3 settembre 1947 Rocca di Monreale (PA). Morirono, in una azione contro un pericoloso latitante, il carabiniere Biagio Frugarello, il Commissario aggiunto di P.S. Aurelio Spampinato e il Vice Commissario di P.S. Aurelio Rinaldi

La Questura di Palermo, d’intesa con la Tenenza dei Carabinieri, aveva condotto complesse indagini per la cattura di un pericoloso latitante. Avendo appreso che questi aveva preso dimora in un casolare isolato in una zona rurale compresa fra il Sanatorio “G. Ingrassia” e la Caserma del Centro Addestramento Reclute dell’Esercito “Ciro Scianna”, organizzarono un servizio di appostamento.
Il commissario Aurelio Spampinato insieme al commissario Armando Rinaldi ed al carabiniere Biagio Frugarello, intorno alle 4,10 del mattino, a bordo di una camionetta si fermarono in una trazzera, nel luogo dove già un buon numero di carabinieri ed agenti aveva provveduto a circondare la casa sospetta. Improvvisamente i cani iniziarono a latrare dando l’allarme al delinquente che, compresa la situazione, inforcò una bicicletta dandosi alla fuga e facendosi largo a colpi di pistola. Il carabiniere Frugarello riuscì a colpirlo al fianco, facendolo cadere e disarmandolo. Il Comm. Armando Rinaldi, frattanto avvicinatosi, si accorse che il malvivente estraeva dalla tasca un’altra pistola e gridò al carabiniere di scansarsi. Il malvivente allora fece fuoco su di lui, colpendolo al cuore e, subito dopo, sul Dr. Aurelio Spampinato, che li aveva appena raggiunti. Contemporaneamente Frugarello sparò nuovamente al bandito, che fu dilaniato dallo scoppio di una bomba a mano che teneva in tasca. Il dr. Rinaldi morì appena caricato sulla camionetta, il dr. Spampinato in ospedale, dove ebbe appena il tempo di abbracciare la moglie, frattanto avvisata e giunta da Caltanissetta. Il carabiniere Biagio Frugarello morì in ospedale il 5 settembre dopo una delicato intervento chirurgico.

 

 

 

L’Unità del 4 settembre 1947

 

 

La Stampa del 4 settembre 1947

 

 

 

Foto da carabinieri.it

Fonte: carabinieri.it
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI
CARABINIERI DA RICORDARE: IL CARABINIERE BIAGIO FRUGARELLO
di Giancluca Amore

