditore: aveva detto no al racket
di Fulvio Bufi
Torre del Greco: Giuseppe Falanga, 47 anni, è stato ammazzato mentre lavorava in un cantiere edile all’ interno di un parco Ucciso imprenditore: aveva detto no al racket Killer in azione nel Napoletano. Nei giorni scorsi era stato aggredito un suo socio titolare di un pub.

C’ è l’ ombra del racket delle estorsioni dietro l’ omicidio di Giuseppe Falanga, un imprenditore edile di 47 anni ammazzato ieri pomeriggio a Torre del Greco, in provincia di Napoli. Anzi, è più di un’ ombra: è questa, infatti, la prima ipotesi investigativa attorno alla quale stanno lavorando polizia e Procura distrettuale antimafia. In circostanze del genere è d’ obbligo valutare anche altre piste, ma quella che porta a una punizione per una tangente non pagata ha preso corpo subito dopo l’ agguato, e nelle ore successive si è ulteriormente rafforzata. Falanga stava dirigendo i lavori di ristrutturazione di una palazzina all’ interno di un parco nei pressi della litoranea, quando due killer gli hanno sparato. C’ erano gli altri operai, c’ erano quelli che abitano lì. Ma loro hanno agito ugualmente. A bordo di un ciclomotore e con i caschi in testa, hanno varcato il cancello del parco Merola e percorso una breve discesa fino a un muretto dal quale si vede il mare. Lì c’ è una palazzina circondata dalle impalcature di ferro che gli operai avevano fissato per lavorare sulla parete esterna. Giuseppe Falanga non si è nemmeno accorto di quei due, e quando ha capito che volevano ucciderlo era troppo tardi per provare a scappare: gli hanno puntato le pistole contro e hanno sparato. «Sembravano i petardi che ogni tanto i bambini fanno esplodere, non mi sono reso conto subito di che cosa stesse accadendo», racconta un uomo che era fermo davanti al cancello e quindi ha potuto solo sentire. Quando lo ha capito, i killer erano già ripartiti e avevano ormai imboccato via De Gasperi, una strada che porta fino alla vicina Ercolano. E a quel punto per Giuseppe Falanga non c’ era più niente da fare: era morto. Polizia e magistrati (l’ inchiesta è condotta dal pm della Dda Luciano D’ Angelo e coordinata dal procuratore aggiunto Guglielmo Palmeri) hanno passato l’ intero pomeriggio e la serata di ieri a scandagliare nella vita dell’ imprenditore, alla ricerca di qualcosa che potesse spiegare perché sia rimasto vittima di un agguato che ha proprio tutto dell’ esecuzione camorristica. Non è venuto fuori nulla che potesse portare gli investigatori in una direzione diversa da quella dell’ attività lavorativa di Falanga. E in quell’ ambito, invece, ci sono episodi che hanno l’ inequivocabile firma del racket. Pochi giorni fa, infatti, un socio di Falanga, titolare di un pub nei pressi del porto di Torre del Greco, è stato aggredito e picchiato da chi voleva convincerlo così a mettersi in riga e pagare le tangenti. E poi c’ è un altro ragionamento da fare: l’ imprenditore ucciso abitava in una zona isolata, un posto dove nessuno avrebbe visto niente, se gli avessero teso un agguato. Invece hanno voluto ammazzarlo davanti a più gente possibile. E cose di questo genere, nel linguaggio della camorra, non sono fatte a caso: una punizione esemplare ha più effetto se vi assistono in tanti, se se ne parla in paese, se diventa l’ argomento del giorno. Certo, ci sono ancora molti aspetti da chiarire. Del resto quella di Giuseppe Falanga non era una grossa impresa. Aveva vinto qualche gara bandita dal Comune, ma l’ attività era piuttosto limitata. E lui stesso, che fino a pochi anni fa era un semplice muratore, non soltanto dirigeva i lavori: vi partecipava in prima persona. Insomma, non era uno da appalti miliardari, uno di quelli ai quali i boss della camorra si sentono autorizzati a chiedere molto. Forse è questo che spinge Romeo Del Giudice, il sindaco di Torre del Greco, a una certa prudenza: «Sinceramente ho qualche difficoltà a pensare al racket», dice il primo cittadino. E aggiunge: «Non voglio dire che le estorsioni non esistano, ma dopo gli arresti dello scorso anno i clan di qui sembravano scompaginati. Se questo omicidio fosse opera loro, allora il segnale sarebbe inequivocabile: significherebbe che c’ è stata una riorganizzazione feroce».

 

 

 

 

 

 

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