21 Luglio 1991 Soccavo (NA). Ucciso Fabio De Pandi, bambino di 11 anni, da un proiettile vagante.

Foto da: Un nome, una storia – Libera

Il 21 luglio 1991 a Soccavo, quartiere periferico di Napoli, viene ucciso Fabio De Pandi, 11 anni appena compiuti
Fabio De Pandi stava rincasando con la famiglia dopo che questa aveva fatto visita ad alcuni amici nel Rione Traiano. Mentre era intento a salire in auto, Fabio è colpito alla schiena da un proiettile vagante.
A pochi metri di distanza dall’auto della famiglia De Pandi, due clan camorristici si danno battaglia per il controllo degli affari legati alla droga.
Fabio ha avuto solo il tempo di comunicare al padre il forte dolore che avvertiva al braccio. La pallottola gli aveva ormai trapassato il braccio e, penetrata nel torace, aveva leso gli organi vitali.
“Eravamo stati a casa di un mio amico di infanzia al Rione Traiano, io e la mia famiglia, e stavamo per entrare in macchina per fare ritorno a casa, quando successe l’inferno”, racconta Gaetano De Pandi, papà di Fabio. “Un commando del clan Puccinelli, composto da quattro persone, sparò all’impazzata con lo scopo di colpire un esponente del clan rivale dei Perrella. Uno dei proiettili ammazzò Fabio. Mio figlio ebbe solo modo di dire che sentiva un forte bruciore al braccio, mentre lo trasportavamo in ospedale mi accorsi che ormai non c’era più niente da fare”, ricorda il papà del piccolo. I componenti del commando e i mandanti dell’agguato sono stati tutti condannati, ma non basta certo questo a consolare Gaetano, da anni attivamente impegnato nel Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità. “Il mio impegno è principalmente teso al ricordo di Fabio. In un attimo sono stati distrutti tutti i sogni e i progetti che avevo fatto su di lui: più passa il tempo, più mi manca la sua presenza fisica e tutte le cose semplici ma belle della vita che avremmo potuto fare assieme. Fabio era un bimbo molto sensibile, sono convinto che oggi sarebbe stato un uomo perbene”. A Gaetano piace parlare di Fabio, soprattutto ai giovani. Lo testimoniano i suoi numerosi incontri con gli studenti delle scuole campane nella sede della Fondazione Pol.i.s.: “La mia attività nel Coordinamento dei familiari vuole assumere anche una funzione sociale. Racconto il dramma che continuo a vivere quotidianamente per evidenziare quanto possa essere assurdo e inaccettabile perdere una persona cara per mano criminale. Spero che i giovani di oggi non seguano cattivi esempi, è importante ricordare tutte le vittime innocenti perchè il loro sacrificio non sia vano. Dopo diciannove anni posso affermare che il dolore non si è affievolito, tutt’altro. Ma cerco di trasformarlo in impegno, ogni giorno. La tragedia che mi ha portato via Fabio non deve essere dimenticata e deve servire da monito per i ragazzi in modo che non si lascino affascinare dal potere dei clan”. È così che Gaetano quotidianamente prova ad elaborare il lutto, ovvero cercando di dare un senso alla scomparsa del figlio con una operazione di memoria tanto individuale, quanto collettiva. Lo testimonia l’avvocato Domenico Ciruzzi, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Pol.i.s., che ha seguito gli sviluppi della vicenda giudiziaria legata all’omicidio del piccolo Fabio: “Da circa venti anni assisto la famiglia De Pandi, ed in questo lungo lasso di tempo ho avuto modo di ammirare la compostezza, la dignità ed il rigore etico con cui Gaetano De Pandi e la sua splendida famiglia hanno affrontato con fiducia, senza mai cedere a sentimenti di odio e di vendetta, un evento così tragico come la morte assurda ed ingiusta del loro bambino”. (Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it)

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Foto da noninvano.it

Articolo di La Stampa del 23 Luglio 1991
Sotto il fuoco della camorra un ragazzino senza colpe
di Mariella Cirillo
Sotto il fuoco della camorra un ragazzino senza colpe Napoli, ucciso mentre usciva dalla casa di amici. L’obiettivo del killer era uno spacciatore

