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15 Settembre 1993 Palermo. Assassinato Padre Pino Puglisi a causa del suo costante impegno evangelico e sociale.
Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993), è stato un presbitero italiano, ucciso da Cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale. La sua lotta alla mafia inizia il 29 settembre 1990 quando venne nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella. Egli non tentò di portare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercò di non farvi entrare i bambini che vivevano per strada e…
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19 Luglio 1992 Palermo. Strage di Via D’Amelio. Un’autobomba uccide il magistrato Paolo Borsellino ed i suoi agenti di scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Il sesto agente della scorta, Antonio Vullo, ed altre 23 persone rimasero gravemente ferite.
19 Luglio 1992, Palermo, in Via D’Amelio, un’autobomba uccide il magistrato Paolo Borsellino ed i suoi agenti di scorta: Agostino Catalano – Walter Eddie Cosina – Vincenzo Li Muli – Claudio Traina – Emanuela Loi I cinque agenti erano, insieme ad un sesto poliziotto, i componenti della scorta del Procuratore Aggiunto di Palermo Paolo Borsellino che stavano accompagnado in visita a casa della madre. Una auto carica di tritolo, posteggiata nella via venne fatta esplodere da uomini della mafia, dilaniando il giudice Borsellino, Catalano, Traina, Li Muli, Cosina e Loi. Il sesto agente della scorta ed altre 23 persone rimasero gravemente ferite. L’attentato fu deciso dalla “Cupola” di Cosa Nostra,…
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12 Ottobre 1991 Palermo Serafino Ogliastro, ex poliziotto e all’epoca venditore di auto, scompare nel nulla.
Serafino Ogliastro, ex agente della polizia di stato, ucciso a Palermo, il 12 ottobre 1992, da Salvatore Grigoli con il metodo della lupara bianca. I mafiosi di Brancaccio sospettavano che Ogliastro nell’ambito del suo lavoro fosse venuto a conoscenza degli autori dell’omicidio di un mafioso, Filippo Quartararo. Al processo, Grigoli si autoaccusò dell’omicidio indicando altri 7 complici. «Mio fratello lo abbiamo cercato ovunque, speravamo in un colpo di testa. Ci rivolgemmo persino a Chi l’ha visto? e, la sera della trasmissione, gli assassini di Serafino seguirono la televisione sganasciandosi dalle risate. Grigoli lo racconta nei suoi verbali. Certo, è stato lui a rivelarci la fine di mio fratello, che quel…
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29 Agosto 1991 Palermo. Assassinato Libero Grassi ”imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omerta’ dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti e dall’assenza dello Stato”
Libero Grassi, imprenditore di Palermo, fu ucciso il 29 agosto 1991 da cosa nostra per aver intrapreso un’azione solitaria contro una richiesta di pizzo. Aveva avuto il coraggio di opporsi alle richieste del racket uscendo allo scoperto, denunciando gli estorsori. La sua condanna a morte arrivò con la pubblicazione sul Giornale di Sicilia di una lettera sul suo rifiuto a cedere ai ricatti e proseguì in televisione, intervistato da Michele Santoro a Samarcanda su Rai 3, e anche dalla giornalista tedesca Katharina Burgi della svizzera Neue Zürcher Zeitung (NZZ Folio) colpita dal suo comportamento positivo volto a denunciare i mafiosi. Libero Grassi fu lasciato solo nella sua lotta contro la…
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26 Luglio 1991 Palermo. Resta ucciso Andrea Savoca, bambino di 4 anni,
Andrea Savoca era figlio di Giuseppe Savoca, rapinatore di tir. Era un bambino, perciò non svolgeva ancora un lavoro; era semplicemente insieme al padre e probabilmente, proprio per questo, si sentiva assolutamente sicuro. Lo ricordiamo perché, pur non avendo nessuna colpa, ha pagato con la vita gli errori del padre. Il piccolo Andrea, infatti, si trovava in braccio a suo padre quando questi venne ucciso nel luglio del ’91. Il padre di Andrea, Giuseppe Savoca, era un semplice rapinatore di tir e fu ucciso per ordine dei capimafia Michelangelo La Barbera e Matteo Motisi per «uno sgarro fatto a qualcuno che non doveva essere toccato»; lo «sgarro» probabilmente consisteva in…
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9 Maggio 1990 Palermo. Ucciso Giovanni Bonsignore dirigente superiore della Regione Siciliana. Si era opposto alla concessione di un finanziamento “illegittimo” chiesto da un consorzio agroalimentare.
