6 Febbraio 2001 Napoli. Giuseppe Zizolfi, giovane garzone di macelleria, ucciso mentre insegue dei malviventi.

Foto da: Un nome, una storia – Libera

Muore a Napoli il giovane Giuseppe Zizolfi, che aveva tentato di inseguire due ladruncoli sorpresi a rubare nell’auto di un amico e aveva subìto un trauma cranico per lo speronamento del suo motorino.
Giuseppe Zizolfi, Peppe, lavorava da quando aveva 10 anni in macelleria e i suoi occhi spuntavano appena dal bancone, ma da qualche tempo gli affari in macelleria andavano male e il titolare del negozio lo aveva licenziato, invitando il ragazzo a ritornare dopo quindici giorni.
Giuseppe Zizolfi, pieno di speranze ritorna così in macelleria per chiedere al titolare se potesse o meno riprenderlo. E proprio in quel momento quando spera di poter di nuovo lavorare, la sua vita finisce tragicamente.
Prima di entrare in macelleria, Giuseppe nota due balordi che tentano di rubare lo stereo dalla macchina di un suo amico, altro dipendente della macelleria. Giuseppe non può fare a meno di intervenire e con il suo motorino li insegue.
I malviventi prima lo seminano, poi si appostano in un angolo di strada e, appena Giuseppe passa in sella al motorino, lo affiancato e lo fanno rotolare sull’asfalto con un calcio. Per tre giorni, il ragazzo è ricoverato nel reparto rianimazione del Cardarelli. Alla fine, però, il suo cuore non regge.
La morte di Giuseppe Zizolfi, in procinto di essere archiviata come uno dei tanti incidenti mortali provocati dal mancato uso del casco, grazie alle prime testimonianze, rivela l’ennesima storia di violenza metropolitana, l’ennesima scritta con il sangue di un innocente.
Con un fratello e due sorelle più piccole di lui, il padre e la madre disoccupati, un alloggio pubblico promesso mille volte e mille volte sfumato dopo il terremoto dell’ 80, Giuseppe non aveva avuto scelta. Gli era rimasto un sogno, però. Uno solo. E se lo teneva stretto: voleva sposarsi nella Basilica dell’Incoronata, a Capodimonte, una chiesa bianca e grande come una nuvola nel cielo d’estate. L’aveva vista da bambino e se n’era innamorato. Lì in quella chiesa è stato celebrato il funerale.
Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it

 

 

 

foto da repubblica.it

 

Articolo di La Repubblica del 10/02/2001
Insegue i ladri in motorino lo buttano giù e muore

È morto a vent’anni, nelle strade di Napoli. Fuori dal negozio di macelleria nel quale non lavorava più da venti giorni, da quando il morbo della “mucca pazza”, aveva messo in crisi il consumo di carne. Giuseppe Zizolfi, giovane garzone di macelleria, è rimasto ucciso sul colpo, gettato a terra con un calcio dal motorino sul quale stava inseguendo i due ladruncoli che avevano portato via lo stereo dall’auto del suo ex datore di lavoro. Giuseppe era andato a trovarlo, sperando che prima o poi lo riassumesse. Oggi ci saranno i funerali nella Basilica di Capodimonte. Ma la madre non riesce a darsi pace: “Era buono, un gran lavoratore e la sua vita era tutta qua: la bottega, la casa, gli amici la sera, quando la giornata finiva”.

Piange Luciana Longobardo, la madre di Giuseppe. Con la famiglia vive al quartiere Pianura, con il marito, disoccupato e con i fratelli di Giuseppe, Ciro, 16 anni, Maria Laura, di 8, e Anna, di 3. E’ una famiglia di terremotati che aspetta l’assegnazione di un alloggio pubblico. Giuseppe metteva da parte i soldi per acquistare una casa. Voleva sposarsi nella Basilica dove oggi verrà celebrato il suo funerale. “Me lo aveva detto tante volte – racconta la mamma – e io lo porto, sì lo porto. Ma da morto”.

Sembrava un qualsiasi incidente in motorino. Ma non è stato così. Martedì Giuseppe era tornato nella macelleria De Marino. Quel che è accaduto lo ha raccontato ai vigili urbani un dipendente del negozio, Gennaro Grimaldi. Mentre era nella macelleria, Giuseppe ha visto due giovani che tentavano di portare via lo stereo dall’auto dell’amico e con lui è uscito fuori per bloccarli.

Con Gennaro è salito su un motorino, ma poi si sono separati: il garzone ha continuato la corsa, l’altro ha inseguito i ladri a piedi. Pochi minuti dopo, però, il ciclomotore con i malviventi a bordo è spuntato alle spalle di Giuseppe, lo ha speronato. Uno dei due ladruncoli gli ha dato un calcio. Il ragazzo è caduto e ha battuto la testa. E’ morto poco dopo il ricovero nel reparto di rianimazione del Cardarelli. E la madre non ha dubbi: “Il motorino non era di mio figlio, non lo ha mai avuto. Forse ha preso quello di qualcun altro, ma non so perché. Lui stesso aveva subito una rapina un paio di anni fa, ma non aveva reagito. Mi aveva detto: ‘Mamma, li avrei ammazzati…’. Però non aveva fatto niente”.

Le indagini per individuare i responsabili dell’accaduto – i vigili urbani hanno inviato un rapporto alla procura in cui si ipotizza un omicidio pretereintenzionale – non si presentano facili. “E’ difficile avere testimonianze – spiega un funzionario – la gente non si fa avanti”

 

 

 

 

 

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