Biagio Frugarello nacque il 14 dicembre 1922 a Caronia, in provincia di Messina. Superata l’adolescenza decise di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri Reali e il 28 dicembre 1941, soltanto pochi giorni dopo aver compiuto diciannove anni, venne incorporato presso il Battaglione Allievi di Torino per la frequenza del corso d’istruzione. Il 25 luglio dell’anno seguente venne promosso carabiniere a piedi e tre giorni dopo raggiunse la Legione di Genova. Nel clima di confusione determinato dagli sconvolgimenti politico-militari che seguirono l’8 settembre 1943, continuò a prestare servizio nell’Arma dei Carabinieri fino a quando fu costretto a transitare nella Guardia Nazionale Repubblicana, che abbandonò il 10 marzo 1944. Rimase nascosto fino alla conclusione della guerra e il 10 maggio 1945 si presentò nuovamente presso la Legione di Genova, per i patimenti sofferti durante la guerra lo costrinsero ad un periodo di convalescenza. Rientrato in servizio il successivo 7 novembre in Liguria, fu successivamente trasferito, il 30 aprile 1946, in Sicilia, presso la Legione di Palermo che lo destinò in servizio alla Stazione di Bocca di falco. In quei territori l’Arma dei Carabinieri, come pure il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, aveva iniziato nuovamente a confrontarsi con l’emergente criminalità rurale mafiosa, sopitasi durante gli anni del regime fascista dopo i duri colpi inferti dall’azione del Prefetto Cesare Mori. Erano gli anni difficili del cosiddetto banditismo siciliano, di Salvatore Giuliano e della strage di Portella della Ginestra (1°maggio1947). All’alba del 3 settembre 1947 a Rocca di Monreale, una frazione di Palermo, nei pressi di un casolare venne spiegata una forza di circa duecento uomini, tra carabinieri e guardie di pubblica sicurezza, per tentare la cattura del pericoloso latitante Pasquale Abbate. Colpito da vari mandati di cattura per omicidio, associazione per delinquere, rapina, abigeato e vari altri reati contro la persona e il patrimonio, nel dicembre 1946 insieme con altri banditi Pasquale Abbate aveva preso parte ad una rapina in danno della sede palermitana del Banco di Sicilia in cui furono asportati venti milioni di lire. Le attività investigative svolte sul suo conto avevano consentito di scoprire che il bandito aveva una relazione sentimentale con Anna Biondo, giovane ragazza che abitava con la famiglia in un casolare in via Filippo Paruta, nella frazione di Rocca di Monreale. La notoria pericolosità dell’Abbate e l’ipotesi che potesse trovarsi all’interno del casolare in compagnia di altri fuorilegge avevano richiesto un rapido intervento e un dispiegamento di forze in grande stile. La Questura del capoluogo siciliano incaricò della direzione del servizio il Commissario aggiunto di P.S. Aurelio Spampinato, coadiuvato dal Vice Commissario aggiunto di P.S. Armando Rinaldi. Dai funzionari di pubblica sicurezza dipendevano anche i carabinieri al comando del Tenente Ignazio Melilli, comandante della Tenenza di Palermo Suburbana; fra i militari dell’Arma era presente anche il Carabiniere Frugarello. Nel corso dell’operazione di polizia, i latrati di alcuni cani diedero modo al latitante, effettivamente nel casolare, di rendersi conto di quanto stesse accadendo. Abbate prontamente tentò la fuga utilizzando una bicicletta per percorrere le viuzze del podere e raggiungere la strada principale. Cercò di farsi largo a colpi di pistola, ma nel conflitto a fuoco che ne scaturì venne ferito da un colpo di moschetto esploso dal Carabiniere Frugarello. Caduto a terra si finse morto attirando il carabiniere e i due funzionari di P.S. in una trappola mortale: i tre, lanciatisi per bloccarlo, furono improvvisamente investiti da colpi di pistola esplosi dallo stesso bandito. La pronta reazione del giovane carabiniere, che seppur rimasto gravemente ferito all’addome riuscì a indirizzare altri colpi di moschetto contro il bandito, causò la deflagrazione di una bomba a mano nascosta nella giacca dell’Abbate. L’esplosione dell’ordigno dilaniò il malvivente ed impedì che questi riuscisse a lanciarne un altro, che già impugnava, all’indirizzo dei militari. Il Vice Commissario di P.S. Rinaldi, colpito al cuore, spirò durante il trasporto in ospedale. Anche l’altro funzionario di P.S. morì per le ferite riportate nel pomeriggio. Biagio Frugarello invece, giunto in condizioni gravissime all’Ospedale Civico di Palermo, fu sottoposto a un disperato e delicato intervento chirurgico. Resistette ancora per due giorni, ma l’aggravarsi delle condizioni cliniche ne causarono il decesso il 5 settembre 1947. Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero di Caronia. Il sacrificio di questo giovane militare dell’Arma, che aveva soli ventiquattro anni, venne ricompensato, nel 1949, con la concessione della medaglia di bronzo al valor militare. Recentemente, il 16 aprile 2016, con una solenne cerimonia presieduta dal Ministro dell’Interno gli è stata intitolata, in provincia di Messina, la caserma sede della Compagnia di Santo Stefano di Camastra.

 

 

 

 

Foto da: cadutipoliziadistato.it

Fonte:  cadutipoliziadistato.it

Aurelio Spampinato, 34 anni, Commissario Capo di Pubblica Sicurezza Questura di Palermo  .

Era in forza alla Questura di Palermo, Commissariato Porta Nuova, in qualità di Dirigente.

