5 giugno 2013 Strongoli (KR). Scompare Gabriele De Tursi, 19 anni. Indagini in corso.

Foto da:  crimeblog.it

Gabriele De Tursi 19 anni, scomparve da Strongoli il 5 giugno 2013. Quel giorno il giovane, uscì di casa dopo pranzo in sella alla sua moto, una Honda Hornet 600 blu, lasciando il cellulare in carica, i documenti e il portafoglio, e non fece mai più ritorno.

Vane le ricerche dei Carabinieri che utilizzarono anche un elicottero, vane l’impegno profuso da molti volontari, che lo cercarono per diverse ore. Gabriele non è stato mai ritrovato.

La sua moto fu ritrovata quasi un anno dopo, in un luogo ispezionato dopo la scomparsa.

Gli investigatori ipotizzano che Gabriele De Tursi sia vittima di “lupara bianca”.

Le indagini sono ancora in corso.

 

 

 

Fonte: approdonews.it 
Articolo del 7 giugno 2013
Un giovane di Strongoli si allontana senza dare notizie. In corso le ricerche dei carabinieri
Il ragazzo ha 19 anni, è sparito a bordo della sua moto Honda dalla giornata di mercoledì e i militari del comando provinciale di Crotone stanno perlustrando il territorio nella speranza di ritrovarlo. Richiesto anche l’intervento dell’elicottero

STRONGOLI (KR) – Dalla giornata di mercoledì si è allontanato da casa Gabriele De Tursi, un ragazzo di 19 anni di Strongoli, paese della provincia di Crotone. La denuncia è stata presentata ai carabinieri e ha fatto scattare l’allarme nel crotonese, ma non solo. Le ricerche condotte dai militari del comando provinciale di Crotone sono tuttora in corso e si avvarranno anche della collaborazione dell’Elinucleo di Vibo Valentia

Gabriele è alto 1 e 72 circa, corporatura snella, capelli corti castano, occhi castani, carnagione rosea. Al momento dell’allontanamento, avvenuto a bordo della sua Honda Hornet 600 di colore blu targata BW93313, vestiva una tuta di colore blu del Napoli Calcio e scarpe da ginnastica. Da parte dei carabinieri la richiesta di segnalare eventuali notizie su di lui.

 

 

 

Fonte: osservatoreitalia.eu 
Articolo del 26 aprile 2014
Il ragazzo è scomparso il 5 giugno del 2013
I Carabinieri ritrovano la moto di Gabriele de Tursi, scomparso il 5 giugno 2013.

Strongoli (KR) – Nella mattinata di sabato 26 aprile 2014, i militari della Stazione di Strongoli hanno rinvenuto, abbandonata in aperta campagna, nei pressi della ss492, nel tratto da lungo tempo interdetto al traffico a causa di una frana, la HONDA HORNET 600, di colore blu, utilizzata da Gabriele DE TURSI il giorno della sua scomparsa, avvenuta il 5 giugno 2013. Sul mezzo, ancora in buone condizioni, sono in corso i rilievi tecnici effettuati a cura dei Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Crotone, intervenuti sul posto unitamente a quelli del Comando Compagnia di Cirò Marina.

La scomparsa
Gabriele De Tursi, 19 anni, si era da poco diplomato elettricista e viveva insieme alla sua famiglia a Strongoli in provincia di Crotone. La mattina del 5 giugno del 2013 usci’ di casa, subito dopo aver pranzato, con la sua motocicletta, una Honda Hornet 600 blu targata BW93313.

Un conoscente è certo di averlo visto alle 16 a Rocca di Nepo, a circa 15 chilometri. Alle 19 non è andato all’appuntamento che aveva con la fidanzata con la quale doveva cenare. In casa non mancava nulla: ha lasciato il cellulare in carica, i documenti e il portafoglio.

