14 Agosto 1992 Casalabate (LE). Mauro Maniglio, studente liceale di 18 anni, vittima innocente della guerra tra cosche mafiose.

Foto da  puglia.lafragola.kataweb.it

Mauro Maniglio, diciottenne brindisino, morì prima di cominciare il quinto ed ultimo anno al Liceo scientifico Monticelli, ucciso da una pallottola che gli tranciò l’aorta poco dopo la mezzanotte tra il 13 ed il 14 agosto 1992.
Mauro era assieme al cugino a bordo di una Honda 1000 che percorreva a bassa velocità il lungomare di Casalabate, per divertirsi e incontrare amici e ragazze. Quattro ore prima circa, in un’altra località del Salento, Leverano, un commando armato di fucili d’assalto aveva ammazzato un 19enne appartenente ad un altro clan, e aveva ferito gravemente il ragazzo che era con lui. I killer poi si erano dispersi. Uno di loro si era spostato con la sua auto a Casalabate. E stava percorrendo il lungomare quando si accorse che dietro aveva una moto con due giovani a bordo che seguiva esattamente il suo percorso.
Dopo alcuni minuti, il killer si era convinto che si trattava di due sicari come lui, che lo avevano cercato e raggiunto per vendicare l’agguato di Leverano, e decise di agire per primo: fermò l’auto, scese velocemente e fece fuoco due volte contro i due sulla moto. Mauro Maniglio fu colpito alla gola e giunse cadavere in ospedale. Grazie anche alle rivelazioni di un pentito, meno di un anno dopo l’assassino fu incriminato, e poi a cinque anni dall’omicidio di Mauro Maniglio, condannato all’ergastolo in primo grado. (Fonte: brindisireport.it)

 

 

Ringraziamo gli AmiciDiLiberaCaravaggio (amicidilibera.blogspot.it) per il prezioso aiuto nella ricerca di nomi e storie delle vittime innocenti delle mafie.

 

 

Articolo del 6 Dicembre 2002 da sudnews.it
Brindisi, il parco intitolato a Mauro Maniglio assassinato nel 92 a Casalabate

Su proposta del sindaco Giovanni Antonino, la Giunta Comunale di Brindisi ha deliberato l’intitolazione del parco urbano del rione Bozzano a Mauro Maniglio, il giovane brindisino assassinato la notte tra il 13 ed il 14 agosto 1992 in località Casalabate. Oggi Mauro avrebbe avuto 28 anni, ma nel ’92 era uno studente esemplare del Liceo Scientifico “Monticelli” di Brindisi, dove frequentava il quarto anno. Il giovane, come si ricorderà, fu vittima innocente della guerra tra cosche mafiose che imperversava in quegli anni.

La notizia della sua morte suscitò dolore e sdegno tra i brindisini ma, soprattutto, fra quelli che lo avevano conosciuto. Gli amici più cari e i compagni di classe decisero, in suo ricordo, di porre a dimora un albero di magnolia in un appezzamento di terreno nel rione Bozzano. Oggi, su quel terreno allora incolto e abbandonato, sorge un parco urbano attrezzato, ricco di alberi: il simbolo della vita e della linfa vitale. Da qui la decisione della Amministrazione Comunale di intitolare proprio quel parco, realizzato di recente dal Comune di Brindisi, al giovane Mauro. La notizia riguardante il provvedimento della Giunta Municipale sarà ufficializzata domani, sabato 7 dicembre, alle ore 9, presso il Liceo Scientifico “Monticelli”, dal sindaco Giovanni Antonino nel corso di un incontro al quale prenderà parte Don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione “Libera”.

 

 

Articolo di La Repubblica del 5 Dicembre 2002
Don Ciotti a Bari per ‘Libera Puglia’

Da oggi anche la Puglia ha la sua “Libera”. L’ organizzazione nazionale (“associazioni, nomi e numeri contro le mafie”), fondata nel 1995 da don Luigi Ciotti per contrastare tutte le più gravi emergenze sociali. La nuova “Libera – Puglia” sarà presentata dallo stesso don Ciotti che sarà a Bari domani e, accompagnato dal vescovo monsignor Francesco Cacucci, dal prefetto Tommaso Blonda e dal direttore regionale del ministero della Pubblica Istruzione Giuseppe Fiori, illustrerà il programma dell’ associazione nella nostra regione. Durante l’ incontro che si terrà nella parrocchia di San Sabino alle 15,30, sarà presentato anche il programma della Carovana Antimafia 2003, l’ appuntamento annuale di “Libera”, che arriverà nella nostra regione il 28 e il 29 aprile. Sabato poi don Ciotti si sposterà a Brindisi, e in un incontro pubblico che si terrà a partire dalle 9 nell’ auditorium “Mario Maniglio” del liceo scientifico “Monticelli”, ne parlerà con i cittadini e le autorità brindisine. A questo incontro, cui parteciperanno anche il vescovo di Brindisi monsignor Rocco Talucci, il prefetto Guseppe Amoroso e il provveditore Fabio Scrimitore, sarà ricordato Mauro Maniglio, giovane vittima di mafia.

