6 Dicembre 2004 Casavatore (NA). Ucciso Dario Scherillo, 26 anni, vittima Innocente della Criminalità.

Aveva appena lasciato l’Autoscuola che gestiva insieme a i suoi fratelli. Dario Scherillo, 26 anni, un ragazzo solare, verso le 20 del 6 dicembre del 2004 era salito sul motorino per andare ad incontrare una persona che frequentava la scuola guida. Quella sera, però, non sapeva che il motorino lo avrebbe portato ad un altro appuntamento, quello con la morte. Nella vicina Secondigliano, era in atto la faida tra gli uomini del boss Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo ‘o milionario” e la cosiddetta “ala scissionista”. Si ammazzavano per il controllo del mercato della droga. Dario incontra il ragazzo che cercava a Casavatore, in via Segrè. Si ferma col suo motorino e cominciano a parlare. Dopo qualche minuto arrivano due persone in moto, con i volti coperti da caschi. Sparano alle spalle di Dario. Senza un motivo. Lo scambiano per un’altra persona. Dario muore in pochi minuti. I familiari lo sapranno da due agenti della polizia che si recheranno a casa per perquisire l’abitazione. Insomma l’ennesima vittima innocente scambiata per un affiliato al clan. (Raffaele Sardo)

 

 

 

Citazione dal Gruppo Facebook
“Dario Scherillo 26 anni Vittima Innocente della Criminalità”

“Morti per errore”, si usa dire. Persone che si sono trovate “nel
luogo sbagliato nel momento sbagliato”. Come fosse una fatalità.
Ma responsabile di quelle morti non è il destino, è la mano e la mente criminale che rende il territorio teatro di guerra e di omicidi. Responsabile è la camorra che non rispetta la vita umana.
Responsabile è la logica disumana degli interessi criminali che non
si fermano davanti a nulla. C’è solo un sistema criminale e spietato da combattere.
Combattere, cioè battere insieme, imparando a essere
solidali e uniti, costruendo reti di comunicazione e di iniziativa.

 

 

 

Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it
Lo hanno raggiunto mentre era in sella alla sua moto, una “Honda”, e gli hanno esploso contro alcuni colpi d’arma da fuoco. Dario Scherillo, 26 anni, incensurato, è stramazzato al suolo privo di sensi ed è morto dopo pochi minuti.
Il delitto è avvenuto  poco dopo le 20:30 del 6 dicembre a Casavatore, un comune del napoletano confinante con il quartiere Secondigliano, dove da alcune settimane si stava consumando una sanguinaria guerra di camorra per il controllo del mercato della droga il cui bilancio, ad allora, contava ben 23 vittime.
Scherillo è stato ucciso in via Segrè con diversi colpi d’arma da fuoco. Gli assassini che, secondo una prima ricostruzione erano in sella ad uno scooter, si sono allontanati precipitosamente.
L’amministrazione comunale di Casavatore (Napoli) ha dedicato la sala consiliare alla memoria del giovane Dario Scherillo.
Nel 2007 è stata costituita l’associazione “Dario Scherillo – la solidarietà è vita”, voluta fortemente dai suoi familiari e promossa e cofinanziata dall’assessorato alla sicurezza delle città della Regione Campania, nell’ambito del progetto “Mai più vittime”.
È stato inoltre promosso dall’assessorato alla Cultura e al Dialogo per la legalità del comune di Casavatore un premio giornalistico dedicato alla memoria del giovane Dario.

 

 

 

Dario Scherillo

 

 

 

Articolo del 9 Dicembre 2004 da ricerca.repubblica.it
L’ultimo morto della camorra vittima di un errore dei sicari
di Irene De Arcangelis

NAPOLI – Il ragazzo per bene e il camorrista sono vicini di casa e hanno lo stesso motorino. Marca, modello, anche il colore. Il bravo ragazzo viene ammazzato al posto del delinquente, un pregiudicato appartenente al gruppo degli “Spagnoli”, i nemici del boss latitante Paolo Di Lauro. è stato ucciso per errore Dario Scherillo, 26 anni, un lavoro e una famiglia onesta alle spalle.

Bersaglio di un agguato nel buio della sera inoltrata, quando i sicari hanno pensato di colpire l’obiettivo guardando lo scooter lungo la strada di periferia deserta, è quanto emerge dalle indagini dei carabinieri sull’ultimo omicidio della faida a Napoli Nord, che dall’inizio dell’anno ha fatto trentuno morti ammazzati.