NAPOLI. «Mamma, mi-fa male il braccio». Un sussurro, poi il bambino sbianca in volto piegandosi con un lamento. No, nessuno può immaginare che è stato colpito a morte. Non lo capiscono subito i genitori, non lo capisce la sorellina. Soltanto quando il sangue comincia a macchiare la camicia, il dubbio e la paura diventano certezza: un proiettile vagante, una pallottola sparata nella notte tra strade buie e vuote, ha ucciso il ragazzino. Fabio De Pandi aveva 11 anni e l’anno prossimo avrebbe frequentato la prima media. Viveva a ridosso dei Quartieri Spagnoli, dove le bande della camorra si fanno guerra. La madre lo proteggeva dai rischi in agguato nei vicoli, ma la morte Fabio l’ha incontrata lontano da casa, nel Rione Traiano che le mappe della malavita indicano come «terra di nessuno». Poche ore prima a Casal di Principe, nel Casertano, un’altra giovane vita era stata spezzata «per errore». Angelo Riccardo, 21 anni, è rimasto ucciso mentre andava ad una funzione religiosa dei Testimoni di Geova. La macchina su cui viaggiava con tre amici, uno dei quali ferito nella sparatoria, è finita sotto il fuoco dei sicari, insieme con le auto di altri due ragazzi, pure loro colpiti dai proiettili. La missione, dicono ora gli inquirenti, era diretta contro uno di quei camorristi che viaggiano in macchina blindata: lui si è salvato. Dietro alla morte di Fabio, dietro alla tragedia dell’ennesima vittima innocente, c’è invece una banale scaramuccia tra piccoli spacciatori, una spedizione punitiva per uno sgarro da niente, poche dosi di droga non pagate. Chi ha fatto fuoco con una P38 ha già un nome e un volto, così com’è noto l’obiettivo mancato dal commando, un pregiudicato senza storia. Ma sotto tiro è finito un bambino, un ragazzo esile e bruno, con gli occhi intelligenti che non conoscevano ancora il caso, il «destino». E’ domenica pomeriggio. Gaetano De Pandi, ex operaio dell’Italsider, un nuovo impiego in una fabbrica in provincia, sale con la moglie, Rosaria, con Fabio e Stefania, 13 anni, sulla sua «Lancia Delta» per andare a trovare un amico, Lucio Alfano. Le due famiglie si frequentano da tempo, hanno ragazzi della stessa età e la visita è un’occasione per passare qualche ora in compagnia. I genitori chiacchierano, i bambini giocano tra loro, si cena. E’ passata da poco mezzanotte quando padre, madre e figli scendono le scale del palazzo. La scena si ferma. A pochi passi dall’ingresso dell’edificio, all’incrocio tra via Catone e via Padula, c’è un banchetto per la vendita di sigarette di contrabbando. La «titolare», Concetta Di Lorenzo, 28 anni, è in compagnia dell’aiutante, Giovanni Pirozzi, 27 anni, pregiudicato per piccoli reati, e di Domenico Vitale, 30 anni, con precedenti per droga, armi e un tentato omicidio. E’ lui l’obiettivo. Dalla strada deserta spunta un’«Alfa 164» con tre persone a bordo. La polizia ha identificato l’uomo che sedeva accanto al conducente: Amedeo Rey, 27 anni, pure lui pregiudicato e rienuto vicino al clan di Salvatore Puccinelli, uno dei boss che dettano legge nel Rione Traiano. Il commando ha un compito preciso: bisogna dare una lezione a Vitale che ha sgarrato. L’ordine non è di uccidere, ma qualche pistolettata nelle gambe. La donna si accorge che i tre sono armati: «Fuggite, fuitavenne», grida agli amici. Dall’auto in corsa schizzano i proiettili, tutti a vuoto, che lasciano i segni sui muri dei palazzi, mandano in frantumi i vetri di un portone, bucano un palo della luce. La vettura si allontana, Rey spara un ultimo colpo. La vita violenta di un gruppetto di malavitosi si incrocia con quella, tranquilla, di una famiglia che torna a casa. Il proiettile colpisce al braccio Fabio che sta salendo in macchina, penetra nel fianco, lede organi vitali. Il bambino spira durante la corsa verso l’ospedale. E’ morto a 11 anni «solo perché vive a Napoli»: è il commento amaro dell’«Osservatore Romano» che lo indica oggi come vittima di individui «che fanno ricorso alla pistola con la stessa facilità con cui la gente comune può bere un bicchiere d’acqua».