 

 

 

Articolo del 11 Marzo 2014 da brindisireport.it
Il Monticelli e Mauro, vittima innocente di mafia

BRINDISI – Gli hanno dedicato, qualche anno fa, il parco del quartiere Bozzano. La sua scuola, poi, non lo ha mai dimenticato ed ora si appresta ad adottarlo come vittima innocente di mafia. Mauro Maniglio, diciottenne brindisino, morì prima di cominciare il quinto ed ultimo anno al Liceo scientifico Monticelli, ucciso da una pallottola dopo la mezzanotte tra il 13 ed il 14 agosto 1992.

BRINDISI – Gli hanno dedicato, qualche anno fa, il parco del quartiere Bozzano. La sua scuola, poi, non lo ha mai dimenticato ed ora si appresta ad adottarlo come vittima innocente di mafia. Mauro Maniglio, diciottenne brindisino, morì prima di cominciare il quinto ed ultimo anno al Liceo scientifico Monticelli, ucciso da una pallottola che gli tranciò l’aorta poco dopo la mezzanotte tra il 13 ed il 14 agosto 1992, quando nessuno degli studenti che il 20 marzo assisteranno e parteciperanno alla sua commemorazione era nato.

Mauro era assieme al cugino a bordo di una Honda 1000 che percorreva a bassa velocità il lungomare di Casalabate, per divertirsi e incontrare amici e ragazze. Ma il clima, all’epoca, era segnato da una sequenza senza fine di fatti di violenza e di sangue, e da questo magma nacque la micidiale combinazione di coincidenze che costò la vita allo studente brindisino.

Quattro ore prima circa, in un’altra località del Salento, Leverano, un commando armato di fucili d’assalto aveva ammazzato un 19enne appartenente ad un altro clan, e aveva ferito gravemente il ragazzo che era con lui. I killer poi si erano dispersi. Uno di loro si era spostato con la sua auto a Casalabate. E stava percorrendo il lungomare quando si accorse che dietro aveva una moto con due giovani a bordo che seguiva esattamente il suo percorso.

Dopo alcuni minuti, il killer si era convinto che si trattava di due sicari come lui, che lo avevano cercato e raggiunto per vendicare l’agguato di Leverano, e decise di agire per primo: fermò l’auto, scese velocemente e fece fuoco due volte contro i due sulla moto. Mauro Maniglio fu colpito alla gola e giunse cadavere in ospedale. Grazie anche alle rivelazioni di un pentito, meno di un anno dopo l’assassino fu incriminato, e poi a cinque anni dall’omicidio di Mauro Maniglio, condannato all’ergastolo in primo grado.

Quella tragedia che scosse un’intera città verrà ricordata giovedì 20 marzo (ore 17) presso l’auditorium del liceo Monticelli, in occasione di un incontro nel corso del quale sarà ufficializzata l’adozione dal parte del liceo di Mauro Maniglio quale vittima di mafia, secondo le modalità indicate a livello nazionale dall’associazione “Libera”, in preparazione della giornata della Memoria e dell’impegno.

All’appuntamento, organizzato in collaborazione con la scola di formazione politica “Antonino Caponnetto” di Brindisi “Proteo Fare-Sapere”, anch’essa di Brindisi, saranno presenti: il giornalista Marcello Orlandini, direttore di BrindisiReport.it, che ricostruirà il quadro ambientale, sociale, storico e culturale del territorio brindisino in cui maturò l’assassinio di Maniglio; il magistrato Francesco Mandoi, della Procura nazionale antimafia, che interverrà sulla valenza educativa per le giovani generazioni della pratica della legalità e della responsabilità; Marco Dinapoli, procuratore capo di Brindisi, che analizzerà la situazione attuale del territorio brindisino sotto il profilo della sicurezza dei cittadini rispetto alla criminalità organizzata, comparandolo con quello degli anni 90; Mario Dabicco, coordinatore provinciale di Libera; i rappresentanti d’istituto, M. Abaterusso, S. Calvano, P. Miccoli e A. Sciurti. Il dibattito verrà introdotto dal dirigente scolastico del Monticelli, Anna Maria Quarta.