Dario Scherillo, la trentunesima vittima, non aveva nulla a che fare con boss, affari loschi e droga. Ma la tragica fine del ragazzo, avvenuta lunedì sera, non è l’unica novità che arriva il giorno dopo il maxi blitz a Scampìa con cinquantuno arresti e quattordici latitanti. Perché quando gli oltre mille uomini delle forze dell’ordine hanno allentato la presa sui quartieri di Napoli Nord, martedì sera, puntuale è stato appiccato il dodicesimo incendio doloso della faida.

Le fiamme hanno distrutto la porta d’ingresso e parte della casa di Massimiliano Cafasso, uno degli scissionisti arrestati. Cafasso viveva nell’appartamento di rione Monterosa con la madre Michelina Gerbasio che però, hanno scoperto gli investigatori intervenuti dopo l’incendio, è scomparsa da una settimana. La conferma che il blitz dell’Antimafia non ha affatto sradicato la camorra.

Mentre continua la caccia ai quattordici latitanti – tra cui l’erede del boss Ciruzzo ‘o milionario, Cosimo Di Lauro – si attendono i cinquantuno interrogatori davanti ai giudici per le indagini preliminari fissati per oggi. Quattro gip terranno le udienze cui parteciperanno i quattro pm della Dda titolari dell’inchiesta. Un appuntamento giudiziario che solleva la polemica. Alleanza nazionale avvisa i giudici: «Non scarcerate i boss». Ribatte Linda D’ Ancona, neo presidente della sezione napoletana dell’Associazione nazionale magistrati. «I giudici devono lavorare serenamente. Le critiche sono una indebita pressione».

Vanno intanto avanti le indagini sull’omicidio di Dario Scherillo. I carabinieri stanno cercando di ricostruire abitudini e percorsi del pregiudicato che avrebbe dovuto essere ucciso al posto di Dario. Hanno già setacciato ogni aspetto della vita di Dario e della sua famiglia, trovando la triste conferma che l’assassinio è stato un tragico sbaglio. La famiglia di Dario, nelle ore successive all’omicidio, aveva gridato l’innocenza del ragazzo e la sua estraneità ai fatti di camorra. Ora i risultati delle indagini tendono a coincidere con le dichiarazioni dei familiari.

Dario, figlio di un funzionario della Motorizzazione civile, aveva dovuto abbandonare il suo sogno di indossare una divisa, servire lo Stato e non certo la camorra. Questo perché, a causa di un incidente stradale che gli ha danneggiato la colonna vertebrale, era stato esonerato dal servizio di leva. Fidanzato da otto anni, il desiderio di costruire una famiglia, da due mesi aveva aperto una agenzia di pratiche automobilistiche. Martedì sera stava tornando a casa dopo il lavoro in sella al suo Honda Sh grigio. Stesso modello dell’obiettivo dei killer.

 

 

 

Articolo del 4 Dicembre 2008 da ricerca.repubblica.it  
Scherillo di casavatore un altro morto innocente
di Luigi Merola

La criminalità tiene sempre in ostaggio diverse fette della città di Napoli e della sua provincia. È successo ancora, a Casalnuovo, un Comune sorto e cresciuto sull’abusivismo e su continue illegalità che sono sotto gli occhi di tutti. È un pugno nello stomaco sapere che un uomo di 62 anni, grande lavoratore, Raffaele Manna, è stato ammazzato barbaramente, perché ha reagito a una rapina fatta nel suo negozio di articoli fitosanitari. Una rapina da 200 euro: tanto vale una vita umana? E la gente che vive sul territorio sa solo dire senza ribellarsi: “Siamo costretti a barricarci nelle case”. Ma questa non è vita, questa situazione non è più accettabile. La gente, ma specie i nostri studenti, devono svegliarsi e gridare la loro rabbia, altrimenti saremo costretti a registrare altro sangue innocente. Quanto altro sangue dobbiamo versare per liberaci dal cancro della criminalità piccola e grande? Quante altre persone innocenti dovranno morire?

