5 Dicembre 2009 Taurianova (RC). Francesco Maria Inzitari, 18enne di Rizziconi, ucciso all’uscita di una pizzeria con dieci colpi di pistola.

Foto da Mediterraneonline.it

Francesco Maria Inzitari aveva appena compiuto 18 anni. Venne trucidato il 5 dicembre 2009 davanti alla pizzeria di Taurianova dove lo stavano aspettando gli amici per festeggiare un 18esimo compleanno di un’amica. Vendetta trasversale per colpire il padre Pasquale Inzitari, un imprenditore, ex consigliere provinciale dell’Udc, determineranno gli inquirenti.
Un’altra vittima innocente in attesa di verità e giustizia.

 

 

 

Nota da Mediterraneonline.it
Per Francesco Inzitari dagli amici pagine intere sui quotidiani.
Scritto da Luigi Palamara

‘NDRANGHETA: OMICIDIO INZITARI, DA AMICI PAGINA SU QUOTIDIANI

Rizziconi (Reggio Calabria) 31 dicembre 2009 – «Affinchè il tuo sacrificio sia il coraggio, l’impegno, la voglia di riscatto per la nostra terra». È la frase riportata su una pagina pubblicata a pagamento sui quotidiani calabresi dagli amici e colleghi di Francesco Maria Inzitari, di 18 anni, ucciso la sera del 5 dicembre a Taurianova (Reggio Calabria). Il giovane era figlio di Pasquale, ex esponente dell’Udc, condannato nel settembre scorso per concorso esterno in associazione mafiosa. La pagina, che ritrae il ragazzo sorridente in un momento di vacanza, sullo sfondo di un campo da sci, si apre con la frase «…Che la tua luce continui ad accompagnarci in questo nuovo anno». In chiusura della dedica una citazione di Pablo Neruda: «La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per le cose che ci sono, il coraggio per cambiarle». (ANSA).

 

 

 

Articolo di TG24.SKY.IT del 6 Dicembre 2009
‘Ndrangheta, ucciso Francesco Maria Inzitari

Il diciottenne figlio di Pasquale Inzitari ex esponente dell’Udc, è stato raggiunto da numerosi colpi di pistola calibro 9. Secondo gli investigatori la matrice del delitto è di stampo mafioso

L’omicidio è avvenuto a Taurianova, davanti ad una pizzeria, dove si era diretto per festeggiare la festa di un diciottesimo compleanno. Qualcuno sapeva che era lì. I killer hanno sparato con una pistola calibro nove per ventuno. La morte è stata istantanea. Il giovane che era nipote dell’imprenditore Nino Trinci, ucciso con una auto bomba nell’aprile del 2008 a Gioia Tauro. L’ipotesi delle forze dell’ordine al momento è che si tratti di una vendetta nei confronti del padre, ex politico dell’Udc e socio della Divin, una società che ha realizzato e poi venduto uno dei più grandi centri commerciali della regione: il Porto degli Ulivi, posto sulla Statale 111, nel territorio di Rizziconi, posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria.

Le indagini dunque sono inquadrate nell’ambito delle vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto il padre del ragazzo, che era stato arrestato nel maggio del 2008 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa a conclusione delle indagini della Dda di Reggio Calabria. Indagini che si focalizzano sulla realizzazione appunto del centro comemrciale Porto degli Ulivi.

 

 

 

Fonte: stopndrangheta.it 
Ndrangheta: ucciso il figlio dell’ex politico Udc Inzitari
di Ansa (06/12/2009)

