Progetto di ricerca sulle vittime delle mafie “Un nome, una storia” – classe 3^D della Scuola Michelangelo di Napoli a.s. 2007/2008

 

Leggendo il libro   Ad alta voce

di Antonina Azoti

Classe 3^D – A.S. 2007- 08
Scuola media Michelangelo – Napoli

IMPRESSIONI DOPO LA LETTURA DEI PRIMI CAPITOLI

Sinceramente questo è il tipo di libro che mi interessa di più: la biografia. Non mi interessa sapere i fatti della gente, ma soprattutto conoscere la storia di persone che hanno fatto qualcosa di importante ed hanno lasciato un segno nella storia. A me personalmente piace come è scritto il libro, anche se a volte si vede troppo che è il modo di scrivere di una per-sona istruita, che però scrive un libro per la prima volta. Forse mi interessa anche perché in fondo mi rispecchio in questa signora, perché soprattutto alcuni momenti li ho vissuti anche io come lei.

Susy

 


ANCHE IO DA PICCOLO
HO TAGLIATO I CAPELLI AD ALTRI BAMBINI
OPPURE HO FATTO ALTRI GIOCHI “TERRIBILI”

Quando ero più piccola ero terribile, i miei genitori mi dovevano controllare in ogni occasione a meno che non guardavo il mio cartone preferito. Ricordo abbastanza bene quando io tagliai la frangetta a mia sorella, Serena: dormiva però io volevo giocare e la chiamavo, mi lamentavo e volevo che Serena si svegliasse a tutti i costi. Lei non ne voleva sapere e voleva dormire. Decisi di fargliela pagare, tagliandole la sua deliziosa frangetta. Il mattino seguente iniziò con urla e pianti  da parte di Serena, che si vergognava di andare a scuola conciata cosi. Ho sentito spesso che molti bambini come me e come Antonina  Azoti volevano fare la parrucchiera, ma io, poi, ho cambiato idea .
Ho fatto molti giochi da rimprovero come: infilarmi nella lavatrice, bere del detersivo  e allagare i bagni della scuola, non vi dico, ero una cosa impossibile e anche di più. Non ricordo molto bene com’ è andata quando ho bevuto il detersivo oppure quando mi sono infilata nella lavatrice, ma ricordo bene quando io, mio cugino e mia sorella giocavamo a nascondino. Io mi nascosi su una sedia sulla terrazza di mia nonna con un lenzuolo addosso, mi addormentai, mio cugino e Serena mi chiamavano, mi cercavano, ma io niente, non sentivo e non rispondevo. Serena decise di chiamare mia madre e mia nonna, dopo circa mezz’ora mi trovarono sulla sedia a riposare.
A tre anni andavo all’asilo e ricordo che un giorno volevo tornare a casa, ma non mi era concesso, allora chiesi alla maestra se potevo andare in bagno e mi diede il permesso. Aprii tutti i rubinetti e appena l’acqua arrivò all’orlo del lavandino, ritornai in classe. Dopo cinque minuti circa mi chiamarono perché era venuta mia madre a prendermi. Adesso sono cambiata e di questo sono contenta.

Silvia

Quando ero piccolo io non ho fatto molti giochi pericolosi perché ero un bambino abbastanza tranquillo, però, come ogni bambino, mi capitava di fare delle cose pericolose. Ricordo che una volta quando ero molto piccolo, per prendere un giocattolo che stava su una mensola in camera mia, salii su una sedia, ma non arrivavo alla mensola, allora mi alzai sulla punta dei piedi, persi l’equilibrio e caddi, facendomi molto male al braccio tanto che dovettero ingessarmelo. Un’altra volta, invece, mentre giocavo con la palla, questa andò a finire dietro al televisore. Io lo volevo spostare per riprendermi la palla, ma era pesante e lo feci cadere a terra. Fortunatamente non si ruppe.
Ho fatto anche giochi come rompere bottiglie e versare pacchi di pasta a terra. Una volta ricordo che stavo giocando con un amichetto, ci chiudemmo nel bagno con la chiave per nasconderci, poi non sapevamo aprire la porta e iniziammo a piangere spaventati, ma alla fine riuscimmo ad aprire.

Giovanni

Non ho mai tagliato i capelli a nessuno, ed è stato meglio così perché se avessi tagliato i capelli a qualcuno li taglierei tutti storti. Io a volte mi taglio le punte solo io però solo quelle bruciate ma a mia mamma non lo dico mai altrimenti mi picchia cioè si arrabbia. Devo ammettere che ho fatto bene a non tagliare i capelli a nessuno altrimenti facevo la testa pelata. Ricordo solo che ero piccola pettinavo le bambole e gli tagliavo i capelli, facevo i codini, la truccavo. Mentre adesso mi ritrovo a pettinare o a stirare i capelli a mia sorella o a mia cugina. A me piace molto pettinare o fare acconciature in testa ma se qualcuno deve toccare i capelli miei mi da un po’ fastidio.

