9 agosto 2016 Lamezia Terme (CZ). Assassinato Francesco Pagliuso, 43 anni, avvocato penalista. Ucciso per aver difeso due presunti omicidi.

Francesco Pagliuso – Foto da Quotidiano del Sud

L’avvocato Francesco Pagliuso, è stato ucciso la sera del 9 agosto del 2016, al rientro nella sua abitazione, freddato a colpi di pistola, da un killer che lo ha atteso nel giardino di casa.
L’inchiesta Reventinum ha consentito di ricostruire e identificare i presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio di Francesco Pagliuso. Secondo la ricostruzione della Procura sarebbero stati Giuseppe e Luciano Scalise a sentenziare la morte del penalista lametino poi nei fatti eseguito dal killer a pagamento Marco Gallo. Entrambi i procedimenti sono ancora in corso.
L’avvocato Pagliuso avrebbe “pagato” il fatto di essere il legale difensore di Domenico Mezzatesta, fratello di Gregorio, ucciso a Catanzaro, e autore insieme al figlio Giovanni dell’omicidio in cui vennero uccisi i lametini Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo. Secondo gli Scalise, l’avvocato Pagliuso avrebbe in qualche modo favorito la latitanza di Domenico Mezzatesta, arrestato alcuni mesi dopo il duplice delitto.
Fonte: quotidianodelsud.it

 

 

 

Fonte: ilfattoquotidiano.it
Articolo del 10 agosto 2016
Lamezia Terme, avvocato penalista assassinato a colpi di pistola mentre tornava a casa
Francesco Pagliuso, 43 anni, è stato trovato morto nella sua auto, raggiunto da diversi colpi di pistola. Ad allertare i carabinieri sono stati i familiari, dopo avere provato a telefonare senza successo alla vittima. Procura: “Nessuna ipotesi eslusa”. Killer ripreso dalle telecamere.

Un avvocato penalista, Francesco Pagliuso, di 43 anni, è stato ucciso in un agguato nella tarda serata di ieri a Lamezia Terme. Pagliuso, al momento degli spari, era alla guida della propria automobile e stava facendo rientro a casa. Il killer lo aspettava in giardino. Il penalista, noto negli ambienti forensi calabresi, è stato assassinato con alcuni colpi di pistola. Sono in corso le indagini dei carabinieri. L’agguato contro l’avvocato Pagliuso è avvenuto nei pressi della casa del penalista, nel centro abitato di Lamezia Terme.

Pagliuso, nel momento in cui è stato ucciso, era solo in auto. Raggiunto da numerosi colpi sparati con un revolver in varie parti del corpo, l’uomo è morto all’istante. A trovare il suo cadavere, nel corso della notte, sono stati i carabinieri, avvertiti dai familiari della vittima allarmati per il fatto che Pagliuso non rispondeva al cellulare.

I militari stanno indagando per stabilire se il movente sia da ricercare nell’ambito privato o professionale. Pagliuso aveva un vasto giro di clienti, molti dei quali legati ad ambienti della ‘ndrangheta e della criminalità in genere. Tra i suoi assistiti anche persone comuni con pendenze di vario tipo con la giustizia o coinvolte in controversie di natura privata. In più la vittima aveva interessi in vari settori economici, in particolare nella ristorazione. E’ verosimile, dunque, che Pagliuso sia rimasto vittima di una vendetta. Si tratta adesso di accertare chi e perché abbia voluto la sua morte, o uccidendo personalmente il professionista o incaricando a tale scopo l’assassino.

“Non escludiamo nulla e, allo stato, non si può restringere il campo investigativo a una sola ipotesi. Le indagini, in altre parole, sono a 360 gradi” ha detto il procuratore della Repubblica facente funzioni di Lamezia Terme, Luigi Maffia, che ha assunto la titolarità dell’inchiesta insieme al sostituto Marta Agostini. “Il fatto, indubbiamente – ha aggiunto il procuratore Maffia – é molto grave anche perché la vittima era molto conosciuta in svariati ambienti ed aveva una molteplicità di clienti operanti in vari settori. Occorre valutare, dunque, tutte le componenti. Per questo, allo stato, non possiamo escludere alcuna ipotesi”.

Per dare un volto al killer i carabinieri partiranno dalle immagini dalle telecamere del sistema di videosorveglianza installato nel giardino dell’abitazione dell’avvocato. La sagoma, a quanto si apprende non riconoscibile, della persona che ha sparato è rimasta impressa nelle immagini. Nelle riprese si vede l’assassino che si avvicina all’automobile di Pagliuso e spara due colpi con un revolver e poi fugge. L’assassino si sarebbe introdotto nel giardino praticando un buco nella recinzione.