 

 

Gabriele De Tursi Puntata di Chi l’ha visto del 19 giugno 2013

 

 

 

Fonte: crimeblog.it
Articolo del 10 novembre 2014
Storie di scomparse: Gabriele De Tursi
Di Daniela Bellu
Per la rubrica Storie di scomparse, raccontiamo oggi la storia di Gabriele De Tursi, scomparso da Strongoli (KR) il 5 giugno 2013.

Gabriele De Tursi scomparso: la storia
Gabriele De Tursi scompare da Strongoli, un paese in provincia di Crotone, il 5 giugno 2013. Il ragazzo, 19 anni, neodiplomato elettricista, esce di casa dopo pranzo con la sua moto, una Honda Hornet 600 blu e non fa più ritorno. Gabriele lascia a casa il telefono cellulare, i documenti e il portafoglio, e questo fa pensare che lui prevedesse di tornare a casa a breve, ma deve essere successo qualcosa che glielo ha impedito.

Alle 19 Gabriele doveva incontrarsi per cena con la sua fidanzata, ma da quel pomeriggio nessuno più lo vede. Si pensa inizialmente a un incidente stradale, ma le ricerche, effettuate anche con l’utilizzo di un elicottero, non portano a nulla. Di Gabriele e della sua moto non c’è alcuna traccia.

Gabriele De Tursi scomparso: il ritrovamento della moto
Passano quasi undici mesi senza alcuna notizia, fino a quando il 26 aprile 2014 viene ritrovata dai carabinieri della stazione di Strongoli la moto di Gabriele, in aperta campagna, nei pressi della SS 492, in un tratto da tempo interdetto al traffico a causa di una frana. Luogo che peraltro era stato a lungo ispezionato dopo la scomparsa del giovane senza che venisse prima rinvenuto nulla.

Come ci racconta Anna – la madre di Gabriele – nell’intervista che segue, si arriva al ritrovamento della moto grazie a una lettera anonima che è stata fatta recapitare alla famiglia nella chiesa da lei frequentata.

Gabriele De Tursi scomparso: l’intervista a mamma Anna
Dopo Caterina e Laura, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione Cercando Fabrizio e… e mamme di Fabrizio Catalano e Davide Barbieri, ho raccolto lo sfogo di Anna, la mamma di Gabriele. Anna è una donna del Sud che vive per i suoi tre figli e che non riesce a rassegnarsi alla mancanza di uno di loro. Benché sia ormai consapevole che Gabriele potrebbe essere morto, Anna continua a mantenere viva una piccola speranza, tanto che ogni giorno sistema il letto di suo figlio pensando che potrebbe tornare a casa da un momento all’altro. Perché una mamma non si rassegna mai alla mancanza di un figlio, ancora di più se non ha un corpo da piangere.

Credi che qualcuno sappia cosa è successo a Gabriele?
Qualcuno sicuramente sa, ma non parla. Purtroppo tutto tace, nemmeno dopo il ritrovamento della moto qualcuno si è fatto avanti per dire quello che sa.

La moto è stata trovata per caso o è stata fatta ritrovare?
La moto è stata fatta ritrovare con una lettera anonima lasciata in chiesa. Io spesso vado a messa la sera, tutte le volte che posso. Quindi qualcuno che è del paese – e che conosce bene i miei spostamenti – ha fatto in modo di farmi trovare in chiesa questa lettera, una sera. Il parroco mi ha chiamato, dicendomi che doveva parlarmi. Mi ha detto di aver trovato la mattina, in sacrestia, questa lettera in cui c’era scritto di far sapere ai genitori di Gabriele dove si trovava la moto. Il prete me l’ha consegnata, raccomandandomi di andare in caserma. Io quindi sono andata dai carabinieri e poi la moto è stata ritrovata.