 

 

Articolo del 20 Marzo 2014 da  brindisireport.it
Per ricordare Mauro tutta la sua scuola

BRINDISI – La memoria di Mauro Maniglio è al sicuro: oltre che dalla sua famiglia, sarà custodita dalla sua scuola e passerà da una generazione all’altra di allievi e di insegnanti del Liceo scientifico Monticelli (oggi ufficialmente Monticelli-Fermi). E la sua scuola stasera c’era davvero tutta: i ragazzi di Brindisi, anche i pendolari dei centri della provincia. E hanno dato il meglio: canzoni, musica struggente, persino una coreografia simbolica.

Una grande assemblea, questa volta per ricordare il loro coetaneo al quale in una notte di agosto di 22 anni fa una pallottola esplosa da un killer della Scu impedì di vivere compiutamente la primavera della propria vita. Mauro Maniglio e il cugino, che guidava la moto con cui stavano percorrendo il lungomare affollato di Casalabate, furono scambiati per un commando avversario spedito a vendicare un sanguinoso agguato consumato a colpi di Kalashnikov ore prima a Leverano.

Lo studente brindisino 17enne non fu l’unico giovane a morire in quella drammatica sequenza di fatti tra le 20,30 del 13 agosto e le 0,30 del 14 agosto del 1992. E sarebbe stato ucciso due volte, la seconda dall’omertà e dalle false testimonianze, se il cugino sopravvissuto non avesse fornito agli investigatori dei carabinieri una descrizione precisa dell’auto dell’assassino, e se qualche mese dopo un pentito della mafia salentina non avesse spiegato perché Mauro Maniglio era stato ucciso: un errore, legato all’imboscata di Leverano. Sino a quel momento, un movente preciso non c’era ancora.

Cadde l’alibi del killer, Giuseppe Perrone di Trepuzzi, fornito dal gestore e dal cameriere di una pizzeria. E il 13 febbraio del 1997 arrivò la condanna all’ergastolo. Quattro anni e mezzo dopo Casalabate. Le vittime innocenti di mafia hanno tutte lo stesso volto, le loro famiglie portano un fardello di dolore uguale. Nel 1992 potevi morire durante una passeggiata in moto lungo il mare, a 17 anni, oppure travolto da un’auto contrabbandiera, oppure perché ti trovavi nel momento sbagliato accanto alla persona sbagliata, o solo perché eri la moglie, la compagna, il padre, la madre, il fratello o la sorella di un nemico del boss rampante. Potevi sparire per sempre, oppure cadere nel sangue tra le urla terrorizzate dei testimoni.

La consapevolezza non solo dei propri diritti e doveri costituzionali, ma di quelli collettivi, il senso individuale della responsabilità sociale, una vita condotta secondo le regole sono la risposta migliore alla presenza, certo molto più defilata ma non meno pericolosa, della minaccia criminosa pronta a cogliere i varchi lasciati aperti dalla cattiva amministrazione, dalla corruzione, dalle difficoltà economiche e sociali di un territorio, dalla mancanza di cultura e di senso del bene comune, hanno detto il procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli, e il sostituto procuratore nazionale antimafia, Francesco Mandoi. Mentre, metaforicamente, restano sempre aperti i bar dove nel 1992 e dintorni molti giovani arruolati nelle squadre contrabbandiere si incontravano prima del “lavoro” notturno, ha detto Marcello Orlandini, direttore di BrindisiReport.it, perché molto poco è stato fatto per affrontare la crisi e l’involuzione sociale provocata in quegli anni dalla criminalità.

In questa serata di grande partecipazione, Anna Maria Quarta, la dirigente scolastica del Liceo scientifico Monticelli-Fermi ha formalizzato l’adozione di Mauro Maniglio da parte dell’istituto come vittima innocente di mafia. Uno delle centinaia di nomi che saranno letti domani venerdì 21 marzo, nel pomeriggio, nel salone di rappresentanza della Provincia – ha ricordato Mario Dabbicco coordinatore provinciale di Libera – per non dimenticare i caduti incolpevoli di questa guerra, ancora senza fine.

 

 

Fonte:  vivi.libera.it
Articolo del 12 agosto 2018
Il ricordo di Mauro Maniglio
di Tea Sisto

Dove mai avrebbe potuto essere un bravo ragazzo come Mauro Maniglio, studente promettente della classe 4 C del liceo scientifico Monticelli di Brindisi, la notte della vigilia di Ferragosto? Era il momento giusto per essere al posto giusto: in vacanza lì dove hanno la casa estiva i suoi genitori, con gli amici e i cugini per bere una coca cola e per chiacchierare sul lungomare di Casalabate. E, proprio in quel preciso momento terribile, era ancora una volta al posto giusto: sulla moto del cugino che lo stava riportando in villetta dai suoi genitori.

Mauro Maniglio non si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato poco dopo la mezzanotte del 14 agosto del 1992 quando un proiettile gli tranciò l’aorta. Quel brillante ragazzo diciottenne, pieno di vita, figlio unico e amatissimo, morì dissanguato lasciando storditi dalla disperazione i suoi genitori, i suoi familiari, gli amici, tutti i cittadini di Brindisi, la sua intera città. La ferita resta aperta e, non solo a Brindisi, ma ovunque ricomincia a sanguinare ad ogni anniversario.