 

 

 

 

Fonte:  ilfattoquotidiano.it
Articolo del 3 marzo 2018
Francesco Pagliuso, avvocato fu ucciso da killer professionista della cosca Scalise: “Si finse podista per studiare la vittima”

Marco Gallo, consulente di 32 anni e già detenuto per altri due agguati, è accusato di essere l’assassino che ha eliminato il legale nel 2016. La storia è iniziata nel 2013 quando l’avvocato ha iniziato a difendere i due Mezzatesta nel processo per il duplice omicidio consumato all’interno di un bar in cui morirono, ripresi dalle telecamere, Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio

Una “lista nera” e un killer professionista che doveva eliminare, uno a uno, tutti gli obiettivi che la cosca Scalise gli aveva assegnato. In fondo alla lista c’era l’avvocato di Lamezia Terme Francesco Pagliuso, “colpevole” di aver difeso Domenico e Giovanni Mezzatesta. Per l’omicidio del professionista calabrese stamattina la Dda di Catanzaro e i carabinieri hanno arrestato Marco Gallo, di 32 anni, già detenuto per altri due agguati.

La storia è iniziata nel 2013 quando l’avvocato Francesco Pagliuso ha iniziato a difendere i due Mezzatesta nel processo per il duplice omicidio consumato a Decollatura all’interno di un bar in cui morirono, ripresi dalle telecamere, Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, “soggetti legati a doppio filo a Daniele Scalise”, anche lui ucciso nel 2014 mentre il vigile urbano Domenico Mezzatesta era latitante.

Sei mesi più tardi, per vendicare l’omicidio di Scalise è stato ucciso Luigi Aiello, vicino ai Mezzatesta. Era il primo nome della “lista nera”. Con quell’agguato sembrava essere stata soddisfatta la sete di sangue della cosca. Così non è stato perché Marco Gallo, ufficialmente titolare di una società di consulenza ma in realtà killer professionista degli Scalise, aveva ancora due nomi da “tagliare” nel foglietto di carta che i boss gli avevano consegnato: l’avvocato Francesco Pagliuso e Gregorio Mezzatesta, fratello del vigile urbano Domenico.

Anche quest’ultimo era nella “lista” però non poteva essere eliminato perché, dopo un periodo di latitanza, si è costituito ai carabinieri proprio nello studio del suo legale. La faida è riesplosa con il successo che l’avvocato Francesco Pagliuso aveva ottenuto in Cassazione. Pochi giorni prima di essere ucciso, la Suprema Corte, aveva annullato con rinvio la condanna all’ergastolo per Domenico Mezzatesta e il figlio Giovanni escludendo che i due avevano premeditato di uccidere gli uomini della cosca Scalise nel bar di Decollatura.

Un risultato professionale che, però, – scrivono i magistrati – “aveva innescato forti timori nel legale”. Timori che Pagliuso aveva confidato alla sorella, anche lei avvocato, e ai suoi collaboratori più stretti. “Adesso arriveranno in fondo alla lista” era la frase che ripeteva Francesco Pagliuso dopo la vittoria dei suoi clienti in Cassazione.

Detto fatto. Dall’esame delle telecamere nei pressi della sua abitazione, i carabinieri hanno scoperto che il professionista è stato seguito per giorni dal suo killer che aveva finto di essere un “podista” intento ad allenarsi nei pressi della casa della vittima.

Marco Gallo aveva studiato tutto nei minimi particolari: dal buco della recinzione attraverso cui entrare nella villa dell’avvocato alla dinamica dell’agguato. Francesco Pagliuso non ha avuto il tempo nemmeno di scendere dalla sua auto che, a distanza ravvicinata, il consulente “con la passione degli omicidi” gli ha scaricato addosso diversi colpi di pistola prima di allontanarsi dalla villa uscendo dallo stesso buco da cui era entrato.

Un omicidio avvolto nel mistero per oltre un anno. Le piste battute dai carabinieri erano piene di indizi ma non di prove tali da poter far luce sul fatto di sangue. La svolta alle indagini (coordinate dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Giovanni Bombardieri e dai sostituti Elio Romano e Marta Agostini) arriva l’estate successiva, il 24 giugno 2017, quando viene ucciso Gregorio Mezzatesta a Catanzaro. I carabinieri riescono a ricostruire, a ritroso, la fuga del killer Marco Gallo che si allontanava dal luogo del delitto prima in moto e poi in auto, una station-wagon identica a quella del “podista” che, un anno prima, si allenava nei pressi della villa di Francesco Pagliuso. La perquisizione a casa di Marco Gallo e gli accertamenti eseguiti dagli investigatori hanno fatto il resto dimostrando i legami e i contatti telefonici tra la famiglia Scalise di Decollatura e il sicario trentaduenne definito dal gip Teresa Guerrieri un “killer professionista, efferato e pericolosissimo, legato a gruppi di ‘ndrangheta”.