Ora pare che le forze dell’ordine siano sulle tracce dei banditi: uno è già stato arrestato, e saranno di sicuro presi tutti. Ma per quanto tempo resteranno dentro? Chi si preoccuperà di togliere manovalanza alla criminalità organizzata? Ha fatto bene il presidente Napolitano, accolto da industriali e operai, a visitare le eccellenze del nostro territorio campano, in maniera particolare Pomigliano d’Arco, con la visita all’Elasis del gruppo Fiat e all’hangar dell’Alenia. Ma questa potenzialità enorme della nostra regione è schiacciata dalla camorra, dalla cattiva politica e aggiungerei anche dalla cattiva amministrazione della giustizia. Fino a quando dobbiamo aspettare per il riscatto del territorio?

Domani ricorderemo a quattro anni dalla morte un altro giovane innocente, Dario Scherillo, ucciso per errore dalla camorra nel comune di Casavatore, a seguito della faida esplosa in quel periodo tra Di Lauro e gli scissionisti. Per ricordare questo ragazzo, che aveva solo 26 anni, l’Amministrazione comunale e l’associazione anticamorra a lui intitolata, hanno promosso, per domani alle 10, una manifestazione commemorativa. Sarà anche l’occasione per presentare il libro “Qualcun altro bussò alla porta~ Storia di Dario Scherillo e di altre vittime innocenti della criminalità“, a cura di Paolo Miggiano e Anna Russo.

Ci sarò pure io, ma dirò che le manifestazioni non bastano più. Occorre concretamente l’impegno quotidiano contro la criminalità organizzata che toglie la vita e distrugge il futuro dei nostri figli. Ci vuole più consapevolezza, ma pure tanto impegno concreto. A gennaio anche nel casertano ci organizzeremo con altri amici che credono nella nostra fondazione per costituire cooperative agricole, in un terreno confiscato che dovrebbe esserci affidato dalla prefettura di Caserta. Bisogna passare dalle parole ai fatti. Lo dico ai politici ma anche a tante associazioni che vogliono lottare per un territorio libero. Saremo liberi se tutti saranno accompagnati a liberarsi dalla camorra avendo però una proposta di lavoro onesto.

 

 

 

Articolo del 6 Dicembre 2011 da raffaelesardo.blogspot.com  
DARIO SCHERILLO. UN PREMIO GIORNALISTICO PER RICORDARLO A SETTE ANNI DALLA SUA UCCISIONE

di Raffaele Sardo

Aveva appena lasciato l’Autoscuola che gestiva insieme a i suoi fratelli. Dario Scherillo, 26 anni, un ragazzo solare,  verso le 20 del 6 dicembre del 2004 era salito sul motorino per andare ad incontrare una persona che  frequentava la scuola guida.  Quella sera, però, non sapeva che il motorino lo avrebbe portato ad un altro appuntamento, quello con la morte. Nella vicina Secondigliano, era in atto la faida tra gli uomini del boss Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo ‘o milionario” e la cosiddetta “ala scissionista”. Si ammazzavano per il controllo del mercato della droga. Dario incontra il ragazzo che cercava a Casavatore, in via Segrè. Si ferma col suo motorino e cominciano a parlare. Dopo qualche minuto arrivano due persone in moto, con i volti coperti da caschi. Sparano alle spalle di Dario. Senza un motivo. Lo scambiano per un’altra persona. Dario muore in pochi minuti. I familiari lo sapranno da due agenti della polizia che si recheranno a casa per perquisire l’abitazione. Insomma l’ennesima vittima innocente scambiata per un affiliato al clan. Per ricordare Dario Scherillo l’amministrazione Comunale di Casavatore promuove per oggi 6 dicembre, per il terzo anno consecutivo, il premio giornalistico dedicato al ragazzo ucciso dalla camorra.

 

 

 

Vittime di camorra – Intervista Pasquale Scherillo

Segue intervista.

 

Segue intervista.

 

 

 

 

Fonte: ireporters.it
Articolo del 24 aprile 2019
Omicidio Scherillo, Gip ordina archiviazione. Rabbia e delusione dei familiari
di Tina Cioffo
Omicidio di Dario Scherillo, il Gip del Tribunale di Napoli ha ordinato l’archiviazione accogliendo la richiesta del Pm. La rabbia e la delusione dei familiari per una giustizia che non sarà fatta.