Mauro Maniglio è una delle più giovani vittime innocenti di mafia. Innocente nella sua breve vita, innocente in quel sorriso contagioso, in quel suo sguardo pulito, in quella sua serenità dei giusti. Sono trascorsi 26 anni da quell’omicidio. Oggi avrebbe 44 anni, sarebbe un uomo maturo e di talento. Era un bel ragazzo e oggi sarebbe stato un uomo bello, di una bellezza che non svanisce con la gioventù.

Quella tragica notte era seduto sul sedile posteriore della Honda 1000 guidata dal cugino, Giorgio. Spararono da un’auto rossa, una Ford Fiesta che la moto aveva accostato per svoltare sulla strada della villetta di famiglia. Gli investigatori si misero subito all’opera. Chi avrebbe voluto uccidere uno studente e per quale motivo? Qualcuno aveva ipotizzato che Mauro aveva fatto un complimento a una ragazza. Non era un movente credibile, non era la pista giusta. Poi emerse la verità.

Alle 20,30 del 13 agosto, poche ore prima che il killer di Mauro sparasse, era stato ucciso un altro giovane a Leverano e ne era stato ferito un altro. Era ancora guerra di mala, conti da regolare nella Sacra corona unita per il controllo del territorio. I due omicidi erano collegati. La svolta arrivò dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Fu arrestato Giuseppe Perrone che aveva fatto parte del commando dell’agguato di Leverano. Fuggendo, Perrone era passato da Casalabate. Temeva una ritorsione e aveva visto dallo specchietto retrovisore quei due ragazzi in moto. Secondo lui, erano i suoi sicari e sparò. Fu condannato all’ergastolo nei tre gradi di giudizio.

Ogni 21 marzo, giornata della Memoria delle vittime innocenti di mafia e dell’Impegno, in tutta Italia Libera legge i nomi delle vittime innocenti di mafia. Tra quei nomi, tanti, troppi, Mauro c’è sempre. A Mauro è stata intitolato il parco del quartiere Bozzano sempre frequentato da mamme e bambini. E piace ricordare un piccolo episodio che avvenne lo scorso anno, proprio in quel parco, nel giorno del 25esimo anniversario della tragedia quando Libera organizzò una manifestazione per ricordare il ragazzo ucciso e sistemare un cuscino di fiori sotto la targa che lo ricorda. Fiori che non mancheranno neanche quest’anno.

C’era nel parco, tra i tanti, un bambino di sei anni, molto curioso, sensibile e sveglio. Indossava una maglietta verde. “Che state facendo?”, chiese. “Stiamo ricordando un ragazzo che non c’è più”. “Come si chiama e quanti anni ha?”. “Mauro e aveva 18 anni”. “È tuo figlio?” “No… ma è figlio un po’ di tutti”. “È morto oggi?”. “È successo 25 anni fa, ma non lo dimentichiamo”. “E come è morto?”. “Gli hanno sparato. Era in moto con suo cugino. Un mafioso… un cattivo lo ha scambiato per un altro e lo ha ucciso”. “Come mai la mamma e il papà lo hanno lasciato uscire da solo con il cugino?”. “Era grande ormai. Anche tu uscirai da solo o con gli amici molto prima dei tuoi 18 anni”. “No, io non uscirò mai da solo. Potrebbero uccidermi”.

Per me un brivido lungo la schiena. Avevo sbagliato? Dovevo mentire a quegli occhi preoccupati che non potevano minimamente immaginare, che avevano visto troppo poco? Risposi: “No, tesoro. Non ti succederà niente di brutto. Siamo qui anche per questo, perché non accada mai più. Vedi quanti grandi ci sono qui adesso. Loro sono qui perché non accada più. Tranquillo. Tu uscirai anche da solo tra qualche anno e andrà tutto bene”. Lui prese una foto di Mauro e la tenne tra le piccole mani, fermo e dritto, per tutta la cerimonia, in silenzio. Ogni tanto mi guardava cercando con gli occhi la mia approvazione. Annuivo preoccupata. Poi gli dissi: “Dai, dammi una mano a portare i fiori per Mauro sotto la targa. Il cestino è pesante. Da sola non ce la faccio”. “Sì”, mi rispose il piccolo e mi aiutò davvero.

Ecco, spero di incontrare di nuovo quel bambino, spero di non averlo spaventato, spero di trovarlo sereno, spero che da adulto si ricordi, come me, di questo dialogo imprevisto e imprevedibile e che coltivi anche lui la memoria e l’impegno.

 

 

 

 

 

 

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