Mena

Fortunatamente, io non ho mai tagliato i capelli a nessuno, ma con tutto quello che ho combinato… beh, forse era meglio che li tagliavo invece di fare quel poco…  Da piccola io ero, anzi, tutt’oggi sono un tipo molto, ma molto avventuroso, nonché ingegnoso, infatti ho passato i primi tre anni della mia vita a escogitare ed elaborare tantissimi giochi.
Le cose che più amavo fare erano: far esasperare mia nonna, giocare a fare i percorsi in giardino e … rubarmi del sale,  proprio così, andavo matta per il sale, infatti mia nonna per non farmelo prendere me lo metteva nel mobile più alto della cucina ed io, sorvegliata da lei, non potevo prenderlo, ma … una volta che ero tranquillamente seduta sul mio divano a vedere i cartoni, mia nonna pensò che quello fosse il momento giusto per andare a stende-re i panni… sfortunatamente, appena salì i cartoni finirono, io mi alzai dalla poltrona e, non vedendo mia nonna, decisi che quello fosse il momento giusto per attaccare. Ma come po-tevo arrivare ad un mobile così alto? Guardai e riguardai il mobile, speranzosa di una sua discesa da lassù, ma non si muoveva neanche di un millimetro, decisi quindi che quello era il momento giusto per pensare ad un piano, poi … ecco l’illuminazione! Presi una sedia, con cautela la avvicinai al mobile, salii, una mano e…oh! Ero troppo bassa, allora mi misi sulle punte, mi allungai, mi  sforzai più che potevo e finalmente sentii qualcosa, sembrava qual-cosa di tondo, nella mia testa pensavo fosse il barattolo con il sale, lo tirai felice e… ploc-ploc-ploc… bleah, quello che poteva sembrare un barattolo era invece una bottiglia di olio aperta e sentivo un tale disprezzo nei miei confronti per aver tirato quell’oggetto, ma ormai era fatto, ora ero viscida e il meglio doveva ancora venire!
D’un tratto mia nonna scese dal terrazzo, quindi preparai il mio sedere all’arrossamento, ma fortunatamente quella volta non fu così, perché appena mia nonna mi vide tutta avvilita e oleosa iniziò a ridere, non per il guaio fatto, ma perché quella volta il sale non si trovava lì su, ma proprio dove si trovava sempre e cioè il mobiletto sotto di me! Eh si, ne ho fatti di guai, però ora ho voluto raccontare solo il peggiore, perché se no mi ci vorrebbe un quaderno intero e più!

Sara V

 

IL MIO RAPPORTO CON MIO FRATELLO …

Ho solo un fratello di 7 anni e 3 cugini che considero fratelli.
Il più grande si chiama Gianluca e con lui ho un ottimo rapporto, infatti giochiamo e scher-ziamo e non litighiamo mai. Gianluca cerca di accontentarmi sempre, soprattutto quando gli chiedo di comprarmi il cornetto o qualche gioco della Playstation. L’unica ragazza tra noi si chiama Antonella. Lei è l’ unica che mi aiuta a studiare. Con lei, però, capita che litighiamo, perché io mi diverto a prenderla in giro e lei si arrabbia. Con il più piccolo dei miei cugini, che si chiama Marco, ho un rapporto particolare, perché ci piace giocare insieme, ma alla fine litighiamo sempre. Infatti ogni volta che giochiamo alla lotta lui che è più forte vince sempre ed io mi arrabbio e giustifico la mia sconfitta dicendo che lui imbroglia. Con mio fratello invece, sarà perché è più piccolo di me però, mi scoccio di giocare. Io e lui abbiamo un buon rapporto, siamo molto uniti e, perché gli voglio bene, cerco sempre di giocare con lui e qualche volta di farlo vincere. Ci divertiamo molto quando mia cugina Antonella ci porta al bowling, perché è un gioco che piace sia a me che a lui. Io gli ho insegnato a gio-care a bowling e sono contento che ogni volta lui diventa sempre più bravo.