 

 

 

Articolo di La Repubblica del24 Luglio 1991
‘ FERMIAMO QUESTI KILLER CHE UCCIDONO BAMBINI’

NAPOLI – Una folla commossa ha partecipato ieri ai funerali di Fabio De Pandi, il ragazzo di 11 anni ucciso domenica sera da un proiettile “vagante” durante una sparatoria tra spacciatori avvenuta nel rione Traiano, alla periferia occidentale di Napoli. Il rito funebre è stato celebrato nella chiesa di Santa Maria Degli Angeli a Pizzofalcone, nel rione del centro antico dove Fabio viveva con i genitori, Gaetano e Rosaria, e la sorellina tredicenne, Stefania. Quando la bara è giunta, davanti alla chiesa erano in attesa centinaia di persone, soprattutto donne e bambini, molti dei quali compagni di scuola e di giochi del ragazzo. Tra la gente, solidarietà e dolore, ma anche indignazione per il clima di violenza che ha portato alla morte di Fabio. Il feretro, coperto da fasci di fiori bianchi – una corona è stata inviata dal questore Vito Mattera – è stata adagiata davanti all’ altare. Per tutta la durata della cerimonia, la madre del ragazzo, confortata dal marito, è rimasta inginocchiata accanto alla bara che ha a lungo accarezzato e baciato. Dopo l’ omelia pronunciata dal parroco, Eutimio Antinucci, un amico del ragazzo ha letto una preghiera “nella speranza che Fabio sia l’ ultima vittima della violenza dell’ uomo”.

 

 

 

Maratona di Napoli, il ricordo di Fabio De Pandi-Intervista Paolo Miggiano – Fondazione Polis
Pubblicato il 19 apr 2011
Si sono svolte domenica 17 aprile per le strade del capoluogo della Campania, con partenza e arrivo in piazza del Plebiscito, la mezza maratona di Napoli (21 km) e la CorriNapoli (4 km), gara podistica cui è stato abbinato il premio intitolato alla memoria di Fabio De Pandi, il bambino ucciso dalla camorra il 21 luglio 1991, riservato alle scuole.
Erano presenti, tra gli altri, Gaetano De Pandi, papà del piccolo Fabio, e il coordinatore della Fondazione Pol.i.s. Paolo Miggiano.

 

 

 

 

In ricordo di Fabio De Pandi
Fondazione Polis – Pubblicato il 20 lug 2011
Giovedì 21 luglio 2011, la Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania per l’aiuto alle vittime innocenti della criminalità e il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla camorra ha ricordato Fabio De Pandi, bambino ucciso dalla camorra alla tenera età di 11 anni, nel ventennale della sua morte.

Il vicepresidente della Fondazione Pol.i.s. don Tonino Palmese ha celebrato una messa in ricordo del piccolo nella Chiesa di Santa Lucia.

Alle ore 11, nella sede della Fondazione Pol.i.s., in via Raffaele De Cesare 28, si è tenuto un incontro di riflessione intitolato La strage degli innocenti. Fabio De Pandi e i bambini uccisi dalla violenza criminale, moderato dal segretario generale della Fondazione Pol.i.s. Enrico Tedesco.

Alla presenza dei genitori di Fabio De Pandi e di una delegazione del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità, sono intervenuti l’assessore regionale ai Rapporti con le Autonomie Locali Pasquale Sommese, il commissario regionale antiracket Franco Malvano, l’assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli Giuseppe Narducci, il direttore dell’istituto penitenziario minorile di Nisida Gianluca Guida, l’avvocato Domenico Ciruzzi, legale della famiglia De Pandi nel processo relativo all’omicidio del piccolo Fabio, e il vicepresidente della Fondazione Pol.i.s. don Tonino Palmese.

