25 Agosto 1999 Candela (FG). Restano uccisi Ennio Petrosino e Rosa Zaza, giovane coppia, da un’auto di contrabbandieri che viaggiava contromano.

 

Foto da Un nome, una storia – Libera

La sera del 25 agosto 1999, sull’autostrada Bari-Napoli (A16), nei pressi di Candela (FG), Ennio Petrosino, 33 anni, e Rosa Zaza, 31 anni, sposi da meno di un anno, di Pozzuoli (NA), mentre in moto rientravano dalle vacanze trascorse in Croazia, sono stati travolti ed uccisi da una macchina di contrabbandieri carica di sigarette che ha invertito il senso di marcia a fari spenti attraversando uno dei tanti varchi aperti.

 

 

 

Articolo di La Repubblica del 27 Agosto 1999
Strage del contrabbando
di Domenico Castellaneta

FOGGIA – Contrabbandieri e assassini: hanno travolto due giovani sposi su una moto e poi sono fuggiti senza soccorrerli, lasciandoli morire sull’ autostrada. Ennio Petrosino, 33 anni e sua moglie Rosa Zaza, 31enne sono spirati nell’ ambulanza che li conduceva nell’ ospedale di Cerignola nel disperato tentativo di strapparli a una morte assurda. Per evitare un posto di blocco sull’ autostrada i due contrabbandieri hanno più volte fatto inversione di marcia tra Candela e Cerignola, in provincia di Foggia. Una sorta di roulette russa, cinica e senza scrupoli, nella quale sono incappati i due sposini che tornavano a casa dopo le vacanze in Croazia. Due vite spezzate, due giovani spensierati, Ennio e Rosa, che fra pochi giorni avrebbero festeggiato il loro primo anniversario di matrimonio. Volevano farlo a Pozzuoli, dove vivevano, insieme a parenti e amici che alle 7 della sera affollano la stanza mortuaria dell’ ospedale di Cerignola tentando di riconoscere, pietosamente, i resti straziati dal terribile impatto tra la moto e l’ auto-killer. Sandro Petrosino, camicia zuppa di lacrime e sudore, non sa darsi pace. E’ uno dei due fratelli di Ennio. Dice, piangendo: “Ormai le strade sono diventate una vera vergogna”. L’ aria della sera di fine agosto è tesa, a Cerignola. C’ è chi grida, chi invoca la pena di morte, chi urla contro i finanzieri, muti e anche impotenti. “La verità – confida un militare – è che se anche dovessimo catturarli, tra qualche giorno sarebbero di nuovo in libertà”.

Da ieri s’ è scatenata una gigantesca caccia all’ uomo per trovare i due contrabbandieri: tratti autostradali blindati, campagne setacciate, un ordine della Finanza: “Prenderli”. La notte della strage era limpida. Ennio e Rosa alle 22 sono sbarcati a Bari provenienti dalla Croazia. Erano a bordo della loro “Suzuki”. Ennio era un appassionato della moto. Le cambiava spesso, quando poteva permetterselo col suo stipendio di impiegato in un ufficio pubblico di Napoli dove lavorava anche sua moglie. Ogni mattina andavano insieme al lavoro, in auto, da Pozzuoli, dove abitavano dopo aver ristrutturato una vecchia casa. In Croazia “si erano divertiti, erano contenti…”, raccontano gli amici giunti da Pozzuoli, dove la coppia è ricordata “unita e cortese”. Dopo lo sbarco, i coniugi si sono messi in viaggio per Napoli. Imboccata l’ autostrada a Bari, hanno percorso una settantina di chilometri. Poco prima di mezzanotte, proveniente dall’ altra corsia e attraverso un’ interruzione del guard-rail, è sbucata una “Renault 21”, probabilmente a fari spenti. Impatto inevitabile e terribile: Ennio e Rosa sono volati dalla moto, schiantandosi sull’ asfalto. Ma erano ancora vivi. I contrabbandieri sono scesi dall’ auto e senza preoccuparsi di soccorrere i feriti, sono fuggiti a piedi, nelle campagne. Un automobilista ha dato l’ allarme. E’ arrivata l’ ambulanza, un viaggio disperato a sirene spiegate. Ma non c’ è stato nulla da fare. La guardia di Finanza e la polizia stradale hanno subito avviato le ricerche. E hanno ricostruito la dinamica. Sembra che l’ auto dei contrabbandieri (a bordo della quale sono stati trovati 172 chili di sigarette) prima di travolgere la moto, abbia compiuto sull’ autostrada almeno due inversioni di marcia. La “Renault 21” è intestata a un uomo di Torre Annunziata, in provincia di Napoli: probabilmente un prestanome.

 

 

 

Fonte Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada
Ennio Petrosino , 33 anni – Napoli – 20  marzo 1966 – 25 agpsto 1999
Rosa Zaza, 31 anni – Napoli – 12 ottobre 1968- 25 agosto 1999
di Alessandro Petrosino

La sera del 25 agosto 1999, sull’autostrada Bari-Napoli, Ennio Petrosino e Rosa Zaza, al rientro dalle vacanze trascorse in Croazia, sono stati travolti ed uccisi da una macchina di contrabbandieri carica di sigarette che ha invertito il senso di marcia a fari spenti attraversando uno dei tanti varchi aperti sulla A16, insidie occulte di tante strade statali e di quasi tutte le autostrade, insidie usate a volte per stupidità, più spesso e come in questo caso per delinquere, sempre con un gravissimo rischio anzi con la certezza di uccidere.

Ennio e Rosa tornavano alle madri, ai fratelli, agli amici, al loro mondo fatto di tante piccole cose di giovani sposi,  ma anche di lavoro e di impegno civile.

Vivevano nell’amore e per l’amore, senza arrivismi ed invidie, senza aspirare a scalare montagne per piantare bandierine di conquista, contenti della loro verde collina di colori e di suoni sulla quale tutti potevano salire per goderne con loro.

Rosa era sempre dolce e tenera, Ennio anche molto attento sia alle vicende politiche nazionali che alle innumerevoli difficoltà del vivere nella nostra città: un cittadino, come dalle tante lettere che ci ha lasciato, che esponeva i problemi di Napoli ai suoi amministratori e ne chiedeva o ne proponeva la soluzione.

La notte del 15 agosto era una notte calma, tiepida, l’autostrada non era trafficata, una condizione ideale per il rientro; ma Ennio e Rosa hanno incontrato la follia umana, la criminalità organizzata, il tradimento di chi lascia i cittadini esposti al doppio rischio della delinquenza e dell’inefficienza dei sistemi stradali.

Alla loro vita spezzata per sempre dedichiamo il nostro lavoro contro l’incapacità e l’indifferenza di chi avrebbe dovuto provvedere a salvarla.

Cosa significa amarsi
se non prendersi per mano
e improvvisamente volare?
Ma noi siamo angeli con un’ala sola,
possiamo volare soltanto abbracciati.

 

 

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