TAURIANOVA – Non gli hanno lasciato scampo. Probabilmente non si è neanche accorto di quanto stava per accadere, quando quelle due persone gli si sono avvicinate e poi lo hanno fulminato sparandogli contro dieci colpi di pistola calibro 9×21. E’ morto così Francesco Maria Inzitari, 18 anni appena, di Rizziconi, ucciso davanti ad una pizzeria di Taurianova dove si stava recando per partecipare alla festa di compleanno di un’amica. Un cognome conosciuto, quello della giovane vittima, che potrebbe anche essere all’origine del suo omicidio. Il padre, Pasquale Inzitari, imprenditore, per anni è stato un politico di primo piano della piana di Gioia Tauro, ricoprendo anche l’incarico di vice sindaco e assessore di Rizziconi e arrivando alla candidature per le politiche del 2006 con l’Udc senza essere eletto. La sua carriera politica si è interrotta nel maggio del 2008, quando è stato arrestato insieme a Domenico Rugolo, di 73 anni, considerato uno dei boss della ‘ndrangheta della Piana. E nel settembre scorso è giunta la condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, ma la prima pista che intendono seguire per dare un volto agli assassini di Francesco Maria è proprio quella della vendetta trasversale. Perché di sicuro il delitto è di chiaro stampo mafioso, tant’è che l’inchiesta, condotta dai carabinieri, dopo i primi atti urgenti della Procura di Palmi, passerà alla Dda di Reggio Calabria. Inzitari, che si trova ai domiciliari e non ha mai collaborato con gli inquirenti, era anche il cognato di Nino Princi, l’imprenditore morto nel maggio 2008 in seguito all’esplosione di una bomba sotto la sua auto e che, a sua volta, era il genero di Rugolo. Inzitari, secondo gli inquirenti, è stato la mente imprenditoriale della costruzione del centro commerciale Parco degli Ulivi di Rizziconi, realizzato, secondo l’accusa, su terreni acquistati in precedenza a prezzi agricoli da prestanome della cosca Crea, una volta alleata con quella dei Rugolo. I terreni passarono poi alla società Devin, di cui Inzitari era socio, che vi costruì il centro commerciale. Ma l’imprenditore, per sottrarsi alle continue richieste di denaro e lavori dei Crea, si sarebbe rivolto al cognato Princi che, secondo l’accusa, fece arrestare, nel luglio 2007, dopo una decina d’anni di latitanza, il presunto boss Teodoro Crea anche allo scopo di dare totale campo libero al suocero Domenico Rugolo. Per quell’intervento, Princi, secondo le indagini condotte dalla Dia reggina, sarebbe diventato socio occulto della Devin al 16%. La società fu successivamente ceduta, nel 2007, al Credit Suisse per oltre 11 milioni di euro. Gli investigatori puntano sulla vendetta anche perché Francesco Maria Inzitari era ”assolutamente incensurato”, come ha detto un inquirente. Il giovane, nel luglio del 2007, fu ferito da una coltellata in circostanze che il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, ha definito oggi ”poco chiare”. A colpirlo, pochi giorni dopo l’arresto di Crea, fu un minorenne imparentato col boss. Al di là di quelli che saranno gli aspetti giudiziari, comunque, Pignatone ha evidenziato che ”l’aspetto caratterizzante” dell’omicidio del diciottenne ”e’ la logica perversa che coinvolge e travolge tutto e tutti con una ferocia eccezionale. L’omicidio si segnala soprattutto per la ferocia e toglie ogni dubbio, ammesso che ve ne potessero essere, sul fatto che la ‘ndrangheta non guarda in faccia a nessuno e pregiudica qualunque possibilità di vita civile in Calabria”.

 

 

 

 

Foto dal Blog della fondazionefrancescomariainzitari.it

 

A suo nome e memoria è stata costituita una
fondazione.

su F.B. la pagina in ricordo

 

 

 

 

 

 

Dedicato a Francesco Maria Inzitari

 

 

 

Articolo del 16 Settembre 2013 da  ildispaccio.it

Rizziconi (RC), l’Osservatorio minori chiede al Comune una via per Francesco Inzitari vittima innocente della ‘ndrangheta

“Il 5 dicembre si avvicina inesorabilmente e ai calabresi, questa data, ricorda la barbara uccisione del poco più che adolescente Francesco Maria Inzitari, vittima innocente della barbarie criminale”. E’ quanto ricorda il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che nel corso della cerimonia commemorativa dello scorso anno, tenutasi a Rizziconi (RC), ha pubblicamente chiesto all’Amministrazione Comunale l’intestazione di una via al ragazzo.
“Purtroppo – chiosa il presidente dell’Osservatorio – da quel giorno nulla si è mosso, nonostante il sindaco della città ed altri amministratori presenti alla serata abbiano assicurato il loro impegno in tal senso”.
Per Marziale: “Dedicare una via ad una vittima giovane ed innocente è un dovere civico che gli adulti hanno nei confronti delle giovani generazioni, perché ciò si inscrive nella memoria storica di un popolo come momento educativo, allo scopo di agevolare presso i soggetti in età evolutiva una corretta socializzazione all’insegna del rispetto della dignità dell’uomo”.
“Mi rivolgo al mio stimatissimo amico Giuseppe Di Giorgio, sindaco della città, e suo tramite alla giunta municipale ed al civico consesso tutto – conclude il sociologo – per sollecitarli a dare seguito alle intenzioni, affinché il sorriso di Ciccio Inzitari, alla cui memoria sono destinate borse di studio ed altre iniziative volte ad aiutare i minori in difficoltà, torni a splendere nella sua amata Rizziconi.