Correggimi se sbaglio: in quel luogo Gabriele e la moto erano stati già cercati dopo la scomparsa e mai trovati. È come se la moto sia stata messa lì in seguito…
Sì, erano stati cercati tanto là, dopo la scomparsa. La moto inoltre era in buone condizioni, come se fosse stata messa lì un paio di mesi prima. Se avesse passato in quel luogo, in mezzo alla vegetazione, quasi un anno con l’inverno di mezzo e il maltempo non l’avrebbero ritrovata in buono stato. Hanno fatto ritrovare solo la moto, senza le chiavi, senza il casco di mio figlio, e mancavano anche i due specchietti che c’erano da entrambi i lati.

Secondo te Gabriele si sarebbe mai separato volontariamente dalla sua moto?
Mai, assolutamente, perché era troppo legato alla moto. Per questa moto lui aveva fatto di tutto, anche se io non volevo, perché non aveva l’età, non aveva la patente, e fino a pochi giorni prima della sua scomparsa ho cercato di convincerlo a lasciar perdere, dicendogli che poteva succedere qualcosa di brutto.

Tu credi che Gabriele possa essere andato via volontariamente?
No. Gabriele aveva dei progetti: voleva mettere su una fattoria, con gli animali, nella nostra terra. Ogni tanto diceva che gli sarebbe piaciuto lasciare la Calabria, il nostro paese, per cercare un futuro migliore, ma era un ragazzo che non si muoveva senza avere un punto di appoggio, e poi non sarebbe mai andato via senza dirmelo. Sapeva quanto stavo male senza sue notizie, anche se andava via per poche ore e non lo vedevo tornare lo chiamavo ogni cinque minuti. Conoscendomi, lui non mi avrebbe mai fatto questo.

Una delle prime cose che ho pensato, leggendo la storia di Gabriele, è che qualcuno possa averlo fatto sparire, magari perché può aver visto qualcosa che non doveva vedere. Tu che idea ti sei fatta?
È quello che penso anche io: lo hanno fatto sparire. Ed è un pensiero terribile e un’angoscia continua. Non c’è giorno che io non tocchi un suo indumento, che vada nella sua stanza, che lo aspetti. Ogni giorno faccio le cose come se lui dovesse tornare: questa mattina ho anche cambiato le lenzuola al suo letto. La speranza, per quanto vana, che lui torni io ce l’ho.

Tu hai anche altri due figli, due gemelli. Immagino che anche per loro questa situazione non sia facile…
È terribile anche per loro. Il maschio non vive più qui, mentre a casa con me c’è la femmina. Anche loro ne soffrono e sono convinti che il fratello sia morto, ma non si potranno mai rassegnare, come me, fino a quando non sapremo la verità.

Nessuno è venuto a casa tua per aiutarti, per farti sapere qualcosa?
Nessuno. All’inizio veniva la ragazza di Gabriele, che è sette anni più grande di mio figlio, e secondo lei la scomparsa era da attribuire a un incidente. Ma per dieci giorni si è cercato mio figlio, anche con gli elicotteri, senza trovare nulla e la pista dell’incidente è caduta. Allora ha avanzato l’ipotesi di una lite finita male, ma in quel caso i miei dubbi erano sul perché non mi facessero ritrovare il corpo. Poi con il passare del tempo non si è più visto nessuno, ci hanno abbandonato tutti. Perché con questi problemi davvero tutti ti voltano le spalle.

Quale è stata la reazione del paese di fronte alla scomparsa di tuo figlio?
La prima settimana le persone venivano a casa mia, anche gente che non avevo mai frequentato, e si comportavano come se volessero darmi le condoglianze. È stata una cosa che mi ha fatto tanto male e che mi ha fatto anche pensare. Io fino a quel momento non ho mai sospettato che mio figlio potesse avere delle cattive compagnie, per me era un bravo ragazzo, come tanti giovani della sua età. Solo dopo la sua scomparsa, la sua fidanzata mi ha detto che Gabriele era finito in un giro di marijuana, e a quel punto ho iniziato a preoccuparmi, a pensare che potesse essere successo qualcosa. Ora quello che posso pensare è che Gabriele sia finito in qualcosa più grande di lui. Ma qualsiasi cosa mio figlio possa aver fatto questo non è un motivo sufficiente per non cercarlo. Mi fa rabbia, perché Gabriele aveva solo 19 anni quando è scomparso e non aveva mai fatto del male a nessuno.