Chi ha ucciso Dario Scherillo? La domanda è destinata a restare aperta e senza risposta, il Gip Giovanna Cervo del Tribunale di Napoli, ieri, 23 aprile, ha sciolto la riserva assunta nell’udienza dello scorso 21 marzo e ha deciso di archiviare la richiesta di altre indagini per capire perché quel ragazzo di soli 26 anni fu ucciso il 6 dicembre del 2004 a Casavatore mentre era in sella al suo scooter, per tornare a casa.
Per il fratello Pasquale Scherillo “sono state archiviate anche la memoria e l’impegno”

I familiari di Dario Scherillo, avevano chiesto che venissero ascoltate altre persone, in particolare dei collaboratori di giustizia ma il pm Vincenza Morra si è opposto ed il Giudice per le indagini preliminare le ha dato ragione. Per i genitori ed i fratelli di Dario, è l’ultimo atto di una storia di ingiustizia che sembra destinata a non avere altra conclusione. Eppure per un po’ ci avevano creduto. Lo aveva sperato Pasquale Scherillo, il fratello di Dario, che non si è mai dato per vinto. È lui che ha voluto anche un film sulla storia di Dario, dal titolo “Ed è subito sera”, protagonista Franco Nero per la regia di Claudio Insegno. “Dario -dice il fratello- non era un eroe e non era un magistrato o un giornalista. Era un ragazzo normale ma è diventato il martire di un sistema”. Ora con l’archiviazione la delusione è oltre il limite. “Non hanno archiviato solo la richiesta di continuare ad indagare, ma – continua Pasquale Scherillo- hanno archiviato anche la memoria e l’impegno che in questi anni ci hanno portato ad andare avanti, incontrando giovani e studenti. Ci sentiamo calpestati e anche inermi fino a chiederci se davvero valga la pena continuare a domandare che si faccia giustizia se quello che percepiamo è la mancanza di sensibilità e anche di coraggio per restituirci quel minimo di verità che mai avrei pensato ci venisse negata”.

Nell’udienza di marzo
In quell’udienza del 21 marzo, la famiglia di Dario aveva chiesto che venissero ascoltati altri collaboratori giustizia andando oltre i verbali già agli atti. Volevano che si facesse almeno una domanda, almeno un tentativo per comprendere. Un atto di volontà che avrebbe parlato del tentativo di fare giustizia. Ma non è andata così. Secondo il pm Morra che ha ribadito la richiesta l’archiviazione del caso, opponendosi al ricorso dei familiari, “l’interrogatorio è uno strumento di garanzia e di difesa non uno strumento di indagine, quindi inammissibile per capire chi e perché uccise”. Il pubblico ministero e quindi il giudice Cervo, hanno ritenuto inammissibile l’interrogatorio di ulteriori collaboratori di giustizia ( Gennaro Notturno, Giuseppe Misso, Andrea Parolisi e Giovanni Uliano) perché nei verbali resi, in sei mesi, non hanno dato informazioni di rilievo circa l’individuazione dei responsabili.

Lo scambio di persona raccontato da alcuni collaboratori
Probabilmente una domanda avrebbe però, potuto diradare i dubbi che ora invece incombono. Pasquale Riccio già affiliato al clan camorristico Abbinante, in un interrogatorio disse di aver appreso da Rito Calzone, altro affiliato al clan della camorra napoletana Amato-Pagano, che l’omicidio era stato “commesso dagli scissionisti che però avevano sbagliato persona”. Secondo Biagio Esposito la vittima designata sarebbe stato Giuseppe Prezioso, alias a befana’, uomo di fiducia del capoclan Cosimo di Lauro. Uno dei due killer sarebbe stato Paolo Guarracino. Lo avrebbe riferito Guarracino stesso parlandone con Esposito. A parlare dell’omicidio di Dario Scherillo sono anche altri e tutti ad avvalorare lo scambio di persona, l’errore fatale che ha cambiato per sempre il corso delle cose.

Gli elementi di accusa non bastano
“Sulla scorta delle esposte considerazioni, considerato che in questa sede occorre effettuare una prognosi circa la possibilità che il processo abbia un esito favorevole all’accusa e non essendo gli elementi raccolti nel corso delle indagini sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti degli indagati e non apparendo prospettabili approfondimenti investigativi utili -scrive il giudice- l’omicidio è archiviato”. Suona come paradossale. Certo è il Codice che va in soccorso della richiesta di archiviazione del pm e dell’accoglimento del Gip. Le parole rimbombano e immediatamente parte una connessione mentale al caso di Stefano Cucchi. Cosa sarebbe accaduto se non si fosse cominciato quel processo? Certo non si sarebbe scoperta la verità, nè il pestaggio, il depistaggio ed il marcio che è poi venuto fuori.

