26 Settembre 1978 Bolognetta (PA). Ucciso Salvatore Castelbuono. Vigile Urbano. Collaborava con i carabinieri di Bolognetta e il Reparto Operativo dell’Arma di Palermo nelle operazioni di ricerca dei latitanti corleonesi.

Foto da: vittimedeldovere.it

Salvatore Castelbuono, meglio conosciuto come Totò, vigile urbano di Bolognetta (PA), padre di 4 figli, il 26 settembre 1978 venne colpito a morte con 5 colpi di pistola p38 all’interno della sua autovettura in territorio del Comune di Villafrati, al confine con quello di Bolognetta, a una quindicina di chilometri da Palermo. Indossava la propria divisa.
“Era uomo che credeva nella legalità nel rispetto delle istituzioni e delle leggi, infatti, per l’attaccamento al genere di servizio che egli espletava, era strettamente legato ai carabinieri di Bolognetta e anche ai militari dell’ Arma di Palermo del reparto di polizia giudiziaria. Proprio a questi ultimi non aveva esitato a fornire preziose informazioni inerenti noti latitanti mafiosi. In quanto conoscitore del territorio e degli ambienti, egli riusciva a raccogliere, con meticolosità, notizie importanti che mai gli organi inquirenti ufficiali avrebbero potuto acquisire senza il suo contributo.
“Sempre ligio al proprio dovere – dice il figlio Antonio Castelbuono -, non ha fatto altro che obbedire ai suoi superiori e alla voce della sua coscienza con abnegazione e zelo in ogni circostanza, incurante di rischi e pericoli di qualunque genere. La conseguenza del suo leale modo di agire, purtroppo, ha decretato la sua condanna a morte”.
Non vi è dubbio che l’ipotesi più conducente al delitto sia da attribuirsi al proposito di vendetta di noti latitanti corleonesi del periodo, che orbitavano, anche, nel territorio di Bolognetta. Il delitto venne rivendicato al reparto Operativo dei Carabinieri di Palermo della Caserma Carini con una telefonata anonima.”

Nota da: vittimedeldovere.it

 

 

 

 

Articolo da LA STAMPA del 27 Settembre 1978
L’imboscata, avvenuta di giorno, alla periferia della città
Vigile urbano ucciso a Palermo a colpi di lupara (vendetta?)
Aveva 44 anni – In auto si dirigeva al lavoro quando è stato bloccato dai “killers,,

PALERMO — Un delitto mafioso, per vendetta, è avvenuto ieri mattina alle 9 su una strada provinciale che, a una quindicina di chilometri da Palermo, collega Villafrati con Bolognetta: il vigile urbano Salvatore Castelbuono, 44 anni, sposato e padre di quattro figli, è stato colpito con una fucilata a lupara: quando è stato soccorso da alcuni automobilisti, che avevano notato quattro giovani in fuga su una «Bmw» blu, la vittima dava ancora qualche segno di vita; poco dopo è spirato.

Ha sparato uno solo dei quattro che con la «Bmw» hanno prima seguito e quindi speronato l’Opel Kadett» con la quale Salvatore Castelbuono, percorrendo la provinciale, era diretto al lavoro. L’omicida è sceso dalla «Bmw», probabilmente rubata, appena la vettura ha urtato la vettura del vigile. Gli ha chiesto se si fosse fatto male e se si chiamasse Salvatore Castelbuono. «Si, sono io», ha risposto la vittima e in risposta  ha ricevuto due fucilate che il killer gli ha sparato quasi a bruciapelo. I quattro sono fuggiti subito dopo, senza lasciare tracce. Apprestati i soccorsi e por tato il moribondo in ospedale, per il Castelbuono non c’è stato nulla da fare.

Le indagini sono scattate con posti di blocco e l’interrogatorio di decine di persone più o meno sospettabili, dal passato più o meno irreprensibile. Tra i primi sono stati ascoltati i congiunti e i compagni di lavoro del vigile urbano. «Non sappiamo niente. Era un brav’uomo, uno che non faceva male a nessuno», hanno sostenuto i parenti della vittima nella caserma dei carabinieri di Bolognetta. Gli investigatori non escludono che il vigile sia stato ucciso da mafiosi interessati allo sviluppo edilizio della zona. Si sospetta che Castelbuono fosse venuto a sapere particolari su gravi irregolarità. Si fa comunque un’altra supposizione: l’anno scorso il vigile era stato un testimone di rilievo nel processo al vecchio «patriarca mafioso» di Bolognetta, Giuseppe Pitarresi, che però fu assolto dall’accusa di aver fatto assassinare due persone. a.r.