Però almeno hai trovato il sostegno di altre mamme che vivono il dramma di una scomparsa, come ad esempio Caterina e Laura, e dell’Associazione Cercando Fabrizio e…
Sì, tantissimo. Il giorno che ci siamo incontrate a Roma per la trasmissione Storie Vere io purtroppo avevo il treno prenotato per il primo pomeriggio, altrimenti non sarei ripartita, perché ho trovato due persone meravigliose. Io parlavo e loro mi capivano perfettamente, perché ci troviamo nella stessa condizione. I nostri figli sono tutti scomparsi, ogni storia è diversa dall’altra, ma c’è sempre qualcosa che le accomuna, come ad esempio delle madri che cercano i propri figli, che vogliono riportarli a casa. E Caterina è veramente magnifica, perché nel suo dolore ora sa anche come aiutare gli altri che si trovano a vivere una scomparsa.

A parte l’Associazione quindi tu sei da sola in questa ricerca di tuo figlio?
Sì, sono da sola o quasi. C’è l’Associazione Libera di don Ciotti, qui vicino, e loro ogni tanto mi chiamano per sapere come sto, se ci sono novità, se possono fare qualcosa.

Gli inquirenti che dicono?
Per i carabinieri si tratta di un caso di lupara bianca. E forse hanno ragione. Io quello che dico e chiedo sempre è che mi venga fatto ritrovare mio figlio, così come mi hanno fatto ritrovare la moto, anche in maniera anonima. A me della moto non interessa nulla, io voglio mio figlio.

Cosa vuoi dire ancora a chi ci legge?
Il giorno 5 novembre sono stati 15 mesi dalla scomparsa di mio figlio e non è possibile che non ci sia neppure una notizia su di lui, una pista da seguire. Io voglio sapere cosa è successo, se qualcuno ha fatto del male a mio figlio e perché. E anche se morto, voglio ritrovarlo, almeno saprei dov’è. Il dolore poi non passa mai, ma almeno sai dove andare a piangerlo. Quando guardavo Chi l’ha visto e vedevo quante persone scomparse ci sono in Italia non riuscivo a capacitarmene, mi sembrava una cosa incredibile, e mai avrei immaginato di trovarmi io stessa in questa situazione. E quando ti capita è un dolore enorme, è davvero dura.

 

 

 

Fonte: catanzaro.gazzettadelsud.it 
Articolo del 6 giugno 2017
L’appello disperato di Anna Dattoli: datemi almeno il corpo di mio figlio
di Ercole Caligiuri

«Sono trascorsi quattro lunghi anni e di Gabriele non c’è nessuna traccia, vorrei solo che mi dicessero dove è il corpo di mio figlio, per portare un fiore e piangere sulla sua tomba». Anna Dattoli, non poteva far passare l’anniversario della scomparsa nel nulla del suo Gabriele, senza rilanciare il suo disperato appello a chi sa, affinché almeno le restituisca il corpo di suo figlio. Anna è la mamma di Gabriele De Tursi, svanito in un pomeriggio di giugno di quattro anni fa dalla sua casa, in sella alla sua moto. Gli investigatori ipotizzano che Gabriele sia vittima di una “lupara bianca”. «Sono passati quattro anni, tutto tace e non riesco a prendere pace». Si lamentava ieri tra le lacrime mamma Anna.

Gabriele De Tursi 19 anni, scomparve da Strongoli il 5 giugno 2013. Quel giorno il giovane, uscì di casa dopo pranzo in sella alla sua moto, una Honda Hornet 600 blu e non fece mai più ritorno dai suoi genitori.

Vane le ricerche dei Carabinieri che utilizzarono anche un elicottero, vane l’impegno profuso da molti volontari, che lo cercarono per diverse ore. Gabriele non è stato mai ritrovato.

