4 Dicembre 1986 Napoli. Ucciso Domenico Attianese, Vicebrigadiere Polizia Stato, 41 anni, mentre cerca di sventare una rapina

Foto: noninvano.it

Domenico Attianese, 45 anni. Viene ucciso il quattro dicembre 1986 a Napoli, nel quartiere di Pianura ove, fuori servizio, intervenne per fronteggiare una rapina in una gioielleria che si trovava vicino casa.
Quel giorno Attianese era a casa e fuori servizio e venne avvisato da un passante che una gioielleria vicina casa era in corso una rapina.

I due rapinatori si diedero alla fuga.
Domenico Attianese, lascia la moglie e due figli.

Fonte:  noninvano.it

 

 

 

Fonte: cadutipolizia.it

Venne ucciso in una sparatoria il 4 Dicembre con due rapinatori a Napoli, nel quartiere di Pianura.
Attianese, in quel momento a casa e fuori servizio, venne informato da un passante che in una gioielleria vicina era in corso una rapina. Attianese intervenne mentre i rapinatori uscivano dal negozio, intimando loro di fermarsi, ma questi risposero aprendo il fuoco con il poliziotto, che venne colpito prima di potere reagire.
Gli assassini fuggirono quindi a bordo di un ciclomotore lasciato all’esterno del negozio.
Il sovrintendente principale Domenico Attianese si era arruolato in Polizia nel 1962 e da pochi mesi prima della sua morte  era stato promosso al grado superiore.
Lasciò la moglie e due figlie.
Fonte Corriere della Sera

 

 

 

Fonte: fondazioneruggeri.it

ATTIANESE Domenico
Sovrintendente Principale della Polizia di Stato.
Domenico Attianese, nasce a Scafati (SA) il 04/08/1941, a 20 anni si arruola nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza e dopo essere stato assegnato a varie sedi, tra le quali Vicenza, Polizia di Frontiera di San Cataldo, Capodimonte, dove consegue la qualifica di cavaliere e motociclista, Palermo, e finalmente, a costo di sacrifici, riesce a frequentare la scuola per sottufficiali di Nettuno.

Qui, dopo un anno di studi, diventa Vice Brigadiere e viene assegnato alla Questura di Napoli, Commissariato di Vasto-Arenaccia, quindi, dopo qualche anno, viene trasferito al Commissariato San Paolo, sua ultima assegnazione.

Il Sovrintendente P. D. Attianese credeva fermamente nel proprio lavoro, tanto che il giorno in cui perse la vita (il 4 dicembre 1986 a Napoli) era libero dal servizio, infatti si trovava in casa quando un passante lo ha informato che vi era una rapina in corso nella vicina gioielleria; egli si è immediatamente recato sul posto giungendovi proprio mentre i rapinatori uscivano dal negozio ed ha intimato loro di arrendersi ma questi anziché ottemperare hanno fatto fuoco colpendolo a morte.

Ha lasciato la moglie e due figlie Carla e Carmela all’epoca rispettivamente di 15 e 10 anni.

La figlia minore Carmela ha seguito le orme del padre ed è entrata nella Polizia di Stato in qualità di Agente, subito dopo aver conseguito la laurea in Media e Comunicazione.

 

 

 

 

Fonte: archiviolastampa.it
Articolo del 5 dicembre 1986
Poliziotto ucciso dai rapinatori
di Fulvio Milone
Tre giovani armati assaltano una gioielleria a Napoli
Non era in servizio: avvertito da una figlia aveva affrontato i banditi

NAPOLI — Lo hanno ucciso con un colpo di pistola alla testa, sparato a bruciapelo. Domenico Attianese, 45 anni, da 24 nella polizia, è stato assassinato da un giovane rapinatore che, con due complici, stava svaligiando una gioielleria. È accaduto a Pianura, alla periferia occidentale della città, uno dei quartieri dove la malavita colpisce con particolare violenza.

Mancano pochi minuti alle 16,30. Nella terza traversa Perrone Capano, un budello stretto tra palazzoni costruiti abusivamente, tre giovani sostano dinnanzi alla gioielleria “Romanelli”. Sono giunti a bordo di una motocicletta, indossano jeans e giubbotti di pelle.

«Le loro intenzioni erano evidenti — racconteranno poi alcuni testimoni — passeggiavano nervosamente davanti al negozio, ognuno di essi reggeva una borsa tra le mani». Uno dei tre, evidentemente il capo, estrae una pistola ed entra nella gioielleria seguito dagli altri due.

Alla scena assiste una delle due figlie di Domenico Attianese, Carla di quindici anni, «Appena ho visto i rapinatori entrare nella gioielleria — dirà ad un funzionario della questura — mi sono precipitata a casa, per avvertire mio padre». La famiglia Attianese vive in un appartamento a 200 metri dalla gioielleria rapinata. Il poliziotto, sposato con Angelica Chirico e con due figlie Carla e Carmela, di 15 e 10 anni, non esita ad intervenire.

Afferra la pistola e si precipita in strada, nel tentativo di sventare la rapina. Raggiunge la gioielleria proprio mentre i tre rapinatori guadagnano l’uscita, con le borse piene di collane e bracciali d’oro.

Pistola in pugno, riesce ad afferrare un rapinatore e ad immobilizzarlo. La reazione dell’altro bandito armato è però immediata: punta l’arma contro la tempia destra del poliziotto e apre il fuoco. Attianese molla la presa e cade sul selciato, mentre i rapinatori si allontanano a bordo della moto. Poco dopo giungono decine di poliziotti Molti non nascondono la rabbia per la morte di un collega che conoscevano da anni.

Domenico Attianese si era da poco guadagnata la qualifica di sovrintendente principale. Lavorava presso la sezione di polizia giudiziaria del quinto distretto. Un ufficio scomodo, che ha giurisdizione sulla gran parte della periferia occidentale della città sulla zona flegrea. Il questore di Napoli, Ugo Toscano, ha ordinato che il quartiere sia setacciato palmo a palmo, ma le speranze che i rapinatori siano individuati sono ben poche.

All’identificazione dei responsabili della rapina e dell’omicidio a ben poco sono servite le dichiarazioni del titolare della gioielleria, Antonio Romanelli, che in preda ad uno shock non ha neanche precisato il valore dei gioielli trafugati.

Nel palazzo della questura di Napoli, in via Medina, la notizia della morte di Domenico Attianese ha provocato grande emozione.  «Questa è una città violenta — commentavano alcuni ispettori in servizio alla squadra mobile —. Il nostro lavoro è duro, ma non sempre è apprezzato». L’allusione evidente è alle polemiche divampate nei giorni scorsi, quando alcuni avvocati napoletani hanno denunciato una serie di maltrattamenti ad imputati.

 

 

 

 

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