8 Novembre 1991 Marina di Caronia (ME). Vincenzo Giordano, benzinaio, ucciso per ritorsione.

Un’esecuzione spietata quella di Vincenzo Giordano, il benzinaio ucciso l’8 novembre del ’91 a Marina di Caronia (ME). L’uomo aveva notato più volte un piccolo clan di sbandati, probabilmente spacciatori di droga, stazionare nei pressi del suo distributore. Aveva anche avvertito i carabinieri e alcuni ragazzi del gruppo erano stati fermati. L’assassino faceva parte di quel gruppo, assieme ai compagni decise che il benzinaio doveva morire. Quattro colpi di fucile a canne mozze e poi la fuga, dopo aver lasciato a terra l’uomo col cervello letteralmente spappolato. Gli inquirenti erano sicuri che non si trattasse di rapina, che era chiaramente un’esecuzione, decretata da qualcuno che voleva vendicarsi di qualcosa. Poi la testimonianza della sorella dell’assassino, senza la quale, probabilmente, non si sarebbe mai conosciuta la verità.

 

 

 

Articolo di La Repubblica del 15 Maggio 1994
LA SORELLA LO DENUNCIA  «È UN ASSASSINO»
di Michela Giuffrida

MESSINA – Una storia di violenza, di droga, di sangue, ma anche di coraggio e di determinazione. Una vicenda che è stata ricostruita in un’aula di tribunale dalla protagonista, una ragazza di 19 anni di Acquedolci, un paese della provincia messinese, che ha denunciato il proprio fratello, autore di un omicidio, facendolo condannare a ventiquattro anni di carcere. La testimonianza di Antonella Cangemi è stata determinante, e al processo d’appello i giudici di Messina hanno confermato la condanna per Calogero Cangemi, 21 anni, che rimane rinchiuso nel carcere di Gazzi. Un racconto dettagliato quello di Antonella, bruna, grandi occhi castani, i capelli arruffati, che ricorda come seppe che il fratello aveva ucciso un uomo. “È successo tutto due anni fa – racconta la ragazza senza esitazioni – eravamo insieme nel negozio di fiori della mia famiglia quando Calogero si arrabbiò con un signore che non conoscevo e dopo, quando quello uscì dal negozio, disse tra sé e sé che prima o poi gli avrebbe fatto fare la fine del benzinaio, lo avrebbe ucciso a fucilate in faccia. Io allora gli chiesi spiegazioni, ma lui cambiò subito discorso. Poi ne riparlammo a casa e alla fine lui mi raccontò tutto”. Un’esecuzione spietata quella di Vincenzo Giordano, il benzinaio ucciso nel novembre del ’91 a Marina di Caronia. L’uomo aveva notato più volte un piccolo clan di sbandati, probabilmente spacciatori di droga, stazionare nei pressi del suo distributore. Aveva anche avvertito i carabinieri, alcuni ragazzi del gruppo erano stati fermati. Calogero Cangemi faceva parte di quel gruppo, assieme ai compagni decise che il benzinaio doveva morire. Fu proprio lui a sparare. Quattro colpi di fucile a canne mozze e poi la fuga, dopo aver lasciato a terra l’uomo col cervello letteralmente spappolato. “Eravamo sicuri che non si trattava di rapina – dice Vincenza Napoli, il sostituto procuratore di Mistretta che ha seguito le indagini – era chiaramente un’ esecuzione, decretata da qualcuno che voleva vendicarsi di qualcosa. Poi la testimonianza di Antonella, senza la quale, forse, non saremmo mai arrivati al colpevole e ai suoi complici”.
Una banda di spacciatori di droga quella alla quale apparteneva Calogero Cangemi e, a contatto con la droga, sua sorella era entrata già all’ età di dodici anni. “Volevo sentirmi importante – racconta ancora Antonella – dimenticare i miei problemi. Così cominciai a fumare erba, poi a drogarmi. Dopo qualche anno, conosciuti dei ragazzi di Palermo, iniziai a lavorare come corriere della droga. Ogni giorno facevo cinque chilometri per spostarmi da Acquedolci a Sant’ Agata di Militello dove mi aspettavano quelli a cui dovevo consegnare il pacchetto con la droga. Mi pagavano ogni settimana, riuscivo così a guadagnare anche un milione e mezzo. Poi ho conosciuto un ragazzo che è riuscito a farmi uscire dal giro, anche per questo ancora oggi io e lui subiamo continue minacce, sono tutti contro di noi”. Continua a raccontare Antonella, parla della famiglia che non ha più visto dopo la sua decisione di denunciare il fratello, della drammatica lettera che lui le ha scritto dal carcere. “Mi ha chiesto perché l’ ho fatto, dice che non vuole più vedermi, io sono tormentata dal rimorso, vivo nell’ angoscia, ma so che quello che ho fatto è giusto anche se non riuscirò mai a dimenticare. Adesso sogno solo di andare via, via dai ricordi, dalla gente, spero di trovare un lavoro per rifarmi una vita lontano da qui. Chissà se un giorno mio fratello potrà capire e forse perdonare”.