Giovanni

Mio fratello ed io  siamo dei tipi strani. Litighiamo spesso, anche per cose minime, giusto per lo sfizio di fare arrabbiare l’altro. Dopo  un po’ il litigio diventa per chi deve avere l’ultima parola e alla fine sembra un vero e proprio scontro tra nemici. Vi faccio un paio di esempi: uno da parte mia che, ammetto a volte lo faccio apposta  ed uno da parte di mio fratello Lorenzo.
Io: siamo a casa tranquilli, io ad esempio studio e Lory perde tempo. Magari lui non può giocare al game –boy ed io allora lo faccio apposta e dico:
– Lory, mi fai giocare a game- boy? Al gioco nuovo però? si?” faccio gli occhi dolci, così da non avere nessun torto a chiederlo e allora, allora scatta il meccanismo: lui dice no, io non ho colpe, il  game-boy è suo, io gliel’ ho chiesto con gentilezza e via dicendo arriviamo a litigare.
Lui: Io e Lory abbiamo da mamma la regola di poter giocare a computer e guardare la tv solo un’ora al giorno ed io posso stare al pc fino alle 21:30. Di solito dopo cena sto una mezz’ora, dalle 21 alle 21:30al pc e poi vado a dormire. Così a volte Lory inizia a fare que-stioni perché io posso “giocare” fino a più tardi o perché non può stare lui al pc dalle 21:00 alle 21:30 (senza un motivo).
Ovviamente mamma dà ragione a me, perché quello di Lory è un capriccio inutile, ma  pur sempre un capriccio.  Sinceramente su una percentuale di 100 da quando è nato Lorenzo  tutti i giorni fino ad oggi, solo circa il 35%  non abbiamo litigato e ricordiamo che i primi anni  lui parlava poco ed eravamo piccoli. Ma i litigi duravano poco: infatti se consideravamo sempre su una scala da 100, da quando è nato il tempo che abbiamo passato e che passiamo a litigare e solo circa del ……  5/10%…!
Io e Lò ci vogliamo molto bene ed alcune situazioni che viviamo ci rendono uniti più che mai.
Quando ridiamo e scherziamo tra di noi, le sue risatine e i suoi occhietti accendono una lu-ce cristallino – azzurrina nel mio cuore.
Ci sono momenti che passo con lui che, anche se banali come una risata , sono sempre impedibili. Gli voglio davvero bene, spero sia lo stesso per lui, per me è così.
Anche solo poterlo aiutare a studiare mi fa pensare che lui è mio fratello e gli voglio bene.

Camilla

….. CON LE MIE SORELLE

Il mio rapporto con le mie sorelle è molto stretto, anzi strettissimo. Le mie sorelle non mi prestano mai niente, perché dicono che  io non  sono  responsabile  delle loro cose, però sono molto brave perché mi  regalano sempre qualcosa che a me piace e quindi non mi posso lamentare. Non le vedo quasi mai, perché vanno al lavoro tutti i giorni e gli chiedo sempre di  aiutarmi a fare i compiti, ma loro  non ci sono mai e non hanno  mai tempo per me e quindi mi innervosisco tanto. Poi  tutte e tre litighiamo sempre, tutti i santissimi giorni, la sera quando andiamo a dormire litighiamo per chi vuole vedere un film, chi vuole seguire Rai Uno  e io non ce la faccio più di sentirle urlare e litigare. Che rompiscatole, vorrei essere figlia unica! Così avrei  la stanza tutta per me e non sentirei le mie sorelle che urlano, poi le mie sorelle Rosaria  e Deborah  non sono gelose di me, nel senso che non mi  devo truccare e non devo vestirmi in un certo modo.

Francesca

 

LE DIFFERENZE TRA LE SCUOLE
DEGLI ANNI ‘50 E QUELLE DI OGGI?

1.    classi maschili e femminili
2.    ci sono più attività
3.    condizioni igieniche migliori
4.    punizioni diminuite
5.    la mensa ora si da a chi la vuole
6.    si facevano quadretti, aste e numeri scrivere bene e orizzontale
7.    le bacchette
8.    le medaglie di riconoscimento
9.    c’ erano gli esami d’ ammissione fino agli anni ‘60

Sara V

“la mia grinta, ho capito poi, aveva questa origine e questo significato” pag. 36

LA MIA MOTIVAZIONE AL SUCCESSO…

Finalmente ho deciso cosa vorrei fare da grande: la psicologa.
Una delle una delle motivazione che mi spinge e mi spingerà sempre, non solo nello studio, è la soddisfazione che devo dare a mia madre, ma soprattutto a me stessa. Poi un’altra che è molto importante per me è questa: dato che in famiglia sono sempre stata considerata la più piccola, quella a cui non si dà importanza, ho deciso di fare qualcosa a cui gli altri non aspirano proprio: LAUREARMI. Specialmente la cosa che mi darebbe più soddisfazione sarebbe, come ho gia detto, diventare una grande psicologa.

Susy

CONFRONTA IL TUO CARATTERE
CON QUELLO DI ANTONINA

Personalmente credo di non poter confrontare il mio carattere con quello di Antonina. Non per niente, cioè lei ha subito in malo modo la perdita, io ho una situazione diversa, sempre riguardante mio padre, quindi, diciamo che la vedo così: se per esempio io e Antonina ci incontrassimo, sull’argomento famiglia (non solo) non andremmo d’accordo.
Parlando al presente (così è più facile) credo che io e Antonina siamo molto diverse e poi non neghiamocelo le persone che subiscono perdite in famiglia, ad esempio il padre, ven-gono trattati come figli unici, cioè vengono viziati. Io non lo ritengo giusto, perché è un rimpiazzo di bene. Questa è la prima cosa in cui mi sento diversa; anche io ho problemi in famiglia, ma la mia mamma mi fa sentire in modo giusto …. e a modo suo. Parlando di ca-rattere, forse io e Antonina una cosa abbiamo in comune, ovvero il voler riuscire  bene in ogni piccola cosa. Su questo la capisco, perché  riuscirci mi fa sentire orgogliosa di me. Ciò non è ego, ma è solo un modo di fare.
Per il resto,  non trovo niente che mi renda simile di carattere ad Antonina.

