“Quando parliamo di mafia” di Giuseppe Fava (20 dicembre 1983)

Foto da wikipedia

“Noi stiamo contro la mafia, parliamo contro la mafia, facciamo i dibattiti, concludiamo con un applauso e ce ne andiamo a casa contenti…”

“Quando parliamo di mafia, dobbiamo pensare che oggi influisce nella distribu­zione della ricchezza, nella salute delle persone, nella condizione di vita, nell’evoluzione della scuola, nella ge­stione delle banche, nello scoppio della guerra, o nel ripristino della pace, nel mediterraneo e nel mondo.

La mafia è una bestia con la quale do­vrete combattere per il resto della vostra vita, una bestia che potrà condizionare il destino vostro e quello dei vostri figli; tutto quello che vi accadrà nella vita, dipenderà da come voi sarete capaci di stare con la mafia o di lottare contro la mafia.

Amici, questa è un’illusione che vi debbo togliere; noi stiamo contro la ma­fia, parliamo contro la mafia, facciamo i dibattiti, concludiamo con un applauso e ce ne andiamo a casa contenti. Ma poi domani, voi, per avere un posto di lavo­ro, una raccomandazione, per avere qualsiasi cosa, voi voterete per un politi­co mafioso e diventerete non solo schia­vi, ma complici della mafia.

Viviamo in un sistema mafioso, nel quale tutti siamo complici. E la scuola questo dovrebbe fare, dovrebbe spiegare alla gente che cosa sta accadendo, do­vrebbe spiegare come la mafia gesti­sce queste cifre enormi di capitali. Que­ste masse enormi di capitali devono es­sere riciclati, e allora c’è questo prolife­rare di banche in Sicilia, in Italia, in Svizzera.

Vi siete mai chiesti perché in Sicilia dobbiamo avere più banche che in Lom­bardia, quando la nostra economia è infi­nitamente più povera di quella lombar­da? Perché in Sicilia c’è il denaro mafio­so che bisogna riciclare. Le porte delle banche andrebbero sfondate!

La mafia è il padrone. In questa socie­tà ci sono i padroni che sono quasi sem­pre mafiosi, non tutti mafiosi, ma spesso partecipano col potere mafioso e ne usu­fruiscono, e poi c’è l’infinità degli esseri umani, dei cittadini, i quali sono il popo­lo. La mafia comanda e voi servite; un rapporto tra servi e padroni”.

Da un’assemblea a Palazzolo Acreide, 20 dicembre 1983

Fonte: isiciliani.it

 

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