 

 

 

Fonte: avvenire.it
Articolo del 5 dicembre 2019
I delitti di ’ndrangheta. «Mio figlio ucciso dai clan. Io senza giustizia»
di Antonio Maria Mira
Dieci anni fa a Rizziconi (Reggio Calabria) il giovane veniva giustiziato per strada, a 18 anni, per vendetta nei confronti del padre che aveva denunciato un boss. Ora parla la madre

Dieci anni fa, la sera del 5 dicembre 2009 veniva ucciso a Taurianova il diciottenne Francesco Inzitari. Era appena uscito da una festa in una pizzeria, quando i killer gli spararono dieci colpi di pistola, in gran parte al volto. Un delitto trasversale, una vendetta della ’ndrangheta.“Ciccio”, così come veniva chiamato, non aveva colpe, vittima innocente. La sua morte era il sanguinario e terribile messaggio al papà, Pasquale Inzitari, imprenditore di Rizziconi, ex consigliere comunale e provinciale dell’Udc, che aveva permesso la cattura il 13 luglio 2006 del boss della cosca locale Teodoro Crea, detto «Toro» e, perché fosse chiaro, «dio onnipotente». Di questo sono convinti investigatori e magistrati, ma senza avere finora prove. Una vicenda sul confine, complessa. Ma sicuramente “Ciccio” ne era totalmente estraneo. Ed è soprattutto storia di un paese dominato da paura e violenza.

Il 27 aprile 2008 viene ucciso con una bomba sotto l’auto Nino Princi, cognato e socio di Pasquale Inzitari. Il 5 dicembre 2009 l’omicidio del ragazzo. E la scia di sangue non si ferma. Non contenti di avergli ucciso il figlio, il 27 luglio 2017 provano ad uccidere il padre. Ma la missione dei killer a Corigliano (dove lavora l’imprenditore) fallisce. Da allora Inzitari vive sotto scorta. Come l’ex sindaco Nino Bartuccio e l’imprenditore Nino De Masi, che hanno denunciato violenze, estorsioni e affari del clan. Auto blindata e militari davanti alla casa e all’azienda. Così come è blindata la vita di Michele Albanese, cronista della Gazzetta del Sud che queste storie ha raccontato con impegno e professionalità.

Quattro scortati in un paese di meno di 8mila abitanti, sciolto due volte per infiltrazione mafiosa. Ma Bartuccio e De Masi non hanno mollato e sono riusciti a far condannare “Toro” Crea e i figli Giuseppe e Domenico, arrestati, questi ultimi, nel 2016 e nell’agosto scorso, dopo dieci e quattro anni di latitanza. Ora sono tutti e tre al 41bis, ma le violenze non si fermano. Lo scorso anno, il giorno di Natale, a Pesaro, viene ucciso Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese. L’unico, interno al clan, ad aver rotto il muro di silenzio nel paese.

«Se c’è qualcuno realmente che sa, ci faccia sapere qualcosa. È l’appello di una mamma che vorrebbe sapere la verità, che avrebbe diritto di sapere la verità sull’uccisione del figlio».

Maria Princi, mamma di Francesco Inzitari, ucciso dalla ’ndrangheta il 5 dicembre 2009, ad appena 18 anni, per la prima volta accetta di essere intervistata. In dieci anni non lo aveva mai fatto.

«Io vorrei far uscire due messaggi. È vero che c’è la giustizia divina, però io ho fermamente bisogno di quella terrena. Voglio guardare in faccia la persona che ha ucciso mio figlio. Gli devo chiedere “perché lo hai fatto?”. E poi se riuscissi ad avere veramente questo dono di perdonare, mi basterebbe. Poi tutto il resto non conta. Indietro non si può tornare».

Un incontro forte, quello con Maria. Lacrime e sorrisi. Accanto ha la figlia Nicoletta, incinta al quarto mese di un maschietto, mentre nella sala scorrazza la primogenita, Francesca, di un anno e mezzo.

«Non ho perso la speranza che prima o poi si scopra chi ha ucciso – mi è anche difficile pronunciare questa parola – mio figlio, perché è un atto dovuto per lui, per la famiglia, per la società. Ma vorrei una risposta più convinta da parte dello Stato, che si impegnasse un po’ di più».

