30 Marzo 1990 Palermo. Scompare Gaetano Genova, 27 anni, vigile del fuoco, amico di Emanuele Piazza.

Gaetano Genova, 27 anni, vigile del fuoco, fu ucciso il 30 marzo del 1990 a Palermo. I boss di Resuttana-San Lorenzo lo ritenevano un confidente di Emanuele Piazza, giovane collaboratore del Sisde che fu assassinato il 19 marzo 1990; Genova dodici giorni dopo. Tutti e due sequestrati e uccisi.
Grazie alle rivelazioni dei pentiti, un’indagine della Dia di Palermo, coordinata dai pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, ha svelato i retroscena della scomparsa. Genova fu attirato in un tranello: la sua auto, una Volvo 244, fu ritrovata il 30 marzo 1990 in piazzale Europa, regolarmente chiusa a chiave. Il giorno dopo, così hanno svelato i pentiti, il suo corpo fu consegnato da Salvatore Madonia ai Brusca, perché si occupassero di fare sparire il cadavere. I Brusca pentiti si sono autoaccusati dell’omicidio. Resta il mistero sull’attività di Genova: «’stu spiuni, ‘ stu sbirru», esclamò Madonia quando consegnò il cadavere a San Giuseppe Jato. Probabilmente il vigile del fuoco aveva fornito un’indicazione importante a Piazza per l’arresto di un latitante, Giovanni Sammarco, all’ interno di un centro sportivo. In quella struttura Genova stava facendo alcuni lavori con la piccola impresa edilizia che aveva approntato per arrotondare lo stipendio. Ma chi svelò il ruolo di Sammarco e poi anche di Piazza? Resta il giallo sulla talpa istituzionale che tradì i due giovani. (Tratto da La Repubblica del 20 marzo 2005)

 

 

 

Articolo di La Repubblica del 20 Marzo 2005
Il vigile si confidò con lo 007 e due boss lo condannarono 

Gaetano Genova fu ucciso perché i boss di Resuttana-San Lorenzo lo ritenevano un confidente di Emanuele Piazza, giovane collaboratore del Sisde: l’ agente fu assassinato il 19 marzo 1990; Genova dodici giorni dopo. Tutti e due sequestrati e uccisi. Grazie alle rivelazioni dei pentiti, un’ indagine della Dia di Palermo, coordinata dai pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, ha svelato i retroscena della scomparsa di Genova: nel ‘ 98 Enzo Salvatore Brusca consentì anche di ritrovare i resti del giovane vigile del fuoco, in contrada Feotto di San Giuseppe Jato. L’ ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Antonio Caputo, ha raggiunto Mariuccio Brusca, zio settantaseienne di Enzo e Giovanni, e Salvatore Madonia, 49 anni. I due erano già detenuti per altri reati di mafia. Ad accusare i due boss non c’ è solo Enzo Brusca, ma anche il fratello Giovanni e Giusto Di Natale. Genova fu attirato in un tranello: la sua auto, una Volvo 244, fu ritrovata il 30 marzo 1990 in piazzale Europa, regolarmente chiusa a chiave. Il giorno dopo, così hanno svelato i pentiti, il suo corpo fu consegnato da Salvatore Madonia ai Brusca, perché si occupassero di fare sparire il cadavere. I Brusca pentiti si sono autoaccusati dell’omicidio e dunque anche loro saranno processati, probabilmente in un giudizio separato. Resta il mistero sull’attività di Genova: «’Stu spiuni, ‘ stu sbirru», esclamò Madonia quando consegnò il cadavere a San Giuseppe Jato. Probabilmente il vigile del fuoco aveva fornito un’indicazione importante a Piazza per l’arresto di un latitante, Giovanni Sammarco, all’interno di un centro sportivo. In quella struttura Genova stava facendo alcuni lavori con la piccola impresa edilizia che aveva approntato per arrotondare lo stipendio. Ma chi svelò il ruolo di Sammarco e poi anche di Piazza? Resta il giallo sulla talpa istituzionale che tradì i due giovani. s. p.

 

 

 

Articolo del 19 Dicembre 2007 da ecodisicilia.com
Palermo. 9 anni a Brusca per omicidio

