5 Marzo 2000 Giugliano (NA). Ucciso Ferdinando Liguori, 22 anni, dopo un litigio in discoteca.
Ferdinando Liguori, ventidue anni, giovane operaio di Casavatore il 5 marzo 2000 è stato raggiunto da un colpo di pistola che gli ha tranciato l’arteria femorale.
La lite tra Ferdinando Liguori ed i suoi assassini era cominciata prima, all’interno della discoteca MyToy per un’occhiata di troppo ad una ragazza. Interviene la security che allontana i giovani quando all’improvviso la macchina occupata da 4 amici, tra cui il Liguori, viene affiancata da una smart. Uno dei due occupanti spara colpendo la fiancata sinistra della macchina, uno dei proiettili colpisce alla coscia la vittima, seduta sul sedile posteriore.
“La violenza giovanile si inquadra in un contesto in cui il ricorso alla violenza è pane quotidiano per i gruppi camorristici, per i delinquenti comuni che cercano di inserirsi nella gestione di attività illegali o legali lucrose e mette a repentaglio la vita degli altri cittadini. La violenza e l’illegalità sono considerati “normali” mezzi di regolazione delle lotte concorrenziali tra clan rivali e sono cultura condivisa di una parte consistente della popolazione, a cominciare da quella giovanile” (C.tro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”)
Articolo di La Repubblica del 5.03.2000
Assassinato in discoteca – giro di vite nei controlli
NAPOLI – Indagini a tappeto nei locali del napoletano, dopo l’assassinio del ventiduenne Ferdinando Liguori all’uscita del “My Toy” di Giugliano. Proprio poche ore prima del fatto il locale era stato controllato e sembrava tutto tranquillo. Ora il questore di Napoli, Antonio Manganelli, annuncia un giro di vite nei controlli sulle discoteche e sui locali notturni della provincia. La questura attuerà verifiche a tappeto per verificare se esistano elementi per disporre la chiusura dei locali considerati ritrovo di pregiudicati o di quelli in cui si ripetono frequentemente episodi da cui poi derivano atti di violenza, come appunto il “My Toy”.
La discoteca in questione non è nuova ad episodi di violenza. Nel 1993, uno dei proprietari, Domenico Distratto, era stato ferito al volto da un colpo di pistola mentre cercava di sedare una rissa. E ancora una lite scoppiata all’interno del “My Toy” il 9 ottobre scorso fu, secondo la polizia, la molla che portò all’omicidio il giorno dopo, in piazza Mercato a Napoli, di un pescivendolo incensurato, Salvatore Acciarino. A gennaio fu poi il figlio del boss di camorra Luigi Giuliano, a sfuggire a un agguato dopo essere uscito dalla discoteca di Giugliano.
Dice oggi il proprietario del locale, che teme possa arrivare un provvedimento di chiusura: “Il nostro locale è uno dei più sicuri della regione. Ci dispiace per la tragedia che è accaduta. Noi non possiamo però rimproverarci nulla. All’interno del locale ci sono oltre trenta addetti alla sicurezza”. E continua: “Stanotte, quando è scoppiata la rissa i nostri buttafuori sono immediatamente intervenuti, separando i due gruppi ed accompagnandoli all’esterno. Credevamo che una volta rimessi in auto ognuno se ne sarebbe andato per la sua strada”.
Il ragazzo assassinato aveva avuto una discussione proprio poco prima della chiusura: qualcuno aveva alzato la voce, era volato qualche pugno. Ma tutto sembrava finito così. Invece Ferdinando Liguori, di Casavatore (Napoli), è stato ucciso poco prima dell’alba, da uno dei due uomini con i quali aveva avuto il diverbio.
C’è stato un inseguimento di macchine quando ormai erano le cinque di mattina: la Fiat Punto dove viaggiava la vittima insieme ai tre amici non è stata persa d’occhio dalla Smart degli aggressori. A qualche chilometro dal locale, sulla circonvallazione esterna di Napoli, la Smart ha affiancato la Punto e sono partiti più colpi di pistola. I proiettili hanno ferito solo Liguori. Subito, l’auto degli aggressori si è allontanata.