Tanti gli appelli che da allora la madre, disperata, ha rivolto a chi poteva aiutarla a trovare vivo o morto suo figlio. Dopo undici mesi della scomparsa di Gabriele, venne ritrovata la sua moto, nei pressi della ex SS 492, una strada provinciale interrotta allora al traffico da anni. La moto venne ritrovata grazie ad una lettera anonima fatta recapitare alla famiglia nella chiesa del vescovado a Strongoli. «Purtroppo da allora non è arrivato altro e tutto tace», ripeteva ieri amareggiata Anna Dattoli. «Nessuno – ha continuato la donna – si è fatto avanti per dire quello che sa, nemmeno dopo averci fatto sapere dove era la moto».

«Gabriele era troppo legato alla moto – ha sottolineato Anna – non si sarebbe mai separato volontariamente dalla moto, nel giorno del ritrovamento, ho visto che la moto non presentava segni di usura, mancavano gli specchietti, il casco e le chiavi, è stata riposizionata in quel punto in seguito». Anna è consapevole, che Gabriele potrebbe non essere vivo, ma ancora adesso ogni giorno sistema il letto di suo figlio, sperando in un ritorno a casa. Ma se così non fosse, vorrebbe almeno sapere dov’è sepolto per portagli un fiore.

 

 

 

Fonte:  crotonenews.com 
Articolo del 10 gennaio 2018
Ndrangheta, operazione Stige: gli elementi sulla scomparsa di Gabriele De Tursi
di Bruno Palermo

L’operazione Stige della DDA di Catanzaro, che ha portato all’arresto di 169 persone e ha inflitto un duro colpo alla cosca Farao-Marincola di Cirò, potrebbe far luce sulla misteriosa sparizione di Gabriele De Tursi, giovane di Strongoli, sparito nel nulla con la sua moto il 5 giugno del 2013. Dalle carte “di Stige” viene fuori la notevole “influenza e pressione esercitata della famiglia Giglio sull’Amministrazione comunale di Strongoli”. Nel capitolo in cui gli inquirenti ricostruiscono l’incendio dell’auto della vicesindaco, Simona Mancuso, vengono registrate alcune conversazioni con diversi riferimenti a Gabriele De Tursi.

In riferimento alla conversazione captata il 14 maggio 2014, tra Vincenzo Mancuso (padre della vice sindaco di Strongoli) e Tommaso Pingitore, i magistrati della DDA scrivono: “Pingitore, che si mostrava conoscitore delle dinamiche interne alla cosca di Strongoli, asseriva che quando fosse uscito Salvatore Giglio, inteso Turuzzo, alias “U Viola”, le cose si sarebbero sistemate”.

“Di estrema rilevanza investigativa, inoltre, – scrivono i magistrati – il passaggio della conversazione in cui Tommaso Pingitore chiedeva a Vincenzo Mancuso se avessero trovato la moto del ragazzo scomparso a Strongoli (chiaro riferimento a Gabriele De Tursi scomparso presumibilmente per csd. “lupara bianca” in data 5 giugno 2013). Effettivamente in data 26/04/2014 era stata ritrovata in stato di abbandono in agro di Strongoli, la moto Honda con la quale il ragazzo si era allontanato il giorno della sua scomparsa. Avuta conferma da Mancuso del rinvenimento del motociclo, Pingitore affermava: “allora ‘u filato” è in quel modo …!”. Mancuso rispondeva di sì.

È desumibile, da tali affermazioni, che i due interlocutori fossero a conoscenza delle dinamiche interne alla cosca strongolese e che verosimilmente erano alla base della scomparsa di Gabriele De Tursi. Pingitore esclamava in effetti “u filato è in quel modo” (espressione dialettale locale che si traduce in: “allora il fatto è in quel modo”). Mancuso confermava. I due lasciavano così intendere di conoscere e soprattutto di aver già parlato dei fatti e motivi sottesi alle sorti dello scomparso: in questo senso, a loro dire, militava proprio il ritrovamento del motociclo”.

