16 Febbraio 2011 San Lorenzo Del Vallo (CS). Rosellina Indrieri e Barbara De Marco, uccise per vendetta. Il cognato e zio delle vittime aveva ucciso il figlio di un boss durante una lite.
Le due donne, Rosellina Indrieri, 45 anni, e la figlia Barbara De Marco, 26 anni, sono la cognata e la nipote di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio aveva assassinato a Spezzano Albanese Domenico Presta, 22 anni, figlio di Franco, considerato il boss della zona e attualmente latitante (arrestato nel 2012). Nell’agguato, portato a termine in un alloggio popolare del piccolo comune cosentino, è rimasto ferito in maniera grave alla spalla e al bacino anche Silas De Marco, nipote del commerciante-assassino. Sfuggito all’agguato anche il marito dell’Indrieri (Gaetano De Marco fu ucciso il 7 aprile successivo). I killer si sono presentati intorno alle 21 davanti a casa della Indrieri con il volto coperto. Hanno buttato giù la porta d’ingresso a calci e hanno iniziato a sparare all’impazzata. A nulla sono valsi i tentativi delle due donne di sottrarsi al fuoco dei due fucili, caricati a pallettoni. Madre e figlia hanno tentato di buttarsi dal balcone, inutilmente.
Per i carabinieri il duplice omicidio e il ferimento del ragazzo hanno una matrice mafiosa e sarebbe la risposta all’assassinio di Domenico Presta.
Fonte: Dossier Sdisonorate, storie di donne uccise dalla mafia dell’Ass. DaSud
Articolo del 17 Febbraio 2011 da tirrenonews.it
Cosenza : uccise madre e figlia : una vendetta ndranghetista
Sono state uccise a colpi di fucile mentre erano nel chiuso della loro abitazione, a San Lorenzo del Vallo, piccolo comune del Cosentino. La loro unica colpa era di essere imparentate con un uomo che il 17 gennaio scorso uccise, al termine di un lite per motivi di parcheggio, il figlio di un boss latitante ritenuto dagli investigatori figura di spicco della malavita. E di vendetta come movente del duplice omicidio parlano chiaramente i carabinieri che stanno conducendo le indagini. A cadere sotto il piombo dei sicari Barbara Intrieri, di 45 anni, e la figlia Rosellina Intrieri, di 26. È rimasto ferito ad una spalla ed al bacino un altro figlio di Barbara, Silos De Marco, di 20 anni, ricoverato nell’ospedale di Castrovillari dove è stato operato. Le sue condizioni non sono gravi.
Ed è proprio il cognome del giovane ad essere all’origine del duplice omicidio. Le vittime, infatti, erano la cognata e la nipote di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio scorso, a Spezzano Albanese, a due chilometri da San Lorenzo del Vallo, ha ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio di un latitante, Franco. Un omicidio, quello, scatenato da una banale lite per un parcheggio, ma che affondava le radici in vecchi rancori mai sopiti tra Presta, che gestiva un negozio plurimarche di abbigliamento, e De Marco, titolare di un laboratorio per riparazioni di elettrodomestici. Domenico Presta era figlio di Franco, latitante dal maggio del 2009. L’uomo deve scontare una condanna a cinque anni di reclusione inflittagli dal tribunale di Cosenza. Secondo la Dda di Catanzaro era organico ad una organizzazione criminale che gestiva un vasto giro di estorsioni e di usura. Franco Presta è originario di Spezzano, ma i reati per i quali è stato condannato sono stati commessi nell’area di Cosenza.
La parentela tra le due donne e l’assassino di Presta, è la convinzione dei carabinieri, non può essere casuale. Ed anche la violenza e la determinazione con cui hanno agito i sicari, almeno due, ma potrebbero essere stati anche di più, indica una chiara volontà di morte che non si spiega altrimenti. Gli assassini, verso le 21, si sono presentati alla porta dell’appartamento delle donne, in un palazzina di edilizia popolare posto in una zona abitata di San Lorenzo del Vallo. Non hanno suonato, ma hanno sfondato la porta ed una volta dentro hanno cominciato a sparare. Le due donne hanno tentato la fuga. Una ha cercato scampo sul terrazzo, ma i sicari non hanno avuto pietà, l’hanno raggiunta ed uccisa. Il suo corpo, fino a tarda ora, è rimasto lì, proteso verso una salvezza che non è riuscita a raggiungere.