 

 

 

 

 

Fonte: facebook.com

In data 22 ottobre 2011 a Palermo in presenza delle Autorità :

Con Determinazione Sindacale n° 167 del 17.09.2009 il Comune di Palermo ha intitolato una Strada alla memoria del vigile: VIA CASTELBUONO SALVATORE (dalla via Paolo Giocoso, dopo il civ. 2, alla via Santicelli – 1/21 – 2/16 – Circ. Quarta – c.a.p. 90131).

 

 

 

 

Articolo del 27 Settembre 2011 da  19luglio1992.com
Salvatore Castelbuono, modello di legalità
di Pippo Giordano

25 settembre – Nel mito di Er, Platone argomenta l’esistenza del destino prestabilito: “ognuno sarebbe artefice della propria vita, poiché sceglie lui che vita vivere”.

E come dargli torto quando ci troviamo innanzi ad uomini che pur avendo ricevuto minacce e che sapendo di andare incontro a morte certa, continuarono scientemente a vivere la propria vita fatta di alti valori morali ed etici?

E, noi come possiamo disperdere il patrimonio rappresentato dal loro modello di vita trasparente ed onesto? Noi dobbiamo essere consci che questi uomini non vollero modificare gli eventi che apparirono loro inevitabili. Furono consapevoli del pericolo e ciononostante scrissero in incipit nel libro della loro vita, una pagina gloriosa, che oggi rappresenta la pietra miliare della legalità.

E, proprio a causa degli alti valori da essi propugnati e dalla coerenza etica, che altri uomini ritennero di poter usare inaudita violenza per dimostrare tutta la potenza del male, un compendio malefico esercitato e fatto proprio dagli uomini d’onore di Cosa nostra.

Si può uccidere un uomo, lo si può finanche torturare e lo si può persino minacciare negli affetti a lui più cari, ma mai si potrà togliere ad un uomo la dignità di esserlo: ci sono stati uomini che non barattarono la dignità con la salvezza della propria vita. La freschezza della loro anima, il sacro concetto dell’onestà li ha forgiati a tal punto di non accettare compromessi venali o di qualsiasi natura.

Questi uomini, rimangono scolpiti nella mente di chi condivise e tuttora condivide idee, valori e sentimenti. E spesso quando io sono assorto in “beata solitudo, sola beatitudo”, la mia mente ripercorre quei momenti unici vissuti in quel percorso limpido e chiaro della legalità.

E mi convinco che questi uomini solo per aver osteggiato e rifiutato compromessi con la mafia sono stati brutalmente assassinati.

Domani ricorre l’anniversario della morte di Salvatore Castelbuono: Totò per tutti. Egli fu brutalmente assassinato da mano mafiosa. Il mio pensiero, sinora esplicitato è senza dubbio riferibile a Salvatore Castelbuono.

Quest’uomo, fulgido esempio di attaccamento alle Istituzioni è stato ed è un modello di vita spesa in legalità; non si fece condizionare dalle pressioni che di certo uomini d’onore gli fecero. Costoro, avevano capito che Totò, da uomo onesto e leale qual era, rappresentava un ostacolo e quindi un nemico da abbattere.

Totò era un vigile urbano, mio collega di fatto e di diritto, in servizio nel comune di Bolognetta e fu assassinato il 26 settembre del 1978 mentre si trovava nell’agro di Villafrati: agro sotto il dominio e influenza di una nota “famigghia mafiosa”.

Il delitto di chiaro stampo mafioso fu rivendicato dopo qualche giorno con una telefonata fatta ai Carabinieri.

Salvatore Castelbuono, oggi rappresenta per noi tutti, ma soprattutto per i giovani, un punto di riferimento e un modello di legalità. Noi siciliani non dobbiamo dimenticare che la mafia è il cancro endemico che attanaglia la nostra Isola, ancor prima che i nostri cuori. Ci tolgono la speranza di essere uomini onesti e liberi.