Altro riferimento sulla vicenda viene fuori dalla captazione del 7 novembre 2014 nel veicolo, insieme a Francesco Capalbo c’è il sindaco di Strongoli Michele Laurenzano. Nella nota gli investigatori scrivono: “Circa la percezione dello stesso da parte dei due si consideri ancora la progr. 4589 del 13/11/2014. Nel veicolo vi è Francesco Capalbo ed il sindaco Michele Laurenzano; ad un certo punto fanno riferimento a soggetto che chiamano “Panto” che incontrano per strada (si riferiscono al noto imprenditore Pantaleone Dante Benincasa, nato a Strongoli il 12/05/1966, titolare della ditta “Nice” di smaltimento e bonifica amianto, sita in Strongoli) e Capalbo asserisce che prima o poi la cosca Giglio lo farà “sparire” così come hanno fatto qualche tempo prima ad un ragazzo di Strongoli (si riferisce a Gabriele De Tursi, risultato dalle indagini svolte vittima di lupara bianca ndr); in tal senso Capalbo riferisce che è proprio per colpa di questo imprenditore che Salvatore Giglio si sta facendo molti anni di carcere”.

Come era facile intuibile, dunque, a Strongoli ci sarebbe chi sa e conosce la storia di Gabriele De Tursi, ma nessuno ha mai parlato, nonostante gli accorati appelli della mamma Anna che, pur consapevole di non ritrovare più il figlio vivo, vorrebbe almeno riavere i suoi resti per poterlo seppellire degnamente e avere un luogo sul quale portare dei fiori e magari stringersi nel suo dolore e nel suo pianto.

 

 

 

Strongoli (KR): a sei anni dalla scomparsa di Gabriele De Tursi la famiglia chiede verità e giustizia
wesud.i  –  6 giugno 2019

La scomparsa di Gabriele De Tursi non deve finire con una lettera, trovata in chiesa che dice “rassegnatevi”. Così Don Pasquale Aceto, nel corso del suo intervento, al termine della santa messa, celebrata con Don Massimo Sorrentino, nella chiesa di Santa Teresa D’Avila a Strongoli Marina, in occasione dei sei anni della scomparsa del giovane.
A stringersi intorno ad Anna e Michele (genitori di Gabriele) i referenti di Libera, Giovanni e Francesca, genitori di Dodò Gabriele, il testimone di giustizia Rocco Mangiardi, parenti e amici.

«Una famiglia, quella di Gabriele De Tursi – ha detto Don Pasquale Aceto – che ha bisogno di essere ascoltata, accompagnata. È una famiglia che ha bisogno di una spalla, perché questa storia li sta logorando, li sta svuotando. Occorre mantenere vivo il bisogno di chiedere verità e giustizia» ha concluso Don Pasquale Aceto.

Della necessità che si evangelizzino le coscienze ha parlato Don Massimo Sorrentino. «Abbiamo il dovere di denunciare, – ha sostenuto il sacerdote – di coalizzarci, di fronte al sopruso, all’ingiustizia e alla violenza, abbiamo bisogno di essere coraggiosi».

Al termine della messa la mamma di Gabriele ha voluto deporre un mazzo di fiori nel luogo in cui il 26 aprile del 2014 è stata rinvenuta l’Honda Hornet 600 di suo figlio.
Qui, con la voce rotta dall’emozione ha ringraziato quanti continuano a starle vicino, a sostenerla nella richiesta di verità e giustizia.
«Chi sa e non parla – ha sostenuto Giovanni Gabriele è colpevole quanto chi ha commesso il crimine».

Per Antonio Tata, coordinatore provinciale di Libera «non è possibile che a sei anni dalla scomparsa di Gabriele non si sappia nulla. Occorre impegnarsi perché c’è bisogno di verità e giustizia».