D’intesa con la Tenenza dei Carabinieri di Mezzomonreale, stava conducendo insieme al Commissario Agg.to Armando Rinaldi complesse indagini per la cattura di un pericoloso latitante, un 25enne con svariati precedenti per delitti. Avendo appreso che questi aveva preso dimora in un casolare isolato in una zona rurale compresa fra il Sanatorio “G. Ingrassia” e la Caserma del Centro Addestramento Reclute dell’Esercito “Ciro Scianna”, organizzarono un servizio di appostamento. Il giovanissimo dr. Rinaldi, benché claudicante per i postumi di una ferita riportata in una precedente operazione, volle partecipare ugualmente. Intorno alle 4,10 del mattino la camionetta con a bordo i due funzionari e un brigadiere si fermò in una trazzera alle spalle della caserma dell’Esercito, dove già un buon numero di carabinieri ed agenti aveva provveduto a circondare la casa sospetta. Improvvisamente i cani iniziarono a latrare, dando l’allarme al delinquente che, compresa la situazione, inforcò una bicicletta, dandosi alla fuga e facendosi largo a colpi di pistola. Un brigadiere dei CC riuscì a colpirlo al fianco, facendolo cadere e disarmandolo. Il Comm. Rinaldi, frattanto avvicinatosi, si accorse che il malvivente, che si lamentava per la ferita, estraeva dalla tasca un’altra pistola e gridò al brigadiere di scansarsi. Il malvivente allora fece fuoco su di lui, colpendolo al cuore e, subito dopo, sul Dr. Spampinato, che li aveva appena raggiunti. Contemporaneamente il brigadiere sparò nuovamente al bandito, che fu dilaniato dallo scoppio di una bomba a mano che teneva in tasca. Il dr. Rinaldi morì appena caricato sulla camionetta, il dr. Spampinato in ospedale, dove ebbe appena il tempo di abbracciare la moglie, frattanto avvisata e giunta da Caltanissetta.

Alla memoria del funzionario vennero dedicate una strada e una lapide, entrambe in piazza barone Giuffrida ad Adrano (CT).

Fonte: “L’Unità”, Redazione della Sicilia, 4.09.1947, archivio ritagli stampa della Questura di Palermo

 

 

 

 

Foto da: cadutipoliziadistato.it

Fonte:    cadutipoliziadistato.it
Armando Rinaldi, 25 anni, Commissario aggiunto della Questura di Palermo

Era in forza alla Questura di Palermo, Commissariato Porta Nuova, in qualità di funzionario addetto.

D’intesa con la Tenenza dei Carabinieri di Mezzomonreale, stava conducendo insieme al Commissario Capo Aurelio Spampinato complesse indagini per la cattura di un pericoloso latitante, un 25enne con svariati precedenti per delitti. Avendo appreso che questi aveva preso dimora in un casolare isolato in una zona rurale compresa fra il Sanatorio “G. Ingrassia” e la Caserma del Centro Addestramento Reclute dell’Esercito “Ciro Scianna”, organizzarono un servizio di appostamento. Il giovanissimo dr. Rinaldi, benché claudicante per i postumi di una ferita riportata in una precedente operazione, volle partecipare ugualmente. Intorno alle 4,10 del mattino la camionetta con a bordo i due funzionari e un brigadiere si fermò in una trazzera alle spalle della caserma dell’Esercito, dove già un buon numero di carabinieri ed agenti aveva provveduto a circondare la casa sospetta. Improvvisamente i cani iniziarono a latrare, dando l’allarme al delinquente che, compresa la situazione, inforcò una bicicletta, dandosi alla fuga e facendosi largo a colpi di pistola. Un brigadiere dei CC riuscì a colpirlo al fianco, facendolo cadere e disarmandolo. Il Comm. Rinaldi, frattanto avvicinatosi, si accorse che il malvivente, che si lamentava per la ferita, estraeva dalla tasca un’altra pistola e gridò al brigadiere di scansarsi. Il malvivente allora fece fuoco su di lui, colpendolo al cuore e, subito dopo, sul Dr. Spampinato, che li aveva appena raggiunti. Contemporaneamente il brigadiere sparò nuovamente al bandito, che fu dilaniato dallo scoppio di una bomba a mano che teneva in tasca. Il dr. Rinaldi morì appena caricato sulla camionetta, il dr. Spampinato in ospedale, dove ebbe appena il tempo di abbracciare la moglie, frattanto avvisata e giunta da Caltanissetta.

Alla memoria del funzionario venne dedicata la caserma sede del X° Reparto Mobile di Catania.

Fonte: “L’Unità”, Redazione della Sicilia, 4.09.1947, archivio ritagli stampa della Questura di Palermo.