Ma Dario Scherillo è vittima innocente
“Il dato certo è che la vittima era persona estranea al contesto criminale in cui era maturata e l’originario mandato omicidiario, che aveva quale obiettivo un affiliato, non meglio individuato, al clan Di Lauro, compagine dalla quale gli Amato-Pagano si erano scissi, scatenando la violenta faida di Scampia, che nel dicembre del 2014 era in pieno svolgimento”, ha aggiunto il giudice. Dario Scherillo era ed è vittima innocente ma la garanzia dell’indagine non è abbastanza forte per potergli dare quella pace che meriterebbe.

 

 

 

 

Fonte:  internapoli.it
Articolo del 25 aprile 2019
Omicidio Scherillo a Casavatore, non ci sono colpevoli: ‘salvi’ i boss Scissionisti
di Saverio Di Donato

Omicidio di Dario Scherillo, il gip del Tribunale di Napoli ha ordinato l’archiviazione accogliendo la richiesta del pubblico ministero. E’ stato il gip Giovanna Cervo ha sciogliere ieri la riserva decidendo do archiviare la richiesta di altre indagini per capire chi abbia sparato al giovane, ucciso a Casavatore il 6 dicembre 2004. Secondo il pm Morra che ha ribadito la richiesta l’archiviazione del caso, opponendosi al ricorso dei familiari, “l’interrogatorio è uno strumento di garanzia e di difesa non uno strumento di indagine, quindi inammissibile per capire chi e perché uccise”.

Il pubblico ministero e quindi il giudice Cervo, hanno ritenuto inammissibile l’interrogatorio di ulteriori collaboratori di giustizia come Gennaro Notturno e Giovanni Illiano perché nei verbali resi, in sei mesi, non hanno dato informazioni di rilievo circa l’individuazione dei responsabili. Eppure la vicenda emerse in un famoso verbale in cui Pasquale Riccio, ex affiliato al clan Abbinante, nel 2015 raccontò: «Fu un omicidio commesso dagli Scissionisti, ne sentii parlare da Rito Calzone, che mi disse che vi era stato uno scambio di persona, relativo alla vittima da abbattere» .

 

 

 

 

ED È SUBITO SERA (Trailer) – dal 21 Marzo 2019 Al Cinema
PDR PRODUZIONI 6 marzo 2019
Tratto dalla storia vera di Dario Scherillo

Un film di Claudio Insegno con Franco Nero, Gianluca Di Gennaro, Paco De Rosa, Gianclaudio Caretta, Salvatore Cantalupo, Gaetano Amato, Simona Ceruti, Stefania De Francesco, Luisa Esposito, Fabio Toscano, Ernesto Estatico, Alfredo Nuzzo, con l’amichevole partecipazione di Ciro Ceruti e con la partecipazione di Sandro Ruotolo.

 

 

Fonte: paolomiggiano.it
Articolo di Aprile 2019
Ancora senza volto gli assassini di Dario Scherillo, una vittima senza colpa
di Paolo Miggiano
Il pubblico Ministero chiede l’archiviazione, ma i familiari non ci stanno

Dario Scherillo, 26 anni, ucciso per l’errore di alcuni criminali durante la cosidetta faida di Scampia del 2004. Mancavano pochi giorni al Natale, ma per lui era in agguato la morte. Ne ho scritto in “Qualcun altro bussò alla porta” (Spot Zone Edizioni) ed in “La guerra di Dario. Vivere e morire a Napoli”. Quella di Dario Scherillo è una vicenda che seguo sin da quando il ragazzo perbene che veniva narrato come un affiliato ad una delle fazioni di camorra in guerra tra loro. Ecco, diciamo che a Casavatore, accanto alla famiglia di Dario, ci sono stato quando ci dovevo essere e non eravamo in tanti. Questa però è un’altra storia.

A quindici anni dall’assassinio di Dario, sappiamo che lui con la camorra non aveva proprio nulla a che spartire. Lui alla guerra, che a quel tempo era in atto nel suo paese, non prendeva parte. Non era la guerra sua. Lui e i suoi fratelli ne combattevano un’altra di guerra ed era quella contro la precarietà, diventata legge dello Stato. Della sua morte sappiamo che non era lui il bersaglio, che a morire doveva essere un altro, ma non sappiamo con precisione chi fu a sparare e chi gli diede l’ordine di punire.