VOLEVANO STERMINARE FAMIGLIA Il loro obiettivo era sterminare tutta la famiglia De Marco-Indrieri. Ne sono convinti gli investigatori che stanno indagando sull’ omicidio di Rosellina Indrieri e della figlia Barbara e sul ferimento dell’altro figlio, Silos De Marco. Il marito e padre delle vittime, Gaetano De Marco, è scampato all’omicidio soltanto perchè dormiva in una stanza diversa da quella in cui si trovavano le donne e, probabilmente, non è stato visto dagli assassini. Il modo di agire degli assassini, almeno due, infatti, secondo gli investigatori lascia ben pochi dubbi sul fatto che non ci fosse un obiettivo designato, ma che tutti i componenti della famiglia dovevano essere uccisi. Il fatto che dovevano essere uccisi tutti i componenti della famiglia è dimostrato dal fatto, secondo gli investigatori, che i killer hanno iniziato a sparare dal pianerottolo, con la porta ancora chiusa, prima di fare irruzione nell’appartamento ed uccidere con freddezza e determinazione anche la figlia di Rosellina Indrieri, che aveva cercato rifugio sul terrazzo. Gli assassini hanno agito col volto coperto da passamontagna e con armi potenti quali una mitraglietta, un fucile ed una pistola. Segno evidente, per gli investigatori, che l’obiettivo era fare più vittime possibili. Resta da chiarire come Gaetano De Marco si sia salvato. Forse, è l’ipotesi degli inquirenti, i sicari non hanno avuto il tempo di mettersi a controllare nelle varie stanze della casa.
PROCURATORE: E’ BARBARIE «Questa è barbarie». Così il procuratore di Castrovillari, Franco Giacomantonio, ha commentato il duplice omicidio compiuto ieri sera a San Lorenzo del Vallo, sottolineando anche «la difficoltà a raccogliere informazioni perchè c’è un’omertà spaventosa». «È da tempo – ha aggiunto – che vado ripetendo che questo è un territorio a forte presenza mafiosa. Purtroppo il fenomeno è stato sottovalutato. Da quando sono a Castrovillari, circa due anni e mezzo, abbiamo registrato oltre una decina di omicidi. Oggi, tocchiamo con mano questa dolorosa realtà. Un pezzo di territorio che si conferma attraversato dalla violenza. Sono terribilmente scosso da quanto è avvento. La foto, poi, pubblicata dai giornali mi fa inorridire». «Siamo in contatto con la Dda di Catanzaro – ha detto Giacomantonio – per concordare i passi da fare, poi decideremo. Intanto i carabinieri stanno eseguendo le procedure di rito: l’esame balistico e il sequestro del luogo scenario dell’orribile massacro». Il Procuratore, infine, si è detto «scettico» sulla possibilità di attingere informazioni dai cittadini: «è difficile, un’ impresa ardua, perchè come avvenuto in passato, non parla nessuno. C’è un’omertà spaventosa».
FAMIGLIA COGNATO ALLONTANATA Era stata allontanata dal luogo di residenza subito dopo il fatto la famiglia di Aldo De Marco, il commerciante che un mese fa, il 17 gennaio, a Spezzano Albanese, ha ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss latitante Franco. Quell’omicidio, secondo gli investigatori, è all’origine dell’omicidio di Rosellina Indrieri, della figlia Barbara e del ferimento dell’altro figlio Silos. Le due donne, secondo quanto viene ipotizzato, sono state uccise per vendicare la morte di Domenico Presta. La decisione di allontanare la famiglia di Aldo De Marco era stata presa proprio in considerazione del pericolo di ritorsioni. La misura, tuttavia, secondo quanto si è appreso in ambienti investigativi, non era applicabile anche ai parenti non conviventi con l’omicida. Tra l’altro, nessuno pensava che la sete di vendetta potesse arrivare a colpire anche cognata e nipoti di De Marco.