Totò Castelbuono, così come tutti gli altri che pagarono con la vita non possono essere dimenticati. No! Totò deve rimanere vivo nella nostra mente e non dobbiamo mai dimenticare che il suo martirio non è stato vano. Oggi, possiamo cibarsi di quel profumo di libertà che Totò e tanti altri servitori dello Stato, ci hanno lasciato. La Zagara, simbolo di candore e purezza, deve diventare per noi Siciliani una icona da esibire orgogliosamente per dimostrare tutta la nostra forza di uomini capaci di dire no ai mafiosi.

Al figlio di Salvatore, Antonio, che ho il privilegio di conoscere e a tutti i suoi familiari, va il mio commosso ricordo del loro Caro.

Esprimo ai Sindaci di Bolognetta e di Villafrati, tutta la mia personale gratitudine, per il costante ricordo e riferimento all’onestà di Salvatore Castelbuono e, plaudo all’iniziativa di scoprire un monumento antimafia, proprio nel luogo ove Totò fu barbaramente ucciso: sarà l’evidente testimonianza del perenne ricordo di un un galantuomo. Un galantuomo siciliano e mi si consenta, palermitano com’era Salvatore Castelbuono.

Ai colleghi di Salvatore Castelbuono, dico: prendete esempio della morigerata vita di Totò, dei suoi valori e dei suoi insegnamenti. Il suo ricordo, vi aiuterà a superare le insidie insite nel vostro territorio dove, purtroppo, grava tuttora la Piovra: contribuire di recidere i suoi tentacoli è un dovere di tutti. Lo chiedono le vittime della violenza mafiosa, compreso Salvatore Castelbuono al quale domani sarà intitolato un monumento in suo onore.

Foto da  facebook.com

Articolo del 26 Settembre 2010 da  livesicilia.it
Fu ucciso 32 anni fa. Stele commemorativa per Salvatore Castelbuono

Stamani alle 9.30, sulla strada provinciale Bolognetta-Villafrati, è stato scoperto un cippo commemorativo in ricordo del vigile urbano Salvatore Castelbuono, ucciso dalla mafia 32 anni fa. Alla cerimonia, organizzata dal sindaco di Villafrati, Giuseppe Scalzo, sono intervenuti il presidente della Provincia, Giovanni Avanti e il vicepresidente e assessore alla Legalità, Pietro Alongi. Il cippo sorge nel luogo, lungo la strada provinciale, dove Salvatore Castelbuono fu ucciso il 26 settembre 1978. Il vigile urbano collaborava con i carabinieri di Bolognetta ed il Reparto Operativo dell’Arma di Palermo nelle operazioni di ricerca dei latitanti corleonesi.

 

 

 

Articolo del 24 settembre 2010 da palermo.blogsicilia.it
32^ anniversario omicidio Castelbuono
Quel vigile ucciso dalla mafia 

di Antonella Folgoretti

Il 26 settembre, in occasione del 32° anniversario della morte del vigile urbano Salvatore Castelbuono, di Bolognetta, in provincia di Palermo, ucciso dalla mafia, si svolgerà una cerimonia commemorativa patrocinata dalla Provincia di Palermo e dal Comune di Villafrati.

Una lapide sarà posta sul luogo dell’agguato in contrada Stallone nella strada provinciale 77 che collega Bolognetta con Villafrati alla presenza delle autorità civili e militari. Sarà celebrata la santa messa nel luogo del delitto alle 09:30.

Salvatore, meglio conosciuto come Totò, nasce a Palermo il 26 marzo 1932, cresce a Bolognetta, piccolo centro della provincia di Palermo, dove trascorre la sua infanzia e la sua giovinezza. Dopo il servizio militare, svolto nel nord Italia, torna a Bolognetta, dove si sposa con una sua omonima, Rosaria, recentemente scomparsa.

Dal matrimonio nascono 4 figli: Giuseppe, Carmela, Cesare, Antonio. Superato il concorso di vigile urbano, inizia a prestare servizio presso l’amministrazione comunale di Bolognetta nel ’58 e continua ininterrottamente fino alla data del decesso, espletando molteplici compiti a lui affidati. Il 26 settembre 1978 viene colpito a morte con 5 colpi di pistola p38 all’interno della sua autovettura in territorio del Comune di Villafrati al confine con quello di Bolognetta sulla strada provinciale che da Palermo raggiunge Agrigento.