Camilla

Diciamo che i nostri caratteri sono a volte simili e a volte no. Per esempio: nel libro scrive che è molto gelosa dei suoi vestiti e di come li trattano e li mantengono, mentre a me fa soltanto piacere sapere che un’altra bambina che non può permettersi di comprarE vestiti nuovi indossa i miei, poi lascia stare come li tratta, però almeno ha qualcosa da mettersi.
Quando va a parlare in pubblico della morte del padre è decisa a dire ciò che è successo, mentre io non ce l’ avrei mai fatta a parlare davanti a centinaia di persone.
Le reazioni che ha avuto quando è morto il padre sono state come le mie… la cosa che più mi ha colpita è stata che ho i suoi  stessi obbiettivi… essere brava in qualcosa in cui gli altri non lo sono… in fondo è bello quando un insegnante deve avere una risposta e ti dice:  “No tu no, perché già parli sempre… ” intendendo che già sa che sei brava..
Mi sentivo nello stesso modo in cui si sentiva lei quando la guardavano e provavano pietà… è bruttissimo… ti senti inferiore ed insignificante… oppure quando qualcuno fa una cosa e tu non la puoi fare perché non ne hai la possibilità… in fondo in alcune cose il nostro carattere è uguale, perché abbiamo vissuto un’esperienza simile.

Susy

Antonina era una bambina brava e buona, ma si arrabbiava quando vede che una bambina indossava un suo vestito. Era matura e responsabile.
Quando  aveva 7 anni aveva dei problemi economici, infatti non aveva molti vestiti e indossava sempre il colore nero per il lutto del padre. Io mi rispecchio molto nel carattere di An-tonina perché anche io sono brava (a volte) e anche buona al punto giusto, cioè se qualcuno mi fa arrabbiare divento Crudelia Demon, mentre se una persona mi rispetta  anche io la rispetto cerco di essergli amica. Mi reputo una ragazza responsabile, anche se a volte non è così, ad esempio una volta quando sono andata a scuola mi sono dimenticata la cartella a casa e quindi sono stata distratta.
L’ unica cosa su cui non sono d’accordo è che anche se Antonina aveva pochi vestiti non doveva essere gelosa delle sue cose, ad esempio anche io non ho molti vestiti, ma alle mie amiche e a mia sorella li presto. L’ unica cosa che mi preoccupa è che se presto i vestiti ho paura che non me li ridiano più indietro. Anche mia sorella ricordo che quando era piccola prestava i vestiti alle sue amiche e loro non glieli hanno più ridati.
Fortunatamente io ce l’ ho ancora un padre e solo l’idea di perderlo mi sconvolge, ma posso capire che Antonina ha sofferto, anche io ho sofferto quando sono morti i miei nonni, per me erano come due papà, perché mi davano dei consigli che non mi davano neanche i miei genitori, e poi come si dice “i nonni sono saggi”. E quindi capisco che per Antonina il padre era un punto di riferimento insostituibile.

Mena

Secondo me Antonina è una bambina da invidiare, perché ha portato lei il lutto per suo padre e aveva solo quattro anni, se fossi stata in lei  l’avrei portato anche io il lutto, ma dentro di me. Io la capisco un po’ anche se la nostra storia non è uguale, capisco molto bene le sofferenze che si è portata dentro. Per una bambina di quattro anni c’è bisogno di affetto e amore. Del carattere di Antonina le qualità che mi piacciono di più sono la generosità e il suo modo di fare che la rendono una persona forte.

Stefania

Antonina Azoti è una bambina di 7 anni che ha perso il padre quando ne aveva 4. Ha trascorso, quindi, un’infanzia triste, malinconica e difficile; vuole essere la prima della classe non per farsi notare dagli altri o per fare la precisina e la cocca della maestra, ma per dare soddisfazione a sua madre, vuole primeggiare per non sentirsi inferiore rispetto agli altri. Lei ha problemi a casa, non è una bambina viziata, ha bisogno di crescere sempre e non può essere una bambina della sua età, ma deve essere forte in tutto perché basta una goccia nel suo oceano che può traboccare tutto. Deve risolvere i suoi problemi assieme alla sua famiglia e deve aiutare sua madre, la deve consolare. La sua famiglia non ha la possibilità di pagare la mensa, di comprare abiti nuovi; giochi o scarpe, ma devono stare molto attenti con i soldi, perché sono sempre troppo pochi. Antonina vorrebbe, però, che ritornasse tutto come prima, quando suo padre la consolava e non come ora, quando lei doveva e deve ancora dare un conforto a sua madre.
Per alcuni aspetti io mi rivedo in lei, io come lei voglio dare soddisfazione ai miei genitori nell’ ambito scolastico, perché se lo meritano, per fortuna io non ho perso il papà e solo al pensarci… non vorrei che accadesse mai soprattutto per mano della mafia, io vorrei che mio padre o un parente morisse con serenità e non con un tumore, un omicidio oppure chissà che. Preferirei che morisse come la mia bisnonna Fortuna, di vecchiaia. Antonina soffre, ma se lo trattiene e prima o poi scoppierà. Vuole essere forte e non piangere, ella non vuole essere grande, ma lo deve essere.
Non ho notato molta differenza tra di noi. Lei si fa capire con gli occhi e non parla, mentre io parlo dei miei problemi con i miei genitori, siamo come amici e di questo ne vado più che fiera.