Fabio De Pandi fu ucciso il 21 luglio 1991 a Soccavo durante una sparatoria tra clan rivali. Alla sua memoria è intitolato il premio riservato alle scuole della Mezza Maratona di Napoli.

 

 

 

 

FABIO DE PANDI, 11 ANNI, UCCISO LA SERA DEL 21 LUGLIO 1991 A SOCCAVO (NA)

Questo brano è tratto dal libro “LA SEDIA VUOTA” (IOD edizioni) di Raffaele Sardo

«Sì, il nostro dolore per quanto gli altri lo possano immaginare, non possono mai capirlo come chi l’ha vissuto sulla propria pelle». Rosaria, la mamma di Fabio De Pandi, sessantaquattro anni, è una donna mite, provata dal dolore, ma appare anche serena. Chi non la conosce non saprebbe mai dire che abbia vissuto la tragedia del figlio ucciso a undici anni. «Le ferite le porto dentro e continuano a sanguinare» fa Rosaria. «Le mie più care amiche, solo guardandomi, comprendono il livello di sofferenza a cui sono giunta. Ormai la mia mente si è fermata a quella sera del 21 luglio. Certe cose non si cancellano. È come se fosse un film che hai visto e non puoi dimenticare, perché l’hai vissuto in prima persona. Se mi metto a ricordare, mi viene in mente tutto il film di quella sera. Ma è come se mi rifiutassi di ricordare, perché quando lo faccio, il dolore è sempre insopportabile. Quante volte ho detto tra me e me che era meglio se ci fossi stata io davanti a quel colpo di pistola. Stavamo proprio vicini. Le mamme non possono vedere i figli morire» scuote la testa Rosaria, «è carne della tua carne. Un pezzo di te che hai portato in grembo per nove mesi e che è andato via. Come si fa a sopportare tutto questo? A tavola la sera era tutto molto triste» dice Rosaria con lo sguardo che fissa il vuoto. «Si cenava in silenzio. Nessuno parlava. Nonostante ci fosse Stefania, la nostra bambina, c’era solo silenzio tra noi.
Ma il silenzio era pesante, perché parlava molto. Quel silenzio voleva dire tante cose e nessuno aveva il coraggio di aprire bocca. Un’aria mesta, triste, carica di dolore. Non so come definirla. Abbiamo avuto la fortuna di avere alcuni amici che pertanto tempo non ci hanno lasciato da soli. I momenti più brutti sono stati quelli della notte. Quando resti sola e metti la testa sul cuscino. Quante notti passate senza dormire e quante lacrime ho versato. Lo potrebbe raccontare solo il mio cuscino».
«A tavola c’erano posti fissi dove ci sedevamo» dice Gaetano con la tristezza negli occhi. «Quel posto vuoto nessuno riusciva a guardarlo. Ci veniva solo voglia di piangere. È stato durissimo non vedere più Fabio seduto a tavola con noi. Non mi ci sono mai abituato. E poi c’era il suo lettino che si vedeva dal corridoio. Sempre vuoto». Si mette una mano in fronte Gaetano come se volesse fermare qualcosa nella sua testa. «Quel letto ce lo guardavamo in continuazione e la sera, soprattutto, quando ti affacciavi nella stanza e vedevi il letto senza Fabio» scuote la testa Gaetano. Si ferma e piange.

 

 

 

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Fabio De Pandi – 21 luglio 1991 – Napoli (NA)
Due grandi occhi scuri, vispi e intelligenti. Dentro quegli occhi c’è tutta la gioia di vivere, la curiosità, l’allegria e la spensieratezza di un bambino che ha appena compiuto 11 anni. Tutta la vita davanti a sé. Tutto il tempo per realizzare i progetti, i sogni, le speranze e i desideri della sua famiglia.

 

 

 

 

 

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