Ha un ricordo particolare di quel giorno, prima o dopo l’omicidio?
Prima. Quella sera Francesco, stranamente e diversamente da come faceva solitamente, ora che era grande, prima di uscire mi ha abbracciato e baciato tre volte. Come il segno della Croce: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Cosa sono stati questi dieci anni?
Un inferno. Ho dovuto elaborare la morte di mio figlio e ancor prima quella di mio fratello. E tutti gli altri problemi giudiziari che si sono aggiunti.

1.012
Le vittime innocenti delle mafie raccolte nell’elenco ufficiale di «Libera», aggiornato e purtroppo arricchito ogni anno
75%
È la percentuale di familiari delle vittime innocenti che ancora aspettano giustizia per i propri cari assassinati dalla criminalità
4mila
Le piazze d’Italia nelle quali ogni anno il 21 marzo, giorno della memoria per le vittime di mafia, vengono letti i nomi

Come ce l’ha fatta?
Innanzitutto con la forza della fede che avevo un po’ conservato in un cassetto. L’ho riaperto e ho avuto questo grandissimo aiuto. E poi ce l’ho fatta perché ci sono le altre figlie, Nicoletta e Leonarda, che hanno diritto ad avere una mamma più serena possibile, anche se sereno è un termine che non esisterà più nella mia vita perché io ho una pena che non finirò mai di scontare. Se dovessero arrestare chi ha ucciso mio figlio, la sua pena prima o poi finirà di scontarla, per me, invece, il fine pena è mai. Ma ho una responsabilità verso le mie figlie, e i miei nipoti, che hanno diritto di vivere in maniera meno peggiore possibile. Infine mi sono dovuta impegnare anche per il personale dell’attività commerciale. Se mi avessero visto crollare, se ne sarebbero tutti andati. Così quando vado a lavorare ho un “abito” diverso.

Questa macchina infernale della violenza non si è fermata con l’uccisione di Francesco, perché poi hanno tentato di uccidere suo marito. Non finirà mai? Non è bastato uccidere Ciccio?
La preoccupazione c’è, anche se spero che finisca. Nessun genitore può accettare la morte del figlio prima della propria. È contro natura.

Ma è riuscita a non alzarsi tutte le mattine con pensieri cupi?
Sì, ci sono riuscita. E sto pregando e mi sto sforzando, anche se il cuore mi dice una cosa e la testa un’altra, di riuscire piano piano anche a perdonare. Perché mi potrebbe far stare meglio. Il perdono, come dice la parola, è un dono che ti viene dato. Mi creda, se io riuscissi a perdonare e magari ad aiutare pure i figli di chi ha tolto la vita a mio figlio, sarebbe per me il massimo risultato nell’elaborazione di questo mio grande dolore.

Come ha sentito il paese? Vicino, lontano, impaurito, troppo silenzioso?
Molto vicino ma allo stesso tempo molto impaurito. Siamo stati noi ad allontanarci, forse per vivere da soli il nostro dolore. Ma ogni giorno vedo persone che ci vogliono bene.

Ma c’è ancora paura a Rizziconi?
Penso proprio di sì.

173
Le vittime innocenti della criminalità organizzata uccise dai diversi clan della ’ndrangheta nella sola regione Calabria
34%
La percentuale di vittime innocenti di mafia al di sotto dei 30 anni di età. Il 10,5% erano invece minorenni

Eppure i capi della ‘famiglia’ sono tutti in carcere al 41bis e chissà quando usciranno.
Non so se definirla solo paura o anche sudditanza.

Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho definì Rizziconi «paese del medioevo, quando era il signore a decidere della vita e della morte dei propri sudditi».
Per questo parlo di sudditanza. Ma sudditanza per paura.

Non si vede una grande spinta al cambiamento…
No. Non la vedo. È come dieci anni fa, come venti anni fa.

Tornando ad allora, a prima dell’omicidio, c’è qualcosa che dovevate fare e non avete fatto? O che avete fatto e non dovevate fare?
Non so rispondere. Ci sono stati errori? Non lo so. È troppo semplice fare delle analisi dopo che le cose succedono.

Sapevate che a Rizziconi c’era la ’ndrangheta. Non pensavate di poter avere anche voi dei problemi?
Lo vedevo come un fenomeno distante. Ora invece leggo tutti i libri che escono sul tema. Seguo tutta la cronaca giudiziaria.

E perché prima no?
Facevo la mamma e l’imprenditrice. Casa, lavoro e chiesa. La ’ndrangheta era per me un fenomeno di altri. Quando poi sei toccata e paghi in prima persona quello che ho pagato io, apri gli occhi, li spalanchi e cominci a capire veramente quello che la ’ndrangheta ha fatto contro la nostra terra.