Il vigile urbano, al momento del delitto, indossava la propria divisa e veniva subito riconosciuto dai carabinieri della stazione di Bolognetta, che si recarono sul luogo del delitto, avvisati da muratori che lavoravano nella zona, ove l’omicidio era stato consumato.

Era uomo che credeva nella legalità nel rispetto delle istituzioni e delle leggi, infatti, per l’attaccamento al genere di servizio che egli espletava, era strettamente legato ai carabinieri di Bolognetta e anche ai militari dell’ Arma di Palermo del reparto di polizia giudiziaria. Proprio a questi ultimi non ha esitato a fornire preziose informazioni inerenti noti latitanti mafiosi. In quanto conoscitore del territorio e degli ambienti, egli riusciva a raccogliere, con meticolosità, notizie importanti che mai gli organi inquirenti ufficiali avrebbero potuto acquisire senza il suo contributo.

“Sempre ligio al proprio dovere – dice il figlio Antonio Castelbuono -, non ha fatto altro che obbedire ai suoi superiori e alla voce della sua coscienza con abnegazione e zelo in ogni circostanza, incurante di rischi e pericoli di qualunque genere. La conseguenza del suo leale modo di agire, purtroppo, ha decretato la sua condanna a morte”.

Non vi è dubbio che l’ipotesi più conducente al delitto sia da attribuirsi al proposito di vendetta di noti latitanti corleonesi del periodo, che orbitavano, anche, nel territorio di Bolognetta. Il delitto venne rivendicato al reparto Operativo dei Carabinieri di Palermo della Caserma Carini con una telefonata anonima.

 

 

 

 

Fonte: stampacritica.org
Articolo del 15 settembre 2017
Salvatore Castelbuono: il vigile ucciso dalla Mafia 39 anni fa.
di Ludovica Morico

Salvatore, detto Totò, viveva a Bolognetta, in provincia di Palermo. Aveva una moglie, Rosaria, e quattro figli: Giuseppe, Carmela, Cesare e Antonio.

Di professione, Totò, faceva il vigile urbano. Era una brava persona, una persona di coscienza. Forse proprio questa coscienza lo aveva spinto a collaborare con i Carabinieri di Bolognetta e con il Reparto Operativo dell’Arma di Palermo per aiutarli nella ricerca dei latitanti corleonesi.

Non tutti lo avrebbero fatto, anzi. L’omertà ha sempre regnato sovrana in quelle terre infettate dal virus della Mafia e della malavita, tranne che per quei pochi che sono stati disposti a mettere in gioco la loro vita e quella dei loro familiari per andare contro al regime mafioso.

Totò era uno di questi e, come capita ogni volta che qualcuno si intromette per denunciare la criminalità organizzata ed avere giustizia, è stato ucciso.

Era il 26 settembre 1978. Lo hanno trovato morto, ucciso da cinque colpi di pistola, nella sua automobile, nel comune di Villefrati, al confine con Bolognetta.

Sono stati i Corleonesi. La certezza arriva qualche giorno dopo, con una telefonata anonima ai carabinieri: “Carabiniere, dica al Comandante del nucleo investigativo che i suoi uomini hanno sfiorato da vicino l’uomo che cercavano. La banda che ha suonato per il Vigile Urbano suonerà pure per i Carabinieri.”

Solamente il 15 ottobre 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferisce a Totò la Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Vigile Urbano di elevate qualità morali, con eroico coraggio collaborava attivamente con le forze dell’Ordine per la cattura di elementi di spicco della criminalità organizzata, perdendo tuttavia la vita in un vile agguato. Mirabile esempio di elevato senso del dovere e di eccezionali virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio”.

Un esempio da seguire, sicuramente, ma anche che ci mette di fronte alla dura e cruda realtà: chi parla, chi denuncia, chi si ribella, deve essere pronto a morire, perché in Italia non esiste un adeguato programma di protezione testimoni che possa garantire l’incolumità di chi denuncia o si pente. E questo, molto probabilmente, è uno dei motivi principali per cui l’omertà, nel nostro Paese, regna ancora sovrana.