Silvia

Il mio carattere si avvicina a quello di Antonina perché anch’io, essendo buono, penso più agli altri che a me  stesso. Spesso quando mio nonno si reca a Benevento perché ha un terreno, è costretto a trattenersi per settimane per la raccolta delle olive o quando c’ è la semina, mia nonna resta a Napoli da sola, perché non può muoversi a causa della sua salute ed io ho il pensiero per lei, quindi le vado a fare compagnia e a volte resto anche a dormire,  perché ho paura che le possa succedere qualcosa. Il mio altruismo mi porta non solo a fare questo, ma tante altre cose,  rinunciando anche alle mie uscite con gli amici, ad esempio quando mio padre parte per il lavoro io non lascio mia madre da sola, perché mi dispiace. Se io mi fossi trovato nella stessa situazione di Antonina mi sarei comportato allo stesso modo, perché la morte di un genitore è la cosa più terribile che ti possa capitare nella vita.

Stefano

 

LA COSA PIÙ PREZIOSA PER CUI COMBATTEREI

Combatterei per mia madre per mia sorella e per il mio cane, farei di tutto anche per tenerne uno in vita. Forse userò termini usuali ed abituali ma è  questo ciò che penso!! Io farei di tutto per le persone a cui tengo di più
perché se c’è una cosa giusta che mi hanno insegnato è quella di pensare prima agli altri e poi a te stesso… io darei tutti i mie beni per far stare queste persone bene per farle mangiare e per nutrile… poiché io tengo a loro più di ogni cosa al mondo!! Combatterei per loro perché avendo già perso una persona che mi era ca-ra so che vuol dire soffrire e non vorrei che ricapitasse… come molti già sanno io sono molto testarda e  proteggo sempre le persone… quindi oltre alla mia famiglia proteggerei qualsiasi persona in difficoltà. Io non vorrei fare niente che faccia arrabbiare le persone a cui tengo, ma a volte il mio carattere mi gioca brutti scherzi

Carolina

La cosa più importante della mia vita è mia mamma, io sarei disposta a fare di tutto per mia mamma, anche buttarmi giù. Per me la vita senza mia mamma non sarebbe una vita, perché è lei che mi ha cresciuto e mi ha allevato per tutto questo tempo. Anche mio padre è importante, ma mai come mia mamma. Secondo me a volte le mamme sono come amiche, almeno parlo per me: mia mamma è più di una mamma, è anche un’amica con cui mi posso confidare sempre soprattutto nei momenti peggiori. Mentre con mio padre è diverso perché se gli dico una cosa, come “mi sono fidanzata” lui subito si arrabbia e non mi fa più uscire e poi io ho vergogna di raccontare i miei segreti a mio padre. Io e mia mamma sembriamo due sorelle, a volte io e mio fratello litighiamo, perché lui vuole bene di più a mio padre e io di più a mia madre. A volte capita che lui dice sottovoce delle parolacce a nostra mamma  e  mamma lo picchia, ma io mi metto sempre in mezzo e rispondo male a babbo, così litighiamo sempre. Mia mamma dice sempre che io sono quella più legata a lei rispetto a mio fratello Mario e mia sorella Serena. Io voglio bene più a mia mamma perché sto vedendo che da 3 anni mia mamma fa sacrifici per crescerci ci porta avanti e non ci fa mancare niente sia a me che a mio fratello.

Mena

La famiglia, per ogni persona o essere vivente è importante, perché lei è quella che ti cresce, ti cura, ti aiuta e ti fa sentire felice nel momento del bisogno, e credo che  tutti siano disposti a fare il possibile per proteggerla e aiutarla, ora purtroppo tutto si può soprattutto se si è ancora piccoli o ragazzi… anch’io come molti sono disposta a qualunque cosa ed anche se sono piccole così io ci metto lo stesso tutte le mie forze, ma spesso non si può aiutare, perché ci sono cose inguaribili e per quanto uno si sforzi non riesce a cambiare le cose. Personalmente mi sento fortunata ad avere una famiglia (anche se a volte è difficile aiutare e proteggere), perché ci sono molte persone che purtroppo non la hanno e vorrebbero averla; a volte, però, ci sono persone egoiste che pensano alla loro vita e agiscono senza pensare distruggendo così la loro famiglia e questo cercherò di non farlo mai accadere nella mia.
La famiglia, la famiglia è una bella cosa ed è importantissima e, anche se sarà difficile io farò tutto il possibile e forse anche l’ impossibile per proteggerla, curarla ed aiutarla sempre.

