Azzardopoli – Dossier di Libera sul gioco d’azzardo in Italia (2012)

10. I Casino’

Una riconosciuta lobby di 84 parlamentari si è battuta per attivare Casinò in ogni regione d’Italia all’insegna dello slogan del rilancio turistico e commerciale dei vari poli. L’operazione non è riuscita e le strutture ufficialmente riconosciute sul territorio italiano sono ancora le classiche quattro: Venezia, Sanremo, Saint Vincent, Campione d’Italia. Ciascuna con le proprie specifiche problematiche e con bilanci generalmente al passivo. La cronistoria dei loro excursus è  emblematica sull’inquinamento ed il riciclaggio a cui possono soggiacere queste strutture o incapparvi per responsabilità interne o esterne, ma comunque di sistema. Sintomatico ed eloquente che nonostante i bilanci siano in rosso ci sia ancora un fronte attivo e combattivo che spinge per l’apertura di nuovi Casinò, richiesta non suffragata da un bisogno oggettivo secondo la legge della domanda e dell’offerta visto il grande sviluppo dell’attività online. I Casinò virtuali sono destinati a soppiantare quelli reali ma la presenza di strutture fisse è mallevadrice di ben altre operazioni. In particolare il 2008 è stato l’anno della grande crisi per i Casinò internazionali ed ha costituito una sorta di anno zero anche per quelli italiani. L’accoppiata Casinò-campi da golf viene resuscitata per luoghi da rilanciare (Lampedusa) ma, naturalmente, con ampie dosi di velleitarismo. La nuova forza concorrenziale dei giochi va evidentemente ad intaccare i placidi equilibri dei Casinò. Quelli che resistono, come anticipato, hanno conflitti e evoluzioni molto simili. E con guai giudiziari pregressi di varia e delicata natura.
Il Casinò di Sanremo ha vissuto tre grandi inchieste. Nel 1981 per irregolarità, nel 1993 per lo scandalo sullo chemin de fer, nel 2000 per una truffa operata con le slot machine. Ma la mazzata vera è stata il capitolo finanziario del 2008 quando gli incassi sono diminuiti del 18%, collassando l’andamento amministrativo. E tre anni dopo la ripresa appare lontana.
Il Casinò di Saint Vincent è finito nel mirino dell’antimafia per una complicata storia che fa saltare fuori come ipotesi di reato il riciclaggio e, addirittura, il sequestro di persona. La storia si ripete nel 2006 quando emerge che il Casinò rientra nell’orbita del riciclaggio mafioso dei clan di Villabate, nel palermitano, e della cosca di Santa Maria Gesù con la movimentazione di alcuni milioni di euro da parte di disoccupati prestanome. Le connivenze interne del Casinò favorirono questo inquinamento che portò alla formulazione di pesanti capitoli accusatori: riciclaggio aggravato, concorso esterno in associazione mafiosa, usura, violazione delle norme antiriciclaggio tra i reati contestati.
Nel Casinò di Campione d’Italia gli addebiti invece sono stati di natura amministrativa. La Corte dei Conti della Lombardia ha presentato il conto agli amministratori nel 2009 accusandoli di aver causato un danno all’erario per una somma superiore ai 5 milioni di euro. Invece il Casinò di Venezia, primo nella graduatoria d’incassi, ha scontato un’inchiesta giudiziaria per tentativi della mafia di ramificarsi nella prima succursale estera della struttura, a Malta. Nel 2004 le famiglie camorriste dei Licciardi e dei Contini avrebbero tentato in vari modi di riciclare denaro presso il Casinò.
E’ comunque impressionante l’elenco dei comuni italiani che in diverse temperie politiche hanno chiesto di poter fruire di un Casinò.
Ecco l’elenco di ordine rigorosamente alfabetico: Abano Terme, Acqui Terme, Alghero, Anzio, Bagni di Lucca, Capri, Cortina d’Ampezzo, Gardone Riviera, Grado, Lignano Sabbiadoro, Maratea, Merano, Montecatini Terme, Pescara, Rapallo, Riccione, Roccagiovine, Salice Terme, San Benedetto del Tronto, San Pellegrino Terme, Scilla, Selva di Val Gardena, Sorrento, Spoleto, Stresa, Taormina, Viareggio oltre al consorzio dei Comuni del Gennargentu.
In tempi più recenti si sono accodati ma con le stesse scarse probabilità di successo: Arezzo, Castel di Sangro, Erice, Fiumicino, Lecce, Litorale Domitio, Loreto, Macerata, Ostuni, Pizzo, Recoaro Terme, Salerno, Santa Cesarea Terme, Tarvisio, Trani, Verona, Viterbo. Il blitz di Berlusconi a Lampedusa e la proposta di un Casinò in loco oggi appare più che obsoleta, ridicola.

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