 

 

 

Fonte:  ilgazzettinodisicilia.it
Articolo del 23 maggio 2018
Castelbuono, un delitto di mafia dimenticato
di Laura Tumbarello

“Sono molto orgoglioso di mio padre, oggi più di prima”. Così dopo quasi 40 anni Antonio, figlio di Salvatore Castelbuono, ucciso il 26 settembre 1978 dalla mafia, mentre si trovava a bordo della sua autovettura nel territorio di Villafrati, quasi al confine con Bolognetta.

Salvatore era un vigile urbano. È morto mentre compiva il suo dovere. Nel periodo in cui perse la vita stava collaborando con i Carabinieri del Comando provinciale di Palermo, assieme a quelli di Monreale e Misilmeri, per la cattura, dopo l’uccisione del Colonello Russo, del boss corleonese Leoluca Bagarella sempre più presente nella zona di Bolognetta. “Conoscendo bene il territorio e le persone del luogo, mio padre – racconta Antonio Castelbuono – iniziò a fornire al nucleo investigativo notizie che gli organi inquirenti da soli non sarebbero riusciti ad acquisire, tanto che il 19 settembre di quell’anno accompagnò un’autocivetta nel posto in cui riteneva si trovasse Bagarella”. Ma iniziarono le telefonate anonime intimidatorie, poi l’uccisione. Cinque colpi di pistola e per la famiglia Castelbuono fu il buio.

All’epoca dei fatti Antonio aveva appena 12 anni. “Mi hanno tolto la luce, colui che illuminava il mio cammino e quello dei miei fratelli. La mia famiglia è rimasta nel silenzio per molti anni, il caso di mio padre – racconta l’uomo – è caduto nell’oblio”. Furono momenti difficili, carichi di molta paura: “Dove abitavamo qualcuno sapeva che mio padre era stata ucciso perché collaborava con i Carabinieri, ma altri ricondussero la sua uccisione ad altri motivi. Un’altra cosa che ha messo paura alla mia famiglia fu la telefonata anonima che il 29 settembre arrivò per rivendicare il delitto di mio padre. ‘Carabiniere, dica al comandante del suo nucleo operativo che l’uomo che cercavate lo avete sfiorato da vicino. La banda che ha suonato per il vigile urbano suonerà anche per i Carabinieri’, frase che mise in allarme tutti, mia mamma, che voleva che non accadessero altre cose. Qualcuno esortò la mia famiglia a stare in silenzio”.

Un lungo silenzio che Antonio a un certo punto ha voluto rompere affinché l’eroico gesto di suo padre ricevesse la giusta riconoscenza. “La prima volta che ho parlato di lui è stato dopo 38 anni. Inizialmente – continua a spiegare l’uomo – non dicevo che era stato ucciso. Quasi mi vergognavo, la gente arriva anche a farti vergognare. Oggi sono molto orgoglioso di mio padre, più di prima, e voglio che lo scorrere del tempo non cancelli il suo gesto e quello delle altre vittime della mafia. Tanti sono caduti nell’oblio, alcuni non sono nemmeno emersi”. E perché non vengano dimenticati, Antonio oggi si dà molto da fare: “Porto la mia testimonianza nelle scuole, mi adopero per la mia collettività, per gli altri, per gli ultimi, parlando non solo di mio padre ma anche di altre vittime”. Infine, in merito alla Giornata della Legalità che ricorre oggi, dichiara: “Occorre sollecitare la coscienza dei giovani affinché il cancro della mafia venga sconfitto o perlomeno ridotto ai minimi termini. E anche se a volte sono le stesse istituzioni a non comportarsi bene, noi non ci fermiamo qua, noi andiamo avanti perché vogliamo giustizia e legalità”.

A Salvatore Castelbuono, negli ultimi anni, è stata conferita da Giorgio Napolitano la medaglia d’oro al Merito civile e dalla Provincia Regionale di Palermo la medaglia d’argento per Benemerenza civica. E sia il capoluogo siciliano che Bolognetta gli hanno dedicato una via.

 

 

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vivi.libera.it
Salvatore Castelbuono – 26 settembre 1978 – Villafrati (PA)
Quel lavoro di vigile urbano Salvatore se l’era conquistato. Lo aveva desiderato con tutte le sue forze. Intanto perché quattro bocche non sono facili da sfamare e lui, con quel lavoro, era riuscito a garantire una vita onesta e dignitosa a Rosaria e ai loro figli. Ma poi perché, soprattutto, lui in quel lavoro ci credeva davvero.

 

 

 

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