Sara V

 

DURANTE LE VACANZE
ARRIVÒ UNA COMUNICAZIONE DA… (pag. 78)

… dai nostri vicini di casa che ci informarono di un incendio alla nostra casa. I  miei genitori fecero di corsa le valigie, si precipitarono al porto e presero il primo traghetto che li portò a Napoli. Fortunatamente quell’anno eravamo a Procida, quindi i miei genitori fecero presto ad arrivare a casa. Fuori casa c’erano tre camion dei pompieri e una macchina della polizia che teneva lontani i passanti. I pompieri ci dissero che si era incendiato solo il deposito di abbigliamento sotto casa, quindi la casa non aveva subito danni. Il fuoco diventava sempre più imponente anche se i pompieri cercavano di domarlo. Arrivarono altri camion a dare maggior supporto all’operazione. Quella fu una notte dura perché i pompieri riuscirono a spegnere l’ incendio solo alle 5 del mattino. Quando i miei genitori entrarono a casa c’era molto fumo, infatti facevano fatica a respirare, aprirono le finestre e andarono a dormire.
Il mattino seguente tornammo a casa anche io e i miei cugini e ci mettemmo a pulire la casa che era diventata tutta nera. I danni più gravi li subirono le finestre che si incendiarono. Infatti dopo un po’ di tempo le dovemmo cambiare le finestre. Solo qualche giorno dopo scoprimmo che a dare l’allarme dell’ incendio era stato il nostro cane, Laika.

Giovanni

… dallo zio Francis  dall’America. Diceva che lì dove era lui, cioè a Miami, c’era un tempo bellissimo solo che a metà Agosto era passato un uragano che gli aveva sconquassato anche le vacanze. Perciò chiedeva se potevamo ospitarlo nella casa che avevamo affittato al mare; la mamma gli rispose di si, così dopo due giorni lo zio era davanti alla nostra porta di casa.

Zio Francis ha trent’anni, ma la testa di un bambino, gli piace fare cose pericolose e divertenti, ci ha raccontato che una volta ha  fatto  perfino jumping, ha detto che è stato divertentissimo.
Appena arrivato ha  affittato una moto d’acqua, ha fatto lo sci d’acqua e si è fatto attaccare con il paracadute a un motoscafo che lo trascinava in aria. Io ho fatto molte cose con lui, ma non quelle che ritenevo pericolose e alla fine comunque ci siamo divertiti tantissimo.
Un giorno siamo andati a vedere le cascate e lui insieme ad altre poche persone si è tuffato da un’altezza di quasi 10 metri, io ho ripreso tutto con la videocamera, è stata un’emozione grandissima. Lo zio Francis ci ha sconvolto la vacanza, è stato lui un uragano per noi, ma soprattutto per me, che sono il suo nipote preferito; quando è partito per il rientro a casa ha sentito molto la sua mancanza.

Andrea

… Era una serata  come tutte le altre, tirava un venticello caldo e la luna rendeva tutto più magico. Io e i miei genitori camminavamo lungo la costa del fantastico mare di Barcellona e parlavamo di cose varie. Credevo che quella serata sarebbe stata come tutte le altre ma non fu così. Squillò il cellulare, era mio cugino, mi disse che mi stava raggiungendo e che nella mattinata seguente sarebbe dovuto arrivare a Barcellona. La notizia mi riempì di gioia, pensai che era tutto perfetto. Non sarebbe arrivato solo mio cugino, ma anche un compagno di giochi. Raccontai il tutto ai miei genitori e di colpo tornammo a casa. Quella serata mi sembrò interminabile.
Per prima cosa riordinai la stanza dove dormivo. Volevo che tutto fosse perfetto per il suo arrivo. Sudai sette camicie, ma il mio sforzo non fu vano. La stanza cambiò totalmente faccia. Finita la sistemazione della camera non riuscìi a prendere sonno e quindi rimasi sul letto ad aspettarlo, la televisione fu la mia unica compagnia.
Si fecero le sette del mattino, l’attesa fu snervante, ma poi il campanello della porta suonò, sentivo la sua voce, aprii la porta…
Una mano mi scosse, aprii lentamente gli occhi,non mi resi conto immediatamente di dove mi trovavo, guardando attentamente capii che ero su una delle tante panchine del lungomare, era solo un sogno.

