19 Giugno 1997 Palermo. Ucciso il costruttore Angelo Bruno.

Ucciso a Palermo il costruttore Angelo Bruno. Si pensa che avesse avuto richieste estorsive a cui non aveva potuto far fronte. I familiari dicono che è morto come Libero Grassi, ma l’imprenditore non aveva mai parlato di estorsioni neppure con loro; negli ultimi tempi aveva mostrato qualche preoccupazione, anche per la crisi del settore edilizio. Si fa l’ipotesi che ad uccidere il costruttore sia stato Salvatore Grigoli, arrestato qualche ora dopo, ma Grigoli negherà di avere compiuto il delitto.
Fonte: Centro Siciliano di Documentazione G. Impastato

 

Articolo dell’Unità del 20 Giugno 1997   
Preso Salvatore Grigoli il killer di don Puglisi agli ordini dei Graviano

ROMA. Si stava cucinando la cena, con la sua pistola 7,65 vicina, quando la polizia ha fatto irruzione. È stato arrestato così, ieri sera, Salvatore Grigoli ricercato perché ritenuto il killer del sacerdote Giuseppe Puglisi, parroco della chiesta di Brancaccio ucciso nel settembre del ‘94, ricercato per le stragi di Milano e Firenze, per le bombe di Roma e altri crimini.

Grigoli era nascosto in un monolocale arredato in via Camarda 17, alla periferia di Palermo. Rispetto alle foto segnaletiche non è molto cambiato: ha solo il «pizzetto» e grandi basette. Secondo quanto si è appreso gli inquirenti  stanno facendo una comparazione balistica tra la sua pistola e quella che ha ucciso il costruttore Angelo Bruno. Non è infatti escluso che sia stato proprio lui a sparare uccidendo l’imprenditore, poco prima ritornare a casa per prepararsi un piatto di pasta. La pistola trovata nel suo «covo» sarebbe dello stesso tipo di quella utilizzata alcune ore prima per uccidere il costruttore in Corso Calatafimi. Quanto a don Puglisi, secondo le dichiarazioni concordi di più collaboratori di giustizia, il parroco sarebbe stato assassinato su ordine dei fratelli Graviano, che mal avrebbero sopportato il suo impegno nel sociale.

«Questi sono lavori che danno soddisfazione», avrebbe commentato a delitto avvenuto Grigoli. Il suo ruolo è stato delineato, oltre che dai fratelli Di Filippo, anche da altri esponenti pentiti dei «gruppi di fuoco» gestiti dai Graviano e da Leoluca Bagarella. Tra loro Pietro Romeo, anche egli componente del commando che fu spedito a Roma per eliminare il pentito della prima ora Salvatore Contorno. Un attentato dinamitardo che però fallì per una «soffiata». Questo stesso gruppo di «picciotti» fu anche incaricato di pedinare e «punire» Maurizio Costanzo. Secondo gli investigatori, Grigoli come killer riceveva dai boss Graviano uno «stipendio» di 5 milioni al mese, ridotti da Bagarella dopo la cattura dei fratelli.

 

 

 

 

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