 

 

 

Articolo del Corriere della Sera del15 Maggio 1994
Alla gogna: denunciò il fratello killer
di Alfio Sciacca
Nel 1992 Cangemi Antonella testimoniò contro il fratello Cangemi Calogero per l’omicidio di Giordano Vincenzo: oggi non può più vivere nel suo paese. Il fratello venne condannato a 24 anni di carcere.

ACQUEDOLCI (Messina) . “Voglio fuggire, scappare via da questo paese, qui nessuno ha capito perché l’ho fatto. Ormai non riesco più a uscire di casa, mi sento osservata, giudicata e condannata. Eppure ho detto solo la verità …”. Antonella Cangemi, 19 anni, apparentemente è una ragazza come tante altre, ma nonostante la giovane età è stata già messa a dura prova dalla vita. Quando era ancora minorenne ha fatto una scelta difficile. Un giorno si è presentata davanti al maresciallo dei carabinieri e ha indicato il responsabile di un delitto: “A uccidere quell’uomo, ha detto, è stato mio fratello Calogero”. La denuncia fu determinante per capire i retroscena dell’uccisione di Vincenzo Giordano, un benzinaio di Marina di Caronia, piccolo centro sulla statale Palermo Messina. Grazie alla confessione di Antonella, suo fratello venne condannato a 24 anni di carcere. Due mesi fa la sentenza è stata confermata in appello. Con lui finirono dentro altri 6 giovani spacciatori. Anche Antonella conosce il mondo della droga. A 13 anni faceva il corriere portando i pacchi di “neve” da Acquedolci a Sant’Agata di Militello: 4 chilometri a piedi per guadagnare anche un milione a settimana. “Lavoravo in una discoteca e lì facevo il traffico per conto di alcuni palermitani, ricorda… Ma ora è tutto finito”. Ciò che tormenta Antonella non è il passato con la droga ma quella denuncia fatta 2 anni fa: “Oltre alle critiche ho subito minacce. Se la sono presa pure con un mio amico. Anche la mia famiglia non ha capito fino in fondo”. Dunque è proprio quella storia a tornare sempre a galla. L’agguato contro il benzinaio risale alla sera dell’8 novembre del ’91. All’epoca Antonella aveva 17 anni. Suo fratello Calogero era di 2 più grande, ma era già inserito in una banda di spacciatori. Un gruppo di balordi che decide di uccidere Vincenzo Giordano per ritorsione: l’ uomo si era rivolto ai carabinieri perché impedissero a quei giovani di farsi vedere nei pressi del distributore. La risposta della gang fu immediata: la sera dell’8 novembre il benzinaio venne ucciso con una scarica di lupara al volto. “Un misterioso delitto, dissero allora gli inquirenti, forse un tragico tentativo di rapina”. Qualche giorno dopo il magistrato cominciò ad avere qualche dubbio. “Ci accorgemmo, ricorda il sostituto procuratore di Mistretta, Vincenza Napoli, che il sicario si era accanito sulla vittima. Un comportamento non giustificato. Le indagini però arrivarono a una svolta solo con la testimonianza di Antonella Cangemi”. Ma perché Antonella andò dai carabinieri? “Una sera casualmente lui cominciò a parlare di un ragazzo col quale aveva avuto una discussione, ricorda, e a un certo punto gridò: lo ammazzerei come ho fatto col benzinaio. Capii. Per settimane mi tenni dentro quel segreto poi ne parlai con mia madre. Anche lei mi incoraggiò a denunciare tutto”. Oggi, Antonella non smette di tormentarsi: “Eravamo molto legati. Ancora adesso me ne faccio una colpa, come se lo avessi sepolto vivo, ma poi penso che era l’unica scelta giusta. Spesso lui mi scrive dal carcere e io sono andata a trovarlo. E ogni volta mi ripete la stessa cosa: perché l’hai fatto. Non capisce che dovevo farlo, preferisco che stia dietro le sbarre che vederlo fuori a fare del male a se stesso e agli altri. Ma lui non capisce. Nessuno capisce. Voglio fuggire”.

 

 

 

 

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