30 Agosto 1997 Soriano Calabro (VV). Ucciso Domenico Macrì, 20enne universitario, per aver osato chiedere la restituzione di un’auto rubata ai presunti ladri.

Foto da archiviolastampa.it del 1 Settembre 1997

Ha osato chiedere la restituzione dell’auto del padre ai presunti autori del furto. È stato ucciso per questo Domenico Macrì, universitario di vent’anni, assassinato nella piazza di Soriano Calabro (VV) il 30 agosto del 1997.
Pur di portare a termine la loro azione di morte, i killer non hanno esitato a sparare tra la folla: un centinaio di persone che in quel momento stavano assistendo ad una partita di calcetto. Nell’agguato sono rimasti feriti altri due giovani.

 

 

 

Foto ed articolo del 1 Settembre 1997 da archiviolastampa.it
Smaschera i ladri, paga con la vita
di Diego Minuti
Calabria: due fermi per il ventenne ucciso alla partita

VIBO VALENTIA. Avevano rubato, il giorno prima, l’automobile ad un suo congiunto e lui, Domenico Macrì, il ragazzo assassinato tra la folla, a Soriano, sabato notte, aveva individuato subito gli autori del furto e, con la forza della sua giovinezza (20 anni appena), era andato da chi riteneva ne fosse il responsabile per chiederne la restituzione. Un confronto a muso duro, con un gruppo di ragazzi di Vibo Valentia, sfociato in una lite, che però aveva lasciato le cose come stavano. Lui, Macrì, se n’era andato senza auto, magari minacciando qualcuno. Forse pensava che la sua sortita e il suo essere deciso avrebbero avuto esito positivo, nella «trattativa», anche perché, dicono gli inquirenti, tra i suoi amici poteva anche essercene qualcuno cui chiedere eventualmente un certo tipo di «aiuto». Ma non ne ha avuto il tempo perché, a distanza di poche ore dal diverbio, tre colpi di fucile caricato a pallettoni, che avrebbero potuto provocare una strage, lo hanno lasciato sull’acciottolato dello slargo su cui si affaccia il Municipio di Soriano. Ieri sera, polizia e carabinieri hanno fermato due giovani, Giuseppe Loiero, 31 anni, e Giuseppe Taverniti, 21 anni, entrambi di Vibo Valentia, accusati di strage. Sì, perché strage poteva anche essere, non tanto perché due persone, Pasquale Fusca, 38 anni (che era rientrato per le ferie a Soriano da un paesino del Varesotto, dove si è trasferito da tempo per lavoro), e Francesco Prestanicola, 19, che erano accanto a lui, sono rimaste ferite dai pallettoni in modo non grave. Ma strage poteva essere vista la dinamica dell’agguato e visto, soprattutto, il luogo dove la sparatoria è avvenuta. Davanti al Municipio, nel momento in cui il fucile calibro 12 ha sparato per tre volte, c’erano decine e decine di persone, che andavano e venivano dal cortile interno di un vecchio convento vicino nel quale si stava disputando un incontro di un torneo di calcetto che, dicono in paese, è l’orgoglio della Pro Loco. Niente ha fermato l’azione del «gruppo di fuoco», nemmeno il fatto che il luogo scelto per entrare in azione si trovi a pochi metri da un giardino, sul quale troneggiano giganteschi pini, sempre zeppo di passanti. Gli assassini sono arrivati a bordo di una vettura (forse una Fiat Uno) che, giunta a pochi metri da Macrì, s’è fermata per consentire all’uomo che sedeva dietro il gridatore di sparare in rapida successione. Per la procura della Repubblica di Vibo Valentia, Loriero e Taverniti sarebbero stati spalleggiati – e a loro volta avrebbero aiutato – da altre persone, contro le quali sono stati già emessi dei provvedimenti di fermo che potrebbero essere eseguiti già nelle prossime ore.

 

 

 

Articolo del 1 Settembre 1997 da  archiviostorico.corriere.it
Vibo Valentia, Domenico Macrì aveva scoperto gli autori del furto della vettura. Due fermati
Lo hanno ucciso per l’ auto.
Il ragazzo ammazzato tra la folla: punito per aver affrontato i ladri.
di Carlo Macrì

ORIANO CALABRO (Vibo Valentia) – Ha osato chiedere la restituzione dell’auto del padre ai presunti autori del furto. E’ stato ucciso per questo Domenico Macrì, universitario di vent’anni, assassinato nella piazza di Soriano. Pur di portare a termine la loro azione di morte, i killer non hanno esitato a sparare tra la folla: un centinaio di persone che in quel momento stavano assistendo ad una partita di calcetto. Nell’agguato sono rimasti feriti altri due giovani, Nicola Francesco Presta, 19 anni, e Pasquale Fuscà, 38 anni. Quest’ultimo ha riportato le ferite più gravi: i pallettoni gli hanno quasi reciso il braccio destro. I medici dell’ospedale di Vibo stanno tentando di evitargli l’amputazione dell’arto. Ieri sono state fermate due persone, Giuseppe Loiero, 31 anni, e Giuseppe Taverniti, 20 anni, entrambi di Vibo Valentia e con precedenti penali. Polizia e carabinieri ritengono che i due abbiano fatto parte del commando omicida. Sono accusati di strage. Gli investigatori stanno adesso ricercando le altre persone, contro le quali sono stati emessi i provvedimenti di fermo. I testimoni hanno raccontato di aver visto, l’altra sera, una “Uno” di colore chiaro. L’autovettura si è avvicinata al gruppo di persone le quali, ignare di tutto, hanno continuato ad assistere alla partita. Dai finestrini dell’auto si sono affacciate le armi: pistole e fucili caricati a pallettoni. A sparare, due o forse tre persone incappucciate.Domenico Macrì è caduto, colpito ad una gamba. Le ferite alla testa e al torace hanno fatto subito pensare che era proprio il giovane universitario il vero obiettivo del gruppo di fuoco. Presta e Fuscà, il primo pasticciere in un paesino del Varesotto (si trovava a Soriano in vacanza), il secondo è operaio, sono stati colpiti involontariamente forse perché si trovavano molto vicini alla vittima. Quando sono arrivati i primi soccorsi Domenico Macrì era ancora in vita. Trasportato all’ospedale è morto poco dopo. Le indagini si sono subito concentrate sul ragazzo, che frequenta il secondo anno di giurisprudenza a Catanzaro. Poi qualcuno con una telefonata anonima ha voluto indirizzare gli inquirenti su un episodio accaduto alcuni giorni prima. Il padre di Domenico Macrì aveva subito il furto dell’auto, il ragazzo aveva deciso di svolgere delle indagini personali per arrivare ai responsabili del furto. Nei giorni scorsi era andato a Gerocarne, un centro vicino a Soriano per chiedere notizie dell’auto nella speranza di riuscire a riaverla indietro. Domenico Macrì sarebbe riuscito anche a contatattare uno dei presunti autori del furto dell’automobile. Tra i due sarebbe nato un vivace diverbio. Dalle parole si era passati alle mani. Tutto però sembrava finisse lì. Sabato sera l’agguato mortale.

 

 

 

 

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