31 maggio 1973 Venezia. Alberto Calascione, finanziere mare di 25 anni, restò ucciso in un agguato sul Canal Grande.

Alberto Calascione, finanziere mare di 25 anni, la notte del 31 maggio 1973 era in pattuglia sul Canal Grande di Venezia. Mentre attraversava con i suoi colleghi il Ponte dell’Accademia a bordo del natante di servizio, alcuni individui lanciarono dal ponte una lastra di travertino. Il suo collega Vincenzo Di Stefano restò ferito gravemente, mentre il comandante Carmine Scarano rimase illeso e fu il primo a chiamare i soccorsi. Per Alberto non ci fu nulla da fare, morirà all’arrivo in ospedale. L’uomo che lanciò la lastra era un contrabbandiere a cui la Finanza aveva sequestrato il motoscafo e voleva vendicarsi.

Fonte: vivi.libera.it

 

 

Foto da: archiviolastampa.it

Fonte:  archiviolastampa.it
Articolo del 1 Giugno 1973
Due contrabbandieri di sigarette dal ponte dell’Accademia a Venezia
Gettano per vendetta una lastra di marmo su un motoscafo e uccidono un finanziere
di Giuliano Marchesini
Arrestati due giovani di 21 e 25 anni; una diciannovenne in carcere per reticenza – La vittima, nativa di Pozzuoli, aveva 25 anni – Un’altra guardia ha riportato la frattura delle braccia – I due avrebbero compiuto il gesto perché un loro battello, carico di sigarette, era stato sequestrato nei giorni scorsi – Il pezzo pesava circa 50 chilogrammi.

Venezia, 31 maggio. Agguato mortale questa notte sul ponte dell’Accademia: una lastra di marmo è stata scaraventata nel Canal Grande mentre transitava un motoscafo della Guardia di finanza. Un finanziere, colpito al capo, è rimasto ucciso, un altro ha riportato fratture alle braccia. Due uomini sono stati arrestati sotto l’accusa di omicidio volontario. Sono Riccardo Torta, 25 anni, residente nel sestiere di San Marco, e Giampaolo Colombo, ventunenne, abitante a Cannaregio. Pare che abbiano confessato. Si tratterebbe di una feroce vendetta maturata nell’ambiente del contrabbando di sigarette. Una ragazza di 19 anni, Diana Momento, nativa di San Dona di Piave, è in carcere per reticenza.

La vittima si chiamava Alberto Calascione, aveva 25 anni ed era di Pozzuoli; prestava servizio dal 1968 presso la Guardia di finanza di Venezia. La tragedia è avvenuta mentre la città era immersa nel sonno, gli ultimi turisti avevano lasciato deserti calli e ponti ed erano rientrati negli alberghi. Verso le 2 è segnalato un incendio al pontile della caserma «San Polo» della Guardia di finanza: ha preso fuoco un motoscafo, in breve l’imbarcazione è avvolta dalle fiamme, e le cause di questo sinistro appaiono misteriose.

Accorrono i vigili del fuoco, in breve l’incendio è domato. Circa mezz’ora dopo un natante tipo «Ranger» della stazione navale della Giudecca infila il Canal Grande, in direzione di Rialto. Alla guida del motoscafo è il finanziere Vincenzo Di Stefano, di 29 anni, di Porto Empedocle; alle sue spalle sono il tenente Carmine Scarone, anch’egli ventinovenne, di Roma, e Alberto Calascione. In pochi minuti l’imbarcazione giunge nel tratto di laguna davanti all’Accademia. In quell’istante, piomba dal ponte un blocco di travertino, del peso di una cinquantina di chili: la lastra s’abbatte in pieno sul motoscafo, il finanziere Albero Calascione è travolto, s’accascia sul bordo del natante, il capo insanguinato; Vincenzo Di Stefano ha le braccia spezzate.

Si precipitano in soccorso alcuni dipendenti dell’Azienda comunale dei trasporti lagunari, in servizio nel vicino approdo. Si fermano due motoscafi, con i quali i due militi vengono trasportati all’ospedale dei Ss. Giovanni e Paolo. Ma per Alberto Calascione non c’è più nulla da fare: il finanziere muore pochi minuti dopo il ricovero.