NESSUNO HA VISTO E SENTITO NULLA Nessuno ha visto o sentito nulla nella palazzina di San Lorenzo del Vallo dove ieri sera sono state uccise Rosellina Indrieri, di 45 anni, e la figlia Barbara, di 26, e ferito un altro figlio della donna, Silos De Marco, di 24. È quanto si è appreso in ambienti investigativi. Anche i numerosi colpi d’arma da fuoco sparati o non sono stati sentiti o, come avrebbe detto qualcuno dei vicini, sono stati scambiati per mortaretti. I carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e del Reparto operativo di Cosenza, nel corso della notte, hanno compiuto una serie di perquisizioni a casa di pregiudicati della zona dell’alto Ionio cosentino, ma senza ottenere i risultati sperati.
INVESTIGATORI: SONO BESTIE «Sono veramente delle bestie». Così alcuni investigatori che stanno indagando sul duplice omicidio di madre e figlia compiuto ieri sera a San Lorenzo del Vallo commentano quanto è accaduto. A colpire investigatori, abituati anche ad avere a che fare con delitti estremamente efferati, sono stati la spietatezza e la violenza con cui i sicari hanno colpito due donne inermi che si trovavano nella loro abitazione. «Una volta – dice un inquirente – c’era un codice che diceva di non sparare a donne e bambini, ma ormai non c’è più freno. Probabilmente anche perchè questa gente, prima dell’azione, si fa di cocaina». «Hanno iniziato a sparare dal pianerottolo – dice un altro – colpendo Rosellina Indrieri, che era nella stanza. E poi hanno continuato a sparare uccidendo la figlia di Rosellina, Barbara, che aveva cercato di trovare rifugio nel balcone. Non ci sono parole».
SPARI ANCHE FUORI DALLA PORTA Hanno iniziato a sparare sin da fuori la porta dell’appartamento in cui vivevano le vittime gli assassini di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara, di 26, uccise ieri sera a San Lorenzo del Vallo. Quindi hanno sfondato la porta e sono entrati nell’appartamento, al terzo piano di uno stabile di edilizia popolare nel centro del paese, continuando a sparare decine di colpi d’arma da fuoco. La prima a cadere è stata Rosellina, mentre il figlio, Silos De Marco, di 24 anni, è rimasto ferito alla spalla ed al bacino. Le sue condizioni non destano preoccupazione. Barbara, in un disperato tentativo di salvarsi, è uscita sul balcone, forse per gettarsi nel vuoto, ma è stata raggiunta dai proiettili sparati dai killer e si è accasciata sulla ringhiera. Gli assassini, almeno due, hanno usato sicuramente un fucile, ma probabilmente anche una mitraglietta ed una pistola. Le tre armi sono state trovate all’interno di una Audi A4 che i killer hanno usato per fuggire e che poi hanno abbandonato poco distante dandole fuoco. La vettura è andata completamente distrutta dalle fiamme.
MARITO ERA UBRIACO Non è stato in grado di fornire alcun elemento utile alle indagini Gaetano De Marco, marito e padre delle due donne uccise ieri nella loro abitazione a San Lorenzo del Vallo, Rosellina Indrieri, di 45 anni, e la figlia Barbara, di 26. Nell’agguato è rimasto ferito anche il figlio di Rosellina, Silos De Marco, di 24 anni. Gaetano De Marco è scampato all’omicidio perchè dormiva in una stanza diversa da quella in cui si trovavano le donne e, probabilmente, non è stato visto dagli assassini. Agli investigatori, l’uomo, ovviamente sotto choc, ha dato anche l’impressione di non essere presente a se stesso visto che, tra l’altro, era ubriaco. Oggi, con ogni probabilità, sarà risentito dagli inquirenti. Gaetano De Marco è il fratello di Aldo, il commerciante che un mese fa, il 17 gennaio, a Spezzano Albanese, ha ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss latitante, Franco. Un delitto che, secondo gli investigatori, sarebbe il movente del duplice omicidio di ieri sera, compiuto per vendicare la morte di Domenico Presta.