Il ferito – che non ha nessun precedente con la giustizia – è stato all’istante portato in ospedale dagli amici, ma è morto un’ora dopo il ricovero. Sull’omicidio indagano gli agenti della squadra mobile di Napoli e del commissariato di Giugliano, che stanno lavorando per identificare le persone con cui Liguori e i suoi amici avevano avuto lo scontro in discoteca. E Domenico Distratto ribadisce: “Qui non circola droga e facciamo molta attenzione. Tre mesi fa scrissi al questore chiedendo di aumentare la presenza delle forze dell’ordine, all’esterno e all’interno del locale per garantire la serenità dei nostri clienti e prevenire episodi di violenza od altro”.
Articolo da L’Unità del 6 Marzo 2000
Ucciso dopo una lite in discoteca
Napoli, la vittima aveva 22 anni. Il questore chiude il locale
NAPOLI Sarebbe stato un futile motivo ad originare la rissa tra due gruppi di giovani all’interno della discoteca My Toy di Giugliano, degenerata poi in un’aggressione a colpi di pistola costata la vita al 22enne Ferdinando Liguori, di Casavatore (Napoli). Secondo la polizia la lite è scoppiata nei pressi del bar della discoteca, poco prima dell’orario di chiusura, probabilmente per un apprezzamento pesante rivolto a una ragazza: dalle parole i contendenti sono passati allo scontro fisico, che ha coinvolto una decina di giovani. Sono quindi intervenuti gli addetti alla security del locale, che li hanno accompagnati fuori. Ma la disputa non era ancora finita. I due gruppi hanno ripreso a litigare all’interno del parcheggio. Gli addetti alla sicurezza, accortisi dell’accaduto, sono arrivati di corsa separandoli ancora, invitandoli a risalire sulla loro auto e ad andare via. A questo punto sarebbe scattata la vendetta di uno dei due gruppi. La Fiat Punto con a bordo Ferdinando Liguori, che si trovava in compagnia di altre quattro persone (due dei quali pregiudicati, uno per droga ed uno per rapina) ha imboccato la circumvallazione esterna di Napoli, in direzione Casoria. Qualche centinaio di metri più avanti – erano circa le cinque – è stata affiancata da una Smart con a bordo due giovani che hanno esploso alcuni colpi di pistola, due dei quali hanno raggiunto Liguori all’addome ed alla gamba. Il 22enne ha riportato lesioni all’arteria femorale, con con seguente grave emorragia, ed è morto poco dopo le sei di ieri, nell’ospedale San Giovanni Bosco, mentre i medici tentavano di salvarlo sottoponendo ad un delicato intervento. Al momento in cui è scoppiata la rissa all’interno della discoteca c’erano circa 1300 persone che si apprestavano ad andare via. Gli agenti del commissariato di Giugliano hanno ascoltato gli addetti alla sicurezza ed alcune persone che avevano assistito alla lite, nel tentativo di individuare i giovani che hanno partecipato alla rissa. Secondo le prime indiscrezioni, le indagini per identificare gli assassini punterebbero sul quartiere Secondigliano, alla periferia di Napoli. L’episodio riporta in primo piano il problema della violenza che si scatena all’interno delle discoteche e dei locali pubblici, dove spesso si registra la presenza di pregiudicati. Il questore di Napoli, Antonio Manganelli, ha disposto un giro di vite: la polizia amministrativa effettuerà controlli a tappeto sui locali, per verificare se esistano le condizioni per disporre la chiusura a tempo indeterminato di quelli ritenuti più a rischio. In quest’ambito potrebbe rientrare anche il My Toy di Giugliano , locale tra i più noti ed affollati della Campania, dove già in passato si sono verificati episodi che hanno dato vita, dentro o fuori del locale, ad atti di violenza.
Nel 1993 uno dei proprietari, Domenico Distratto, fu ferito al volto da un colpo di pistola mentre cercava di sedare una rissa. Il 9 ottobre scorso nel locale scoppiò un alterco che portò, secondo la polizia, all’uccisione l’indomani mattina a Napoli di un pescivendolo incensurato, Salvatore Acciarino. Un mese e mezzo fa fu Giovanni Giuliano, figlio del boss Luigino, a sfuggire a un agguato proprio all’esterno del My Toy.