 

 

 

 

Fonte:  avveniredicalabria.it
Articolo del 25 ottobre 2020
Una via per Francesco Inzitari, ucciso dalla ’ndrangheta
di Toni Mira
Segnale importante a Rizziconi: una targa ricorda Francesco Inzitari, «giovane vittima di atto criminale».

Una strada per Ciccio, vittima innocente della violenza mafiosa. Nel suo paese. Una piccola targa, un grande segno. E i segni contano, ancor di più in terra di ‘ndrangheta. Segni di cambiamento, che sconfiggono paura e silenzi. Siamo a Rizziconi, nella Piana di Gioia Tauro, che il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho definì “paese del medioevo, quando era il signore a decidere della vita e della morte dei propri sudditi”. Come quella di Francesco Inzitari, Ciccio, ucciso la sera del 5 dicembre 2009 ad appena 18 anni. Il terribile messaggio al papà, Pasquale Inzitari, imprenditore di Rizziconi, ex consigliere comunale e provinciale dell’Udc, che aveva permesso la cattura del boss della cosca locale Teodoro Crea, detto “Toro” e “dio onnipotente”. Di questo sono convinti investigatori e magistrati, ma senza avere finora prove. Nessuno parla. Da martedì una via di Rizziconi porta il nome di Ciccio, proprio dove si trova la scuola elementare che frequentava da bambino. “Via Francesco Maria Inzitari, giovane vittima di atto criminale”, e poi una frase di Sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle”.

Parole molto chiare, quelle scelte dall’amministrazione comunale. Certo tanti paesi dedicano vie e piazze a vittime delle mafie. Ma in alcuni non è ritualità. E Rizziconi è tra questi. Proprio per la scelta di una propria giovane vittima. E martedì erano in più di duecento i cittadini che hanno partecipato alla cerimonia. C’erano i rappresentanti della Prefettura e delle Forze dell’ordine. Chi da anni ha denunciato le violenze del clan, come l’ex sindaco Nino Bartuccio, l’imprenditore Nino De Masi e il giornalista Michele Albanese, e che per questo vivono sotto scorta. C’era il vescovo di Oppido–Palmi, Francesco Milito che ha letto una preghiera tenera e forte che ricorda Francesco “giovane pieno di sogni e di progetti, vittima, alle porte della sua età matura, della violenza omicida della mafia, apportatrice di sola distruzione e morte”. Rivolgendosi soprattutto ai giovani di Rizziconi che, “guardando a lui, imparino a rifuggire dalla violenza, dall’odio, dall’illusione del facile guadagno e scelgano con coscienza di operare con ragionevolezza e nel rispetto reciproco”. A questo pensa anche la sorella Nicoletta Inzitari. “Davvero si è scritta una pagina importante per Rizziconi. Qui passeranno le nuove generazioni e si chiederanno “chi è Francesco?”. Sarà un monito. E non è teoria, ma un fatto concreto”.

Ci ha creduto fortemente il sindaco Alessandro Giovinazzo, che guida il paese dopo l’ennesimo scioglimento per condizionamento mafioso. “Siamo qui a completamento di un percorso intrapreso con piena volontà da questa amministrazione comunale. Un percorso importante, anche osteggiato in taluni passaggi, ma col costante impegno di voler dare a tutta la cittadinanza un segno di rottura col passato e di speranza per il futuro”. Per la morte di Ciccio il sindaco parla senza timori di “un delitto frutto di una maledetta mentalità, quella della subcultura mafiosa”. E rivendica la volontà di cambiamento. “Oggi stiamo vivendo un momento che possiamo definire storico per Rizziconi. Nè io, nè la mia amministrazione abbiamo paura perché siamo parte dello Stato e crediamo solo in un potere, quello dello Stato”. E nel cambiamento crede anche don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro. “Da quella drammatica sera si è fatto molto cammino, pur tra ostacoli e momenti di sconforto. Rizziconi, come il resto della Piana, non ha ancora sconfitto la ‘ndrangheta, ma certamente oggi ha definitivamente vinto la paura”. Ma la strada ancora in salita. La targa è stata posta sul muro della scuola. L’amministrazione comunale avrebbe voluto intitolare proprio questa al ragazzo ucciso. Ma incredibilmente il consiglio di istituto ha detto di no. Per qualcuno il nome di Ciccio è inopportuno? Si teme di “disturbare”? E così si è scelta la via. Ma resta un velo di tristezza sugli occhi di Nicoletta. “Per mio fratello aspettiamo ancora verità e giustizia. Qualcuno sa. Finalmente parli”.

 

 

 

 

 

 

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