I giudici della Corte d’Assise di Palermo hanno condannato a nove anni di reclusione Enzo Salvatore Brusca per l’omicidio di un vigile del fuoco. Brusca, pentito, aveva detto di non aver ucciso, ma solo distrutto il cadavere di Gaetano Genova. Secondo i giudici della prima sezione, invece, Brusca aveva avuto un ruolo nell’assassinio del vigile del fuoco, ucciso perché amico del collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, anche lui fatto sparire col metodo della lupara bianca. I giudici hanno condannato Brusca a 9 anni perché secondo loro il pentito avrebbe rafforzato il proposito omicida del killer del vigile, Salvino Madonia, dicendosi disponibile, prima che il delitto venisse commesso, ad eliminare il corpo della vittima.
È stata invece dichiarata la prescrizione per lo zio di Brusca, Mariuccio, già condannato all’ergastolo in altri processi. Lui è stato ritenuto responsabile solo della distruzione del cadavere e, visto che sono passati quasi 18 anni dall’omicidio, il lungo tempo trascorso ha cancellato il reato. Per lo stesso omicidio erano stati già condannati, con il rito abbreviato, Giovanni Brusca, fratello di Enzo e anche lui pentito (13 anni e 8 mesi) e Salvino Madonia, ritenuto l’esecutore materiale (30 anni di reclusione).
A seguito della sentenza emessa ieri dalla corte d’Assise di Palermo l’appello da parte del legale di Enzo Brusca è quasi certo. All’imputato, difeso dall’avvocato Valeria Maffei, sono state concesse numerose attenuanti, compresa quella della collaborazione. Fu proprio lui, infatti, ad indicare il luogo dove si trovavano i resti del vigile del fuoco, riconosciuto grazie a degli oggetti d’oro (la cui restituzione ai familiari è stata disposta ieri) e ad un mazzo di chiavi che aprirono e misero in moto la macchina appartenuta a Gaetano Genova. Il cadavere era stato sepolto in contrada Feotto, in un terreno dei Brusca, cosa che aveva indispettito il vecchio patriarca Bernardo, padre di Giovanni e di Enzo.
Il movente ricollega il delitto all’eliminazione di Piazza, scomparso il 16 marzo del 1990, quindici giorni prima di Genova. Quest’ultimo, 27 anni, si era fatto la fama di spione e sbirro e, assieme a Piazza, avrebbe contribuito alla cattura di un paio di latitanti di Cosa nostra. Una scelta di campo per nulla condivisa dai familiari che non si sono costituiti parte civile nel processo. Anzi, dalla deposizione di uno di loro è emerso che dopo la sparizione del giovane Gaetano Genova, invece di collaborare con le forze dell’ordine, avevano chiesto notizie dell’attuale pentito Giusto Di Natale che disse di non domandare più perché la questione era chiusa. Si, la questione era stata chiusa da Salvo Madonia che aveva ucciso il giovane ventisettenne, colpevole solo di voler essere un cittadino onesto e operoso.

Fonte: mediterraneocronaca.it
Articolo del 30 marzo 2018
Gaetano Genova, 30 marzo 1990
di Roberto Greco

Palermo. Viale Europa. È la sera del 30 marzo 1990. Una Volvo 244 è parcheggiata. Nessuno si avvicina per prenderla. La mattina dopo l’auto è ancora lì e del suo proprietario non si sa più nulla. L’auto appartiene a Gaetano Genova, un vigile del fuoco. Il 16 marzo era scomparso Emanuele Piazza. Gaetano e Emanuele si conoscevano. Entrambi furono rapiti e vittime della lupara bianca. Si ritiene che Genova avesse fornito a Piazza indicazioni che si rivelarono fondamentali per l’arresto di Giovanni Sammarco – un mafioso latitante – all’interno di un centro sportivo. Il Genova, come secondo lavoro, faceva piccoli lavoretti per una piccola impresa edile che si stava occupando della ristrutturazione del palazzetto. Fu in quella occasione che, probabilmente, vide e riconobbe il Sammarco e lo comunicò al cacciatore di latitanti Emanuele Piazza. Dopo quel 30 marzo, di Gaetano Genova non si seppe più nulla.

Solo nel 1996, sei anni dopo la sua scomparsa, grazie al dettagliato racconto del mafioso Enzo Salvatore Brusca, collaboratore di giustizia, che raccontò autori e movente del delitto, fu ritrovato il corpo. Fu così finalmente chiara anche la dinamica del suo rapimento e della sua uccisione. Gaetano Genova fu attirato in una trappola, rapito e ucciso. Fu poi consegnato da Salvatore Madonia – esecutore materiale – ai Brusca, che si dovevano occupare dell’occultamento del cadavere. Il corpo fu seppellito in contrada Feotto, nei dintorni di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. Il movente indicato dal Brusca, ma anche dal fratello Giovanni e da Giusto Di Natale, entrambi collaboranti, s’inserisce nella possibile attività di confidente di Genova. Nell’ottobre del 2016, per l’omicidio di Genova, furono condannati a trent’anni di carcere Salvino Madonia, killer della famiglia di Resuttana, e quattrodici anni e quattro mesi per l’ex boss Giovanni Brusca, collaborante. Enzo Brusca è ancora a giudizio, con altri imputati, in un troncone del processo che si celebra con il rito ordinario.

 

 

Leggere anche:
palermotoday.it
Articolo del 30 marzo 2021
“Stu spiuni e sbirru”: Gaetano Genova, il vigile del fuoco sequestrato e ucciso per una soffiata
di Alessandro Bisconti
Trentuno anni fa esatti la vicenda del giovane palermitano rapito mentre si trovava in piazza Europa e poi eliminato da Cosa nostra: aveva appena dato le informazioni all’agente Emanuele Piazza per far arrestare il latitante Giovanni Sammarco.

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