Articolo del 6 Marzo 2000 da internapoli.it
Ventidue anni, ucciso dopo una rissa in discoteca
di Vittorio Del Tufo
Giugliano: guerra tra bande al «My Toy», poi inseguimento e sparatoria sulla circumvallazione
Guerra tra bande di ragazzi in discoteca: ci scappa il morto. La vittima è un giovane operaio incensurato, il teatro della follia è Giugliano, circumvallazione esterna, direzione Casoria. Qui, all’alba di ieri, dopo una notte di musica e di delirio all’«Alter Ego-My Toy», una notte di sputi e cazzotti nel parcheggio della discoteca, una delle più frequentate della provincia, Ferdinando Liguori, 22 anni, di Casavatore, è stato raggiunto da un colpo di pistola che gli ha tranciato l’arteria femorale, uccidendolo. Era in auto con quattro amici, due dei quali pregiudicati: a bordo di una Punto stavano correndo verso casa, dopo i bagordi del sabato notte. Un branco di quelli affiatati, che poche ore prima s’era azzuffato con un altro gruppo di giovani prima all’interno del locale, poi nell’area di sosta antistante la discoteca: all’origine della lite, ipotizzano gli investigatori, un’occhiata di troppo rivolta a una ragazza, un complimento, forse, troppo pesante, e poi gli insulti, gli spintoni, la zuffa che ha coinvolto una decina di giovani. Erano accorsi – in due riprese – quelli della security a dividere i contendenti, a mettere fine alla scazzottata: fuori dai piedi, ragazzi, andate a suonarvele altrove. Ma la disputa tutt’altro che chiusa. L’epilogo, sanguinoso, s’è consumato nel buio della notte, tra le corsie della circumvallazione, e più precisamente nei pressi della rotonda dell’area Asi: l’auto su cui viaggiavano Ferdinando e i suoi amici è stata affiancata, verso le 5, da una Smart bianca. E a parlare, stavolta, sono state le armi. Uno dei due occupanti della city-car ha esploso quattro colpi di pistola all’indirizzo della Punto, raggiungendo la fiancata sinistra e il cofano. A rimetterci la vita è stato il ventiduenne: Ferdinando, fisico da granatiere, la fedina penale immacolata, si trovava sul sedile posteriore: il proiettile ha bucato la fiancata sinistra dell’auto ed è penetrato nella parte superiore della coscia del giovane. L’auto degli aggressori si è allontanata subito, mentre quella a bordo della quale viaggiava Ferdinando ha proseguito la sua corsa in direzione del Nuovo Pellegrini. Ma a nulla è valsa la premura degli amici: il ragazzo è morto un’ora dopo il ricovero, dissanguato. Notti balorde e «coatte» di poveri cristi, ma anche di delinquenti e teppisti, quelli che la camorra ce l’hanno nel sangue. Notti d’inedia trascorse a cercare il pretesto, spesso, per litigare con le paranze avversarie, da Giugliano a Casavatore, da Arzano a Casoria. È in questo scenario che è maturata la lite dell’altra notte, e dopo la lite, l’alba di fuoco sulla circumvallazione. Quelli del branco se l’erano date di santa ragione nel piazzale di sosta del «My Toy», ma la lite – hanno ricostruito gli investigatori della Mobile, con il vicequestore Panico, e gli uomini del commissariato Giugliano, guidato dal vicequestore Grauso – era cominciata prima, nei pressi del bar della discoteca, che già in passato era stata teatro di altri fatti di «nera» (vedi a parte). La polizia ha ascoltato ieri per l’intera giornata gli addetti alla sicurezza della discoteca e alcune persone che hanno assitito alla lite, nel tentativo di individuare i giovani che hanno partecipato alla rissa. Sotto torchio anche gli amici di Ferdinando: con lui, a bordo della Punto, viaggiavano Antonio De Blasio, 22 anni, proprietario dell’auto, un rosario di precedenti penali per droga; L.D., 17 anni e già schedato dalla polizia (rapina); Emilio Forino, 19 anni e Antonio Vitale, abitante in via Duca degli Abruzzi, a Napoli. Chi ha ucciso Ferdinando? Una pista porterebbe a Secondigliano, da dove ogni fine settimana partono frotte di giovani per raggiungere i locali del giuglianese e dell’area domizia. Ferdinando Liguori, incensurato, abitava con i genitori, un fratello e due sorelle nella zona delle palazzine popolari di via ex Tranvie, a Casavatore. Avrebbe coronato proprio oggi un sogno che inseguiva da tempo, quello di prendere servizio, con un contratto di formazione, nell’azienda dove lavora anche il padre Gennaro: la Magrini, specializzata in componentistica elettrica. Un colpo di pistola s’è portato via i suoi giorni e i suoi sogni, mentre già si annuncia un giro di vite per i locali notturni, dove in molti, in troppi casi, ragazzi e ragazze il cui unico desiderio è ballare e scrollarsi di dosso le tensioni della settimana sono costretti a dividere la pista con camorristi più o meno in erba o malintenzionati della peggior risma. Il «My Toy» era stato controllato dalla polizia proprio la scorsa notte, qualche ora prima della rissa poi finita a colpi di pistola, nell’ambito di una consueta operazione a largo raggio. Al momento della visita degli agenti, all’interno del «My Toy» c’erano poco meno di 1300 persone, e tutto era sembrato tranquillo.
