FILIPPO BASILE – “Un dirigente regionale prematuramente scomparso”

Fotocopertina e prefazione da: solidariaweb.org

FILIPPO BASILE – “Un dirigente regionale prematuramente scomparso”

Alla realizzazione hanno collaborato:
Sonia ALFANO, Giusto CARLINO, Sabina CIANCIOLO, Giuseppe GAMBINO, Gianni NASTASI, Orazio ROSALIA, Renato SIRAGUSA, Cinzia VIRZI’

Coordinamento e grafica: Salvatore CERNIGLIARO
Pubblicato: MARZO 2004

Prefazione di Salvatore Cernigliaro

La decisione quadro 2001/220/GAI adottata dal Consiglio dell’Unione Europea il 15 marzo 2001, in materia di tutela e sostegno alle vittime di reato, impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie per garantire alle vittime una corretta informazione sui propri diritti e per fornire loro un adeguato sostegno attraverso la promozione e il finanziamento di iniziative, sia statali che non governative, atte ad offrire assistenza e tutela alle vittime e ai loro familiari.
L’Italia non ha ancora recepito tale provvedimento, eppure è un dato inconfutabile che interventi di questo genere, soprattutto in Sicilia, sarebbero utili oltre che necessari. Le indagini statistiche dimostrano come la Sicilia sia, insieme alle altre regioni del Sud d’Italia, tra le regioni in cui è più bassa la percentuale di denunce di reati. Addirittura, 3 reati su 4 non vengono neanche denunciati all’Autorità giudiziaria.
Le cause di ciò non possono che trovare spiegazione, almeno sotto l’aspetto più rilevante, nel capillare controllo del territorio da parte delle mafie attraverso cui viene a determinarsi una diffusa sfiducia dei cittadini nello Stato.
Per combattere questo stato di cose, non bastano le sole leggi di risarcimento. Occorre, come sostenuto dal Consiglio dell’U.E., che lo Stato si faccia carico anche del danno esistenziale subìto dalle vittime. Occorre che esse non siano abbandonate a se stesse ma informate, consigliate, sostenute. Occorre evitare il loro isolamento che può sfociare in rassegnazione. Occorre garantire tempi certi per i processi e per i risarcimenti. Occorre offrire sostegno psicologico e assistenza a coloro che ne necessitano.
La cooperativa sociale Solidaria, da un anno circa, nel tentativo di colmare un vuoto sociale, ma essenzialmente istituzionale, ha dato vita ad un progetto che prevede tutto ciò, almeno per quanto può essere di competenza e nelle possibilità di una iniziativa non governativa.
Questa pubblicazione nasce, quindi, all’interno di un progetto più ampio che ci vede impegnati in differenti tipologie di attività volte al sostegno delle vittime di reato e dei loro familiari.
E, tra le attività che la cooperativa ha già avviato, particolare rilevanza hanno assunto le attività di incontro e di socializzazione.
Abbiamo promosso l’organizzazione di spazi d’incontro concepiti come luoghi di impegno e di elaborazione, luoghi di partecipazione e di confronto, luoghi dove sperimentare concretamente forme nuove di solidarietà.
Ed è in questo ambito, in modo di certo non casuale, che è nato il libro “Filippo Basile – Un dirigente regionale prematuramente scomparso”. Realizzato con la collaborazione di alcuni dipendenti regionali orfani di vittime innocenti della criminalità organizzata. Colleghi, come il sottoscritto, di Filippo Basile, dirigente regionale assassinato a Palermo il 5 luglio 1999. Non l’unico. Il 9 maggio 1990, infatti, era già stato ucciso Giovanni Bonsignore, anch’egli dirigente regionale.
Giovanni Bonsignore e Filippo Basile, esempi indelebili di dirittura morale e di impegno civile, hanno pagato con la vita per il loro alto senso del dovere e l’assoluto rispetto per la legalità e la trasparenza. Per questo, soltanto per questo, sono morti.
In Sicilia, anche persone semplici e perbene, come erano Giovanni e Filippo, possono diventare eroi, come tanti altri partoriti da questa terra. Perché in questa terra, tanto amata quanto odiata, dove le sensazioni e le relazioni non conoscono mezze misure, è eroico il riuscire a vivere e operare in maniera “normale” nella “normale” vita di tutti i giorni.
Due omicidi, quelli di Bonsignore e di Basile, che la storia giudiziaria ha legato in modo definitivo avendo accertato, in due gradi di giudizio, che il mandante di entrambi i delitti è stato un loro “collega”, certo Nino Velio Sprio.
E’ per questo, che abbiamo voluto dedicare questo libro, che pur racconta di Filippo Basile, ad entrambi perché entrambi, in egual misura, continuano ad essere punti di riferimento per quei funzionari regionali che concepiscono il loro lavoro come servizio da rendere alla società e, quindi, scevro da ogni interesse personale.
Filippo Basile riteneva che il vero cambiamento discende dalle coscienze degli individui perché, per quante regole possa adottare l’Amministrazione, se non cambiano gli individui non sarà mai possibile cambiare il sistema complessivo della macchina burocratica.
E Filippo aveva ragione.
Ancora oggi, purtroppo, prevalgono i comportamenti di sempre all’interno di una Amministrazione regionale cambiata si, in questi ultimi anni, ma certamente non in meglio. Continuano inossidabili i soliti comportamenti, diffusamente ai limiti della legalità e quasi mai rispettosi della dignità di ciascuno. La recente riforma della dirigenza regionale è servita soltanto per omaggiare una vecchia classe dirigente, impermeabile a qualunque vero rinnovamento, di laute prebende immeritate e immotivate, di cui i siciliani onesti, quelli che pagano le tasse, dovranno farsene carico a lungo.

Questo è un libro di informazione. Una breve biografia della vita di Filippo Basile, un’attenta raccolta dei comunicati stampa riguardanti l’omicidio, le sentenze, le iniziative alla memoria. Null’altro.
Abbiamo voluto lasciare alle riflessioni del lettore la valutazione dei fatti, di quanto scritto e detto, delle responsabilità dirette o indirette sulle cause della sua morte.
Non potevamo, però, non manifestare il nostro più forte dissenso nei confronti di chi, utilizzando locuzioni come “prematuramente scomparso”, ha tentato “indegnamente” di ridurre a fatalità un evento delittuoso efferato e abnorme, com’è stato l’omicidio di Filippo Basile.
Da ciò il titolo provocatorio del nostro libro.

Salvatore Cernigliaro

 

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