Per i pm guidati dal procuratore Nicola Gratteri siamo di fronte a “un lucido piano volto via via a vendicare vicendevolmente la memoria dei numerosi morti. – è scritto nella richiesta di ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Marco Gallo – Nella frenesia delle vendette incrociate, pertanto, è caduto, per i motivi già detti, anche l’avvocato Pagliuso, ritenuto non solo l’avvocato della ‘famiglia Mezzatesta’, ma anche soggetto coinvolto in prima persona nella latitanza di Mezzatesta Domenico, proprio nel periodo in cui veniva peraltro compiuto l’omicidio di Daniele Scalise”.

Una faida fatta di sangue, “liste nere” di persone che devono essere ammazzate e di una ‘ndrangheta che “con ogni mezzo – scrivono i pm – intende imporre il proprio codice sul territorio, anche mediante omicidi cosiddetti ‘eccellenti’, posti in essere in stile tipico delle esecuzioni mafiose”.

 

 

 

Fonte:  Lametino.it
Articolo del 7 gennaio 2020
Lamezia, ufficiali scuola romana Gdf ricordano avvocato Pagliuso compagno di corso: “Sarai per sempre nostro fratello”

Lamezia Terme – Alla vigilia dell’udienza preliminare, che si terrà domani, sull’uccisione dell’avvocato Francesco Pagliuso, giunge un messaggio pubblico di vicinanza alla famiglia da parte degli ufficiali della Guardia di finanza con i quali Pagliuso condivise il corso ufficiali. Pagliuso, infatti, è stato ufficiale della Guardia di finanza tra il 1999 e il 2000 appartenente al corso “47mo Eracle” ed oggi sono proprio i suoi compagni di corso a dedicare un pensiero di cordoglio e vicinanza ai familiari dell’avvocato ucciso a colpi di pistola la sera del 9 agosto 2016 mentre si trovava a bordo della sua auto appena parcheggiata nel giardino della sua abitazione lametina. Per l’omicidio Pagliuso, nei giorni scorsi la procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha chiesto il processo per Pino Scalise, 61 anni, di Serrastretta; Luciano Scalise, 41 anni, di Catanzaro; Angelo Rotella, 36 anni di Soveria Mannelli e Marco Gallo, 34 anni di Lamezia Terme.

Oggi, gli ufficiali del 47esimo Corso Eracle della Guardia di Finanza si rivolgono alla famiglia e idealmente a tutta la comuniità lametina: “La prima cosa. Il primo gesto. Non aver paura di farsi avanti, di stringersi a corte, dove è necessario farlo. Dove ti portano i ricordi, le idee, il cuore. Presentare la forza. In questi giorni prende avvio una fase cruciale delle indagini sull’omicidio del nostro fratello Francesco Pagliuso. In questi momenti, forse più che in altri, bisogna farsi sentire accanto alle famiglie che restano chiuse nel dolore, straziate davanti a una ferita grandissima e profonda che si riapre e brucia sempre più forte. Noi vogliamo schierarci, allineati e coperti, compatti, a difesa dei nostri valori, del vivere assieme giusto e civile, pacifico, in cui crediamo da sempre e per sempre. Vogliamo stare vicino al ricordo e all’onore di Francesco Pagliuso, un fratello che era, è e sarà per sempre uno di noi ufficiali di Complemento della Guardia di finanza del 47° Eracle”.

“Come un tempo – scrivono – presentiamo la nostra forza, uniti, sull’attenti, davanti alla Bandiera, attorno al ricordo di Francesco ed alla sua famiglia. I nostri nomi. I nostri volti. Ora come allora, pronti a condividere e sostenere momenti felici e difficili. Per andare oltre, per chiedere giustizia, per cercare e seguire all’orizzonte le stelle che ci guidano: l’idea di una società giusta e civile, la forza della ragione e della fratellanza, la nobiltà d’animo di cuori e passi che battono all’unisono. Per far risuonare la cadenza di una marcia che avanza verso quei valori e quelle idee, che cammina comunque, sulle gambe di moltissimi uomini e donne, senza fermarsi o recedere mai. Possente di sua propria forza”.

 

 

 

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