Articolo del 12 Ottobre 2002 da internapoli.it
DELITTO AL MY TOY, ASSOLTO PIETRO LICCIARDI
di Dario Del Porto
GIUGLIANO – Rimane senza colpevoli l’omicidio di Ferdinando Liguori, il ragazzo incensurato ucciso il 5 marzo 2000 al termine del folle inseguimento scattato dopo una rissa scoppiata all’interno e poi all’esterno della discoteca My Toy di Giugliano. I giudici della quarta Corte di Assise (presidente Giustino Gatti) hanno assolto l’unico imputato, Pietro Licciardi, figlio poco più che ventenne di Gennaro Licciardi, il capo della camorra di Secondigliano morto otto anni fa nel carcere di Voghera. Il verdetto, emesso con la formula dubitativa, accoglie le tesi degli avvocati Edoardo Cardillo e Paolo Trofino. Il processo è stato caratterizzato da un iter estremamente complesso, che ha spinto il rappresentante dell’accusa, il pm Filippo Beatrice, a parlare nella sua requisitoria di «contesto omertoso forte ed evidente». Il delitto fu commesso nella zona della Circumvallazione esterna di Casoria, durante la notte. Liguori stava tornando a casa dalla discoteca My Toy di Giugliano, dove poco prima si era verificata una violenta rissa, pare per un complimento di troppo rivolto a una ragazza. Secondo le testimonianze, l’auto della vittima era stata inseguita e poi affiancata da un’altra vettura, una Smart, seguita da una Punto grigia. A sparare fu il passeggero della Smart, dalla Punto partirono grida d’esultanza. Nella fase delle indagini il pm interrogò numerosi testimoni, tutti a loro volta indagati anche per la rissa: i quattro che si trovavano in auto assieme a Liguori, che riferirono di aver visto sparare il passeggero della Smart; e i cinque ragazzi che si trovavano su un’altra auto, una Mercedes, i quali dissero di aver visto, a bordo di una Smart che si era avvicinata alla loro vettura, Piero Licciardi, riconosciuto anche in fotografia, armato di pistola. I passeggeri della Mercedes riferirono inoltre al pm di aver sentito gridare dalla Smart «Non sono loro, non sono loro». Su queste basi, fu chiesta e ottenuta un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Licciardi, che nel frattempo si era reso irreperibile e verrà successivamente rinviato a giudizio. Nel fascicolo del dibattimento però è entrata solo una minima parte degli indizi raccolti durante le indagini. Dopo l’entrata in vigore della riforma del Giusto processo, infatti, il pm ha dovuto riconvocare con le nuove garanzie tutti i testi-indagati i quali, contrariamente alla prima volta, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere ad eccezione di due dei quattro ragazzi che si trovavano in auto con la vittima. La scena si è ripetuta in aula, con l’unica eccezione di una ragazza che però ha ritrattato le prime dichiarazioni e nei cui confronti si procede ora per falsa testimonianza. Al termine della requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto nei confronti di Licciardi la condanna a ventuno anni di reclusione, escludendo a carico dell’imputato le aggravanti del motivo abietto e della finalità mafiosa del gesto. La sentenza è stata emessa dopo una camera di consiglio durata all’incirca un’ora. Alla notizia dell’assoluzione la madre della vittima, costituitasi anhce parte civile nel processo, è stata colta da malore. Dalla procura nessun commento ma appare scontato il ricorso in appello contro l’assoluzione. Licciardi, fino a ieri latitante, non ha da questo momento più bisogno di nascondersi.