Vincenzo

… della bocciatura di mio figlio più grande, Robert. Mi arrabbiai molto, ma poi capii che era stato bocciato solo perché durante l’anno non aveva ricevuto molte attenzioni e ripensai a tutto quello che era successo.
All’inizio dell’anno andava bene, prendeva bei voti e studiava ventiquattro ore su ventiquattro. Arrivati a gennaio calò il suo profitto. Era il trentun gennaio quando mi arrivò una comunicazione dalla scuola che Robert mancava da scuola dal 26 gennaio, precisamente da sei giorni. Era strano, perché io lo vedevo uscire ogni mattina alle 7:50 di casa per andare a scuola con il suo amico Antony. E fino a quando potevo vederli stavano sempre vicini e parlavano. Allora ad un certo punto avevo chiamato la madre di Antony, Elisabetta, per sapere se anche suo figlio mancava da sei giorni a scuola, lei mi rispose di sì e che era molto preoccupata. Quando poi fu l’orario non tornarono. Erano passate due settimane prima di trovare i ragazzi. Stavano a Pisa con un gruppo di sbandati, li ritrovarono sporchi, feriti, con degli stracci addosso. Allora noi  preoccupate gli facemmo mettere intorno  alle caviglie un piccolo bracciale che avvisava quando il ragazzo usciva, ma dopo pochi mesi, tornata dal lavoro stanca ed arrabbiata, trovai un biglietto di Robert e la sua cavigliera. Elisabetta mi chiamò e mi disse che Antony era scappato. Eravamo  molto preoccupate non mangiavamo, non dormivamo insomma eravamo distrutte. Nella lettera c’era scritto:

CARA MAMMA IO SO DI SBAGLIARE.,
MA PER ME è LA COSA PIU’ GIUSTA DA FARE, A PISA IO ED ANTONY ABBIAMO COMMESSO DEGLI SBAGLI E POTREBBERO VENIRE A CERCARCI, NOI TORNEREMO TRA DUE MESI,(SE TUTTO VA BENE)
SAPPI CHE TI HO SEMPRE VOLUTO BENE E CHE TE NE VORRO’ SEMPRE

Baci Robert

Non smisi di cercarlo e dopo un mese lo ritrovai, mi disse che aveva risolto tutto, ma io non ci credevo… passò del tempo e non successe più niente e il giorno che mio figlio mi fece vedere che le persone con cui aveva avuto dei problemi erano in carcere, respirai con sollievo dopo tanto tempo. e ora la bocciatura, in fondo era inevitabile, ma avremmo superato anche questo.

Carolina

Finalmente Pinuccio era ritornato, eravamo di nuovo una famiglia… Passarono un paio di giorni, ormai eravamo in estate, faceva molto caldo, le strade erano deserte, roventi e noi eravamo impegnati nelle faccende di casa con la mamma, all’improvviso bussarono alla porta ed io aprii.
Era un uomo dal portamento strano, vestito con una divisa blu a righe piccole; era semplicemente un postino, che dopo aver salutato con un “buongiorno” pose una comunicazione a mia madre che intanto mi aveva raggiunto alla porta, ringraziammo e rientrammo in casa. Prima di aprire la comunicazione, mia madre la studiò per bene, poi vide sul retro un timbro, che purtroppo conosceva fin troppo bene… Silenziosamente uscì dalla cucina e andò, socchiuse la porta e si mise sulla poltroncina di stoffa, io e Pinuccio, curiosi andammo a sbirciare dalla porta; la vedemmo, era agitata, girava e rigirava quella lettera nelle mani, finché…lentamente avvicinò la mano ad essa e scollò l’apertura, prese il foglio, lo aprì ed iniziò a leggere…
“Cara, carissima figliola,
sono tuo padre, ti invio queste righe per dirti molte cose… mi dispiace, mi dispiace veramente tanto, purtroppo tua madre non ce l’ha fatta, ieri sera si è spenta improvvisamente senza neanche lasciarmi il tempo di dirle addio, so che sia io che lei non siamo stati molto buoni con te, per questo io non ti obbligherò a venire al funerale, volevo solo dirti che io non ho voluto mai abbandonarti. E’ vero all’inizio non ho acconsentito, al matrimonio, ma adesso sarei felice di conoscere e di stare insieme ai miei bellissimi nipotini… ti sarei voluto stare più vicino ma tua madre non me ne ha dato il tempo per via delle sua malattia; mi dispiace davvero tanto, se vorrai tuo fratello sarebbe felicissimo di condividere il corredo con te, spero ci perdonerai. Ciao.

Sara V

LA LETTERA CHE VENNE DALL’AMERICA (pag. 44)

scritta da Sara V.