In tanti anni di indagini, mai un indizio, mai una traccia, mai nessuno dei vari collaboratori di giustizia che abbia parlato di questo terribile omicidio. Silenzio, fino a quando qualcuno finalmente ha parlato. Sono in tre a provare a squarciare il muro di omertà durato circa un lustro: Carmine Cerrato, Biagio Esposito, Pasquale Riccio, tutti camorristi, tutti collaboratori di giustizia, tutti uomini di spicco del clan Amato – Pagano che nel 2004 si era scisso dal clan di Paolo Di Lauro.

Nel procedimento penale instaurato per la morte di Dario Scherillo risultano indagati Raffaele Amato e Cesare Pagano, quali mandanti; Davide Francescone, Paolo GUarracino e Giorgio Scarpato (questi ultimi entrambi deceduti in altri agguati), quali esecutori.

Le dichiarazioni di Carmine Cerrato

Il primo a cominciare a parlare è stato Carmine Cerrato (uomo di spicco e killer del clan Amato – Pagano, scissionisti), il quale negli interrogatori del 1 e del 6 dicembre 2010, riferisce di aver appreso da Raffaele Amato che ad uccidere, per errore, Dario Scherillo fu Paolo Guarracino detto Paoluccio e Davide Francescone che guidava il motorino. Secondo quanto appreso direttamente da Raffele Pagano, mentre si trovavano in un covo a Varcaturo, Carmine Cerrato racconta anche che a dare l’ordine di uccidere il figlio di Tonino Orefice (affiliato al clan Di Lauro) era stato Cesare Pagano: «[…] Amato era arrabbiato e stava urlando per il fatto che si era ammazzato questo ragazzo che era innocente […] la vera vittima di questo omicidio doveva essere il figlio di Tonino OREFICE che era affiliato al clan Di Lauro. Ma Paolo si era sbagliato ed aveva ammazzato uno per un altro, in quanto la vittima aveva lo stesso motorino del figlio di Tonino Orefice, se non sbaglio un SX di colore bianco».

Carmine Cerrato, dunque, avendo come fonte Raffaele Amato (che si attribuirebbe, insieme a Cesare Pagano, il ruolo di mandante), addossa l’omicidio di Dario Scherillo a Paolo Guarracino (ucciso in un altro episodio) ed a Davide Francescone ed indica come obiettivo il figlio di Tonino Orefice appartenente alla compagine criminale dei Di Lauro.

Le dichiarazioni di Biagio Esposito

Qualche giorno dopo, il 29 dicembre del 2010, sarà il collaboratore di giustizia Biagio Esposito a fare altre dichiarazioni sull’omicidio del giovane di Casavatore, ucciso a via Segrè la sera del 6 dicembre del 2004. Anche lui rende dichiarazioni de relato. Parla per sentito dire. A riferirgli dell’assassinio di Dario, neanche tanto direttamente e alludendo al fatto mediante una telefonata, fu Paolo Guarracino proprio pochi minuti prima del suo arresto, avvenuto il 6 dicembre del 2004 mentre si trovava a Ravenna: «[…] Ho comprato una torta. Io gli chiesi il perché e lui mi invitò a guardare il telegiornale. […] quando fui portato quel giorno del mio arresto, ossia il 6.22.2004, nel carcere di Ravenna vidi il telegiornale e sentii che la persona ammazzata a Napoli era un ragazzo estraneo alla camorra di nome Scherillo».

Qualche tempo dopo, però, nel 2006, fu lo stesso Paolo Guarracino, secondo la ricostruzione del collaboratore di giustizia, nel corso di un colloquio presso il carcere di Parma, dove Biagio Esposito era detenuto, a confermargli che lui (Paolo Guarracino) e Giorgio Scarpato (entrambi scissionisti) avevano sparato per errore a Dario Scherillo. Secondo la ricostruzione che Paolo Guarracino fa a Biagio Esposito, l’obiettivo era Giuseppe Prezioso, detto A’ Befana, uomo di fiducia di Cosimo Di Lauro e tramite tra quest’ultimo e il padre Paolo Di Lauro che era latitante.

Il racconto di Biagio Esposito non appare coincidente con quello che ci aveva detto Carmine Cerrato, se non nella parte in cui è lo stesso Paolo Guarracino che si attribuisce l’omicidio di Dario, ma oltre ad indicare un obiettivo diverso, cioè Giuseppe Prezioso (e non il figlio di Tonino Orefice), dice di aver partecipato all’azione omicidiaria insieme a Giorgio Scarpato (e non con Davide Francescone). Anche in merito ai mandanti, Biagio Esposito non dice nulla. Pure Giorgio Scarpato è deceduto.