IL DOLORE DELLA MAMMA: È UNA VERGOGNA, CHI AVEVA VISTO TUTTO HA TACIUTO-
Di Antonio Poziello – Il Mattino 12 ottobre 2002
«Accuso gli amici di Ferdinando, lo hanno tradito» C’è rabbia, dolore e stupore nelle parole di Giuseppina Gallo, la madre di Ferdinando Liguori, il 22enne ucciso il 5 marzo del 2000 dopo una rissa scoppiata all’interno della discoteca My Toy di Giugliano. La donna è nel suo appartamento di via Ex Tranvie a Casavatore, ha appena appreso che il presunto omicida del figlio, Pietro Licciardi, nipote del boss Gennaro Licciardi, è stato assolto. «È una vergogna», urla trattenendo le lacrime. «Mio figlio è stato ucciso a sangue freddo, tutti sanno chi è stato, ma l’assassino è libero di andarsene in giro tranquillamente. È una vergogna, è uno schifo. In questo paese non esiste giustizia, la legge non è uguale per tutti. Qui conta solo la legge del più forte». «Mio figlio era un bravo ragazzo – racconta – non meritava di fare quella fine. Non è giusto che chi l’ha ucciso a sangue freddo sia libero di andarsene in giro. È come se l’avessero ucciso di nuovo”, ripete prima di abbandonarsi a un pianto disperato. Giuseppina non poteva immaginare che finisse così. «Credevo che esistesse una giustizia e che questa valesse anche per i figli e i nipoti dei boss, ma non è così». Poi se la prende con i ragazzi che erano con suo figlio e che «hanno ritrattato le dichiarazioni rese in Questura». «Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Non so perché abbiano deciso di tacere, probabilmente per paura delle conseguenze – dice Giuseppina Gallo – Però, così facendo, hanno permesso che l’assassino di mio figlio la facesse franca. Dicevano di essere amici di Ferdinando, ma se lo fossero stati veramente avrebbero fatto di tutto per far finire dietro le sbarre per tutta la vita l’assassino. Mi auguro di non incontrarli mai più». Al dolore si aggiunge il disprezzo per coloro che avrebbero «tradito» la memeria del figlio. «Sono privi di coscienza, Ferdinando è stato ucciso dananzi ai loro occhi, senza un perché, e loro hanno aiutato l’assassino ad essere assolto. Ringrazio solo il pm Beatrice, che ci è stato vicino e si è battuto per darci giustizia».
Articolo del 16 Febbraio 2005 da internapoli.it
MY TOY, L’ANTIMAFIA: UN NUOVO PROCESSO PER LICCIARDI JR Giugliano: il rampollo del boss assolto in primo grado nel 2002
di Ivan Marino
GIUGLIANO. L’Antimafia chiede un nuovo processo per il rampollo del boss Licciardi assolto in primo grado per l’omicidio My Toy. Pietro Licciardi, figlio del boss Gennaro Licciardi, unico imputato per la morte di Ferdinando Liguori, fu assolto in primo grado nell’ottobre del 2002. L’omicidio avvenne il 5 marzo del 2000. Il delitto fu commesso nella zona della Circumvallazione esterna di Casoria, durante la notte. Liguori stava tornando a casa dalla discoteca My Toy di Giugliano, dove poco prima si era verificata una violenta rissa, pare per un complimento di troppo rivolto a una ragazza. Secondo le testimonianze, l’auto della vittima era stata inseguita e poi affiancata da un’altra vettura, una Smart, seguita da una Punto grigia. A sparare fu il passeggero della Smart, dalla Punto partirono grida d’esultanza.
Chi l’ha visto?
Ferdinando Liguori – 3/12/2018
Era il 5 marzo del 2000 quando Ferdinando Liguori, 22 anni di Casavatore, viene assassinato all’uscita del “My Toy”, quella che all’epoca era una discoteca molto in voga di Giugliano di Napoli. E’ quasi mattina quando Ferdinando con i suoi amici escono dal locale dove pochi minuti prima c’è stata una rissa. L’auto su cui sono Ferdinando e i suoi quattro amici viene affiancata da una Smart: il passeggero estrae la pistola, punta alla macchina dove si trova Ferdinando e spara. Il ragazzo viene colpito all’arteria femorale e morirà sotto i ferri poche ore dopo. Le testimonianze raccolte nell’immediatezza del delitto portano ad identificare nel killer Pietro Licciardi, il figlio di Gennaro, potente boss dell’alleanza di Secondigliano. L’uomo si renderà latitante immediatamente dopo il delitto. Due gradi di giudizio però, ne decretano l’innocenza. Alcuni testimoni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, una ragazza che aveva riconosciuto nell’assassino Gennaro Licciardi ritratta. Sarà poi processata e condannata per falsa testimonianza. Ma la morte di Ferdinando rimane senza colpevoli e dopo 18 anni i genitori si rivolgono a “Chi l’ha visto?” chiedendo giustizia.