INCHIESTA A DDA È già passata alla Dda di Catanzaro l’inchiesta sull’omicidio di madre e figlia compiuto ieri sera a San Lorenzo del Vallo. In nottata il sostituto procuratore Vincenzo Luberto, che ha la competenza sulla provincia di Cosenza, ha fatto un sopralluogo nell’abitazione delle donne dove è avvenuto il duplice omicidio ed ha poi sentito Gaetano De Marco, marito e padre delle vittime scampato all’agguato, insieme al pm della Procura di Castrovillari Baldo Pisani. Secondo gli investigatori, infatti, il movente del duplice omicidio è da ricercare nel delitto di Domenico Presta, ucciso il 17 gennaio scorso a Spezzano Albanese da un commerciante, Aldo De Marco, al termine di una lite per un parcheggio. Presta era figlio di Franco, un boss latitante ricercato per tre omicidi. L’ipotesi degli inquirenti è che il latitante abbia voluto vendicare la morte del figlio colpendo la famiglia di De Marco. Le vittime di ieri sera, Rosellina Indrieri, di 45 anni, e la figlia Barbara, di 26, infatti, erano, infatti, rispettivamente la cognata e la nipote di Aldo De Marco.
MANDANTE E’ KILLER SPIETATO È considerato uno dei killer più spietati della Calabria Franco Presta, il latitante al quale un mese fa è stato ucciso il figlio e che, secondo gli investigatori, potrebbe essere il mandate dell’omicidio delle due donne uccise ieri sera a San Lorenzo del Vallo, Rosellina Indrieri, di 45 anni, e la figlia Barbara Indrieri, di 26. L’uomo è latitante da oltre due anni ed è ricercato, nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Catanzaro, per tre omicidi compiuti nel corso della guerra di mafia che ha interessato il cosentino tra il 1998 ed il 2001. Si tratta dei delitti di Primiano Chiarello, ucciso nel giugno del 1999 a Cassano allo Ionio e quelli dei boss della ‘ndrangheta cosentina Antonio Sena e Francesco Bruni, detto «bella bella», uccisi, rispettivamente, il 12 maggio del 2000 ed il 29 luglio del 1999. Tra i tre omicidi, quello più efferato è stato quello di Chiarello. L’uomo fu portato da alcuni suoi conoscenti in una stalla e contro di lui furono sparati diversi colpi con una mitraglietta Skorpion. Subito dopo il corpo fu fatto a pezzi e sciolto nell’acido. Agli autori di questi delitti, tre dei quali arrestati nel maggio scorso, gli inquirenti sono risaliti grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e di intercettazioni. Presta è ritenuto un boss di una cosca che opera nell’alto Ionio Cosentino, e che è legata alla cosca Lanzino-Cicero di Cosenza. Anche alcuni suoi cugini di Roggiano Gravina sono latitanti nell’ambito dell’inchiesta Santa Tecla che nel giugno scorso ha portato all’arresto di 67 persone tra le quali i fratelli del sindaco di Corigliano calabro, Pasqualina Straface, che è pure indagata. In seguito all’inchiesta al comune è stato disposto l’accesso antimafia.
Articolo del 20 Febbraio 2011 da beppegrillo.it
Le donne dimenticate della Calabria
di Biagio Simonetta
“Ciao Barbara,
ti scrivo mentre il medico legale sta sezionando il tuo cadavere. Un’autopsia che non serve a niente, che è solo prassi. Ci diranno se il piombo ha disintegrato il tuo polmone destro, se ha preso il fegato, se sei morta in 10 o in 20 secondi. Dettagli inutili, che non possono lenire il dolore. Ho appreso della tua morte mentre ero a casa di amici, a Milano. Al Tg della notte il giornalista ha dato la notizia in modo fugace, senza servizio: “Due donne sono state uccise a San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza. Si tratta di un delitto di ‘ndrangheta”. Sono schizzato dalla sedia, stupendo gli amici presenti che della nostra Calabria non sanno niente. E’ stata una fitta in petto. Ho sferrato un pugno contro il monitor quando hanno cambiato argomento. Poi ho preso le mie cose e sono tornato a casa, a piedi, sotto a un temporale. Non mi andava di sentire le solite storie su chi muore in Calabria. In Tv non hanno detto della tua innocenza. Cosa c’entravi tu con la ‘ndrangheta? Niente. Niente, come tua madre Rosellina, 45 anni (19 più di te), caduta al tuo fianco in una maledetta sera di febbraio. I killer sono entrati in casa, tuo padre già dormiva. Chissà di cosa stavi parlando con tua madre. Forse del tuo futuro, di farti una famiglia, avere dei figli. Magari crescerli lontani da qui, lontani da quel posto, dal solito bar. Chissà se il giorno che tuo zio Aldo, dopo l’ennesimo litigio, uccise il figlio del boss del tuo paese, hai pensato che la vendetta potesse riguardarti.
Vi hanno colto di sorpresa, senza fare rumore. Poi hanno scaricato i caricatori sui vostri corpi, senza pietà alcuna. Perché nella nostra Calabria, Barbara, al sangue si risponde col sangue. E non importa essere innocenti. Un po’ colpevoli, dalle nostre parti, lo siamo tutti. Colpevoli di essere nati al Sud, in una delle regioni con più morti ammazzati d’Europa. Chi muore in Calabria per mano mafiosa non sarà mai un innocente a tutti gli effetti. Fra due o tre giorni, quando i giornali non parleranno più di te, né di tua madre, sarete ricordate come due vittime dei clan. E le vittime dei clan non sono mai vittime normali. La loro morte vale meno di altre morti. Quando la mano armata è quella della ‘ndrangheta il sangue si sbiadisce, un omicidio diventa quasi prassi, appartiene alla routine di alcuni posti. Forse domani ti seppelliranno. Ti porteranno in Chiesa, per l’ultimo viaggio. Poi al cimitero del tuo paese, dove riposerai per sempre accanto a tua madre. Non ci sarò al tuo funerale, Barbara. Non sono abbastanza forte, in certe occasioni. Ti ho scritto, anche se non ci conosciamo. Scrivere è l’unica cosa che riesce a chetarmi. E quasi mi fa pensare che sei ancora viva.
Sono in treno, binari distanti dai nostri posti. Sul giornale continuo ad osservare la tua foto. Il tuo sorriso innocente, i tuoi capelli neri. Uguale e diversa a mille altre ragazze della mia terra. Con quella magliettina grigia e gialla sai di freschezza.
Cos’hai pensato quando i killer sono entranti in cucina? L’immagine di te in balcone, con la testa riversa e i capelli che coprono il volto è un flash che mi perseguita. L’ha pubblicata il giornale per il quale ho lavorato fino a un anno fa, prima di mollare tutto e partire. E tu, Barbara? Anche tu volevi andartene?
Fai buon viaggio, Bà. Ti scriverò ancora.”
Articolo del 7 Aprile 2011 da angelipersi.blogspot.it
Gaetano De Marco, marito di Rosellina Indieri, 45 anni, e padre di Barbara, 26, è stato assassinato
COSENZA 7 APRILE 2011 Meno di due mesi, fa, per vendetta, si vide uccidere sua moglie e sua figlia in casa. Oggi è stato assassinato anche lui. Gaetano De Marco, marito di Rosellina Indrieri, 45 anni, e Barbara, 26, assassinate il 16 febbraio nel loro appartamento a San Lorenzo del Vallo, nel cosentino, è stato ucciso stamattina sulla strada da Spezzano Albanese a San Lorenzo del Vallo. Secondo gli inquirenti, si tratta di una vendetta per vecchi fatti di sangue Gaetano De Marco è infatti il fratello di Aldo, il commerciante che il 17 gennaio, a Spezzano Albanese, ha ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss latitante, Franco. Un delitto che, secondo gli investigatori, sarebbe il movente sia del duplice omicidio della moglie e della figlia di De Marco che di quello compiuto stamani. Le due donne furono uccise da un commando che fece irruzione nel loro appartamento sparando numerosi colpi di fucile. Nell’agguato rimase ferito un altro figlio di De Marco, Silos, di 24 anni, mentre il capofamiglia si salvò perche, ubriaco, dormiva in un’altra stanza e non fu notato dagli assassini.
UCCISO DA KILLER IN MOTOCICLETTA Sono stati due uomini in sella ad una moto di grossa cilindrata a sparare contro Gaetano De Marco, l’uomo ucciso stamani a San Lorenzo del Vallo. Secondo la prima ricostruzione fatta dai carabinieri, i due sicari, che avevano il volto coperto dal casco, hanno incrociato l’auto guidata da De Marco nei pressi di uno slargo. Quindi, dopo avere fatto inversione lo hanno affiancato ed hanno cominciato a sparare, probabilmente con una sola pistola. De Marco, raggiunto da numerosi colpi, è morto sul colpo. Nessuno è stato in grado di fornire particolari sugli assassini, se non che viaggiavano su una moto.
Articolo del 19 Settembre 2012 da gazzettadelsud.it
Uccisero madre e figlia – Fermati presunti autori
Carabinieri e polizia hanno fermato i due presunti autori materiali del duplice omicidio di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara (26), uccise a San Lorenzo del Vallo il 16 febbraio 2011. Le vittime erano parenti di un commerciante autore dell’omicidio del figlio del boss di ‘ndrangheta, allora latitante, Franco Presta, avvenuto un mese prima durante una lite.
Le indagini che hanno portato ai due fermi sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Cosenza, coordinati dal pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. L’obiettivo degli assassini delle due donne, secondo gli investigatori, era quello di sterminare l’intera famiglia. Alla morte, però, sfuggirono un altro figlio di Rosellina, Silos De Marco (24), rimasto ferito, ed il capofamiglia, Gaetano De Marco, scampato all’omicidio perché dormiva in una stanza diversa da quella in cui si trovavano le donne. Quest’ultimo, però, fu comunque ucciso due mesi dopo, il 7 aprile 2011, in un agguato lungo la strada che conduce da Spezzano Albanese a San Lorenzo del Vallo. Gaetano, era il fratello di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio precedente, a Spezzano Albanese, aveva ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss latitante Franco. Delitto che, secondo gli investigatori, sarebbe stato il movente sia del duplice omicidio della moglie e della figlia di De Marco che di quello del capofamiglia. Franco Presta, il cui nome era inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi d’Italia, è stato arrestato il 12 aprile scorso dopo cinque anni di latitanza.
E’ stata la testimonianza dell’unico sopravvissuto della famiglia De Marco a dare un contributo decisivo alle indagini che stamani hanno portato al fermo dei due presunti autori materiali del duplice omicidio di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara (26), uccise nella loro abitazione a San Lorenzo del Vallo il 16 febbraio 2011, madre e sorella del testimone, Silos De Marco. Le indagini, condotte dai Carabinieri di San Marco Argentano e del reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza e della squadra mobile di Cosenza, hanno portato al fermo, disposto dalla Dda di Catanzaro, di Domenico Scarola, di 26 anni, e Salvatore Francesco Scorza, di 30, entrambi di San Lorenzo del Vallo. I due, secondo gli investigatori, sono legati alla cosca Presta, collegata ai Lanzino di Cosenza, ed in particolare a Domenico Presta, figlio del boss Franco, ucciso il 17 gennaio 2011 da Aldo De Marco, fratello di Gaetano, marito e padre delle vittime di San Lorenzo ed ucciso a sua volta il 7 aprile 2011. Silos De Marco, rimasto ferito nell’irruzione nella sua abitazione, si è convinto a collaborare con gli inquirenti dopo l’arresto di Franco Presta, bloccato dalla squadra mobile di Cosenza il 12 aprile scorso.
Articolo del 10 Gennaio 2014 da gazzettadelsud.it
S. lorenzo del vallo
21 morti per vendicare il figlio del boss
La strage delle donne è stata rievocata in aula da Maria De Marco, cognata e zia delle due vittime, che ha svelato un retroscena – 21 morti per vendicare il figlio del boss
«Volevano ucciderne 21, tanti quanti gli anni di Domenico, il figlio di Franco Presta». La strage delle donne di San Lorenzo del Vallo è un ricordo ancora «sconvolgente» per Maria De Marco che in poco meno di tre mesi, tra il 16 febbraio e il 9 aprile del 2011, ha perso un fratello, la cognata e una nipote. «Mi avevano detto che la madre del ragazzo, nel giorno dei funerali aveva annunciato la vendetta». Domenico era il rampollo del boss. Aldo De Marco, tecnico della televisione aveva il suo laboratorio accanto al negozio di abbigliamento della sorella di Presta jr, a Spezzano Albanese. Tra i due non correva buon sangue. E quei contrasti un mese prima della strage detonarono in un delitto. Domenico venne assassinato a ventidue anni da Aldo De Marco, cognato di Rosellina Indrieri e zio di Barbara. La vendetta è la chiave che il pm antimafia Vincenzo Luberto ha utilizzato per leggere il movente della strage.
Fonte: iacchite.com
Articolo del 12 ottobre 2017
Strage di San Lorenzo del Vallo, anche la Cassazione conferma i due ergastoli
La Corte di Cassazione ha confermato le condanne all’ergastolo già inflitte in primo grado e in appello a carico di Domenico Scarola (30 anni) e Salvatore Francesco Scorza (34), assassini di Rosellina Indrieri (45 anni) e Barbara De Marco (22), mamma e figlia trucidate a San Lorenzo del Vallo nella serata del 16 febbraio 2011 durante una cruenta azione di fuoco, firmata a colpi di mitraglietta Uzi e ribattezzata non a caso come “la strage di San Lorenzo del Vallo”. Il duplice omicidio fu ordinato per vendetta dal boss della ‘ndrangheta Franco Presta contro Gaetano De Marco, marito di Roselina Indrieri. L’obiettivo dei sicari, per l’accusa, era quello di sterminare l’intera famiglia.
Quella tragica notte le due donne vennero uccise ad un mese esatto dell’omicidio del figlio di Franco Presta, boss locale. Gli inquirenti non ebbero dubbi: fu una vendetta per restituire il dolore. Le vittime erano infatti la cognata e la nipote di Aldo De Marco, il commerciante che il 17 gennaio dello stesso anno, a Spezzano Albanese, avrebbe ucciso a colpi di pistola Domenico Presta durante una banale lite per un parcheggio; fatto che però avrebbe affondato le sue radici in dei vecchi rancori.
Nell’aprile successivo cadde vittima anche Gaetano De Marco, marito e padre delle due donne.
Tornando alla cosiddetta “Strage di San Lorenzo”, i killer fecero irruzione nell’appartamento della famiglia De Marco in una palazzina popolare. Erano le 8 di sera. Fu una carneficina.
Nella casa c’era anche Gaetano De Marco che stava dormendo in un’altra camera. Scansò così la furia dei killer che non si accorsero probabilmente della sua presenza. Ma c’era anche il figlio appena ventenne, Silos, rimasto ferito in maniera non grave ad un braccio e in un fianco. Grazie alla sua testimonianza, Scarola e Scorza.
Il commando poi fuggì su un’Audi A4 bianca, ritrovata bruciata a pochi chilometri di distanza e dentro la quale vi erano le armi utilizzate per la mattanza: un fucile, una pistola ed una mitraglietta.
Fonte: cosenza.gazzettadelsud.it
Articolo del 12 Ottobre 2017
“Fine pena mai” per i killer di Barbara e Rosellina
di Giovanni Pastore
Quel corpo di Barbara Indrieri, martoriato dal fuoco di una mitraglietta Uzi e rimasto per ore in bilico sulla ringhiera del balcone, è riuscito a farsi largo in mezzo alle paure di un piccolo paese del Cosentino, liberandosi dalla ragnatela delle complicità e riaffiorando dalla palude dei silenzi. Barbara venne massacrata insieme alla madre, Rosellina, in una sera di pioggia e di freddo, dentro casa, a San Lorenzo del Vallo.