Le dichiarazioni di Pasquale Riccio

La terza ricostruzione, invece, la fornisce un altro collaboratore di giustizia, Pasquale Riccio (affiliato al clan Abbinate) il 18 marzo del 2015, quando riferisce, in maniera piuttosto generica, di aver appreso dell’omicidio di Dario, sentendone parlare da Rito Calzone (un affiliato al clan Amato – Pagano, scissionisti), senza però fornire altri dettagli circa i mandanti e gli esecutori.

Un quadro probatorio incerto

La lettura degli atti ci presenta, quindi, un quadro probatorio incerto, dove due dei collaboratori riferiscono aspetti e dettagli molto discordanti tra loro, mentre le dichiarazioni del terzo sono talmente generiche, che nessuna valenza assumerebbero in sede dibattimentale. Del resto gli stessi esecutori materiali (Paolo Guarracino indicato da Carmine Cerrato e Giorgio Scarpato indicato da Biagio Esposito) non possono dirci più nulla in quanto sono entrambi deceduti: Paolo Guarracino è scomparso per lupara bianca nel febbraio del 2007; Giorgio Scarpato, ucciso in un agguato il 19.07.2007.

Non ci illudiamo, quindi, di dare – almeno per ora – un volto ai mandanti e agli esecutori dell’assassinio di Dario Scherillo. So che con questo diamo un dispiacere a quanti hanno a cuore la giustizia in questo Paese, ma soprattutto alla famiglia di Dario, alla madre Enza, ai fratelli Marco e Pasquale, che si battono per la verità e per la memoria del loro caro così tragicamente scomparso.

Sappiamo di dare un dispiacere, ma in uno stato di diritto, anche quando la verità storica ci appare evidente, non si può condannare qualcuno in assenza di prove inconfutabili, capaci di reggere e superare la verifica imposta dalla legge, cioè quella del processo. Certo il magistrato avrebbe potuto usare maggiore accortezza nel redigere l’avviso alla persona offesa del reato della richiesta di archiviazione e riportare correttamente il nome di battesimo di Dario. Un’accortezza che gli avrebbe evitato di chiamare Davide un ragazzo che si chiamava Dario, ma questo è solo un refuso e non gliene vogliamo fare una colpa eccessiva, ma il rispetto per i morti ammazzati innocenti passa anche per queste piccole cose.

Così, il procedimento penale, istruito con la morte di Dario nel 2004 e già archiviato nel 2006, si avvia ad essere archiviato per la seconda volta. Con questa richiesta di archiviazione, emessa in data 24 ottobre 2018, sembra chiudersi un’altra pagina della triste vicenda, perché non c’è concordanza nelle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia. Tuttavia, pur rendendo una narrazione diversa tra loro, tutti concordano sul fatto che Dario Scherillo non doveva morire, perché il suo assassinio fu il frutto di un errore di persona, in quanto la vittima designata, il condannato a morte, era un soggetto diverso.

La famiglia di Dario, però, non è convinta che il caso sulla morte del loro congiunto vada archiviata ed ha dato mandato al proprio legale di opporsi alla richiesta di archiviazione. Per l’avvocato Gianni Zara che segue la famiglia, infatti, pur sostenendo che gli elementi probatori acquisiti dagli inquirenti non siano sufficienti a reggere l’accusa in giudizio, ha proposto opposizione all’archiviazione, richiedendo di integrare i mezzi istruttori, mediante l’approfondimento delle dichiarazioni fornite dai collaboratori di giustizia, l’esame di altri collaboratori di giustizia, che potrebbero rivelare fatti e circostanze che ancora non sono emerse. Non ci spieghiamo, perché agli atti non risultano essere stati sentiti gli stessi indagati, sottolinea l’avvocato Giovanni Zara. Anche la visione in carcere del film “Ed è subito sera”, ispirato alla storia di Dario Scherillo, secondo il difensore della famiglia Scherillo, potrebbe essere un’occasione per indurre qualcun altro a parlare. L’auspicio è quello che un giorno possiamo guardare in faccia chi ha ordinato e compiuto l’assassinio di un giovane che con la camorra non aveva nulla da spartire.

 

 

 

 

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