Nelle febbrili indagini, gl’inquirenti hanno già una loro traccia da seguire. S’affaccia subito, infatti, l’ipotesi di una vendetta tramata nell’ambito dei contrabbandieri di sigarette. In questi ultimi giorni la Guardia di finanza aveva intensificato la sorveglianza, per intercettare il traffico tra le barche dei contrabbandieri e le navi che al largo scaricavano la “merce”. I finanzieri hanno anche bloccato parecchi quantitativi di sigarette.

Ieri sera alla stazione navale della Giudecca si è presentanto Riccardo Torta: il giovane reclamava la restituzione di un motoscafo di 5 tonnellate di stazza, battente bandiera panamense, che gli era stato sequestrato poche ore prima. Pare che con lui fosse Giampaolo Colombo.

Gli uomini della Squadra mobile vanno in casa di Diana Momentè, che risulta amica di Riccardo Torta. Alle domande degl’inquirenti, la ragazza mostra di tergiversare, cerca di costruire un alibi per l’amico. Viene quindi accusata di reticenza e condotta in carcere. La polizia, comunque, è già sulle tracce dei due presunti autori del tragico gesto. Riccardo Torta e Giampaolo Colombo sono rintracciati nel giro di un paio d’ore e subito condotti in questura.

I due giovani vengono messi a confronto, sono interrogati a lungo separatamente. E prima l’uno e poi l’altro cominciano a fare «pesanti ammissioni». Gl’inquirenti ricostruiscono quindi il dramma. Secondo gli accertamenti compiuti dalla Squadra mobile, Riccardo Torta e Giampaolo Colombo hanno dapprima incendiato il motoscafo ormeggiato al pontile della caserma di San Polo, poi hanno raggiunto il ponte dell’Accademia, sicuri che entro pochi minuti sarebbe sopraggiunta un’altra imbarcazione della Guardia di finanza. Uno di loro ha preso dei blocchi di travertino che servivano per la riparazione del ponte, ha atteso che il motoscafo dei finanzieri giungesse all’altezza dell’Accademia, poi ha scaraventato la lastra.

 

 

 

 

Lapide intitolazione caserma I Gruppo G d F – Napoli – al Finanziere mare Alberto Calascione – Foto da pietredellamemoria.it

 

Cippo in Memoria di Alberto Calascione – Reparto Operativo Aeronavale G d F – Venezia Isola della Giudecca –  Foto da  pietredellamemoria.it

 

 

 

Fonte:  ilgazzettino.it
Articolo del 16 Gennaio 2016
Ricky Torta, l’ex contrabbandiere che uccise un militare della Finanza
di Leopoldo Pietragnoli

VENEZIA – Il tremendo omicidio di ieri sera a Mestre riporta alla memoria un altro fatto di cronaca che scosse la città molti anni fa. Il protagonista in negativo è sempre lo stesso: Ricky Torta, assassino nel 1973 e di nuovo assassino nel 2016 a distanza di 43 anni.

Quella notte del 31 maggio del 1973 l’allarme fu dato alle 2: in rio di San Polo un motoscafo in legno della Guardia di Finanza stava bruciando. Era un incendio doloso, e i mezzi delle Fiamme Gialle si mossero a pattugliare i canali. Alle 2.40, un “ranger” lungo nove metri, partito dalla Stazione Navale della Giudecca con tre uomini a bordo, che stava passando sotto il ponte dell’Accademia, in Canal Grande, fu centrato da un blocco di travertino, pesante una trentina di chili, gettato dal ponte. Alberto Calascione, 25 anni, un ragazzo di Pozzuoli, crollò sui comandi: morto sul colpo, con il cranio frantumato; accanto a lui Vincenzo De Stefano, 29 anni, ebbe un braccio rotto e restò menomato; rimasto illeso, il tenente Carmine Scarano, 28 anni, riuscì a fermare il natante “impazzito”.
Un’ora dopo, gli uomini della Squadra Mobile prelevavano a casa Riccardo Torta, detto “Ricky”, 25 anni, un gigantesco ragazzone biondo, di ottima famiglia, emergente nel giro del contrabbando di tabacco; poche ore dopo, toccava al suo luogotenente, Giampaolo C., 21 anni.

 

 

 

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