Cara, carissima nipote,
ti invio questa lettera per darti le mie più vive condoglianze, tutti noi sapevamo che quell’uomo non ti avrebbe portato niente di buono, ma in fondo io ero felice che la mia adorata nipote aveva trovato  l’uomo della sua vita, e non preoccuparti, credo che anche tua madre la pensi così, a proposito, come stanno i tuoi adorabili figliuoli? Spero bene, la  tua amica me li ha descritti, spero che abbiamo preso un po’ anche da me!
Hai ricevuto il pacco che vi ho inviato? Si, quello con tutti i doni per voi, mi auguro che alla piccola siano piaciuti tutti i vestiti e le morbide pantofoline, ti svelerò un segreto, il numero di pantofole me lo ha suggerito la tua amica! Per concludere ti vorrei solo chiedere se potrei venire da voi in Italia per vedere com’è cresciuta la mia nipotina e per conoscere i tuoi meravigliosi figli.
Con affetto
Zia Sara

P.S
Se vuoi cerco di convincere anche tua madre a fare pace con te

“Per me bambina gli oggetti contenuti nella cassetta rappresentavano tutto ciò che mi restava di lui” pag.51


OGGETTI CHE PARLANO DI PERSONE

Quando vedo o penso al forno mi viene da pensare automaticamente alle fette
di pane bruciacchiate fatte a crostino dai miei nonni paterni; quindi penso
a loro e all’affetto che mostrano nei miei confronti.
Quando vedo l’auto o i fornelli mi viene da pensare a mio padre, a quanto gli piaceva viaggiare e cucinare…
Quando guardo l’armadio mi viene da pensare ai vestiti e a mia madre, al suo affetto e alla pazienza nei confronti miei e di mia sorella.
Quando vedo il cibo mi viene da pensare alla mia nonna materna, perché lei mi diceva sempre che quando si sente l’odore del cibo che stai cucinando vuol dire che è pronto.
Quando vedo cruciverba e salame mi viene da pensare a mio nonno materno, perché mi ricordano la sua pazienza per i capricci miei e  di mia sorella.
Quando  guardo la porta che si chiude penso a mia sorella che in questi tempi è molto chiusa…

Carolina

Nella mia casa ci sono tanti oggetti, anzi tantissimi oggetti ma…  non mi viene in mente nessun oggetto che parli di una persona … però… anzi, forse uno c’è, è di ma nonna, un giacchettino di filo: non se ne separa  mai, lo indossa sempre,  è molto carino, bianco con dei fiorellini ed un’altra cosa che appartiene a lei è un cestino rosso contenente tantissimi cotoni di svariati colori. Ricordo che da piccola per passare il tempo mi mettevo a fare le torri con questi fili, neanche da questi si separava mai, una volta però, perché purtroppo ora non può cucire più……
Nella mia casa, però, qualcosa c’è a cui sono affezionatissima, in realtà, però, non sono oggetti miei, sono di mio padre. Proprio così, ogni tanto mi piace aprire il suo armadio tirare il cassetto, quello di legno e guardarmi per un po’ le sue camice.
Com’era bello quando le indossava per andare a lavorare, si sentiva ancora l’intenso odore del profumo…
Come me ho scoperto  che anche mia madre ha degli oggetti a cui tiene, infatti una volta l’ho trovata nella stanza di mia nonna, la vidi annusare e stringere contemporaneamente le giacche di mio nonno. In quel momento mi chiesi cosa stesse pensando, ma forse lo sapevo gia! Beh, credo che tutti abbiamo un oggetto preferito e tutti hanno il diritto di averlo, come ad esempio mio padre, che non abbandonerà mai l’oggetto che gli sta più a cuore…  il suo bellissimo, mollissimo e tenerissimo PANCIONE!!!

Sara V.

Oggetti che parlano di persone

Quando vedo un forno mi vien da pensare
alle fette di pan bruciacchiato
preparate  dai miei nonni.
Quando vedo l’auto o i fornelli
mi viene da pensare a mio padre
quando guardo l’armadio
mi viene da pensare ai vestiti
e a mia madre.
Quando sento l’odore del cibo
che cuoce penso a nonna Lidia:
“Vuol dire che è pronto”
Cruciverba e salame:
nonno ………
la porta che si chiude
mia sorella
che ……………..

Carolina

 

UN’INTERVISTA ALL’AUTRICE

Racconta Antonina Azoti:
“Ci sono motivi profondi che risalgono a molto tempo fa, nella decisione di scrivere questo libro, maturati nel lungo silenzio che mi stava intorno e in cui io stessa, forse, mi sono auto-emarginata. Al tredicesimo anniversario della strage di Capaci, ho partecipato alla catena umana in memoria del giudice Falcone: c’erano migliaia di persone che protestavano per la mafia ed ho visto una società improvvisamente matura, uscita dall’immobilità. Forse proprio questa partecipazione ha fatto in modo che anch’io aprissi agli altri il mio dolore. C’era una pedana da dove poter parlare per ricordare Falcone. Mio marito voleva trattenermi, ma io invece salii e dissi ad alta voce: ‘Anch’’io ho qualcosa da dire, ascoltatemi. La mafia uccide da più di 50 anni. Ha ucciso un giovane di 37 anni, un sindacalista che si batteva per la riforma agraria. Si chiamava Niccolò Azoti: io sono sua figlia, e non l’ho conosciuto’.
Ho scritto anche per i miei familiari e per saldare i conti con i periodi del buio e della luce che hanno segnato la mia vita. La volontà di scrivere è stata come una luce che apriva uno squarcio verso il riscatto della memoria di mio padre, dandogli la giustizia che non ha mai avuto”

Andrea

Pages: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *