16 Luglio 2000 Marano di Napoli. Ucciso Gaetano De Rosa, 36 anni, perché cercava di difendere la propria auto.

È da poco passata la mezzanotte di sabato 16 luglio 2000 e Gaetano De Rosa, maître  dell’Holiday Inn di Pineta Mare sul litorale casertano,  ha appena finito il suo turno di lavoro. Lungo la strada di casa, l’auto di Gaetano De Rosa viene affiancata da due criminali in sella ad uno scooter. I rapinatori volevano con tutta probabilità impossessarsi dell’auto, ma Gaetano trova il coraggio di ribellarsi, di opporsi a quel sopruso. È a questo punto che diversi colpi vengono esplosi, alcuni raggiungeranno Gaetano al torace e all’addome. La sorte decide che a soccorrere, inutilmente, Gaetano De Rosa sia il fratello, Antonio. I due vivevano nello stesso stabile e quella sera Antonio seguiva il fratello con la macchina. Ai carabinieri l’uomo ha detto di essersi fermato lungo il tragitto per parlare con un conoscente, di aver poi sentito gli spari e visto una persona riversa sull’asfalto: «Sono corso ad aiutarla, mi sono avvicinato e solo allora mi sono accorto che era lui, era mio fratello». Via, verso l’ospedale, ma neppure un intervento chirurgico ha potuto impedire il peggio. (Fonte: Fondazione Pol.i.s.)

 

Articolo di La Stampa del 17 Luglio 2000
Napoli, una notte di sangue e violenza
di Mariella Cirillo

Difende l’auto: ucciso.
Lite fra vicini: ragazza muore

NAPOLI. Due morti innocenti, vite spezzate per nulla. Un uomo assassinato a freddo da balordi che volevano portargli via la macchina e una ragazza di 19 anni centrata al volto da un proiettile durante una lite condominiale: sono loro le vittime di una notte di violenza che fa tornare la paura a Napoli e nella sua provincia. Ma questa volta non è la camorra sanguinaria a pareggiare i conti. La fine ingiusta di un lavoratore che rincasava a fine turno e di una giovane operaia che ha avuto il torto di affacciarsi al balcone hanno a che fare con il male quotidiano, quello che arma la mano di due rapinatori e trasforma in omicida l’inquilino deciso a non cedere il posto auto.

Due episodi nella notte tra sabato e domenica, in paesi dell’entroterra napoletano che quasi si toccano. Tragiche storie diverse, ma un filo comune: qui è troppo facile morire, che sia per la folle reazione di due banditi oppure per un proiettile vagante sparato da un pazzo che crede alla ragione delle armi. Tra Villaricca e Marano, dove stava tornando a casa, è finita l’esistenza di Gaetano De Rosa, 36 anni, sposato e ancora senza figli. Maitre all’Holiday Inn, un albergo di Pineta Mare sul Litorale Domizio, stava rientrando poco dopo mezzanotte quando due balordi in motorino lo hanno affrontato per prendergli l’auto.

Non lontano, a Casalnuovo, in un condomìnio di palazzine basse e dignitose, ha trovato la morte Carmela Scamaccia, 19 anni, operaia in una fabbrica di bomboniere, raggiunta alla testa da un proiettile mentre dal balcone cercava di capire quale esito avesse la lite tra la sua e altre due famiglie, in lotta per un posto auto conteso. A sparare, V. C., 31 anni, carpentiere in una ditta romana, a casa ogni 15 giorni. Ha impugnato una pistola e si è messo a sparare: ora è in fuga con la giovane moglie e i due figli, una bimba di 5 mesi e un bimbo di 3 anni.

Corso Italia, una strada dritta che unisce Villaricca a Marano. Qui Gaetano De Rosa ha incontrato i suoi assassini: due ragazzi in sella ad uno scooter, che magari volevano soltanto mettergli paura, costringerlo a mollare senza storie la macchina. Pazzi e violenti, come i cani sciolti di periferia, quelli che non pensano prima di premere il grilletto e possono uccidere per un’auto, un motorino, una banconota da 10 mila lire. È finita così anche questa volta: quei proiettili hanno raggiunto al torace e all’addome l’uomo, che forse aveva osato ribellarsi o forse non ne aveva neppure avuto il tempo. La sorte ha deciso che a soccorrerlo, inutilmente, fosse il fratello, Antonio, che vive nello stesso stabile di Gaetano e che lo seguiva con la sua auto. Ai carabinieri ha detto di essersi fermato lungo il tragitto per parlare con un conoscente, di aver poi sentito gli spari e visto una persona riversa sull’asfalto: «Sono corso ad aiutarla, mi sono avvicinato e solo allora mi sono accorto che era lui, era mio fratello». Vìa, verso l’ospedale, ma neppure un intervento chirurgico ha potuto impedire il peggio. E nessun risultato ha avuto finora la caccia che sta impegnando carabinieri e polizia: gli investigatori stanno cercando di ricostruire meglio l’accaduto, ma non sombrano avere molti dubbi sulla pista di un tentativo di rapina opera di piccoli criminali della zona.

Licignano, frazione di Casalnuovo, un Comune a Nord di Napoli. È quasi l’1 quando scoppia una lite furibonda che coinvolge tre nuclei familiari: i Caputo, gli Scamaccia e i Di Micco. Motivo del contendere, un posto auto. Le cose degenerano presto, lo scambio di insulti e imprecazioni coinvolge dapprima i capi famiglia, poi via via figli e nipoti. E nel gruppo c’è anche V. C., rientrato al suo paese da Roma, come fa ogni due settimane. Viene a dar manforte ai suoi, ma con una pistola calibro 7,65 in tasca. E quando la situazione si fa incandescente, tira fuori l’arma che possiede illegalmente, fa fuoco più volte puntando in aria per mettere paura ai rivali. Un gesto folle e violento che ha tragiche conseguenze. Affacciata, al balcone c’è Carmela, preoccupata per le grida e il trambusto. Cerca di capire che cosa succede a suo padre, un proiettile la centra alle labbra, si conficca nella testa. È già morta, quando l’ambulanza arriva in ospedale. E anche per questo omicidio, sono in corso battute e ricerche: appena s’è reso conto di quanto avvenuto, V. C. è scappato via con la moglie ventisettenne ed i loro due bambini. La Lancia Thema con cui si è allontanato è stata trovata ieri mattina nei pressi dell’abitazione dei suoceri, ma della famiglia in fuga per ora nessuna traccia.

 

 

 

Fonte: ricerca.repubblica.it
Articolo del 17 luglio 2000
Notte di sangue a Napoli, due morti
di Irene De Arcangelis

NAPOLI – Un uomo si ribella ai rapinatori, che vogliono la sua auto. Viene ammazzato sotto gli occhi del fratello. Una ragazza sente le urla di una lite condominiale per i posti auto, si affaccia alla finestra, riconosce il padre, si spaventa, lo implora: “Torna a casa, papà, non ti arrabbiare”. Viene colpita alla bocca da un proiettile vagante. Muore qualche minuto dopo.

L’ ultima pausa della violenza assassina a Napoli è durata pochi giorni. Oggi, con 61 omicidi dall’inizio del Duemila e due omicidi in una sola notte, città e provincia confermano ancora una volta il primato dei morti ammazzati. Dalla camorra come dalla criminalità spicciola. I clan avevano contato sedici agguati nel solo mese di giugno, poi il silenzio strategico in attesa delle decisioni del governo sull’indulto o l’amnistia. Intanto, però, l’emergenza di una provincia insanguinata fa tornare il caso Napoli nelle aperture dei telegiornali, con due vittime innocenti nel giro di due ore, nello spazio di sette chilometri.

Villaricca, paesone alle porte di Napoli. Alle dieci e mezzo di sabato sera Gaetano De Rosa, trentaseienne maitre dell’Holiday Inn di Pineta Mare sul litorale casertano, sta rientrando a casa. È di buon umore, le sue ferie sono appena incominciate. Fa per aprire la portiera dell’auto, i malviventi in sella a una moto gli si parano davanti. “Scendi e sparisci”. Vogliono le chiavi della Y 10, ma lui si ribella. I banditi non perdono tempo, sparano un colpo di pistola. De Rosa è ferito allo stomaco. Poco distante il fratello sente gli spari, corre da Gaetano. “Si era avviato verso casa – racconta Antonio De Rosa – mentre io mi ero attardato a chiacchierare con un amico. Non ho udito grida d’aiuto, ma ho sentito i colpi di pistola. Allora ho chiamato Gaetano, sono corso verso di lui. Ho visto l’auto, mio fratello era per terra. Stava morendo. Era una persona dolce, riservata. Non riesco a credere che si sia ribellato ai rapinatori”.

Il maitre d’hotel è morto da pochissimo quando, a poca distanza da Villaricca, si consuma una seconda tragedia se possibile ancor più assurda. Casalnuovo, intorno a mezzanotte. Via San Giuliano di Licignano è una strada di campagna tranquilla e silenziosa. Poche villette, in gran parte abitate da napoletani che si sono trasferiti in provincia. Cercano zone più vivibili, verde, case moderne, spazi più ampi. Nella palazzina a due piani della Prima traversa abitano tre famiglie, due vengono dagli affollati Quartieri Spagnoli. Ed è lì che abita Franco Scamaccia, con tre figlie. Carmela, 19 anni, è la seconda. Muore perché commette l’errore di affacciarsi al balcone quando sente delle grida sotto casa. Un vicino spara in aria, la colpisce al volto, l’ammazza.

Carmela, dipendente di una fabbrica di bomboniere, fidanzata, una vita serena, è morta prima di arrivare in ospedale. Il padre Franco aveva deciso di trasferirsi a Casalnuovo qualche mese fa, e la famiglia Scamaccia era diventata coinquilina di V. C., trentunenne carpentiere sposato e con due figli di tre anni e di cinque mesi. Sabato sera C. torna a casa. Il cortile del condominio è anche il passaggio obbligato al suo appartamento. Ma lì ci sono delle auto parcheggiate, e lui protesta come spesso era accaduto nelle ultime settimane. “Ora basta, questa villetta non deve diventare un garage”. Scoppia la lite tra V. C. e F. S.. Interviene una terza famiglia nella discussione. Grida, urla, minacce davanti al portone d’ingresso. Dieci persone che parlano contemporaneamente. C. vuole che vengano rispettati i suoi diritti, ma tutto il condominio è contro di lui. In tasca ha una pistola che si è procurato chissà dove. La porta illegalmente. Per far silenzio la tira fuori e spara due colpi in aria. Carmela in quel momento sta appoggiando i gomiti alla ringhiera. Era nel soggiorno a guardare la televisione, ma il fracasso aveva attirato la sua attenzione. Sporge la testa per guardare in basso, appena il tempo di chiamare il padre, “torna a casa, papà, non ti arrabbiare”, C. spara due proiettili. Il primo entra nel cemento del balcone, il secondo colpisce il labbro superiore di Carmela, fino a toccare il cervello. Quando la ragazza arriva in ospedale è già morta. Intanto C. sparisce con moglie e bambini, in cerca di un nascondiglio a casa di uno dei suoi tredici fratelli tra il Lazio e la Campania. Assassino, per difendere il posto della sua auto.

 

 

 

Fonte:  archivio.unita.news
Articolo del 17 luglio 2000
Diciannove anni, uccisa da un proiettile vagante
Napoli, la ragazza era affacciata al balcone

Week-end di assurda violenza. Si cercano i killer dell’uomo ucciso perché non voleva cedere l’auto – L’uomo che ha provocato la morte della giovane è fuggito con la moglie e i figli. La polizia: «Lo troveremo»

NAPOLI. Due delitti assurdi in una Napoli sempre più violenta. Un uomo ucciso perché difendeva la propria auto dai rapinatori, e una ragazza freddata da un proiettile vagante mentre era affacciata al balcone. L’ultimo delitto nasce da un acceso litigio tra due gruppi di famiglie che si contrapponevano dai balconi di casa. Il fatto è accaduto la notte di sabato in un condominio di Licignano, una frazione di Casalnuovo, in provincia di Napoli. Il litigio è scoppiato per motivi non ancora precisati. Numerose persone, da una parte e dall’altra, si sono contrapposte con veemenza. La lite, ad un certo momento, ha provocato la reazione di una persona, a quanto pare si tratta di un uomo, che ha impugnato una pistola e, dal balcone, ha sparato alcuni colpi contro l’abitazione dell’altro gruppo familiare. La ragazza, Carmela Scamaccia, di 19 anni, è stata raggiunta da un proiettile. I familiari l‘hanno immediatamente portata in ospedale ma è morta per la gravità della ferita riportata. L‘ assassino è fuggito.

Carmela Scamaccia era stata richiamata dalle urla e dal trambusto di una lite condominiale per un posto auto conteso, lite scoppiata tra tre nuclei familiari, compreso quello di Carmela, nel cortile del palazzo. La giovane è stata raggiunta in pieno volto da un colpo di pistola mentre guardava giù dal suo balcone una decina di persone che litigavano furiosamente. Il colpo le ha trapassato il labbro superiore e si è conficcato nel cranio. Carmela è stata trasportata all’ospedale Nuovo Pellegrini di Napoli, ma è giunta già morta. Il proiettile era stato esploso da una pistola calibro 7.65 da un uomo di 31 anni, attualmente ricercato, che aveva estratto dalla tasca dei pantaloni la pistola, illegalmente detenuta, e aveva cominciato a sparare in aria a scopo intimidatorio mentre litigava. Al momento degli spari, la lite era giunta al culmine. I contendenti erano una decina di persone di tre nuclei familiari in dissapore da tempo proprio per quell’area di sosta condominiale. La lite è scoppiata ieri notte e dopo un’accesa discussione sono intervenute altre persone a dare man forte ai capifamiglia, tra cui l’operaio d i31 anni che ha esploso due colpi di pistola. Dopo aver ferito mortalmente Carmela, V. C. si è messo alla guida di una Lancia Thema insieme con la moglie di 27 anni, e con i due figli una bambina di 5 mesi e un bimbo di tre anni, ed è scappato facendo perdere le sue tracce. L’auto è stata trovata ieri ad Afragola, vicino all’abitazione del suocero dell’operaio. Su questo episodio e sulla morte di Gaetano De Rosa, ucciso per il tentativo di rapina della sua vettura la scorsa notte tra Marano e Villaricca, si è tenuto un vertice presieduto dal colonnello Carlo Gualdi, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, al quale ha partecipato il colonnello Adelmo Lusi, comandante della compagnia dei carabinieri di Castello di Cisterna.

Toccante il racconto del fratello del trentaseienne Gaetano De Rosa, l’uomo ucciso per difendere la sua auto. I carabinieri sono sulle tracce degli assassini. Da ieri notte è in corso una gigantesca caccia all’uomo. I militari indagano negli ambienti della micro-criminalità locale. Tutto sembra indirizzare le indagini su un omicidio come tragico epilogo di una rapina. Gli assassini forse non avevano avuto intenzione di uccidere, avrebbero insomma sparato per spaventare De Rosa, o per ferirlo, ma i proiettili lo hanno però raggiunto all’addome ferendolo gravemente e provocandone la morte. I carabinieri hanno ora un quadro abbastanza preciso dei fatti. È stato anche chiarito come abbia fatto il fratello della vittima a soccorrere Gaetano.

La ricostruzione è stata possibile proprio grazie alle dichiarazioni rese da quest’ultimo, Antonio De Rosa. «Io e mio fratello stavamo facendo ritorno a casa insieme – ha detto Antonio De Rosa, che abita nello stesso stabile di Gaetano in via Cupa San Rocco a Marano – Gaetano era davanti a me con la sua auto, io lo seguivo con la mia». «Ad un certo punto, mi sono fermato a parlare con un conoscente, mentre lui ha proseguito – ha spiegato il fratello di Gaetano De Rosa- Quando sono ripartito, ho sentito degli spari non molto distanti, mi sono precipitato ed ho visto un uomo in terra». «Sono sceso dall’auto per soccorrere questa persona e mi sono accorto che era mio fratello – ha aggiunto -. L’ho caricato a bordo della mia vettura e sono corso in ospedale». Antonio De Rosa non ha saputo però fornire alcuna informazione sugli assassini.

 

 

 

 

Articolo di La Repubblica del 17 Luglio 2000
Napoli assediata dalle bande
di Paolo Russo

Due pistole, due morti. Alla fine, Villaricca e Casalnuovo ricongiungono due diverse storie di ordinaria violenza, lasciando sull’asfalto bossoli, polemiche, terrore. E nell’intreccio perverso tra i due episodi della scorsa notte, una denuncia da l’esatta dimensione della paura: «Troppe armi in circolazione. Non siamo negli Stati Uniti, ma occorre riflettere su un dato: sono aumentate in maniera preoccupante le richieste di porto d’armi». A lanciare l’allarme, all’indomani della notte di sangue, è Amato Lamberti. Il presidente della Provincia parla di «grave clima di sfiducia», di «insicurezza dei cittadini», di un fenomeno che proprio quanto è accaduto a Villaricca, «può tragicamente incrementare». Quale? «Dopo quanto è accaduto al giovane che voleva difendere la propria auto, quanti saranno i cittadini di quella zona a decidere di chiedere il porto d’armi?». E poi: «So per certo – dice Lamberti – che si sta registrando un’impennata nel numero di chi chiede di poter portare con sé un’arma. E per lo più sono commercianti, piccoli imprenditori. Insomma quanto è accaduto merita una riflessione in più da parte delle forze politiche e delle istituzioni. È un tipo di violenza che non si affronta solo nel comitato dell’ordine pubblico, solo con il controllo del territorio. In ogni caso ci troviamo di fronte a una situazione di violenza diffusa, che ogni tanto esplode in maniera eclatante. ma quanti sono i casi come quello di Villaricca in cui tutto si risolve solo con una denuncia?».

Il prefetto Giuseppe Romano – che ha voluto seguire personalmente tutte le concitate fasi della giornata di ieri – parla di «violenza gratuita, per certi versi imprevedibile e per questo incontrollabile quando si manifesta come nel caso di Villaricca. Sono episodi difficili da prevenire, ma intanto meritano risposte immediate sul piano delle indagini».

L’ex vescovo di Acerra, monsignor Antonio Riboldi avverte: «Guai ad abbassare la guardia. Occorre far capire alla gente, a quelli che hanno litigato e poi sparato per un posto auto, che la violenza comincia con piccoli gesti quotidiani e poi si radica, diventa modo di vivere. Siamo all’abisso davanti alla violenza gratuita. Fatti criminosi, come questi, e uccidere per rubare un’auto, allontanano dalla coscienza civile, giustamente turbata, ogni progetto di clemenza».

Alta tensione e strade blindate per l’intera giornata di ieri. «Faremo il possibile per trovare gli assassini», ha promesso il comandante provinciale dei carabinieri Carlo Gualdi che ieri ha incontrato il sindaco di Villaricca Nicola Campanile poche ore dopo l’omicidio. Il colonnello Gualdi si è anche impegnato a garantire una maggiore presenza dei carabinieri nella zona, e nel corso dell’incontro si è discusso anche della realizzazione della caserma dell’Arma a Villaricca.

Dal Polo le reazioni politiche più dure. «La questione ordine pubblico non può essere derubricata a sola cronaca, ma è una questione politica. È il governo il vero latitante», dice Antonio Martusciello, coordinatore di Forza Italia, che riunisce nel clima degli ultimi giorni i due delitti di Casalnuovo e Villaricca, ma anche l’uccisione del carabiniere di Castellammare a Brindisi, venerdì scorso». E il deputato di An Italo Bocchino aggiunge: «È tempo di finirla con le responsabilità generiche, perché alla prova dei fatti la politica dei ministri dell’Interno del centrosinistra si è dimostrata fallimentare».

Il segretario del Lisipo (libero sindacato di polizia) Antonio De Lieto, sottolinea come la sicurezza a Napoli non sia più solo «un problema di polizia, ma di cultura, di civiltà». E si riparla intanto di Esercito. Più uomini (i militari) e mezzi in campo per presidiare il territorio, per allontanare la paura, l’insicurezza dei cittadini che sempre di più, hanno deciso di ricorrere all’uso «personale» di armi.

 

Villaricca ore 22
No alla rapina
Tra Marano e Villaricca, Gaetano De Rosa, 36 anni, impiegato come «maitre» di sala all’Holiday Inn di Pineta Mare, è stato raggiunto non lontano da casa, poco prima delle 22.30, da due rapinatori in sella ad ciclomotore. Gli hanno ordinato di consegnare l’auto, una Lancia Y. I due hanno sparato a De Rosa tre colpi di pistola per punire il tentativo di reazione. (Servizio in Cronaca nazionale, pagina 11)

 

 

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