Quella storia tragica che indignò il mondo è la trama del processo celebrato contro i due assassini. Assassini perchè da ieri non sono più presunti. La Cassazione ha seppellito definitivamente le loro speranze mandando in giudicato la sentenza di condanna all’ergastolo nei loro confronti, pronunciata in primo grado e ribadita in appello. Dunque, anche per la Suprema Corte, quella maledettissima sera del 16 febbraio di sei anni fa, Domenico Scarola, 33 anni, di Tarsia, e Salvatore Francesco Scorza, 37, di Castrovillari entrarono nell’abitazione popolare dei De Marco seminando la morte. Spararono all’impazzata, fecero fuoco sfondando la porta. Volevano uccidere e il primo obiettivo fu Sylas, il figlio di Rosellina. Il ragazzo venne ferito, ma non ucciso. Prevalse il rispetto per l’amicizia, perchè fuori erano tutti amici. Le due donne, invece, furono massacrate. La più giovane morì sulla ringhiera del balcone. La madre, invece, rimase sul pavimento con il volto sfregiato dalle pallottole, distesa in una pozza di sangue. Un orrore che fece sudare di paura un intero territorio. Una strage ispirata dalla ’ndrangheta più famelica, che guardava dentro alle famiglie. A due famiglie in particolare, i De Marco e i Presta, sprofondate nella faida.
Le due donne pagarono con la vita la follia di un parente, Aldo De Marco, il cognato di Rosellina. E, sempre per questo, il 9 di aprile, sarà giustiziato per strada, anche il fratello di Aldo, Gaetano De Marco, marito di Rosellina e padre di Barbara, che la sera della strage era su un letto, anestetizzato dall’alcol. Anche Gaetano non aveva colpe sue, era un brav’uomo. Il suo unico problema, piuttosto, era il fratello Aldo, irascibile e violento, che tre mesi prima, a Spezzano Albanese, aveva ucciso un ragazzo, per un parcheggio. Un gesto d’ira che generò la vendetta. Quel giovane assassinato da De Marco si chiamava Domenico Presta, aveva solo 22 anni, e, soprattutto, era il figlio di un uomo importante della malavita organizzata cosentina, uno dei baroni della ’ndrangheta, Franco Presta, un boss potente che da anni viveva da fantasma per sottrarsi alla cattura.
L’ombra della vendetta è stata la strada maestra percorsa sin dalle prime ore dalla Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Una indagine perfetta dell’“aggiunto” Vincenzo Luberto, servita a placare l’ansia di giustizia di un’intera regione. Per più di un anno la gente è rimasta prigioniera di una forza inesauribile che respirava angoscia, rabbia, soprusi, umiliazioni, oblio. Poi la svolta, grazie al racconto del teste oculare. Sylas De Marco, sopravvissuto alla faida, è diventato la chiave per arrivare a Scarola e a Scorza, inchiodati al ruolo di spietati sicari. Per un anno, ha tenuto la bocca chiusa, soffrendo in silenzio per quei lutti che, in due mesi, avevano cancellato la sua famiglia. Ma dopo la cattura di Franco Presta ha deciso di parlare, di raccontare come furono uccise la madre e la sorella e, soprattutto, a incolpare quelli che un tempo erano stati dei buoni amici.
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Articolo del 9 gennaio 2021
Valle dell’Esaro, il commando di sicari pronto ad agire a Cuneo
di Arcangelo Badolati
Volevano punire l’uomo che aveva ucciso il figlio del boss Franco Presta. Ritrovate armi e granate del clan dell’Esaro
calabria.gazzettadelsud.it/
Articolo del 10 gennaio 2021
Il pentito e la verità inconfessabile sulla strage di San Lorenzo del Vallo
di Arcangelo Badolati
Nel febbraio 2011 vennero assassinate per vendetta due donne e ferito un loro congiunto. Usate quattro armi ma individuati solo due degli esecutori materiali. Gli atti processuali rivelano la presenza di almeno un’ altra persona.