Giovanni Bonsignore (Palermo, 10 gennaio 1931 – Palermo, 9 maggio 1990) è stato un funzionario italiano. Giovanni Bonsignore fu dirigente superiore dell’assessorato regionale della cooperazione, del commercio e pesca della Regione Siciliana. Il funzionario pagò con la vita la sua intransigenza e il profondo rigore applicato quotidianamente al suo lavoro. Non si era mai voluto piegare a direttive che contrastavano con la legge e per questo era stato trasferito ad un altro ramo dell’amministrazione. Da dirigente dell’assessorato alla Cooperazione aveva ostacolato la creazione del consorzio agroalimentare , un organismo costato miliardi, recuperati da capitoli di bilanci che egli sosteneva fossero destinati ad altre spese. Giovanni Bonsignore aveva preparato una relazione…
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30 Marzo 1990 Palermo. Scompare Gaetano Genova, 27 anni, vigile del fuoco, amico di Emanuele Piazza.
Gaetano Genova, 27 anni, vigile del fuoco, fu ucciso il 30 marzo del 1990 a Palermo. I boss di Resuttana-San Lorenzo lo ritenevano un confidente di Emanuele Piazza, giovane collaboratore del Sisde che fu assassinato il 19 marzo 1990; Genova dodici giorni dopo. Tutti e due sequestrati e uccisi. Grazie alle rivelazioni dei pentiti, un’indagine della Dia di Palermo, coordinata dai pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, ha svelato i retroscena della scomparsa. Genova fu attirato in un tranello: la sua auto, una Volvo 244, fu ritrovata il 30 marzo 1990 in piazzale Europa, regolarmente chiusa a chiave. Il giorno dopo, così hanno svelato i pentiti, il suo corpo…
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16 Marzo 1990 Palermo. Scompare Emanuele Piazza, collaboratore del Sisde. Insieme a Nino Agostino sventò l’attentato dell’Addaura al giudice Falcone.
Emanuele Piazza era un poliziotto italiano. Entrò nelle forze dell’ordine come agente della Polizia di Stato. Successivamente, si dimise per trasferirsi nella sua città natale, operando poi come agente dei servizi (SISDE) e “cacciatore di latitanti”. Durante il suo ultimo incarico lavorò anche come autista e guardia del corpo per alcuni politici. Emanuele Piazza scomparve dalla sua abitazione di Sferracavallo, a Palermo, il 16 marzo 1990. Anni dopo la ricostruzione dei fatti avvenne grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia, tra cui il suo stesso assassino, Francesco Onorato: quel 16 marzo Emanuele venne attirato fuori dalla sua abitazione da Onorato, ex pugile e suo vecchio compagno di palestra, con…
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5 Agosto 1989 Palermo. Uccisi Antonino (Nino) Agostino, agente di polizia, e sua moglie Ida Castelluccio che aspettava un bambino.
Il 5 agosto 1989 Antonino Agostino, agente di Polizia alla questura di Palermo, era a Villagrazia di Carini con la moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima. La sua consorte era incinta di quello che sarebbe stato il loro primo figlio. Mentre entravano nella villa di famiglia per festeggiare il compleanno della sorella di lui, un gruppo di sicari in motocicletta arrivarono all’improvviso e cominciarono a sparare sui due. Agostino venne colpito da vari proiettili, mentre la Castelluccio venne raggiunta da un solo colpo e cominciò a strisciare per terra per avvicinarsi al marito morente. I genitori di Agostino, uditi gli spari, andarono a soccorrere il figlio e la…
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16 Marzo 1989 Palermo. Antonio D’Onufrio, 39 anni, ucciso perché ritenuto informatore della polizia.
Antonio D’Onufrio era un barone, possidente terriero, del quartiere Ciaculli, a Palermo. Collaborò con la Criminalpol palermitana fornendo informazioni logistiche sulla sua borgata utili agli investigatori per scovare i molti latitanti nascosti a Ciaculli. Fu ucciso il 16 marzo del 1989, a soli 39 anni. La sua fu un’esecuzione esemplare; dopo una raffica di mitra gli fu inferto un colpo di pistola in bocca. È la firma di Cosa Nostra sui cadaveri di chi ha “parlato troppo”. Fonte: Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia Antonio D’Onufrio Era un barone, possidente terriero, del quartiere Ciaculli, a Palermo. Collaborò con la Criminalpol palermitana fornendo informazioni logistiche sulla sua borgata utili…